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7.0/10
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Come sarà il mondo tra dieci anni, tra cinquanta, tra duecento,una domanda destinata a non ottenere risposta, che eppure ogni essere umano sulla terra si pone non di rado; una domanda che ha ispirato numerosi scrittori, e nel caso specifico anche fumettisti, e che ha quindi alimentato i racconti e i romanzi fantascientifici dell'ultimo secolo, potremmo dire. Boichi, col suo Hotel, propone una visione distopica del nostro pianeta in un futuro nemmeno troppo lontano, accompagnando il lettore verso il giorno del giudizio per gli abitanti della Terra. La struttura dell'opera è semplice, cinque racconti autoconclusivi del genere più vario, dalla fantascienza pura del primo, al dramma romantico del secondo, fino al tragicomico del terzo; un insieme tanti eterogeneo di generi, quanto eterogeneo nella qualità e nel grado di coinvolgimento del lettore, tutto in calando. Ciò che salva le apparenze, anche dove l'intreccio tenta di minare la qualità formale del fumetto, è proprio il disegno maturo e preciso, marchio di garanzia di Boichi. Le tavole sono rifinite e curatissime, non una singola vignetta è priva di sfondo e ogni personaggio e ambientazione presenta tratti caratteristici e personali; la linea è sicura, le ombreggiature si infittiscono all'aumentare del pathos della scena, conferendo un forte impatto visivo e un buon grado di coinvolgimento e immedesimazione istantanea coi personaggi. La regia infine è variegata e non banale, primi piani e campi lunghi si alternano in modo studiato ed efficacie, le inquadrature sono sempre diverse ed esaltano la capacità dell'autore di disegnare con precisione e senza errore i suoi personaggi da ogni prospettiva, dalle più classiche alle meno canoniche.
Per parlare dei contenuti di Hotel è doveroso, ahimè, prendere in considerazione singolarmente almeno un paio dei racconti di cui consta, se non altro per enfatizzare il palese dislivello tra di essi. Il primo capitolo, che dà il nome al volume, racconta le vicende di un'intelligenza artificiale col compito di gestire l'Hotel, appunto, una immensa struttura metallica edificata in Antartide, che funge da banca dati del patrimonio genetico dell'umanità, arca di salvezza per sfuggire alla ribellione della Madre Terra contro i suoi abitanti e che ne permetta il ripopolamento una volta che il clima si sia ristabilito; ciò che l'autore crea, dunque, è una sorta di diario, profondo, malinconico, terribilmente realistico, dell'ultimo abitante di un pianeta in rovina. Una storia eccellente, ottimamente narrata, che penetra fin nelle ossa, e alla fine della quale non nego di essermi commosso. Il racconto seguente, Present, rivive i ricordi di una ragazza, del suo primo amore, e di come si sia gravemente ammalata, della voglia di vivere, nei pochi attimi che le rimangono in questo mondo, un'ultima pagina d'amore da scrivere assieme all'uomo che ama sul diario della propria vita; forse meno profondo del precedente, ma comunque su standard molto alti. I racconti seguenti, al contrario, degenerano bruscamente verso il nonsense, talvolta prendendo una piega criptica - con particolare riferimento al quarto racconto dai toni biblico-profetici - e soprattutto senza trasmettere un vero messaggio; un gran peccato, forse uno spreco se si pensa alla qualità indiscussa di Hotel e Present.
Eterogeneo, questo è già stato detto, ma allo stesso tempo paurosamente profetico, temo; mi sono rivisto molto nella visione che Boichi ha del futuro, motivo per cui ho provato una forte empatia nei confronti del protagonista del primo racconto, sempre che empatia sia il termine corretto quando ci si riferisca a una I.A. Tirare le somme risulta quindi piuttosto difficile; potendo scindere il mio giudizio darei nove alla prima parte e una sufficienza tirata alla seconda, mentre il voto riportato sopra la recensione non è altro che una mera media tra i due, riduttiva e assolutamente non rappresentativa del valore di Hotel, che mi sento quindi di consigliare.