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Non ha mai indagato a riguardo, ma sono molte le volte in cui Tsunayoshi Sawada, ribattezzato dai suoi compagni Imbrana-Tsuna, ha pensato di essere cugino di quel famoso sfortunello di Paperopoli. Se punti su di lui per vincere una partita stai sicuro che perderai; se ti aspetti che vada bene a un esame stai certo che lo sbaglierà; se imbraccia lo spazzolone delle pulizie convinciti che rovescerà il secchio con l'acqua allagando il pavimento; se credi che abbia successo con le donne dimenticatelo, perché non riesce a farsi un amico, figuriamoci una fidanzata! In pratica la dea bendata gli ha fatto marameo alla nascita, privandolo della fantomatica camicia. Il picco della sfiga, però, lo ha raggiunto quando un poppante col ciuccio al collo minaccia la sua vita con un fucile di precisione, salutando più o meno così: "Ciaoss! Sono Reborn, l'insegnante privato. Il mio vero compito è fare di te un boss della mafia".
Cosa centrasse un imbranato come lui con la mafia Tsuna non lo capiva, a conti fatti non sapeva nemmeno cosa volesse significare mafia. Per quello che conosceva del bambino - cioè nulla! -, Reborn poteva essere semplicemente affetto da un'anticipata sindrome di chūnibyō. Pigro fin nel midollo, si lascia coinvolgere dalle iniziative mortalmente affascinanti del suo tutor senza battere colpo, e si ritrova catapultato in universo dove il buongiorno è un "T'ammazzo!". In definitiva la sua vita diviene un caos di gente stramba, armi da fuoco, anelli, fiamme, salti temporali, vendette, guerre di successione, bambini impertinenti, bombaroli, spadaccini, mucche, ananas... tutto quello che nel gonnellino di Eta Beta ci si può infilare, ma soprattutto tanti tanti amici e tante, tante risate.

La storia di Tutor Hitman Reborn!, opera in 42 tankobon scritta e disegnata dalla fumettista Akira Amano, è divisa in saghe, più o meno lunghe, come ogni battle shōnen che si rispetti e che abbia all'attivo più di un tot di volumi. Personalmente le ho trovate tutte molto valide e interessanti, sebbene il nocciolo di ogni arco narrativo fossero i combattimenti, ai quali è dedicata buona parte del manga. Se da un lato questo potrebbe rappresentare per molti un freno, dall'altro è convincente il modo con cui le battaglie vengono portate avanti. Come in una caccia al tesoro, Tsuna guadagna sempre qualcosa dalla vittoria ma anche dalla sconfitta, acquisisce conoscenze sui Vongola e sul loro passato, trova nuovi amici e quindi nuovi membri della famiglia, nuove tecniche e nuovi accessori, che non verranno mai messi da parte o utilizzati solo in una saga, ma saranno una costante presenza all'interno della trama, il cui filo il lettore deve sempre tenere legato al dito.
I primi 7 volumi, però, sono estremamente diversi dal resto e, più che in stile battle shōnen, sono disegnati con l'intento di realizzare un manga comico. Hanno infatti una divisione in capitoli autoconclusivi e puntano molto sulla presentazione dei personaggi. Sotto un certo punto di vista sono utili, perché permettono al lettore di familiarizzare col cast in maniera scherzosa; da un'altra ottica, sembrano un esperimento fallito e cambiato in corso d'opera per poter continuare la pubblicazione. Se Akira Amano li abbia scritti con cognizione di causa oppure sia stata obbligata dall'editor resta un mistero per me, sta di fatto che dal volume 8 c'è un brusco cambio di genere che non si può far a meno di notare. Tuttavia, è apprezzabile lo sforzo dell'autrice di inquadrare alcuni personaggi presentati a tempo perso - o almeno così sembrava - come chiave di risoluzione di intere saghe, tramutandoli da comparse a deus ex machina.
In ogni arco Tsuna e compagni compiono un power up, ma fortunatamente non sono solo i poteri a crescere, ma anche la loro personalità e spessore. Certamente del ragazzino frignone che si piange addosso e ha paura di fare il primo passo Tsuna non perderà tutto, perché «chi nasce tondo non muore quadrato», e anzi conserverà il suo carattere indeciso e la sua inettitudine alla vita fino alla fine. Tuttavia, se nel primo capitolo si affanna nell'assurdità del mondo iniziatogli da Reborn come un novello Shinji Ikari di fronte all'EVA 01, col passare del tempo, incontrando nuove persone, affrontando battaglie su battaglie, intraprende una sfida contro se stesso e i suoi limiti fino a divenire una persona degna di rispetto, che nella sua essenza di "animaletto", come lo chiama il presidente del comitato disciplinare Hibari, nasconde un animo infiammato. Grazie a Reborn, il concetto che «nella botte piccola c'è il vino buono» incontra uno dei suoi modelli più puri.

Tutor Hitman Reborn! presenta una visione della mafia italiana molto particolare, che non assomiglia nemmeno lontanamente a ciò che ci viene mostrato oggigiorno. Potrei osare dicendo che quella dell'Amano è una sorta di "mafia del Mulino Bianco". Non è la prima volta che i giapponesi interpretano la malavita organizzata in maniera positiva, un nucleo di persone che, prescindendo i vincoli di sangue e riunendo membri di diversa estrazione sociale e con talenti differenti, inneggia al grande valore della famiglia ma anche una struttura gerarchica dove c'è rispetto per gli anziani e le tradizioni, i cui componenti si proteggono a vicenda e lottano l'uno per l'altro, hanno uno spirito comune e conservano il senso di appartenenza nel bene e nel male, e che soprattutto difendono il regolare svolgimento del mondo. Tutto ciò cozza in pieno col presente che gli italiani vivono, dove Cosa Nostra arriva ovunque e ovunque passa arraffa e fa terra bruciata e più che salvare la natura la inquina e più che salvare l'uomo lo uccide e più che salvare il popolo salva se stessa. A me invece piace paragonare Tutor Hitman Reborn! non alla mafia tout court piuttosto alla parodia del telefilm di "Gomorra", la cui frase "Biv aggia capì s' m' pozz' fidà e te" ormai la recitano anche le mamme quando danno il biberon al figlio. L'intento satirico alla base dei due prodotti è lo stesso: attraverso lo scimmiottamento della corruzione, della violenza, dei soldi sporchi, del contrabbando, della morte su commissione, dello scardinamento dei capisaldi con sfottò e macchiette, con citazioni da manuale tramutate in sketch, il mito perde di efficacia. Per ammazzare la convinzione non c'è cosa migliore della risata, perché è quando ride che l'uomo sente di poter annientare il male. L'utopia racchiusa nella famiglia Vongola, composta da ragazzini istintivi, che credono nei valori, fondamentalmente buoni come il pane, che impugnano le armi con riverenza quasi fossero compagne di viaggio e puntano al miglioramento di sé per il miglioramento del mondo, innesca il desiderio di avere a capo delle famiglie malavitose una persona come Tsuna, che rispetta la vita, che ama i suoi amici, che accarezza il fiore e calpesta il veleno che lo fa appassire, che non sopporta lo stare al potere ma col potere che gli viene dal di dentro coccola i suoi cari con tanto amore, che infonde la stessa fiducia che provi nel momento in cui guardi il firmamento e la consapevolezza di avere un cielo uguale per tutti a coprirti il capo ti inonda il cuore di serenità.

Akira Amano è famosa per lo splendore dei suoi disegni, e i volti dei suoi personaggi potrebbero istituire una nuova unità di misura per la bellezza. D'altronde non l'avrebbero scelta per la realizzazione del character design di "Psycho-Pass" se non avesse avuto un suo perché! È pur vero che i primi volumi hanno un tratto più grezzo e meno lineare, ma con l'andare avanti della serie l'autrice è migliorata e di molto. Il primo Tsuna deve aver partecipato a "Il brutto anatroccolo" perché nel 42° numero è divenuto kakkoii, altrimenti, a furia di beccare pugni in faccia e finire in ospedale, qualche chirurgo deve avergli cambiato i connotati. La bellezza del chara design e i rapporti d'amicizia «alla giapponese», hanno spianato la strada alle fangirl, anche in accoppiate improbabili; a dispetto di ciò, il fanservice è relativo, c'è solo se lo si vuole realmente vedere, ma è bene sottolinearlo perché quando ci sono bishōnen lo spettro dello "yaoi!!!ONE!!11!!" è sempre dietro l'angolo. Del resto l'Amano non si sofferma sul creare situazioni ambigue, ma approfondisce la consistenza del legame che i personaggi hanno e che le permette così di dar vita al suo ideale di amicizia.

L'edizione italiana è stata un parto plurigemellare. Prima nelle mani "zombificanti" della ormai defunta Planeta DeAgostini, è stato soltanto col passaggio alla Starcomics, che ha attuato negli ultimi anni un piano di resurrezione di titoli ormai lost in action, che Tutor Hitman Reborn! trova una traduzione decente, senza errori e codici numerici inseriti random nei balloon, un prezzo accessibile e una mensilità degna per un manga già concluso e con la sua fama. Soprattutto riesce a superare la soglia del fantomatico 18° volume, dove per diverso tempo la storia è rimasta sospesa in Italia a causa del fallimento della precedente casa editrice. L'esperimento, inoltre, di pubblicare contemporaneamente i volumi 1 e 19, 2 e 20, 3 e 21 ecc., andando incontro anche ai fan bloccati nella Stanza dello spirito e del tempo, è stato ben accolto e penso possa definirsi più che riuscito.

Tutor Hitman Reborn! è come un proiettile sparato dal più astuto killer: ha la stessa velocità ed efficacia di un'arma che ti colpisce dritta al cuore. Cliffhanger, comicità da crampi allo stomaco, combattimenti mozzafiato che ti incollano alla pagina, archi narrativi che si concludono nell'inizio di altri togliendo il respiro e lasciando un senso di soddisfazione, personaggi divertenti, mai scontati, dinamici, che ti sorprendono in continuazione e ti permettono di crescere in loro compagnia. È una dose per endovena di fiducia in se stessi, o meglio ancora di "coraggio di morire". Perciò con Tsuna e Reborn "re-si-sti!", non lasciarti abbattere dalle difficoltà, non crogiolarti nei tuoi difetti, impegnati a crescere, lotta per chi ami, vivi la vita "al massimo!", fino in fondo, fino alla fine. Come se ogni giorno fosse l'ultimo.