Recensione
Bushido
7.0/10
BUSHIDO
Prefazione
Dopo essermi stato consigliato da più persone, ho deciso di prenderlo. In molti sono partiti consigliandolo, dicendomi: "il disegno è fantastico". Cosa che in definitiva mi ha colpito, ma più per quello che trasmette che per il tratto in se. Comunque un'altra cosa che mi ha spinto alla lettura è la questione storica. Ci si trova nel XIX secolo, periodo Bakumatsu: il periodo di declino dei Samurai. Questa fase di passaggio oggettivamente tragica mi ha sicuramente spinto ulteriormente.
Più vado avanti e più mi rendo conto che se la storia fosse insegnata per fumetti o manga saremmo tutti dei grandi storici (ma magari!).
TRAMA
"La via del samurai consiste nella morte"
Dicembre 1868. La rivoluzione Meiji sta portando alla famosa occidentalizzazione del paese e all'apertura del mercato mondiale tramite la più grande delle industrializzazioni che han toccato il Giappone. Viceversa le tradizioni, la cultura ed i valori conosciuti fino a quel tempo si stanno completamente estinguendo e disgregando, portandosi via una delle figure più importanti della cultura Giapponese: il Samurai. Essi non l'accettano, vogliono che il proprio Paese rimanga arenato al vecchio sistema. Da qui vi sarà un grosso spostamento verso lo Hokkaido: l'isola più a nord del Giappone. Ed è qui che si mostra il nostro protagonista. Il piccolo Shiba Shinnosuke, un samurai alla ricerca di un ideale e soprattutto alla ricerca della propria morte. Un posto dove morire per onorare la propria figura e dare un senso alla vita con la morte. Il ragazzo però lanciato in questo mondo in iper-cambiamento viene a contatto con Amelia, una reporter statunitense venuta per testimoniare sulla figura del samurai e sui cambiamenti dell'isola. Allo stesso tempo verremo a contatto con colui che cambierà totalmente la visione e l'ideale di Shiba, Hijikata Toshizo (personaggio realmente esistito, comandante della Shinsengumi). Da qui nascerà un rapporto di ambivalenza fra i due, che porterà il primo ad avere una grandissima stima per il secondo, prendendo Hijikata come vero e proprio mentore di vita, in questo periodo difficilissimo per tutto i samurai e per tutto quello che è stato il Giappone tra avventure, vittorie, sconfitte e morti.
Ken Asamatsu ha sicuramente creato una grandissima storia in un contesto storico con personaggi realmente esistiti. Indubbiamente questo mix è stato sapientemente coordinato. Riguardo la caratterizzazione dei personaggi, certi sono stati veramente ben progettati (in primis Hijikata ed in secundis Harada Sannosuke) mentre altri un po' meno.
Il passaggio psicologico del ragazzo ne risulta sufficiente (e sottolineo sufficiente) ben fatto, accompagnato sicuramente da un aspetto grafico che ha aiutato non poco il tutto.
In definitiva la storia è scorrevole con discreti riflessi psicologici. Ma è la poesia del periodo che trasmette (aiutata anche dal disegno) una sensazione fantastica ed indimenticabile. È tutto molto nostalgico. E a me il nostalgico piace e piace tanto. Ma soprattutto vi è un concetto che ne amplifica tutto ciò ed è "il triste accettar". Accettare che i periodi passano, e con loro le culture e tutto ciò che ci gira intorno, per esser sostituiti o peggio mangiati da qualcosa che poi sarà ri-mangiato a sua volta. Una specie di "Natura Leopardiana", indifferente ma che dalla sua presenza scaturisce la vita o la morte, l'inizio o la fine. Qui vi ritroveremo Hijikata, Harada e infine Shiba con le loro riflessioni che renderanno tutto una pura poesia. Su questo Asamatsu "mani in alto e tanto di cappello": un lavoro eccezionale che trasmette le difficoltà del periodo tra battute e riflessioni psicologiche.
DISEGNI
È la prima volta che mi approccio a Shin'ichi Hiromoto. A primo impatto il disegno mi è sembrato fin troppo elementare e banale. Successivamente, invece, si riesce ad iniziare ad identificare il tratto come un qualcosa di originale e, per certe tavole, anche ben realizzato. Il tratto è completamente fuori le righe, risultandone più un insieme di schizzi e bozze. È stressato, a volte psichedelico e molto, ma molto, definirei a "fulmine scheletrico". Difatti il disegno è o bianco o nero. Non esistono sfumature. Se il pennino passa è nero, se non passa sarà bianco, risultandone un disegno molto semplice, essenziale ma veramente unico e caratteristico. Eppure la cosa forse più spettacolare è il fatto che in tutto questo riesce a renderlo di un poetico che fa spavento trasformando il tratto in vere e proprie "pennellate black" che riescono ad illuminare gli occhi.
Unica nota dolente sono gli scenari non così ben caratterizzati e un po' confusi che non rendono così l'idea di Giappone del XIX secolo. Sarei molto curioso di vedere dei disegni di Shin'ichi su degli sfondi disegnati da qualcun altro. Penso che potrebbe scaturirne una combinazione letale.
Comunque che dire di questo Shin'ichi Hiromoto....Beh…che è matto forte!
QUALITÀ EDIZIONE
L'avevo già detto per Billy the Kid: "Non vedo l'ora di riaver a che fare con Flashbook edizioni" e lo ripeto per Bushido. Già solo il format mi fa impazzire: 12x17. In più il prezzo è di 5,90, con una sovraccoperta che ha una gran densità cartacea, configurandosi sempre ottimamente con il manga. Inoltre la carta è sempre buona e di pregevole fattura anche se stavolta macchia un pochino di più (ma proprio poco poco)
Altra cosa che mi è molto piaciuta. Oltre alle citazioni della sovraccoperta interna, ho trovato molto "intelligente" che nei primi 2 volumi vi sono state scritte delle delucidazioni storiche così da chiarire l'epoca in cui ci troviamo rendendo il tutto più cristallino e di miglior comprensione.
Conclusione
Non lo so. Potrei anche dargli 9 per quanto mi è rimasto impresso nel cuore. Sì, proprio un 9 col cuore in mano. E' veramente fantastico. Ma la logica mi dice che il voto giusto è un 7. Un 7 però di quelli che non si vedono. Un 7 di quelli speciali, di quelli che bisogna leggere tutto d'un fiato, per rendersi conto di che cosa sia. Per me rimarrà una piccola meraviglia di quelle che non si dimentica. Ma qualcosa mi frena e mi fa dar questo voto che poi…cos'è un voto? Non si può dare un voto a Bushido. E' un qualcosa che tende per vie esterne, che continua a tendere a qualcosa di alto e di più alto ancora. Questa è una pregevole fotografia del tempo che porta alle lacrime (e chi vuol capire, capisca). Questo è un piccolo capolavoro. Questo è Bushido.
Prefazione
Dopo essermi stato consigliato da più persone, ho deciso di prenderlo. In molti sono partiti consigliandolo, dicendomi: "il disegno è fantastico". Cosa che in definitiva mi ha colpito, ma più per quello che trasmette che per il tratto in se. Comunque un'altra cosa che mi ha spinto alla lettura è la questione storica. Ci si trova nel XIX secolo, periodo Bakumatsu: il periodo di declino dei Samurai. Questa fase di passaggio oggettivamente tragica mi ha sicuramente spinto ulteriormente.
Più vado avanti e più mi rendo conto che se la storia fosse insegnata per fumetti o manga saremmo tutti dei grandi storici (ma magari!).
TRAMA
"La via del samurai consiste nella morte"
Dicembre 1868. La rivoluzione Meiji sta portando alla famosa occidentalizzazione del paese e all'apertura del mercato mondiale tramite la più grande delle industrializzazioni che han toccato il Giappone. Viceversa le tradizioni, la cultura ed i valori conosciuti fino a quel tempo si stanno completamente estinguendo e disgregando, portandosi via una delle figure più importanti della cultura Giapponese: il Samurai. Essi non l'accettano, vogliono che il proprio Paese rimanga arenato al vecchio sistema. Da qui vi sarà un grosso spostamento verso lo Hokkaido: l'isola più a nord del Giappone. Ed è qui che si mostra il nostro protagonista. Il piccolo Shiba Shinnosuke, un samurai alla ricerca di un ideale e soprattutto alla ricerca della propria morte. Un posto dove morire per onorare la propria figura e dare un senso alla vita con la morte. Il ragazzo però lanciato in questo mondo in iper-cambiamento viene a contatto con Amelia, una reporter statunitense venuta per testimoniare sulla figura del samurai e sui cambiamenti dell'isola. Allo stesso tempo verremo a contatto con colui che cambierà totalmente la visione e l'ideale di Shiba, Hijikata Toshizo (personaggio realmente esistito, comandante della Shinsengumi). Da qui nascerà un rapporto di ambivalenza fra i due, che porterà il primo ad avere una grandissima stima per il secondo, prendendo Hijikata come vero e proprio mentore di vita, in questo periodo difficilissimo per tutto i samurai e per tutto quello che è stato il Giappone tra avventure, vittorie, sconfitte e morti.
Ken Asamatsu ha sicuramente creato una grandissima storia in un contesto storico con personaggi realmente esistiti. Indubbiamente questo mix è stato sapientemente coordinato. Riguardo la caratterizzazione dei personaggi, certi sono stati veramente ben progettati (in primis Hijikata ed in secundis Harada Sannosuke) mentre altri un po' meno.
Il passaggio psicologico del ragazzo ne risulta sufficiente (e sottolineo sufficiente) ben fatto, accompagnato sicuramente da un aspetto grafico che ha aiutato non poco il tutto.
In definitiva la storia è scorrevole con discreti riflessi psicologici. Ma è la poesia del periodo che trasmette (aiutata anche dal disegno) una sensazione fantastica ed indimenticabile. È tutto molto nostalgico. E a me il nostalgico piace e piace tanto. Ma soprattutto vi è un concetto che ne amplifica tutto ciò ed è "il triste accettar". Accettare che i periodi passano, e con loro le culture e tutto ciò che ci gira intorno, per esser sostituiti o peggio mangiati da qualcosa che poi sarà ri-mangiato a sua volta. Una specie di "Natura Leopardiana", indifferente ma che dalla sua presenza scaturisce la vita o la morte, l'inizio o la fine. Qui vi ritroveremo Hijikata, Harada e infine Shiba con le loro riflessioni che renderanno tutto una pura poesia. Su questo Asamatsu "mani in alto e tanto di cappello": un lavoro eccezionale che trasmette le difficoltà del periodo tra battute e riflessioni psicologiche.
DISEGNI
È la prima volta che mi approccio a Shin'ichi Hiromoto. A primo impatto il disegno mi è sembrato fin troppo elementare e banale. Successivamente, invece, si riesce ad iniziare ad identificare il tratto come un qualcosa di originale e, per certe tavole, anche ben realizzato. Il tratto è completamente fuori le righe, risultandone più un insieme di schizzi e bozze. È stressato, a volte psichedelico e molto, ma molto, definirei a "fulmine scheletrico". Difatti il disegno è o bianco o nero. Non esistono sfumature. Se il pennino passa è nero, se non passa sarà bianco, risultandone un disegno molto semplice, essenziale ma veramente unico e caratteristico. Eppure la cosa forse più spettacolare è il fatto che in tutto questo riesce a renderlo di un poetico che fa spavento trasformando il tratto in vere e proprie "pennellate black" che riescono ad illuminare gli occhi.
Unica nota dolente sono gli scenari non così ben caratterizzati e un po' confusi che non rendono così l'idea di Giappone del XIX secolo. Sarei molto curioso di vedere dei disegni di Shin'ichi su degli sfondi disegnati da qualcun altro. Penso che potrebbe scaturirne una combinazione letale.
Comunque che dire di questo Shin'ichi Hiromoto....Beh…che è matto forte!
QUALITÀ EDIZIONE
L'avevo già detto per Billy the Kid: "Non vedo l'ora di riaver a che fare con Flashbook edizioni" e lo ripeto per Bushido. Già solo il format mi fa impazzire: 12x17. In più il prezzo è di 5,90, con una sovraccoperta che ha una gran densità cartacea, configurandosi sempre ottimamente con il manga. Inoltre la carta è sempre buona e di pregevole fattura anche se stavolta macchia un pochino di più (ma proprio poco poco)
Altra cosa che mi è molto piaciuta. Oltre alle citazioni della sovraccoperta interna, ho trovato molto "intelligente" che nei primi 2 volumi vi sono state scritte delle delucidazioni storiche così da chiarire l'epoca in cui ci troviamo rendendo il tutto più cristallino e di miglior comprensione.
Conclusione
Non lo so. Potrei anche dargli 9 per quanto mi è rimasto impresso nel cuore. Sì, proprio un 9 col cuore in mano. E' veramente fantastico. Ma la logica mi dice che il voto giusto è un 7. Un 7 però di quelli che non si vedono. Un 7 di quelli speciali, di quelli che bisogna leggere tutto d'un fiato, per rendersi conto di che cosa sia. Per me rimarrà una piccola meraviglia di quelle che non si dimentica. Ma qualcosa mi frena e mi fa dar questo voto che poi…cos'è un voto? Non si può dare un voto a Bushido. E' un qualcosa che tende per vie esterne, che continua a tendere a qualcosa di alto e di più alto ancora. Questa è una pregevole fotografia del tempo che porta alle lacrime (e chi vuol capire, capisca). Questo è un piccolo capolavoro. Questo è Bushido.