Recensione
Time Stranger Kyoko
5.0/10
In un'utopica visione della Terra come unica nazione al mondo, retta da una monarchia che governa gli esseri umani e i kirito, nati dalla combinazione del DNA dell'uomo con quello di altri esseri viventi terrestri come piante e animali, ma anche demoni e draghi, nasce una principessa che odia il suo ruolo e vorrebbe frequentare la scuola e trascorrere la gioventù come fanno i suoi coetanei. Non sempre la posizione di principessa è facile da mantenere: far parte della famiglia reale comporta infatti oneri non indifferenti; oltre al piacere di venire viziati dalla servitù, c'è da governare un paese e offrire alla popolazione ciò di cui abbisogna. La ribelle Kyoko, però, non pensa minimamente agli obblighi che ha e in occasione del suo sedicesimo compleanno si dimostra contraria a festeggiare il lieto evento insieme alla gente, impuntando i piedi come una bambina quando fa i capricci. Arresosi di fronte alla testardaggine della figlia, che per nessuna ragione al mondo vuole che i suoi compagni di classe sappiano chi è per paura di venir trattata diversamente, il re decide di scendere a compromessi con lei: potrà smettere di essere una principessa se sveglierà sua sorella gemella Ui, che dorme dalla nascita sull'orologio costruito da Chronos, il dio del tempo. In questo modo inizia l'avventura della principessa Kyoko e dei due fratelli della Tribù dei Dragoni, Sakataki e Hizuki Jin, sue guardie del corpo, alla ricerca dei medium che controllano le pietre divine, tramandate di generazione in generazione fra le tribù dei kirito, con le quali mettere in funzione l'orologio e restituire i sedici anni di vita persi alla bella addormentata.
Pezzo mancante della collezione e passaggio obbligato nel processo di maturazione dell'autrice, la miniserie in tre volumi di Time Stranger Kyoko è finalmente approdata in Italia, con una bimestralità a 4.50€ e una copertina fluorescente abbastanza da pugno in un occhio. Andandosi ad inserire cronologicamente fra le due serie di maggior successo di Arina Tanemura, ossia "Jeanne, la ladra del vento divino" e "Full Moon - Canto d'amore", quest'opera è presentata dalla mangaka come la pubblicazione che ha sognato per molti anni di vedere realizzata. Si potrebbe perciò pensare che sia il prodotto più riuscito, mentre invece è molto lontano dall'esserlo. Time Stranger Kyoko, infatti, è tutto fuorché una storia ben sviluppata, a partire dalla caratterizzazione dei personaggi stereotipata per finire ad una stesura accelerata e con buchi narrativi gravi. La protagonista è molto simile alle altre della Tanemura: solare, impulsiva, combinaguai, passionale. Anche lei conosce il modo col quale farsi apprezzare dal lettore. Tuttavia, rispetto ad altre eroine di Arina, è infantile sia nel modo di approcciarsi al prossimo sia nei suoi sentimenti.
Anche se il manga dovrebbe ergersi ad allegoria del processo di maturazione che vivono gli adolescenti a sedici anni, non riesce attraverso il personaggio di Kyoko a compiere il suo intento. La narrazione ha un ritmo così veloce che la principessina sembra quasi bruciare le tappe, e nonostante nel finale vi sia un'affermazione di maturazione raggiunta non è abbastanza, perché irrealistica rispetto a ciò che è stato mostrato di lei finora. Il fatto poi che l'autrice abbia optato, a favore di una conclusione più immediata, per l'omissione, durante la ricerca dei medium delle tribù dei kirito, dei capitoli su alcuni di questi, che avrebbero potuto fungere oltre che da approfondimento del carattere dei personaggi da strumento attraverso il quale condurre in miglior maniera la crescita della protagonista, è sintomatico di quanto la Tanemura abbia gettato la spugna prima di cominciare. In verità, l'intera opera è pervasa da un'ingenuità di fondo che lascia trasparire quanto l'autrice fosse solo alla sua seconda prova, volendo escludere il volume unico di debutto "I.O.N". L'umorismo infantile utilizzato e i comportamenti bambineschi dei personaggi mi hanno fatta storcere il naso più di una volta, e si è fatto largo dentro di me il pensiero che, se quest'opera l'avessi letta durante la mia adolescenza, forse l'avrei positivamente valutata; mentre invece ad oggi, dopo tante altre letture dell'autrice stessa e in generale di altri manga, non riesco a passar sopra alla goffaggine rappresentata. Nella costruzione del giudizio avrà quasi sicuramente inficiato la scelta della Panini Comics di stampare Time Stranger Kyoko dopo opere più mature e meglio strutturate come "La spada incantata di Sakura" o "The Gentlemen's Alliance Cross - L'Accademia dei Misteri". Per una fan come me della sensei, è stato un acquisto a scatola chiusa e non mi pento affatto di averlo comprato, perché ho la collezione completa delle edizioni italiane. Certo mi rimane l'angoscia di aver letto un manga manchevole sotto diversi punti di vista e di averlo letto adesso.
Altrettanto ingenua è l'ambientazione. La cornice di un ipotetico XXX secolo non digitale, senza computer o auto volanti, che anzi sembra uscito fuori da un racconto d'epoca medioevale, è piuttosto infelice. Per una volta che l'autrice preferisce ambientare l'opera nel futuro, si rifugia in un passato analogico, fra merletti, castelli, principi e regine, spade, scettri, dove l'apparizione di un cellulare sembra quanto di più alieno possa esistere. E lo stesso androide Chocolat appare come una semplice mascotte messa lì tanto per suscitare simpatia e non approfondita nella sua natura di robot. Eppure stiamo parlando di un manga futuribile! Volendo complicare ancora di più la situazione, il pianeta Terra rappresentato in Time Stranger Kyoko è abitato non solo da umani, ma anche da kirito, questa nuova specie nata dalla combinazione dell'uomo con piante, animali e creature fantastiche. La decisione di fondere mitologia e realtà non è nuova e a volte si è rivelata essere il punto forte di alcune storie, ma la Tanemura non sfrutta appieno le potenzialità di un'ambientazione fantastica, trasformandola in uno sfondo vuoto, che a poco serve se non a fornire alcuni input alla vicenda. Inserisce anche elementi presi in prestito dai majokko, come le trasformazioni con formule magiche e i poteri sovrannaturali che ogni pietra conferisce al suo possessore, che a conti fatti si riveleranno un ornamento più che un'arma. D'altronde, contro un nemico a tratti inesistente, a tratti ridicolizzato, a poco sarebbero serviti. Pure in questo frangente la Tanemura non si dimostra all'altezza, anzi, in una caotica mescolanza di generi non riesce nemmeno a darsi un tono.
Anche il tratto è immaturo, spigoloso, a volte le proporzioni sono sballate e spesso i personaggi femminili non si distinguono l'uno dall'altro. Nelle vignette in cui comparivano Karen e Kyoko insieme, un attimino di confusione sul chi fosse chi c'era! Eppure una delle garanzie di mamma Arina è sempre stata il disegno, invece si nota come Time Stranger Kyoko sia una tappa transitoria nel perfezionamento dello stile, che già nell'opera successiva "Full Moon - Canto d'amore" raggiunge una bellezza ragguardevole.
In conclusione, con profondo rammarico nei confronti di una mangaka che stimo e di cui tempo addietro mi sono innamorata, al punto di desiderare di avere ogni sua opera nella mia collezione, non me la sento di dare una sufficienza ad una storia che scimmiotta il genere fantascientifico ed è superficiale in ogni sua parte, pagando il prezzo della sua brevità. Poteva essere qualcosa di molto carino nel corpus dell'autrice, ma si rivela essere solo un aborto, come i suoi volumi unici. Nonostante il disappunto, ammetto che la lettera conclusiva di Kyoko al padre è molto bella e vale la pena di essere citata, a memoria del fatto che Arina Tanemura ha sempre un messaggio positivo per i suoi lettori e anche se fallisce nel tentativo, le va data fiducia. "Cosa significa essere adulti? Non riesco a capirlo bene. Forse poter bere alcolici? Trovare la tranquillità? Ma ci sono tante persone giovani e dal cuore grande e ci sono anche tante persone che, pur invecchiando, fanno solo quello che vogliono! Ecco perché non capisco bene... Ma io vorrei diventare una persona capace di non ferire i propri cari. Vorrei bandire la mia timidezza e la parte ansiosa di me, che vede il futuro negativo, e dire che una cosa è stupenda quando lo è. Dire grazie quando sono felice. È così che io vorrei vivere."
Pezzo mancante della collezione e passaggio obbligato nel processo di maturazione dell'autrice, la miniserie in tre volumi di Time Stranger Kyoko è finalmente approdata in Italia, con una bimestralità a 4.50€ e una copertina fluorescente abbastanza da pugno in un occhio. Andandosi ad inserire cronologicamente fra le due serie di maggior successo di Arina Tanemura, ossia "Jeanne, la ladra del vento divino" e "Full Moon - Canto d'amore", quest'opera è presentata dalla mangaka come la pubblicazione che ha sognato per molti anni di vedere realizzata. Si potrebbe perciò pensare che sia il prodotto più riuscito, mentre invece è molto lontano dall'esserlo. Time Stranger Kyoko, infatti, è tutto fuorché una storia ben sviluppata, a partire dalla caratterizzazione dei personaggi stereotipata per finire ad una stesura accelerata e con buchi narrativi gravi. La protagonista è molto simile alle altre della Tanemura: solare, impulsiva, combinaguai, passionale. Anche lei conosce il modo col quale farsi apprezzare dal lettore. Tuttavia, rispetto ad altre eroine di Arina, è infantile sia nel modo di approcciarsi al prossimo sia nei suoi sentimenti.
Anche se il manga dovrebbe ergersi ad allegoria del processo di maturazione che vivono gli adolescenti a sedici anni, non riesce attraverso il personaggio di Kyoko a compiere il suo intento. La narrazione ha un ritmo così veloce che la principessina sembra quasi bruciare le tappe, e nonostante nel finale vi sia un'affermazione di maturazione raggiunta non è abbastanza, perché irrealistica rispetto a ciò che è stato mostrato di lei finora. Il fatto poi che l'autrice abbia optato, a favore di una conclusione più immediata, per l'omissione, durante la ricerca dei medium delle tribù dei kirito, dei capitoli su alcuni di questi, che avrebbero potuto fungere oltre che da approfondimento del carattere dei personaggi da strumento attraverso il quale condurre in miglior maniera la crescita della protagonista, è sintomatico di quanto la Tanemura abbia gettato la spugna prima di cominciare. In verità, l'intera opera è pervasa da un'ingenuità di fondo che lascia trasparire quanto l'autrice fosse solo alla sua seconda prova, volendo escludere il volume unico di debutto "I.O.N". L'umorismo infantile utilizzato e i comportamenti bambineschi dei personaggi mi hanno fatta storcere il naso più di una volta, e si è fatto largo dentro di me il pensiero che, se quest'opera l'avessi letta durante la mia adolescenza, forse l'avrei positivamente valutata; mentre invece ad oggi, dopo tante altre letture dell'autrice stessa e in generale di altri manga, non riesco a passar sopra alla goffaggine rappresentata. Nella costruzione del giudizio avrà quasi sicuramente inficiato la scelta della Panini Comics di stampare Time Stranger Kyoko dopo opere più mature e meglio strutturate come "La spada incantata di Sakura" o "The Gentlemen's Alliance Cross - L'Accademia dei Misteri". Per una fan come me della sensei, è stato un acquisto a scatola chiusa e non mi pento affatto di averlo comprato, perché ho la collezione completa delle edizioni italiane. Certo mi rimane l'angoscia di aver letto un manga manchevole sotto diversi punti di vista e di averlo letto adesso.
Altrettanto ingenua è l'ambientazione. La cornice di un ipotetico XXX secolo non digitale, senza computer o auto volanti, che anzi sembra uscito fuori da un racconto d'epoca medioevale, è piuttosto infelice. Per una volta che l'autrice preferisce ambientare l'opera nel futuro, si rifugia in un passato analogico, fra merletti, castelli, principi e regine, spade, scettri, dove l'apparizione di un cellulare sembra quanto di più alieno possa esistere. E lo stesso androide Chocolat appare come una semplice mascotte messa lì tanto per suscitare simpatia e non approfondita nella sua natura di robot. Eppure stiamo parlando di un manga futuribile! Volendo complicare ancora di più la situazione, il pianeta Terra rappresentato in Time Stranger Kyoko è abitato non solo da umani, ma anche da kirito, questa nuova specie nata dalla combinazione dell'uomo con piante, animali e creature fantastiche. La decisione di fondere mitologia e realtà non è nuova e a volte si è rivelata essere il punto forte di alcune storie, ma la Tanemura non sfrutta appieno le potenzialità di un'ambientazione fantastica, trasformandola in uno sfondo vuoto, che a poco serve se non a fornire alcuni input alla vicenda. Inserisce anche elementi presi in prestito dai majokko, come le trasformazioni con formule magiche e i poteri sovrannaturali che ogni pietra conferisce al suo possessore, che a conti fatti si riveleranno un ornamento più che un'arma. D'altronde, contro un nemico a tratti inesistente, a tratti ridicolizzato, a poco sarebbero serviti. Pure in questo frangente la Tanemura non si dimostra all'altezza, anzi, in una caotica mescolanza di generi non riesce nemmeno a darsi un tono.
Anche il tratto è immaturo, spigoloso, a volte le proporzioni sono sballate e spesso i personaggi femminili non si distinguono l'uno dall'altro. Nelle vignette in cui comparivano Karen e Kyoko insieme, un attimino di confusione sul chi fosse chi c'era! Eppure una delle garanzie di mamma Arina è sempre stata il disegno, invece si nota come Time Stranger Kyoko sia una tappa transitoria nel perfezionamento dello stile, che già nell'opera successiva "Full Moon - Canto d'amore" raggiunge una bellezza ragguardevole.
In conclusione, con profondo rammarico nei confronti di una mangaka che stimo e di cui tempo addietro mi sono innamorata, al punto di desiderare di avere ogni sua opera nella mia collezione, non me la sento di dare una sufficienza ad una storia che scimmiotta il genere fantascientifico ed è superficiale in ogni sua parte, pagando il prezzo della sua brevità. Poteva essere qualcosa di molto carino nel corpus dell'autrice, ma si rivela essere solo un aborto, come i suoi volumi unici. Nonostante il disappunto, ammetto che la lettera conclusiva di Kyoko al padre è molto bella e vale la pena di essere citata, a memoria del fatto che Arina Tanemura ha sempre un messaggio positivo per i suoi lettori e anche se fallisce nel tentativo, le va data fiducia. "Cosa significa essere adulti? Non riesco a capirlo bene. Forse poter bere alcolici? Trovare la tranquillità? Ma ci sono tante persone giovani e dal cuore grande e ci sono anche tante persone che, pur invecchiando, fanno solo quello che vogliono! Ecco perché non capisco bene... Ma io vorrei diventare una persona capace di non ferire i propri cari. Vorrei bandire la mia timidezza e la parte ansiosa di me, che vede il futuro negativo, e dire che una cosa è stupenda quando lo è. Dire grazie quando sono felice. È così che io vorrei vivere."