Recensione
DNA2
5.0/10
Spinto dall'entusiasmo per l'imminente arrivo di Masakazu Katsura al Lucca Comics&Games 2014, ho deciso di andare a recuperare alcuni lavori secondari della carriera dell'autore e così, vista l'etichetta "fantascientifico" che ho trovato qui sulla scheda di Animeclick del manga in questione, mi sono lanciato nella lettura di DNA^2 - da leggersi DNA al quadrato o DNA quadro -; un po' un rischio da parte mia, conscio che i picchi della carriera dell'autore sono dovuti a ben altri lavori e non certo dello stesso genere dell'opera in questione, ma dal momento che la mia fiducia nel lavoro di Katsura-sensei è - o per meglio dire era - assoluta, ho sopravvalutato un po' l'opera in partenza.
La presentazione del volumetto non è delle migliori, bisogna dirlo, formato standard, ma carta troppo sottile e quasi trasparente, sulla quale i disegni, già di per sé non all'altezza di altri fumetti dello stesso periodo come VGA, che sfoggiano un contrasto di stile e accuratezza abbastanza dissonante tra personaggi maschili e femminili. La fama del maestro Katsura quanto a rappresentazione del corpo femminile è nota e risaputa, infatti anche nel caso dell'opera in questione le ragazze che ruotano attorno al protagonista sono ben disegnate e caratterizzate discretamente; il primo problema si presenta appunto col character design maschile, discutibile e un po' grossolano, espresso da disegni troppo spesso approssimativi; gli sfondi sono anch'essi in buona parte accennati, se non assenti alle volte, il che fa perdere sicuramente ulteriori punti al lato tecnico. L'ambientazione di DNA^2 è quella classica dei manga sentimentali dell'autore, cioè scolastica, con una varietà di luoghi ridotta sia a causa del genere - e vedremo in seguito anche della struttura - del fumetto, sia per via del limitato numero di volumetti in cui viene sviluppato. Il protagonista, Junta Momonari, è, tanto per cambiare, un ragazzo con seri problemi nel relazionarsi al gentil sesso, nella fattispecie, ogniqualvolta egli si ritrovi a discutere con una ragazza carina, prova un forte senso di nausea e finisce per vomitare e non di rado addosso alla ragazza in questione. Protagonista femminile è invece Karin, una ragazza proveniente dal futuro e con lo scopo di rendere inoffensivo il ragazzo che nel suo futuro sarebbe diventato il cosiddetto Megaplayboy, un uomo che nel futuro, nonostante la scarsità di risorse e cibo, ha avuto da donne diverse un totale di cento figli ed è diventato quindi un fuorilegge; inutile dirlo, il Megaplayboy ancora in erba è proprio Junta, il protagonista. Nel modificare il dna di Junta, però, Karin commette un errore abbastanza grave, scambiando i proiettili che avrebbero dovuto rendere inoffensivi i geni del ragazzo e conferendogli al contrario dei poteri da esper che trasformano il ragazzo in una sorta di combattente dalle sembianze simili a quelle dei guerrieri sayan - che sia un omaggio al maestro Toriyama? Bah. Gli sviluppi della trama lasciano un po' a desiderare, si possono notare facilmente cambiamenti di genere anche all'interno dello stesso volumetto, passando dal battle shonen più classico al romance caratteristico di Katsura, fino a formare un ibrido dalla dubbia qualità e dalla scarsa coerenza.
Per concludere, mi trovo indeciso se attribuire o meno la sufficienza a quest'opera, troppo carente in diversi punti e pienamente sufficiente solo per quanto riguarda il lato tecnico; e nonostante la mia stima e ammirazione per Masakazu Katsura, temo di dover riconoscere la mediocrità complessiva di questo prodotto, consigliandolo solo ed esclusivamente a chi, come me, da fan del maestro voglia visionarne l'intera opera.
La presentazione del volumetto non è delle migliori, bisogna dirlo, formato standard, ma carta troppo sottile e quasi trasparente, sulla quale i disegni, già di per sé non all'altezza di altri fumetti dello stesso periodo come VGA, che sfoggiano un contrasto di stile e accuratezza abbastanza dissonante tra personaggi maschili e femminili. La fama del maestro Katsura quanto a rappresentazione del corpo femminile è nota e risaputa, infatti anche nel caso dell'opera in questione le ragazze che ruotano attorno al protagonista sono ben disegnate e caratterizzate discretamente; il primo problema si presenta appunto col character design maschile, discutibile e un po' grossolano, espresso da disegni troppo spesso approssimativi; gli sfondi sono anch'essi in buona parte accennati, se non assenti alle volte, il che fa perdere sicuramente ulteriori punti al lato tecnico. L'ambientazione di DNA^2 è quella classica dei manga sentimentali dell'autore, cioè scolastica, con una varietà di luoghi ridotta sia a causa del genere - e vedremo in seguito anche della struttura - del fumetto, sia per via del limitato numero di volumetti in cui viene sviluppato. Il protagonista, Junta Momonari, è, tanto per cambiare, un ragazzo con seri problemi nel relazionarsi al gentil sesso, nella fattispecie, ogniqualvolta egli si ritrovi a discutere con una ragazza carina, prova un forte senso di nausea e finisce per vomitare e non di rado addosso alla ragazza in questione. Protagonista femminile è invece Karin, una ragazza proveniente dal futuro e con lo scopo di rendere inoffensivo il ragazzo che nel suo futuro sarebbe diventato il cosiddetto Megaplayboy, un uomo che nel futuro, nonostante la scarsità di risorse e cibo, ha avuto da donne diverse un totale di cento figli ed è diventato quindi un fuorilegge; inutile dirlo, il Megaplayboy ancora in erba è proprio Junta, il protagonista. Nel modificare il dna di Junta, però, Karin commette un errore abbastanza grave, scambiando i proiettili che avrebbero dovuto rendere inoffensivi i geni del ragazzo e conferendogli al contrario dei poteri da esper che trasformano il ragazzo in una sorta di combattente dalle sembianze simili a quelle dei guerrieri sayan - che sia un omaggio al maestro Toriyama? Bah. Gli sviluppi della trama lasciano un po' a desiderare, si possono notare facilmente cambiamenti di genere anche all'interno dello stesso volumetto, passando dal battle shonen più classico al romance caratteristico di Katsura, fino a formare un ibrido dalla dubbia qualità e dalla scarsa coerenza.
Per concludere, mi trovo indeciso se attribuire o meno la sufficienza a quest'opera, troppo carente in diversi punti e pienamente sufficiente solo per quanto riguarda il lato tecnico; e nonostante la mia stima e ammirazione per Masakazu Katsura, temo di dover riconoscere la mediocrità complessiva di questo prodotto, consigliandolo solo ed esclusivamente a chi, come me, da fan del maestro voglia visionarne l'intera opera.