Recensione
Non mi farò coinvolgere
9.0/10
Fare il viaggio in ascensore col proprio capo ubriaco fradicio il primo giorno di lavoro non è certo il massimo. Eppure l'incontro fra quelle quattro imbarazzanti mura, in cui cade spesso il silenzio e non si sa come agire, di Shima e Togawa, i protagonisti di Doushitemo Furetakunai, yaoi in volume unico di Kou Yoneda, è ciò che i giapponesi chiamano deai, un incontro voluto dal destino. Quel giorno Shima certamente non sapeva che premendo il pulsante del quinto piano avrebbe raggiunto le porte del paradiso. E nemmeno Togawa era consapevole di aver incontrato per caso la persona della sua vita a mantenergli aperta la porta dell'ascensore d'ufficio. In quelle quattro imbarazzanti mura si intrecciano due anime, di cui la vita si è già presa abbastanza gioco, ma che, insaziabile, vuole scherzare un altro poco.
Vittima di bullismo nella vecchia ditta in cui lavorava, Shima è intrappolato nel suo passato di omosessuale rifiutato dalla società, e non riesce a lasciarsi andare ad una nuova relazione. Oppone resistenza a quel sentimento nascente, affermando ogni volta che il suo compagno si stancherà, che non ne vale la pena, che lui è un uomo e per questo non potrà mai essere abbastanza. Come se agli uomini innamorati di altri uomini non fosse concesso di essere felici. Vive le emozioni in maniera egoistica, illudendo quasi il suo partner di aver capito di che tipo di sentimento si sta parlando: amore. Ma appunto è un'illusione, perché non conosce ancora come si fa ad amare stando insieme e vede migliore il gesto di lasciare andare l'altro per fargli intraprendere una vita "normale". Dall'altra parte c'è il suo capo Togawa, eccentrico e indisponente, ma che nasconde una gentilezza davvero profonda. Proprio a confermare quella teoria per cui le persone che soffrono tanto, sono sempre quelle più gentili. E Togawa, che ha perso padre, madre e fratello in tragici eventi, ha visto più volte il dolore vestirsi di nero e pararglisi dinanzi. Ogni gesto che compie verso Shima è mosso dal bisogno di proteggere quel ragazzo così carino, che ha sofferto tanto, e che forse gli ricorda un po' lui. La tenerezza dietro il suo smettere di fumare, di bere, perché a Shima non piace l'odore dell'alcol e delle sigarette, è forse l'elemento lampante dell'amore che prova per il suo collega di lavoro. Ed è anche il segno che fa comprendere a Shima la natura di quelle emozioni che fra le lenzuola, in ufficio, a cena davanti alla televisione, nel parco seduti su una panchina, in ascensore, provava...
L'amore è... Pensare sempre di stare proibendo all'altro di costruirsi una vita così come alla società si confà, sentire non gratificante una relazione che dal sesso non genera vita nuova, provare un senso di colpa così intenso che hai sempre la mano a stringere la camicia all'altezza del petto... Questo sentimento così schiacciante, così improvviso, così coinvolgente, che ti viene voglia di scappare via, perché non ci credi, non è possibile che una felicità simile capiti a te che ti innamori di un uomo o a te di cui quell'uomo si è innamorato... Questo sentimento è l'amore. In un solo volume Kou Yoneda racchiude, con estrema semplicità, lo splendore dell'amore gay. Nel Doushitemo Furetakunai ("in ogni caso, non voglio toccarti") del titolo, è custodita la complessità di un amore come quello di Shima e Togawa: il desiderio di toccare l'amato, di travolgerlo e farlo proprio, si mescola al senso di dovere che lo nega, perché non è giusto, perché è sbagliato, perché nessuno accetterà due uomini che si amano, perché non porterà a nulla. Non voglio toccarti, ma al contempo ti tocco. Non vorrei stravolgerti la vita, ma già vi sono entrato dentro. So che non dovrei amarti, ma non posso fermare il mio cuore che anela te. Shima e Togawa vivono un continuo contrasto, che ammalia e tiene incollati alla lettura, finché lo stesso lettore si preoccupa, vorrebbe accarezzare la testa di entrambi i protagonisti, vorrebbe asciugare le loro lacrime, finché inizia a domandarsi se ci sarà questo lieto fine. Perché se lo meritano.
Con la speranza un domani di vederlo adattato in lingua italiana, ho buttato giù queste poche righe per invogliare altre persone a leggere la poesia delle pagine della Yoneda. Oggi che è stato anche annunciato il live action, più siamo a pubblicizzare Doushitemo Furetakunai e più possibilità potremo avere in futuro di vederlo sugli scaffali delle nostre fumetterie.
Vittima di bullismo nella vecchia ditta in cui lavorava, Shima è intrappolato nel suo passato di omosessuale rifiutato dalla società, e non riesce a lasciarsi andare ad una nuova relazione. Oppone resistenza a quel sentimento nascente, affermando ogni volta che il suo compagno si stancherà, che non ne vale la pena, che lui è un uomo e per questo non potrà mai essere abbastanza. Come se agli uomini innamorati di altri uomini non fosse concesso di essere felici. Vive le emozioni in maniera egoistica, illudendo quasi il suo partner di aver capito di che tipo di sentimento si sta parlando: amore. Ma appunto è un'illusione, perché non conosce ancora come si fa ad amare stando insieme e vede migliore il gesto di lasciare andare l'altro per fargli intraprendere una vita "normale". Dall'altra parte c'è il suo capo Togawa, eccentrico e indisponente, ma che nasconde una gentilezza davvero profonda. Proprio a confermare quella teoria per cui le persone che soffrono tanto, sono sempre quelle più gentili. E Togawa, che ha perso padre, madre e fratello in tragici eventi, ha visto più volte il dolore vestirsi di nero e pararglisi dinanzi. Ogni gesto che compie verso Shima è mosso dal bisogno di proteggere quel ragazzo così carino, che ha sofferto tanto, e che forse gli ricorda un po' lui. La tenerezza dietro il suo smettere di fumare, di bere, perché a Shima non piace l'odore dell'alcol e delle sigarette, è forse l'elemento lampante dell'amore che prova per il suo collega di lavoro. Ed è anche il segno che fa comprendere a Shima la natura di quelle emozioni che fra le lenzuola, in ufficio, a cena davanti alla televisione, nel parco seduti su una panchina, in ascensore, provava...
L'amore è... Pensare sempre di stare proibendo all'altro di costruirsi una vita così come alla società si confà, sentire non gratificante una relazione che dal sesso non genera vita nuova, provare un senso di colpa così intenso che hai sempre la mano a stringere la camicia all'altezza del petto... Questo sentimento così schiacciante, così improvviso, così coinvolgente, che ti viene voglia di scappare via, perché non ci credi, non è possibile che una felicità simile capiti a te che ti innamori di un uomo o a te di cui quell'uomo si è innamorato... Questo sentimento è l'amore. In un solo volume Kou Yoneda racchiude, con estrema semplicità, lo splendore dell'amore gay. Nel Doushitemo Furetakunai ("in ogni caso, non voglio toccarti") del titolo, è custodita la complessità di un amore come quello di Shima e Togawa: il desiderio di toccare l'amato, di travolgerlo e farlo proprio, si mescola al senso di dovere che lo nega, perché non è giusto, perché è sbagliato, perché nessuno accetterà due uomini che si amano, perché non porterà a nulla. Non voglio toccarti, ma al contempo ti tocco. Non vorrei stravolgerti la vita, ma già vi sono entrato dentro. So che non dovrei amarti, ma non posso fermare il mio cuore che anela te. Shima e Togawa vivono un continuo contrasto, che ammalia e tiene incollati alla lettura, finché lo stesso lettore si preoccupa, vorrebbe accarezzare la testa di entrambi i protagonisti, vorrebbe asciugare le loro lacrime, finché inizia a domandarsi se ci sarà questo lieto fine. Perché se lo meritano.
Con la speranza un domani di vederlo adattato in lingua italiana, ho buttato giù queste poche righe per invogliare altre persone a leggere la poesia delle pagine della Yoneda. Oggi che è stato anche annunciato il live action, più siamo a pubblicizzare Doushitemo Furetakunai e più possibilità potremo avere in futuro di vederlo sugli scaffali delle nostre fumetterie.