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8.0/10
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"La felicità non esiste. Di conseguenza non ci resta che provare ad essere felici senza." (Jerry Lewis)

Happiness. Felicità.
Una condizione, uno stato emotivo di benessere e appagamento, la cui fonte tuttavia è assai vaga e indefinita, variabile da persona a persona, impossibile da imprigionare in una semplice definizione da vocabolario. Filosofi e psicologi si sono a lungo interrogati nel cercare di fornirci una spiegazione su come e in qual modo l'uomo possa essere "felice", considerando diversi punti di vista e situazioni, scandagliando l'animo umano nelle sue mille sfaccettature ed esplorandone a fondo i piaceri e i desideri più profondi.
Usamaru Furuya, uno dei (relativamente) giovani autori più promettenti nel panorama fumettistico giapponese degli ultimi anni, nel 2006 presenta, sulle pagine della rivista Ikki di Shogakukan, una serie di otto racconti brevi successivamente raccolti in un volume unico, che prenderà il nome di uno degli episodi più interessanti e ispirati, nonché dal titolo alquanto evocativo: Happiness. Un volumetto che, come dice il nome, si fa carico di un compito effettivamente problematico e non certo immediato: descrivere la felicità.

Questo semplice concetto, tuttavia, potrebbe fin da subito generare qualche giustificata perplessità; i sopracitati racconti, a dispetto del poetico titolo, di felice hanno ben poco. Furuya rappresenta infatti una realtà incredibilmente buia e desolata: i protagonisti, spesso giovanissime ragazze, sono persone disperate e sofferenti, dalla psiche fragile, che - a causa della meschinità umana - toccano il fondo per poi cercare, debolmente, gradualmente, di risalire. Scordatevi dunque grasse risate o storielle d'amore a lieto fine; lo sconforto, il completo vuoto esistenziale, l'assenza di valori morali e di affetto regnano sovrani nei racconti in questione, così come nell'animo marcio e sporco dei loro personaggi.
E allora, dov'è la felicità? La felicità è varia, sfuggente. La si può trovare in tante cose, in diverse situazioni: un barlume di speranza, una persona che tiene a noi, un desiderio distorto. Furuya non si vuole soffermare sulla condizione di felicità, ma tratteggia invece casi per cui essa sia necessaria, nonostante gli stessi ne siano tristemente privi. Anche in mezzo a sofferenza, depravazione, sfruttamento e umiliazioni, c'è la necessità di essere felici, che sia essa felicità reale e tangibile, o apparente e deviata.
"Perché è così bella la neve che cade su questo mondo folle?", recita la canzone presente nel racconto Happiness.

Dal punto di vista grafico, il volume è sensazionale. Furuya ci delizia con una vera e propria lezione di fumetto, fondendo arte e narrazione in un connubio elegantissimo e ispirato. Dal cielo che si sgretola nello splendido La Stanza delle Nuvole, all'estro artistico ma finemente angosciante dimostrato in La Canzone del Diavolo, ai dipinti di ispirazione vagamente surrealista in Indigo Elegy: la parte grafica (e simbolistica) si attesta su livelli altissimi per tutto il volume, regalando diverse immagini di rara espressività. Il tratto del maestro è sottile e pulito, pervaso da un realismo moderno ma incredibilmente attraente. Da notare, inoltre, la sua capacità nel costruire tavole soppesando efficacemente dettagli e leggerezza del tratto, al fine di rendere la lettura il più scorrevole possibile.

Un volume immancabile per tutti gli amanti di Furuya e del fumetto d'autore. Purtroppo i primissimi episodi non raggiungono gli altissimi livelli dei racconti successivi - l'agghiacciante Happiness, il brevissimo E se..., il desolante Underground Doll e il toccante La Stanza delle Nuvole su tutti - ma il risultato è ugualmente una lettura forte, di grande spessore e intensità emotiva.