Recensione
Green Blood
10.0/10
Bleeding for desire
Green Blood è una miniserie western in cinque tankobon scritta e disegnata da Masasumi Kakizaki (Rainbow), edita in Italia nel 2013 da Panini. La vicenda è ambientata inizialmente in una realistica New York subito dopo l'assassinio di Lincoln. Siamo nel 1865, per la precisione a Manhattan nel quartiere denominato "Five Points". Punto di arrivo per centinaia di migliaia di immigrati in cerca di una vita migliore, il famigerato distretto è raffigurato come un luogo praticamente senza legge, un inferno di miseria e sopraffazione teatro di scontri tra spietate gang per il controllo del territorio. In questo scenario cupo e violento si svolge l'epopea di due fratelli di origine irlandese (da qui il titolo), il giovane idealista Luke Burns e il micidiale bounty killer Grim Reaper (aka Brad Burns), che si dipanerà con più ampio respiro attraverso tutti gli Stati Uniti. Il percorso tormentato dei Burns si staglia sullo sfondo di tematiche forti, quali l'immigrazione verso il miraggio del sogno americano, la schiavitù, la discriminazione razziale e lo sterminio dei pellerossa.
Il mito del Far West è stato da sempre fonte di inesauribile ispirazione affascinando i fumettisti di tutto il globo, basti pensare alla popolarità dei nostri Tex e Ken Parker, o a disegnatori internazionali di culto come Paolo Eleuteri Serpieri (Storie del West), Jean Jiraud (Blueberry), Leiji Matsumoto (Gun frontier) che si sono felicemente cimentati col genere svecchiandolo o reinterpretandolo. Tuttavia Masasumi Kakizaki, più che a questo fertile retroterra culturale, sembra piuttosto attingere a certa cinematografia (Sergio Leone in primis, per ammissione dello stesso autore, ma anche Tarantino di Django unchained e Scorsese diGangs of New York) e, filtrandola attraverso la sua personalissima cifra stilistica, non senza una meticolosa ricerca storico/iconografica prodiga di particolari, ci restituisce un affresco crudo e disincantato di straordinaria potenza evocativa con personaggi a tutto tondo vividamente tratteggiati.
Lo storytelling funziona alla grande e il racconto, a tinte forti, procede spedito dispensando azione e suspense unite a massicce dosi di violenza e a situazioni per adulti, non risparmiandosi neppure sui dettagli più cruenti. Fra le pieghe della trama si incontra qualche cliché ma è puramente funzionale all'immersione nell'atmosfera del mito della frontiera selvaggia.
I due personaggi principali sono profondi e sfaccettati. Il controverso Brad è un duro di poche parole (che spesso sono accompagnate da copiosi spargimenti di sangue) e oscilla tra l'eterna dannazione nell'ossessiva ricerca di suo padre (e non certo per una reunion strappalacrime) e la conservazione di un barlume di umanità, riaffiorante nel complicato rapporto con Luke, ragazzo dal cuore d'oro e dal carattere tenace la cui forte bussola morale e nobiltà d'animo verranno costantemente messe a dura prova.
Un altro punto di forza del manga è senz'altro rappresentato dai disegni: siamo di fronte ad una prova maiuscola da parte del maestro giapponese, che ci propone delle tavole di straordinaria bellezza, con il suo peculiare tratto grafico tagliente, vibrante, espressivo e le sue linee cinetiche spesse e decise che danno vigore e dinamicità alle scene d'azione. Molto interessante è l'uso del bianchetto e del dripping con tocchi che impreziosiscono le tavole monumentali e conferiscono alle scene un sapore pittorico molto ricercato. Notevole anche il lavoro eseguito sui retini sagomati su misura manualmente e senza computer. Gli scenari, finemente dettagliati, dipingono in modo plausibile l'atmosfera di degrado e squallore che doveva connotare il distretto di Manhattan del 1865, mentre un'attenzione incredibile viene data alla riproduzione dei costumi e delle armi, in cui si fa sfoggio di tutta l'erudizione del mangaka. La gunblade non è una novità ma, inserita in questo contesto, è un'idea rivisitata con una certa freschezza e tutto sommato funziona.
Un'ultima nota di merito va all'edizione italiana, particolarmente ben curata: sovraccoperta con titolo in rilievo, pagine iniziali a colori e buona qualità della stampa, a suffragare un giudizio più che positivo sulla lettura di questo gioiello sushi western innovativo e moderno firmato Kakizaki.
Green Blood è una miniserie western in cinque tankobon scritta e disegnata da Masasumi Kakizaki (Rainbow), edita in Italia nel 2013 da Panini. La vicenda è ambientata inizialmente in una realistica New York subito dopo l'assassinio di Lincoln. Siamo nel 1865, per la precisione a Manhattan nel quartiere denominato "Five Points". Punto di arrivo per centinaia di migliaia di immigrati in cerca di una vita migliore, il famigerato distretto è raffigurato come un luogo praticamente senza legge, un inferno di miseria e sopraffazione teatro di scontri tra spietate gang per il controllo del territorio. In questo scenario cupo e violento si svolge l'epopea di due fratelli di origine irlandese (da qui il titolo), il giovane idealista Luke Burns e il micidiale bounty killer Grim Reaper (aka Brad Burns), che si dipanerà con più ampio respiro attraverso tutti gli Stati Uniti. Il percorso tormentato dei Burns si staglia sullo sfondo di tematiche forti, quali l'immigrazione verso il miraggio del sogno americano, la schiavitù, la discriminazione razziale e lo sterminio dei pellerossa.
Il mito del Far West è stato da sempre fonte di inesauribile ispirazione affascinando i fumettisti di tutto il globo, basti pensare alla popolarità dei nostri Tex e Ken Parker, o a disegnatori internazionali di culto come Paolo Eleuteri Serpieri (Storie del West), Jean Jiraud (Blueberry), Leiji Matsumoto (Gun frontier) che si sono felicemente cimentati col genere svecchiandolo o reinterpretandolo. Tuttavia Masasumi Kakizaki, più che a questo fertile retroterra culturale, sembra piuttosto attingere a certa cinematografia (Sergio Leone in primis, per ammissione dello stesso autore, ma anche Tarantino di Django unchained e Scorsese diGangs of New York) e, filtrandola attraverso la sua personalissima cifra stilistica, non senza una meticolosa ricerca storico/iconografica prodiga di particolari, ci restituisce un affresco crudo e disincantato di straordinaria potenza evocativa con personaggi a tutto tondo vividamente tratteggiati.
Lo storytelling funziona alla grande e il racconto, a tinte forti, procede spedito dispensando azione e suspense unite a massicce dosi di violenza e a situazioni per adulti, non risparmiandosi neppure sui dettagli più cruenti. Fra le pieghe della trama si incontra qualche cliché ma è puramente funzionale all'immersione nell'atmosfera del mito della frontiera selvaggia.
I due personaggi principali sono profondi e sfaccettati. Il controverso Brad è un duro di poche parole (che spesso sono accompagnate da copiosi spargimenti di sangue) e oscilla tra l'eterna dannazione nell'ossessiva ricerca di suo padre (e non certo per una reunion strappalacrime) e la conservazione di un barlume di umanità, riaffiorante nel complicato rapporto con Luke, ragazzo dal cuore d'oro e dal carattere tenace la cui forte bussola morale e nobiltà d'animo verranno costantemente messe a dura prova.
Un altro punto di forza del manga è senz'altro rappresentato dai disegni: siamo di fronte ad una prova maiuscola da parte del maestro giapponese, che ci propone delle tavole di straordinaria bellezza, con il suo peculiare tratto grafico tagliente, vibrante, espressivo e le sue linee cinetiche spesse e decise che danno vigore e dinamicità alle scene d'azione. Molto interessante è l'uso del bianchetto e del dripping con tocchi che impreziosiscono le tavole monumentali e conferiscono alle scene un sapore pittorico molto ricercato. Notevole anche il lavoro eseguito sui retini sagomati su misura manualmente e senza computer. Gli scenari, finemente dettagliati, dipingono in modo plausibile l'atmosfera di degrado e squallore che doveva connotare il distretto di Manhattan del 1865, mentre un'attenzione incredibile viene data alla riproduzione dei costumi e delle armi, in cui si fa sfoggio di tutta l'erudizione del mangaka. La gunblade non è una novità ma, inserita in questo contesto, è un'idea rivisitata con una certa freschezza e tutto sommato funziona.
Un'ultima nota di merito va all'edizione italiana, particolarmente ben curata: sovraccoperta con titolo in rilievo, pagine iniziali a colori e buona qualità della stampa, a suffragare un giudizio più che positivo sulla lettura di questo gioiello sushi western innovativo e moderno firmato Kakizaki.