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"AC: Black Flag" nasce come videogioco dell'ormai famosa saga targata Ubisoft. E purtroppo il manga dimostra come questi esperimenti di trasposizione in chiave manga dovrebbero essere evitati.

Le vicende del manga ruotano attorno a un personaggio fittizio creato appositamente per il fumetto. Il giovane Masato viene richiamato da un'azienda, la Abstergo Industries per provare un nuovissimo sistema di realtà virtuale, che gli farà rivivere le avventure del pirata Edward Kenway, che Masato scoprirà poi essere un personaggio realmente esistito e a lui collegato.

Il manga ripropone una versione diluita della trama del videogioco. Il che potrebbe non essere un problema, purché ben raccontata e con tagli "mirati". Purtroppo, dopo una prima parte abbastanza fedele e dettagliata, inevitabilmente la narrazione diventa troppo rapida e sbrigativa per dare risalto adeguato alle situazioni e coinvolgere il lettore, che sarà per forza disorientato dai tanti eventi che scorrono rapidamente. Anche i personaggi e la loro caratterizzazione soffrono di queste scelte. Adewalé per esempio nel manga è quasi una macchietta, mentre nel gioco è un personaggio profondo e ben caratterizzato, con un ruolo di primo piano.
Per quanto mi renda conto della necessità di dover fare dei tagli per rendere la trama adattabile in appena due volumi il risultato rimane comunque troppo confusionario e sbrigativo per risultare accettabile. Perfino i personaggi ideati apposta per il fumetto come Masato risultano malriusciti e spesso fastidiosi nei loro atteggiamenti.

Il disegno ha un tratto a volte un po' rozzo, quasi abbozzato, ma non per questo sgradevole. Anzi, l'ho trovato abbastanza bello nel rendere alcune scene in particolare dedicate ad Edward e ai suoi scatti d'ira durante le battaglie.

Nell'insieme "Black Flag" è un esperimento interessante, ma con un risultato deludente. Se volete conoscere le avventure di Edward Kenway, datemi retta, comprate il videogioco.