Recensione
Karakuri Circus
10.0/10
Recensione di jakomo (fate finta siano kana)
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È un peccato vedere poche recensioni su questo manga.
Prima di iniziare, vorrei informare che le tavole originali misurano 13x18 cm, mentre i volumi Goen misurano 12x17 cm! Ciò vuol dire che potrebbero non leggersi certe parole se, sfortunatamente, dovessero trovarsi vicino al margine. Fatta questa premessa, che mi sembrava doverosa, possiamo passare alla recensione vera e propria.
Attenzione: presenza di spoiler.
Il protagonista della storia è Masaru Saiga, un bambino delle elementari che, seppur figlio illegittimo, alla morte del padre si ritrova, suo malgrado, a ereditare 18 miliardi di yen (poco più di 127 milioni di euro del cambio attuale); ciò attira le ire dei suoi fratellastri nonché dello zio. Bramosi di impossessarsi del patrimonio paterno, essi non si faranno scrupoli ad ingaggiare famiglie di assassini con lo scopo di rapire e uccidere il piccolo Masaru. Per raggiungere questi scopi, i malviventi si serviranno di mezzi non convenzionali come le Karakuri: enormi marionette meccanizzate dalle sembianze umane, molto flessibili e resistenti, dotate di una gran forza fisica. A proteggere Masaru dai Killer ci sarà Narumi Kato, un giovane uomo che pratica le arti marziali, affetto dalla rarissima sindrome di Zonapha, contratta in precedenza dal padre e prima ancora dal nonno, che lo porta ad avere attacchi di panico seguiti da gravi crisi respiratorie mortali. Narumi sceglie di intraprendere la carriera del clown: infatti, solo facendo ridere gli altri ha la possibilità di sopravvivere. Oltre a Narumi, in soccorso del piccolo Masaru arriverà Shirogane, un'abile marionettista fortemente legata a Masaru che, per proteggerlo, si servirà di Arlequin, una potente marionetta costruita dal nonno del bambino.
Se si pensa a Kazuhiro Fujita, il primo pensiero va alla sua opera più famosa, ovvero Ushio e Tora. Chi ha amato quel capolavoro saprà bene che la particolarità dei suoi disegni è quella di trasmettere un messaggio, a volte persino più chiaro delle parole; a volte non vuole trasmettere nulla, ma solo portarci a vivere un'emozione, e a mio parere ci riesce sempre. Leggendo Karakuri Circus, la prima impressione è che i tratti siano duri e grezzi, i personaggi spigolosi e gli scenari disordinati e sporchi. Solo quando ne sei stato completamente immerso, e totalmente coinvolto, ti rendi conto della magia dell'artista: i disegni sono vivi e parlano!
Una frase del genere potrebbe lasciare perplessi, ma è facilmente constatabile: se a ogni tavola fossero rimosse le nuvolette, il lettore non si ritroverebbe minimamente smarrito. Le immagini parlano e sono funzionali, estro che ben pochi disegnatori possano dire di possedere.
Prendendo come esempio uno scenario caotico e movimentato, questo non sarà solo l'ambiente in cui si ritroveranno catapultati i protagonisti; fungerà da introduzione a come si svolgeranno le cose da lì in avanti, e soprattutto descriverà lo stato d'animo dei nostri beniamini, che guarda caso coinciderà con il nostro. Ciò vale e varrà sempre, ad ogni pagina, indipendentemente da ciò che verrà "messo in scena", siano situazioni impervie con emozioni forti, siano momenti spensierati vissuti felicemente.
Queste particolarità presenti anche in Ushio e Tora, accompagnano un'altra caratteristica presente nell'opera, ovvero l'evoluzione dei protagonisti. Man mano che si andrà avanti nella storia i personaggi acquisiranno maggior spessore, muteranno in meglio pur mantenendo la loro identità iniziale.
Il trio che verrà a formarsi, diventerà così affiatato da sembrare un qualsiasi gruppo di amici cresciuti insieme fin dall'infanzia, portandoci a scordare che è stato solo il caso a farli incontrare, e che prima di quel momento fossero così diversi e distanti da pensare che fosse impossibile che le loro strade s'incrociassero. Eppure ognuno di loro sarà fondamentale per la crescita degli altri, e il forte affiatamento sarà la forza che li porterà a superare le situazioni più avverse, e chissà che questa forza abbia origini ben più lontane dell'inizio della storia…
In conclusione, consiglio vivamente quest'opera perché non è per nulla simile agli shōnen odierni, e questo è solamente un bene. La consiglio nonostante, come ho detto a inizio recensione, il formato dei volumi scelto dalla Goen sia diverso da quello originale. La consiglio perché è un capolavoro, come lo "scomodo" predecessore; chiunque penserebbe a un naturale calo di qualità rispetto a Ushio e Tora, io invece vi dico che è persino migliore, ed essere migliore del massimo è roba da pochi.
Prima di iniziare, vorrei informare che le tavole originali misurano 13x18 cm, mentre i volumi Goen misurano 12x17 cm! Ciò vuol dire che potrebbero non leggersi certe parole se, sfortunatamente, dovessero trovarsi vicino al margine. Fatta questa premessa, che mi sembrava doverosa, possiamo passare alla recensione vera e propria.
Attenzione: presenza di spoiler.
Il protagonista della storia è Masaru Saiga, un bambino delle elementari che, seppur figlio illegittimo, alla morte del padre si ritrova, suo malgrado, a ereditare 18 miliardi di yen (poco più di 127 milioni di euro del cambio attuale); ciò attira le ire dei suoi fratellastri nonché dello zio. Bramosi di impossessarsi del patrimonio paterno, essi non si faranno scrupoli ad ingaggiare famiglie di assassini con lo scopo di rapire e uccidere il piccolo Masaru. Per raggiungere questi scopi, i malviventi si serviranno di mezzi non convenzionali come le Karakuri: enormi marionette meccanizzate dalle sembianze umane, molto flessibili e resistenti, dotate di una gran forza fisica. A proteggere Masaru dai Killer ci sarà Narumi Kato, un giovane uomo che pratica le arti marziali, affetto dalla rarissima sindrome di Zonapha, contratta in precedenza dal padre e prima ancora dal nonno, che lo porta ad avere attacchi di panico seguiti da gravi crisi respiratorie mortali. Narumi sceglie di intraprendere la carriera del clown: infatti, solo facendo ridere gli altri ha la possibilità di sopravvivere. Oltre a Narumi, in soccorso del piccolo Masaru arriverà Shirogane, un'abile marionettista fortemente legata a Masaru che, per proteggerlo, si servirà di Arlequin, una potente marionetta costruita dal nonno del bambino.
Se si pensa a Kazuhiro Fujita, il primo pensiero va alla sua opera più famosa, ovvero Ushio e Tora. Chi ha amato quel capolavoro saprà bene che la particolarità dei suoi disegni è quella di trasmettere un messaggio, a volte persino più chiaro delle parole; a volte non vuole trasmettere nulla, ma solo portarci a vivere un'emozione, e a mio parere ci riesce sempre. Leggendo Karakuri Circus, la prima impressione è che i tratti siano duri e grezzi, i personaggi spigolosi e gli scenari disordinati e sporchi. Solo quando ne sei stato completamente immerso, e totalmente coinvolto, ti rendi conto della magia dell'artista: i disegni sono vivi e parlano!
Una frase del genere potrebbe lasciare perplessi, ma è facilmente constatabile: se a ogni tavola fossero rimosse le nuvolette, il lettore non si ritroverebbe minimamente smarrito. Le immagini parlano e sono funzionali, estro che ben pochi disegnatori possano dire di possedere.
Prendendo come esempio uno scenario caotico e movimentato, questo non sarà solo l'ambiente in cui si ritroveranno catapultati i protagonisti; fungerà da introduzione a come si svolgeranno le cose da lì in avanti, e soprattutto descriverà lo stato d'animo dei nostri beniamini, che guarda caso coinciderà con il nostro. Ciò vale e varrà sempre, ad ogni pagina, indipendentemente da ciò che verrà "messo in scena", siano situazioni impervie con emozioni forti, siano momenti spensierati vissuti felicemente.
Queste particolarità presenti anche in Ushio e Tora, accompagnano un'altra caratteristica presente nell'opera, ovvero l'evoluzione dei protagonisti. Man mano che si andrà avanti nella storia i personaggi acquisiranno maggior spessore, muteranno in meglio pur mantenendo la loro identità iniziale.
Il trio che verrà a formarsi, diventerà così affiatato da sembrare un qualsiasi gruppo di amici cresciuti insieme fin dall'infanzia, portandoci a scordare che è stato solo il caso a farli incontrare, e che prima di quel momento fossero così diversi e distanti da pensare che fosse impossibile che le loro strade s'incrociassero. Eppure ognuno di loro sarà fondamentale per la crescita degli altri, e il forte affiatamento sarà la forza che li porterà a superare le situazioni più avverse, e chissà che questa forza abbia origini ben più lontane dell'inizio della storia…
In conclusione, consiglio vivamente quest'opera perché non è per nulla simile agli shōnen odierni, e questo è solamente un bene. La consiglio nonostante, come ho detto a inizio recensione, il formato dei volumi scelto dalla Goen sia diverso da quello originale. La consiglio perché è un capolavoro, come lo "scomodo" predecessore; chiunque penserebbe a un naturale calo di qualità rispetto a Ushio e Tora, io invece vi dico che è persino migliore, ed essere migliore del massimo è roba da pochi.