Recensione
C'è chi con <i>"Lady Oscar"</i> ("Le rose di Versailles") - la versione animata - c'è rimasto letteralmente "fregato": quando ti dicono «14 luglio 1789», sì, pensi alla presa della Bastiglia, ma perché <ATTENZIONE! INIZIO SPOILER!>, ai suoi piedi s'è consumata la tragedia del più bel personaggio femminile partorito dal mondo dell'animazione <FINE SPOILER!>; a distanza di anni e anni ti viene sempre da piangere quando guardi l'episodio 40 (ma anche una bella fetta di quelli precedenti, il 19 per dirne uno); Maria Antonietta è diventata un'ossessione al punto che conosci meglio lei di tua nonna; magari sei pure finito a studiare storia all'università. Ecco, io ci sono rimasto...
Detto questo i fan della prima linea probabilmente mi lincerebbero, se dicessi che a me i gaiden - cioè le "storie extra" - di <i>"Lady Oscar"</i> sono piaciuti... Su questi capitoli, disegnati dall'autrice, Riyoko Ikeda, tra il 1984 e il 1986 (quindi più di dieci anni dopo la conclusione della serie regolare), sono stati riversati fiumi di critiche: il nuovo stile di disegno della Ikeda è bruttissimo, il nuovo personaggio (Loulou) è insopportabile, le storie non sono credibili, la comicità non si addice a questi personaggi...
Come dicevo, io ci sono rimasto "fregato" con l'anime di <i>"Lady Oscar"</i> e trovo che sia la serie animata giapponese più bella di sempre, soprattutto per i suoi indimenticabili personaggi e i drammi che si sono portati dietro, commuovendomi(ci) fino alle lacrime. Trovo quindi normale che molti siano rimasti del tutto perplessi, se non peggio, di fronte ad una bizzarra rivisitazione in chiave comica, con uno scenario da romanzetti gotici, di quello che ormai è un classico. Ma se devo essere sincero ho trovato più sconvolgente ritrovare gli stessi elementi di comicità nella serie regolare del manga, l'opera capostipite: perché sì, il manga di <i>"Lady Oscar"</i> è molto bello e altrettanto drammatico (per certi aspetti più completo rispetto all'anime), ma ha delle incredibili cadute di stile. Va bene che è stato lo shoujo manga della rivoluzione (in tutti i sensi), e che quindi doveva emanciparsi dalla comicità che caratterizzava questo genere, ma è anche vero che la Ikeda ha tirato fin troppo avanti le scenette comiche in una storia in cui la comicità ci stava come i cavoli a merenda...
Avendo quindi mandato giù un boccone un po' amaro, scoprendo che il manga di <i>"Lady Oscar"</i> ha queste imperfezioni (o meglio elementi stridenti), non ho poi trovato così strano trovare un'intera miniserie in cui invece questi elementi sono i cardini (la Ikeda dev'essere una simpaticona, oltre che una sadica!). Probabilmente, se si fosse trattato di una doujinshi partorita da una mano altrui, nessuno avrebbe battuto ciglio, anzi (sono tante le rivisitazioni comiche di grandi classici del drammone). Credo che lo scandalo sia fondamentalmente dovuto al fatto che invece questa "fan-fiction" (chiamiamola così) di <i>"Lady Oscar"</i> sia stata ideata proprio dalla Ikeda! Ma se presa per quella che è, una serie non regolare che nulla ha a che fare col grande classico, è un'operazione simpatica e divertente, soprattutto grazie al "personaggio leitmotiv", Loulou. Quest'ultima ha sei anni ed è la figlia di una delle sorelle maggiori di Oscar: rispetto alla zia non è bella, non ha la benché minima grazia, è una peste e una gran pasticciona. Sarà che sono zio anch'io, ma la trovo un personaggio adorabile. Soprattutto quando fa delle frecciatine argute ai personaggi che conosciamo tanto bene e alle loro crisi sentimentali: è proprio quando la Ikeda "prende in giro" questi drammi interiori che abbiamo tanto amato, che trovo che questa miniserie sia riuscita. L'autoironia è una cosa bellissima e i gaiden di <i>"Lady Oscar"</i> ne hanno da vendere.
Come suggerisce il titolo di fantasia adottato nell'edizione Planet Manga (<i>"Le storie gotiche"</i>), questa miniserie vede Oscar, André, Rosalie e Loulou coinvolti in una serie di casi che hanno il sapore dei racconti del mistero che andavano di moda tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Contesse sanguinarie, nobili senza scrupoli, bambole di porcellana, badesse inquietanti e fattucchiere demoniache sono i "nemici" che si porranno davanti ai nostri eroi. Tutti i casi verranno risolti grazie alla (spesso involontaria) arguzia di Loulou, una vera campionessa nell'arte di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e viceversa. C'è solo una storia che sfugge a questo contesto, in cui il mistero è di tipo puramente sentimentale (e riguarda un presunto figlio spurio del generale Jarjayes).
Come dicevo nel secondo paragrafo, questa miniserie è molto bistrattata anche per il comparto grafico: salvo la prima storia - quella ispirata alla famosa contessa Bathory e disegnata dalla Ikeda nel 1976, che quindi presenta lo "stile classico" dell'autrice giunto ai suoi vertici - gli altri capitoli presentano invece lo "stile nuovo", asciutto e spigoloso, adottato mentre la serie <i>"Orpheus"</i> era in corso d'opera. Il nuovo modo di disegnare di Riyoko Ikeda ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto perché era stata proprio lei a portare a livelli molto alti la grafica tipica degli shoujo manga degli anni Settanta, che, partendo dalle forme rotondeggianti di Osamu Tezuka, si era ricodificata in forme delicate ed eleganti (le stesse adottate con successo in animazione da mostri sacri come Akio Sugino e Shingo Araki).
In realtà, c'è da dire che il "secondo stile" della Ikeda è molto più personale di quello precedente, che era invece condiviso in linea generale con molte altre autrici formatesi nello stesso periodo (Sumika Yamamoto per fare un nome importante). Inoltre, c'è letteralmente un abisso qualitativo nella precisione e nell'accuratezza tra i due stili: il primo sopperiva alla scarsità di fondali con fiori e trine, il secondo presenta degli sfondi curatissimi in cui dominano paesaggi realistici, architetture ricercate, interni ben pensati e disegnati in maniera maniacale. Lo stesso si può dire per i dati della moda: il Settecento della serie classica di <i>"Lady Oscar"</i> è estremamente all'acqua di rose (con tanto di orrori, come i pantaloni a zampa di elefante), mentre quello dei gaiden è molto realistico (gli abiti delle dame e i salotti rococò sono una gioia per gli occhi).
Detto questo, è vero che vedere tutti questi elementi in qualcosa di completamente nuovo, come <i>"Eroica"</i> o <i>"Jotei Ekaterina"</i>, è un conto, ritrovarselo in qualcosa che si è sempre conosciuto con una veste è un altro. Senza dubbio l'effetto generale è quello di una stonatura e purtroppo sono i personaggi femminili a pagarne le conseguenze: la Oscar "classica" era androgina rispetto alle altre dame, ma comunque bella e femminile (di una femminilità moderna rispetto ai canoni della bambolina), quella "nuova" è invece disegnata esattamente come i personaggi maschili (non oso immaginare la famosa scena del ballo con Fersen... praticamente un travestito!). Addirittura Maria Antonietta risulta priva di femminilità, nonostante non manchino donne molto belle e femminili nella seconda produzione della Ikeda (Giuseppina di Beauharnais, Luisa di Meclemburgo, Anna Bolena...). Anche nei nuovi disegni che l'autrice continua a sfornare in occasione di eventi speciali, Oscar risulta purtroppo sempre troppo maschio...
Detto questo, consiglio i gaiden a tutti i fan dell'autrice e dell'opera classica. Vanno letti con molta ironia, spegnendo un po' il cervello e pensando che sono un <i>divertissement</i>. Possibilmente recuperate l'edizione d/visual che ancora (scrivo nel luglio 2015) si trova facilmente in commercio a prezzo di copertina (lo stesso non vale per la serie). Ottima carta, un sacco di illustrazioni a colori in apertura del volume tratte dagli artbook della serie canonica, tutte le pagine interne che devono essere a colori lo sono, traduzione e adattamento molto curati. Lo stesso non si può dire dell'edizione Planet Manga, che tra il bianco e nero totale e le tavole ribaltate sminuiva molto la qualità dell'opera. L'edizione Goen probabilmente non sarà all'altezza di quella d/visual da quello che ho potuto testare con mano, prendendo il primo volumetto nell'edizione speciale dell'Etna Comics (adattamento risibile e pagine stampate male!).
Detto questo i fan della prima linea probabilmente mi lincerebbero, se dicessi che a me i gaiden - cioè le "storie extra" - di <i>"Lady Oscar"</i> sono piaciuti... Su questi capitoli, disegnati dall'autrice, Riyoko Ikeda, tra il 1984 e il 1986 (quindi più di dieci anni dopo la conclusione della serie regolare), sono stati riversati fiumi di critiche: il nuovo stile di disegno della Ikeda è bruttissimo, il nuovo personaggio (Loulou) è insopportabile, le storie non sono credibili, la comicità non si addice a questi personaggi...
Come dicevo, io ci sono rimasto "fregato" con l'anime di <i>"Lady Oscar"</i> e trovo che sia la serie animata giapponese più bella di sempre, soprattutto per i suoi indimenticabili personaggi e i drammi che si sono portati dietro, commuovendomi(ci) fino alle lacrime. Trovo quindi normale che molti siano rimasti del tutto perplessi, se non peggio, di fronte ad una bizzarra rivisitazione in chiave comica, con uno scenario da romanzetti gotici, di quello che ormai è un classico. Ma se devo essere sincero ho trovato più sconvolgente ritrovare gli stessi elementi di comicità nella serie regolare del manga, l'opera capostipite: perché sì, il manga di <i>"Lady Oscar"</i> è molto bello e altrettanto drammatico (per certi aspetti più completo rispetto all'anime), ma ha delle incredibili cadute di stile. Va bene che è stato lo shoujo manga della rivoluzione (in tutti i sensi), e che quindi doveva emanciparsi dalla comicità che caratterizzava questo genere, ma è anche vero che la Ikeda ha tirato fin troppo avanti le scenette comiche in una storia in cui la comicità ci stava come i cavoli a merenda...
Avendo quindi mandato giù un boccone un po' amaro, scoprendo che il manga di <i>"Lady Oscar"</i> ha queste imperfezioni (o meglio elementi stridenti), non ho poi trovato così strano trovare un'intera miniserie in cui invece questi elementi sono i cardini (la Ikeda dev'essere una simpaticona, oltre che una sadica!). Probabilmente, se si fosse trattato di una doujinshi partorita da una mano altrui, nessuno avrebbe battuto ciglio, anzi (sono tante le rivisitazioni comiche di grandi classici del drammone). Credo che lo scandalo sia fondamentalmente dovuto al fatto che invece questa "fan-fiction" (chiamiamola così) di <i>"Lady Oscar"</i> sia stata ideata proprio dalla Ikeda! Ma se presa per quella che è, una serie non regolare che nulla ha a che fare col grande classico, è un'operazione simpatica e divertente, soprattutto grazie al "personaggio leitmotiv", Loulou. Quest'ultima ha sei anni ed è la figlia di una delle sorelle maggiori di Oscar: rispetto alla zia non è bella, non ha la benché minima grazia, è una peste e una gran pasticciona. Sarà che sono zio anch'io, ma la trovo un personaggio adorabile. Soprattutto quando fa delle frecciatine argute ai personaggi che conosciamo tanto bene e alle loro crisi sentimentali: è proprio quando la Ikeda "prende in giro" questi drammi interiori che abbiamo tanto amato, che trovo che questa miniserie sia riuscita. L'autoironia è una cosa bellissima e i gaiden di <i>"Lady Oscar"</i> ne hanno da vendere.
Come suggerisce il titolo di fantasia adottato nell'edizione Planet Manga (<i>"Le storie gotiche"</i>), questa miniserie vede Oscar, André, Rosalie e Loulou coinvolti in una serie di casi che hanno il sapore dei racconti del mistero che andavano di moda tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Contesse sanguinarie, nobili senza scrupoli, bambole di porcellana, badesse inquietanti e fattucchiere demoniache sono i "nemici" che si porranno davanti ai nostri eroi. Tutti i casi verranno risolti grazie alla (spesso involontaria) arguzia di Loulou, una vera campionessa nell'arte di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e viceversa. C'è solo una storia che sfugge a questo contesto, in cui il mistero è di tipo puramente sentimentale (e riguarda un presunto figlio spurio del generale Jarjayes).
Come dicevo nel secondo paragrafo, questa miniserie è molto bistrattata anche per il comparto grafico: salvo la prima storia - quella ispirata alla famosa contessa Bathory e disegnata dalla Ikeda nel 1976, che quindi presenta lo "stile classico" dell'autrice giunto ai suoi vertici - gli altri capitoli presentano invece lo "stile nuovo", asciutto e spigoloso, adottato mentre la serie <i>"Orpheus"</i> era in corso d'opera. Il nuovo modo di disegnare di Riyoko Ikeda ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto perché era stata proprio lei a portare a livelli molto alti la grafica tipica degli shoujo manga degli anni Settanta, che, partendo dalle forme rotondeggianti di Osamu Tezuka, si era ricodificata in forme delicate ed eleganti (le stesse adottate con successo in animazione da mostri sacri come Akio Sugino e Shingo Araki).
In realtà, c'è da dire che il "secondo stile" della Ikeda è molto più personale di quello precedente, che era invece condiviso in linea generale con molte altre autrici formatesi nello stesso periodo (Sumika Yamamoto per fare un nome importante). Inoltre, c'è letteralmente un abisso qualitativo nella precisione e nell'accuratezza tra i due stili: il primo sopperiva alla scarsità di fondali con fiori e trine, il secondo presenta degli sfondi curatissimi in cui dominano paesaggi realistici, architetture ricercate, interni ben pensati e disegnati in maniera maniacale. Lo stesso si può dire per i dati della moda: il Settecento della serie classica di <i>"Lady Oscar"</i> è estremamente all'acqua di rose (con tanto di orrori, come i pantaloni a zampa di elefante), mentre quello dei gaiden è molto realistico (gli abiti delle dame e i salotti rococò sono una gioia per gli occhi).
Detto questo, è vero che vedere tutti questi elementi in qualcosa di completamente nuovo, come <i>"Eroica"</i> o <i>"Jotei Ekaterina"</i>, è un conto, ritrovarselo in qualcosa che si è sempre conosciuto con una veste è un altro. Senza dubbio l'effetto generale è quello di una stonatura e purtroppo sono i personaggi femminili a pagarne le conseguenze: la Oscar "classica" era androgina rispetto alle altre dame, ma comunque bella e femminile (di una femminilità moderna rispetto ai canoni della bambolina), quella "nuova" è invece disegnata esattamente come i personaggi maschili (non oso immaginare la famosa scena del ballo con Fersen... praticamente un travestito!). Addirittura Maria Antonietta risulta priva di femminilità, nonostante non manchino donne molto belle e femminili nella seconda produzione della Ikeda (Giuseppina di Beauharnais, Luisa di Meclemburgo, Anna Bolena...). Anche nei nuovi disegni che l'autrice continua a sfornare in occasione di eventi speciali, Oscar risulta purtroppo sempre troppo maschio...
Detto questo, consiglio i gaiden a tutti i fan dell'autrice e dell'opera classica. Vanno letti con molta ironia, spegnendo un po' il cervello e pensando che sono un <i>divertissement</i>. Possibilmente recuperate l'edizione d/visual che ancora (scrivo nel luglio 2015) si trova facilmente in commercio a prezzo di copertina (lo stesso non vale per la serie). Ottima carta, un sacco di illustrazioni a colori in apertura del volume tratte dagli artbook della serie canonica, tutte le pagine interne che devono essere a colori lo sono, traduzione e adattamento molto curati. Lo stesso non si può dire dell'edizione Planet Manga, che tra il bianco e nero totale e le tavole ribaltate sminuiva molto la qualità dell'opera. L'edizione Goen probabilmente non sarà all'altezza di quella d/visual da quello che ho potuto testare con mano, prendendo il primo volumetto nell'edizione speciale dell'Etna Comics (adattamento risibile e pagine stampate male!).