Recensione
Caro fratello
10.0/10
<b> RECENSIONE CONTENENTE SPOILER</b>
Caro fratello, il manga della Ikeda che ho letto più volte. Ho un rapporto travagliato con questa opera. Alla prima lettura non l'apprezzai molto, complice anche la mia poca esperienza e la giovane età. Alla seconda, e poi terza rilettura però lo rivalutai enormemente tanto che non fatico a definirla l'opera ikediana che preferisco.
La storia parla della vita al Seiran, raccontata attraverso gli occhi di Nanako Misonoo, una ragazzina del primo anno. Questa abbandonerà l'idilliaco ed infantile mondo delle medie per immergersi in un contesto fatto di gelosie, rancori e sentimenti inespressi. Il Seiran, governato da una elite che converge nel Sonority club, mostrerà a Nanako e al lettore quanto può essere duro e crudele il mondo degli adulti, lontano da quell'universo protetto che era l'infanzia. Nanako narrerà le vicende al fratello, da qui il titolo del manga.
Benchè lei sia il mezzo per il quale noi lettori scopriamo la storia non è la protagonista assoluta, anzi, è palese come la sua figura sia in secondo piano di fronte a personalità carismatiche come Rei Asaka alias Saint Just, la bella e maledetta della scuola legata in un rapporto di odio/amore con la sorella Fukiko, nonché Kaoru, il principe, amica e confidente di Rei che cercherà di liberare Rei da una situazione che la sta portando all'autodistruzione, Mariko coetanea di Nanako che mostra nei suoi confronti un'eccessiva possessività causata dai suoi problemi familiari.
Cosa colpisce di questo manga? Innanzitutto come è strutturata la storia. Noi lettori non saremo mai a conoscenza dei fatti nella loro interezza ma solo attraverso gli occhi di Nanako. Questa scelta è piuttosto in controtendenza rispetto alla narrazione della maggior parte dei manga in cui un autore onnisciente ci mostra tutti i dettagli delle vicende. Questa particolarità ha fatto sì che il carattere dei personaggi a volte fosse frainteso dai lettori; personaggio simbolo di ciò è Fukiko Ichinomiya, dai più vista come l'egocentrica il cui unico scopo nella vita è maltrattare la sorella e pavoneggiarsi di fronte al mondo. In realtà la presidentessa della Sonority è un personaggio così sfaccettato che una sola lettura non è in grado di offrire le giuste basi per giudicarla.
La prima impressione che si ha di lei è quella di una ragazza austera che con rigidità gestisce il Sonority e di conseguenza la scuola. Man mano che la storia prosegue il lettore viene a conoscenza del rapporto anomalo che la lega a Saint Just. Un rapporto padrone- schiavo in cui Rei è la vittima delle angherie di Fukiko. Quando Rei poi svela a Nanako il rapporto di parentela che la lega a Fukiko il suo comportamento appare ancora più scellerato. In tutto ciò bisogna tenere però conto che la storia è vista da Nanako che essendo innamorata, e più vicina, a Rei mostrerà solamente il punto di vista di questa e in secondo piano quello di Kaoru, amica di Rei. Non verranno infatti analizzate le motivazioni di Fukiko nè le sue azioni se non traslate attraverso racconti altrui (ad esempio da Rei quando parla del loro primo incontro durante l'infanzia).
Quel che è certo e palese di Fukiko è l'abnorme orgoglio che la pervade, per il resto si può solo far speculazioni cucendo tra loro pezzi di informazioni.
E'dunque normale che a una prima lettura lei appaia come un personaggio totalmente negativo a differenza della sorella che, sebbene non sia di certo un esempio da seguire viste le tendenze autolesioniste/suicide, porta con sè la scusante di essere mentalmente e fisicamente vessata da Fukiko.
In realtà il loro rapporto non è così semplice. La loro relazione di padrone-schiavo è malata per entrambe, Fukiko è tanto carnefice quanto vittima. Si capisce come con l'avanzare dell'età divengano sempre più dipendenti l'una dall'altra e come questa cosa le porterà all'autodistruzione. Il gesto estremo di Saint Just non è da imputarsi al un rifiuto della sorella ma ad un volerla liberare da questa loro "malattia" condivisa. Rei si sacrifica per salvarla, riuscendoci: veniamo sapere infatti da Nanako che tempo dopo il suicidio di Saint Just Fukiko sembra apparire più bella rispetto a prima, più forte.
Vedendo la vicenda non ci si può far a meno di chiedere "Come è stato possibile che queste due sorelle siano giunte a questo punto?" Lo veniamo a sapere da Rei. Questa racconta a Nanako di come un giorno andò insieme alla madre ad incontrare il padre nella sua residenza. Rei vede nella madre (che è l'amante del padre e non la consorte ufficiale) una figura negativa. Stufa di questa sudditanza la piccola Rei scappa dal' incontro trovando nel giardino della villa una giovane Fukiko (non sapendo ancora della parentela che le legava) intenta a piangere a causa dell'umiliazione subita ad una festa. Dopo aver ascoltato la storia della bambina questa viene chiamata da una domestica e immediatamente Fukiko sopprime le sue lacrime per non farsi vedere in una posizione di biasimo da una cameriera. Quello è il momento di svolta per Rei che dopo una vita accanto ad una donna sottomessa scopre per la prima volta la forza e l'orgoglio. Ironia della sorte dopo aver criticato la madre per il suo servilismo verso il padre Rei attuerà il medesimo comportamento nei confronti della figura dominante della sorella. Emblematiche la riflessione di Nanako dopo aver appreso la notizia della morte di Sain Just. Capisce che per quanto affetto poteva offrire a Rei questo non avrebbe mai potuto neanche scalfire ciò che questa provava per Fukiko.
Benchè sia chiaro come le sorelle siano i personaggi di maggior carisma nella storia non bisogna dimenticare Kaoru che per gran parte del manga avrà un ruolo di confidente, spalla per Saint Just e in un certo senso mentore per Nanako.Nel manga si mettono in confronto le due ragazze con Rei che nonostante abbia la salute fisica si fa del male mentre Kaoru che ha dovuto sopportare una malattia di cui non è ancora certa la completa guarigione (un cancro al seno che tra l'altro l'ha costretta a un'asportazione totale dello stesso) cerca con tutte le sue forze di vivere. Nonostante questa voglia di vivere Kaoru è ben consapevole che la morte non è un miraggio e per questo inizialmente rinuncerà all'amore della sua vita per non dover, in un ipotetico futuro, fargli del male costringendolo a vivere con una donna morente. Una volta che Rei esce di scena la narrazione si concentra maggiormente su Kaoru chiudendo la sua storia di cui vi sono stati diversi accenni nei capitoli precedenti.
Ultima ragazza a caratterizzare l'esperienza scolastica di Nanako è Mariko. Questa bellissima ragazza con la fobia degli uomini (causata dalla morale libertina del padre) metterà Nanako di fronte ad un'amicizia possessiva, completamente diversa da quella sperimentata fino a quel momento grazie alla sua vecchia d'infanzia Tomoko (che a causa di Mariko verrà allontanata). Anche lei sul finire del manga maturerà perdendo in parte la sua androfobia e possessività nei confronti di Nanako (riuscendo ad aprirsi anche ad altre ragazze).
Come è chiaro dalla mia recensione a parte Nanako (che fa un po' la figura della pecorella in un branco di lupi) tutti i sentimenti e le azioni delle ragazze del Seiran sono portati all'estremo cosa che viene anche enfatizzata dal disegno nei momenti concitati. Questo può far storcere il naso a lettori abituati a storie di stampo fortemente realistico. Bisogna tener però conto che questo è un manga del '75 in cui non era il realismo ad essere ricercato ma la teatralità. Facendo un paragone letterario Caro fratello è molto più vicino come stile alle tragedie greche piuttosto che alla letteratura verista di un Verga ad esempio. Anche il tratto è figlio di quegli anni con corpi a tratti spigolosi e dall'estetica che ricerca l'occidentalità, poco uso dei retini.
Voto finale? Difficilmente considero un'opera perfetta tanto da meritare il 10 ma questo è uno dei rari casi in cui un autore non ha sbagliato neanche una virgola. Disegno, impostazione delle tavole, storia, sceneggiatura, tutto eccellente (e questo mi ha portato a sostenere che per la Ikeda meno volumi ha a disposizione maggiore sarà la qualità dell'opera) comprendo però come la particolarità di questo manga lo possa rendere indigesto a molte persone dunque lo consiglio unicamente agli amanti dei cari e vecchi shoujo anni'70 perchè questo è il miglior esponente del genere.
Caro fratello, il manga della Ikeda che ho letto più volte. Ho un rapporto travagliato con questa opera. Alla prima lettura non l'apprezzai molto, complice anche la mia poca esperienza e la giovane età. Alla seconda, e poi terza rilettura però lo rivalutai enormemente tanto che non fatico a definirla l'opera ikediana che preferisco.
La storia parla della vita al Seiran, raccontata attraverso gli occhi di Nanako Misonoo, una ragazzina del primo anno. Questa abbandonerà l'idilliaco ed infantile mondo delle medie per immergersi in un contesto fatto di gelosie, rancori e sentimenti inespressi. Il Seiran, governato da una elite che converge nel Sonority club, mostrerà a Nanako e al lettore quanto può essere duro e crudele il mondo degli adulti, lontano da quell'universo protetto che era l'infanzia. Nanako narrerà le vicende al fratello, da qui il titolo del manga.
Benchè lei sia il mezzo per il quale noi lettori scopriamo la storia non è la protagonista assoluta, anzi, è palese come la sua figura sia in secondo piano di fronte a personalità carismatiche come Rei Asaka alias Saint Just, la bella e maledetta della scuola legata in un rapporto di odio/amore con la sorella Fukiko, nonché Kaoru, il principe, amica e confidente di Rei che cercherà di liberare Rei da una situazione che la sta portando all'autodistruzione, Mariko coetanea di Nanako che mostra nei suoi confronti un'eccessiva possessività causata dai suoi problemi familiari.
Cosa colpisce di questo manga? Innanzitutto come è strutturata la storia. Noi lettori non saremo mai a conoscenza dei fatti nella loro interezza ma solo attraverso gli occhi di Nanako. Questa scelta è piuttosto in controtendenza rispetto alla narrazione della maggior parte dei manga in cui un autore onnisciente ci mostra tutti i dettagli delle vicende. Questa particolarità ha fatto sì che il carattere dei personaggi a volte fosse frainteso dai lettori; personaggio simbolo di ciò è Fukiko Ichinomiya, dai più vista come l'egocentrica il cui unico scopo nella vita è maltrattare la sorella e pavoneggiarsi di fronte al mondo. In realtà la presidentessa della Sonority è un personaggio così sfaccettato che una sola lettura non è in grado di offrire le giuste basi per giudicarla.
La prima impressione che si ha di lei è quella di una ragazza austera che con rigidità gestisce il Sonority e di conseguenza la scuola. Man mano che la storia prosegue il lettore viene a conoscenza del rapporto anomalo che la lega a Saint Just. Un rapporto padrone- schiavo in cui Rei è la vittima delle angherie di Fukiko. Quando Rei poi svela a Nanako il rapporto di parentela che la lega a Fukiko il suo comportamento appare ancora più scellerato. In tutto ciò bisogna tenere però conto che la storia è vista da Nanako che essendo innamorata, e più vicina, a Rei mostrerà solamente il punto di vista di questa e in secondo piano quello di Kaoru, amica di Rei. Non verranno infatti analizzate le motivazioni di Fukiko nè le sue azioni se non traslate attraverso racconti altrui (ad esempio da Rei quando parla del loro primo incontro durante l'infanzia).
Quel che è certo e palese di Fukiko è l'abnorme orgoglio che la pervade, per il resto si può solo far speculazioni cucendo tra loro pezzi di informazioni.
E'dunque normale che a una prima lettura lei appaia come un personaggio totalmente negativo a differenza della sorella che, sebbene non sia di certo un esempio da seguire viste le tendenze autolesioniste/suicide, porta con sè la scusante di essere mentalmente e fisicamente vessata da Fukiko.
In realtà il loro rapporto non è così semplice. La loro relazione di padrone-schiavo è malata per entrambe, Fukiko è tanto carnefice quanto vittima. Si capisce come con l'avanzare dell'età divengano sempre più dipendenti l'una dall'altra e come questa cosa le porterà all'autodistruzione. Il gesto estremo di Saint Just non è da imputarsi al un rifiuto della sorella ma ad un volerla liberare da questa loro "malattia" condivisa. Rei si sacrifica per salvarla, riuscendoci: veniamo sapere infatti da Nanako che tempo dopo il suicidio di Saint Just Fukiko sembra apparire più bella rispetto a prima, più forte.
Vedendo la vicenda non ci si può far a meno di chiedere "Come è stato possibile che queste due sorelle siano giunte a questo punto?" Lo veniamo a sapere da Rei. Questa racconta a Nanako di come un giorno andò insieme alla madre ad incontrare il padre nella sua residenza. Rei vede nella madre (che è l'amante del padre e non la consorte ufficiale) una figura negativa. Stufa di questa sudditanza la piccola Rei scappa dal' incontro trovando nel giardino della villa una giovane Fukiko (non sapendo ancora della parentela che le legava) intenta a piangere a causa dell'umiliazione subita ad una festa. Dopo aver ascoltato la storia della bambina questa viene chiamata da una domestica e immediatamente Fukiko sopprime le sue lacrime per non farsi vedere in una posizione di biasimo da una cameriera. Quello è il momento di svolta per Rei che dopo una vita accanto ad una donna sottomessa scopre per la prima volta la forza e l'orgoglio. Ironia della sorte dopo aver criticato la madre per il suo servilismo verso il padre Rei attuerà il medesimo comportamento nei confronti della figura dominante della sorella. Emblematiche la riflessione di Nanako dopo aver appreso la notizia della morte di Sain Just. Capisce che per quanto affetto poteva offrire a Rei questo non avrebbe mai potuto neanche scalfire ciò che questa provava per Fukiko.
Benchè sia chiaro come le sorelle siano i personaggi di maggior carisma nella storia non bisogna dimenticare Kaoru che per gran parte del manga avrà un ruolo di confidente, spalla per Saint Just e in un certo senso mentore per Nanako.Nel manga si mettono in confronto le due ragazze con Rei che nonostante abbia la salute fisica si fa del male mentre Kaoru che ha dovuto sopportare una malattia di cui non è ancora certa la completa guarigione (un cancro al seno che tra l'altro l'ha costretta a un'asportazione totale dello stesso) cerca con tutte le sue forze di vivere. Nonostante questa voglia di vivere Kaoru è ben consapevole che la morte non è un miraggio e per questo inizialmente rinuncerà all'amore della sua vita per non dover, in un ipotetico futuro, fargli del male costringendolo a vivere con una donna morente. Una volta che Rei esce di scena la narrazione si concentra maggiormente su Kaoru chiudendo la sua storia di cui vi sono stati diversi accenni nei capitoli precedenti.
Ultima ragazza a caratterizzare l'esperienza scolastica di Nanako è Mariko. Questa bellissima ragazza con la fobia degli uomini (causata dalla morale libertina del padre) metterà Nanako di fronte ad un'amicizia possessiva, completamente diversa da quella sperimentata fino a quel momento grazie alla sua vecchia d'infanzia Tomoko (che a causa di Mariko verrà allontanata). Anche lei sul finire del manga maturerà perdendo in parte la sua androfobia e possessività nei confronti di Nanako (riuscendo ad aprirsi anche ad altre ragazze).
Come è chiaro dalla mia recensione a parte Nanako (che fa un po' la figura della pecorella in un branco di lupi) tutti i sentimenti e le azioni delle ragazze del Seiran sono portati all'estremo cosa che viene anche enfatizzata dal disegno nei momenti concitati. Questo può far storcere il naso a lettori abituati a storie di stampo fortemente realistico. Bisogna tener però conto che questo è un manga del '75 in cui non era il realismo ad essere ricercato ma la teatralità. Facendo un paragone letterario Caro fratello è molto più vicino come stile alle tragedie greche piuttosto che alla letteratura verista di un Verga ad esempio. Anche il tratto è figlio di quegli anni con corpi a tratti spigolosi e dall'estetica che ricerca l'occidentalità, poco uso dei retini.
Voto finale? Difficilmente considero un'opera perfetta tanto da meritare il 10 ma questo è uno dei rari casi in cui un autore non ha sbagliato neanche una virgola. Disegno, impostazione delle tavole, storia, sceneggiatura, tutto eccellente (e questo mi ha portato a sostenere che per la Ikeda meno volumi ha a disposizione maggiore sarà la qualità dell'opera) comprendo però come la particolarità di questo manga lo possa rendere indigesto a molte persone dunque lo consiglio unicamente agli amanti dei cari e vecchi shoujo anni'70 perchè questo è il miglior esponente del genere.