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Chiko è una ragazza allegra, spensierata e popolare che purtroppo un giorno si ritrova a dover affrontare un difficile compito affidatole dal fato. Chiko, insieme alla compagna di classe Bando, dovrà infatti impedire il realizzarsi di una catena di suicidi.
Tutto ha inizio quando la ragazza raccoglie per sbaglio un cellulare a causa del suo incessante squillare. A risponderle sarà la voce di un misterioso ragazzo che le comunicherà il luogo e l'ora dei vari suicidi che la studentessa dovrà fermare. Inizia così una corsa contro il tempo lunga dal tramonto all'alba del giorno successivo.

In "Line" di Yua Kotegawa si affronta quindi il delicato tema del suicidio.
Anche se usare il termine "affrontare" è una parola grossa. In pratica ci troviamo dinnanzi a un volume nel quale non si vede altro che la protagonista chiedersi "perché?", "perché a me?", "perché è dovuto toccare a me fermare questi pazzi?", "perché vogliono ammazzarsi?", mentre corre di notte per tutta la città. Da non dimenticare sono i momenti di fanservice nei quali Chiko si spoglia della sua divisa scolastica per cambiarsi e poi rilassarsi in un karaoke: perché erano naturalmente indispensabili in un manga il cui tema è il suicidio e cantare è esattamente quello che faresti mentre qualcuno si sta buttando giù da un palazzo.

Personalmente ho sempre ritenuto che la realizzazione di un buon volume unico fosse difficile tanto come quella di una serie. L'avere solo duecento facciate da riempire invece che mille o duemila non significa però saperle realizzare bene. Nel caso di "Line" ci troviamo invero di fronte a un caso di carta sprecata. Il tema del suicidio, che dovrebbe essere il cardine del fumetto, viene trattato con molta superficialità e in malo modo, l'introspezione è quasi del tutto assente e il lettore si trascina con noia fino alle ultime facciate. Sconsigliato.