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Mi sono avvicinato alla lettura di questo manga spinto dall'abnorme pubblicità e dalle ottime recensioni, e nonostante io sia un appassionato di sport in generale, purtroppo non sono riuscito ad andare oltre l'ottavo volume. La storia inizia affascinando il lettore con il "mistero" di come un ragazzo esile, agli occhi degli altri addirittura insignificante, abbia potuto far parte della cosiddetta "generazione dei miracoli" delle scuole medie, specialmente paragonandolo agli altri membri ormai divisi in varie scuole divenuti molto più famosi. Parliamo ovviamente del protagonista Kuroko. Via via ci si renderà conto della bravura del ragazzo, abile nel "sparire e comparire" nel mentre di un match e fornire quindi un'arma potente per rendere competitiva la sua squadra. Purtroppo questo è l'andazzo fino al punto in cui mi sono fermato: in modo ripetitivo l'autore utilizza il solito schema della presentazione di un nuovo "antagonista", di solito un suo vecchio compagno, ad ogni match, con conseguente sorpresa nello scoprire le mosse di Kuroko e dei suoi nuovi compagni di squadra, dall'inizio del manga del tutto in ombra tranne Kagami, la classica testa calda. Andando avanti con la lettura, in me c'era la speranza di poter perlomeno seguire qualche storia parallela o qualche intreccio di tipo scolastico, sentimentale, psicologico dei personaggi, che rendesse la storia molto più profonda, ed invece otto numeri di partite su partite, azioni su azioni che non mi hanno trascinato per nulla. Oltre alla storia abbastanza infantile, anche i disegni li ho trovati molto semplicistici, senza infamia e senza lode.
Davvero non riesco a spiegarmi l'enorme successo, non nego che possa essere un buon manga sportivo, non mi aspettavo di certo uno Slam Dunk, re del genere, ma perlomeno una trama più consistente ed intrigante che dia respiro al lettore senza bombardarlo di solo pallone da basket.