Recensione
Solo i fiori sanno...
9.0/10
Arikawa Yōichi frequenta la facoltà di giurisprudenza, è fidanzato e ha diversi amici. Sta chiacchierando tranquillamente con uno di questi quando, nel bel mezzo del cortile dell'ateneo, un ragazzo dall'aria sciupata fa cadere una cassetta di vasi di fiori. Mentre gli tende una mano per aiutarlo scorge una collanina da donna; quasi come fosse stato ipnotizzato da quel ciondolo a forma di fiore che penzola al suo collo, da quel momento inizia a sognare il ragazzo tutte le notti. Egli altri non è che il famoso Misaki Shōta, uno studente di bell'aspetto e dai tratti androgini, che attira a sé le dichiarazioni degli uomini come i fiori con le api.
Il caso vuole che un professore suo conoscente porti Arikawa nel laboratorio microbiologico in cui collabora Misaki. È quindi il destino a piantare il seme di quest'amore omosessuale, sperando che un giorno esso si schiuda.
Edita in Italia dalla Flashbook col titolo Solo i fiori sanno…, questa miniserie in tre volumi di Rihito Takarai venne pubblicata nel 2009 sulla rivista Craft. Nella versione originale il manga si chiama Hana nomi zo shiru (花のみぞ知る), riprendendo l'espressione giapponese "Kami nomi zo shiru", che suona come il titolo di quella famosa canzone dei Beach Boys, e cioè "God only knows". Solo i fiori sanno... cosa avrei voluto sussurrarti quel giorno.
«Stavo per dire qualcosa fuori luogo, di nuovo. Non voglio assolutamente confessare i miei sentimenti ad Arikawa, eppure a volte, quando siamo vicini in quel modo, all'improvviso sorge in me il desiderio che se ne accorga. E poi me ne pento sempre. Perché, pur trattandosi del mio corpo, non riesco con il pensiero a cambiare il genere delle persone di cui mi innamoro? Perché…? Perché sono un uomo?»
Arikawa e Misaki, personaggi dinamici, cambiano molto nel corso della serie. E alla fine dei tre volumi non riesci a non pensare che sarebbe bello poterli vedere ancora evolversi. Misaki, soprattutto nel primo numero, appare scontroso e diffidente, mentre con l'avanzare della storia mostra di sé un lato dolce, affabile, passionale. Assomiglia ad una gemma che, chiusa su sé stessa, sembra urlare al mondo di lasciarla in pace nel suo bocciolo; al contempo, aspetta il momento giusto per tirar fuori la sua splendida corolla. E il momento giusto è solo di fronte a qualcuno che ha le mani adatte per raccogliere il suo fiore. È nell'interazione con Arikawa che Misaki si rende conto di cose di sé stesso alle quali non aveva mai fatto caso, domandandosi quali altri sentimenti gli si leggano in faccia di cui nemmeno lui ha coscienza. Volendo restare nella stessa metafora del bocciolo, Misaki ha bisogno di luce per germogliare e, per sua stessa ammissione, è Arikawa a portarlo verso la luce ogniqualvolta gli tende la mano per farlo rialzare. Come una bouganville, Misaki appoggia lo stelo ad un sostegno per venire fuori dai suoi sepali. Dall'altra parte, Arikawa si presenta superficiale ed istintivo. Frequentando Misaki comprende che per cogliere un bel fiore bisogna agire con delicatezza. Non occorre riversare ciò che proviamo tutto in una volta, con la paura dentro di non fare in tempo a catturare quell'attimo, altrimenti l'altro si spaventa. Eppure è proprio questa impulsività di Arikawa a spianargli la strada. Come gli suggerisce il professore: «Non ti preoccupare. Vai bene così come sei. Misaki è solo spaventato perché non è abituato ad entrare in contatto con le persone così come hai fatto tu finora. Ti basterà aspettare finché lui non si sarà abituato». Da impetuoso e irriverente che era all'inizio, Arikawa diviene capace di adattarsi al ritmo di crescita di Misaki, al punto che lascia a lui la scelta di accelerare quando vuole, o di rallentare quando vuole, il battito della loro storia. Tuttavia, sembra sempre essere un passo avanti al suo partner, ma lo fa inconsapevolmente: agisce solo seguendo il suo desiderio di amare Misaki, di proteggerlo, si fa guidare dai sentimenti e non pensa minimamente che chi ha di fronte è un giovane gay ferito. «Lui non mi ha mai guardato con occhi diversi perché sono omosessuale», urla Misaki addosso al suo primo amore infranto.
Delicato come un fiore. Un manga che sboccia pian pianino nel cuore del lettore. Un manga che sembra accarezzarti il viso con un cuscino di petali. Il punto di forza di Solo i fiori sanno… è la delicatezza, che emerge dalla trama, dai personaggi, dal disegno, ogni parte di questo manga sfiora morbidamente chi sfoglia le sue pagine. La Takarai non ha la pretesa di trattare tematiche imponenti, ma racconta la storia di Misaki ed Arikawa come se essa possa essere realmente accaduta da qualche parte. L'omosessualità è affrontata con semplicità e immediatezza, come qualcosa di naturale. Perché naturali sono i sentimenti che affiorano nel cuore di due ragazzi quando capiscono di volersi più che bene. La nascita di un amore dal suo primo momento fino all'oggi. Dal primo incontro, al primo sguardo, alle prime parole, al primo rossore, al primo sfiorarsi, alla prima mano che intreccia la mano dell'altro, al primo bacio, alla prima notte insieme. «Non è sbagliato?», chiede Misaki. Perché l'amore, in qualsiasi forma esso si manifesti, dovrebbe essere sbagliato? Per tanto tempo la gente è stata convinta che lo fosse, tuttora esistono persone che lo affermano, ma Arikawa è sicuro che non c'è niente di sbagliato nell'amarsi reciprocamente. Non si fa del male a nessuno, né si disonora alcuno se si sceglie di inseguire un certo tipo di feeling. Il fatto che Arikawa sia un eterosessuale rende il discorso inscenato dalla Takarai più convincente, perché l'autrice lascia passare il messaggio che un uomo, sia come sia, può innamorarsi di un altro uomo, senza ordine, senza costrizione, senza dubbi, così con naturalezza. Perché accade. E basta.
C'è una certa gentilezza nel tratto con cui la Takarai ha disegnato questo manga, appoggiando appena il pennino, quasi come se avesse avuto paura di far del male alla carta. Le linee sono morbide e sottili, mostrano una certa cura del dettaglio. La cromia dei grigi è ben orchestrata in un gioco di luci e ombre che rivaluta pienamente il bianco e nero del fumetto giapponese. Molto fine è anche il design dei protagonisti. Azzeccata è stata la scelta di ambientare la storia durante il periodo universitario, perché ha dato respiro alla trama scolastica e ha permesso all'autrice di servirsi di personaggi più maturi e pronti per un certo tipo di approccio al tema dell'omosessualità. Le scene di sesso rappresentano il perfetto coronamento della vicenda, arrivando come una ciliegina sulla torta al termine di questo percorso alla scoperta di sé e dell'altro. Sono infatti inserite con naturalezza alla fine della conoscenza fra Arikawa e Misaki, nel punto esatto in cui anche nella realtà quotidiana due innamorati l'avrebbero fatto.
L'edizione della Flashbook è meritevole come al solito: il volume è flessibile con sovraccoperta, la traduzione è buona. Il prezzo di 6.90€ purtroppo non è accessibile, ma rientra nella tendenza italiana di vendere gli yaoi ad un prezzo maggiorato. Paragonabile ad bel un mazzo di orchidee, Solo i fiori sanno… riesce a regalare la meraviglia di un bouquet di fiori che sbuca dietro l'occhiello della porta di casa, fra le braccia del tuo innamorato. Incantevole e romantico, come un bacio.
Il caso vuole che un professore suo conoscente porti Arikawa nel laboratorio microbiologico in cui collabora Misaki. È quindi il destino a piantare il seme di quest'amore omosessuale, sperando che un giorno esso si schiuda.
Edita in Italia dalla Flashbook col titolo Solo i fiori sanno…, questa miniserie in tre volumi di Rihito Takarai venne pubblicata nel 2009 sulla rivista Craft. Nella versione originale il manga si chiama Hana nomi zo shiru (花のみぞ知る), riprendendo l'espressione giapponese "Kami nomi zo shiru", che suona come il titolo di quella famosa canzone dei Beach Boys, e cioè "God only knows". Solo i fiori sanno... cosa avrei voluto sussurrarti quel giorno.
«Stavo per dire qualcosa fuori luogo, di nuovo. Non voglio assolutamente confessare i miei sentimenti ad Arikawa, eppure a volte, quando siamo vicini in quel modo, all'improvviso sorge in me il desiderio che se ne accorga. E poi me ne pento sempre. Perché, pur trattandosi del mio corpo, non riesco con il pensiero a cambiare il genere delle persone di cui mi innamoro? Perché…? Perché sono un uomo?»
Arikawa e Misaki, personaggi dinamici, cambiano molto nel corso della serie. E alla fine dei tre volumi non riesci a non pensare che sarebbe bello poterli vedere ancora evolversi. Misaki, soprattutto nel primo numero, appare scontroso e diffidente, mentre con l'avanzare della storia mostra di sé un lato dolce, affabile, passionale. Assomiglia ad una gemma che, chiusa su sé stessa, sembra urlare al mondo di lasciarla in pace nel suo bocciolo; al contempo, aspetta il momento giusto per tirar fuori la sua splendida corolla. E il momento giusto è solo di fronte a qualcuno che ha le mani adatte per raccogliere il suo fiore. È nell'interazione con Arikawa che Misaki si rende conto di cose di sé stesso alle quali non aveva mai fatto caso, domandandosi quali altri sentimenti gli si leggano in faccia di cui nemmeno lui ha coscienza. Volendo restare nella stessa metafora del bocciolo, Misaki ha bisogno di luce per germogliare e, per sua stessa ammissione, è Arikawa a portarlo verso la luce ogniqualvolta gli tende la mano per farlo rialzare. Come una bouganville, Misaki appoggia lo stelo ad un sostegno per venire fuori dai suoi sepali. Dall'altra parte, Arikawa si presenta superficiale ed istintivo. Frequentando Misaki comprende che per cogliere un bel fiore bisogna agire con delicatezza. Non occorre riversare ciò che proviamo tutto in una volta, con la paura dentro di non fare in tempo a catturare quell'attimo, altrimenti l'altro si spaventa. Eppure è proprio questa impulsività di Arikawa a spianargli la strada. Come gli suggerisce il professore: «Non ti preoccupare. Vai bene così come sei. Misaki è solo spaventato perché non è abituato ad entrare in contatto con le persone così come hai fatto tu finora. Ti basterà aspettare finché lui non si sarà abituato». Da impetuoso e irriverente che era all'inizio, Arikawa diviene capace di adattarsi al ritmo di crescita di Misaki, al punto che lascia a lui la scelta di accelerare quando vuole, o di rallentare quando vuole, il battito della loro storia. Tuttavia, sembra sempre essere un passo avanti al suo partner, ma lo fa inconsapevolmente: agisce solo seguendo il suo desiderio di amare Misaki, di proteggerlo, si fa guidare dai sentimenti e non pensa minimamente che chi ha di fronte è un giovane gay ferito. «Lui non mi ha mai guardato con occhi diversi perché sono omosessuale», urla Misaki addosso al suo primo amore infranto.
Delicato come un fiore. Un manga che sboccia pian pianino nel cuore del lettore. Un manga che sembra accarezzarti il viso con un cuscino di petali. Il punto di forza di Solo i fiori sanno… è la delicatezza, che emerge dalla trama, dai personaggi, dal disegno, ogni parte di questo manga sfiora morbidamente chi sfoglia le sue pagine. La Takarai non ha la pretesa di trattare tematiche imponenti, ma racconta la storia di Misaki ed Arikawa come se essa possa essere realmente accaduta da qualche parte. L'omosessualità è affrontata con semplicità e immediatezza, come qualcosa di naturale. Perché naturali sono i sentimenti che affiorano nel cuore di due ragazzi quando capiscono di volersi più che bene. La nascita di un amore dal suo primo momento fino all'oggi. Dal primo incontro, al primo sguardo, alle prime parole, al primo rossore, al primo sfiorarsi, alla prima mano che intreccia la mano dell'altro, al primo bacio, alla prima notte insieme. «Non è sbagliato?», chiede Misaki. Perché l'amore, in qualsiasi forma esso si manifesti, dovrebbe essere sbagliato? Per tanto tempo la gente è stata convinta che lo fosse, tuttora esistono persone che lo affermano, ma Arikawa è sicuro che non c'è niente di sbagliato nell'amarsi reciprocamente. Non si fa del male a nessuno, né si disonora alcuno se si sceglie di inseguire un certo tipo di feeling. Il fatto che Arikawa sia un eterosessuale rende il discorso inscenato dalla Takarai più convincente, perché l'autrice lascia passare il messaggio che un uomo, sia come sia, può innamorarsi di un altro uomo, senza ordine, senza costrizione, senza dubbi, così con naturalezza. Perché accade. E basta.
C'è una certa gentilezza nel tratto con cui la Takarai ha disegnato questo manga, appoggiando appena il pennino, quasi come se avesse avuto paura di far del male alla carta. Le linee sono morbide e sottili, mostrano una certa cura del dettaglio. La cromia dei grigi è ben orchestrata in un gioco di luci e ombre che rivaluta pienamente il bianco e nero del fumetto giapponese. Molto fine è anche il design dei protagonisti. Azzeccata è stata la scelta di ambientare la storia durante il periodo universitario, perché ha dato respiro alla trama scolastica e ha permesso all'autrice di servirsi di personaggi più maturi e pronti per un certo tipo di approccio al tema dell'omosessualità. Le scene di sesso rappresentano il perfetto coronamento della vicenda, arrivando come una ciliegina sulla torta al termine di questo percorso alla scoperta di sé e dell'altro. Sono infatti inserite con naturalezza alla fine della conoscenza fra Arikawa e Misaki, nel punto esatto in cui anche nella realtà quotidiana due innamorati l'avrebbero fatto.
L'edizione della Flashbook è meritevole come al solito: il volume è flessibile con sovraccoperta, la traduzione è buona. Il prezzo di 6.90€ purtroppo non è accessibile, ma rientra nella tendenza italiana di vendere gli yaoi ad un prezzo maggiorato. Paragonabile ad bel un mazzo di orchidee, Solo i fiori sanno… riesce a regalare la meraviglia di un bouquet di fiori che sbuca dietro l'occhiello della porta di casa, fra le braccia del tuo innamorato. Incantevole e romantico, come un bacio.