Recensione
Toradora! (Novel)
9.0/10
Toradora! è una serie di light novel scritta da Yuyuko Takemiya e illustrata da Yasu, la cui pubblicazione è cominciata nel 2006 per poi finire, con il decimo volume, nel 2009. Comincio subito con il dire che è stata una lettura davvero coinvolgente ed interessante, anche perché sono finalmente riuscito a coprire quelli che sembravano "buchi narrativi" dell'anime tratto da questa serie. In questa recensione non affronterò un confronto tra le light novel e l'anime, perché parlarne senza fare spoiler mi è del tutto impossibile. L'unica cosa che mi preme davvero di dire è che tutto ciò che sembra immotivato o forzato nell'anime (come alcune reazioni eccessive o l'evoluzione del rapporto tra i personaggi) ha invece uno sviluppo naturale e convincente nell'originale cartaceo.
Ryūji Takasu è uno studente particolarmente frustrato per il suo aspetto. Infatti, pur essendo una persona gentile e disponibile, ha ereditato da suo padre uno sguardo truce che lo fa sembrare un sorta di delinquente e per questo è temuto da tutti. Ryūji è pieno di aspettative per l'inizio del suo secondo anno di superiori perché, finalmente, sarà nella stessa classe della ragazza di cui è innamorato, Minori Kushieda. Durante il primo giorno di scuola, mentre Ryūji si dirige in aula con il suo migliore amico Yūsaku Kitamura, si scontra con Taiga Aisaka, una ragazza che, nonostante i suoi 145 cm scarsi ed il suo aspetto da bambola francese, è considerata l'animale più pericoloso di tutta la scuola e per questo si è guadagnata l'appellativo di "Tigre Palmare". Ryūji si decide a fare di tutto per evitare altri rapporti con Taiga, ma ben presto si accorgerà di non poterne fare a meno perché, come vuole la leggenda, la Tigre ed il Dragone sono destinati ad essere compagni. La serie copre l'intero secondo anno dei protagonisti (la fine si ha durante il primo giorno del terzo anno, e non dopo il diploma come nell'anime), a cui bisogna aggiungere Ami Kawashima, modella e amica d'infanzia di Yūsaku dal carattere molto particolare.
E' possibile vedere la serie come divisa in due parti. La prima, che termina verso la fine del quarto libro (per chi ha visto l'anime, in questo volume si racconta del viaggio al mare nella villa di Ami), serve da introduzione per i cinque personaggi principali e da descrizione dei rapporti che si formeranno tra questi. Pur non mancando scene con un'atmosfera seria e toccante, per lo più la storia si presenta come una classica commedia scolastica.
La seconda parte comincia alla fine del quarto volume, momento in cui Taiga "comprende di non aver capito nulla", e la narrazione, pur presentando ancora diverse note comiche, diventa molto meno scanzonata. La Takemiya, approfondendo il passato di Taiga e Ryūji, ne approfitta per inserire temi piuttosto seri, alcuni pesanti come l'essere abbandonati da tutti o l'impossibilità di ottenere le cose che si desiderano, altri molto più comuni per studenti delle superiori, come amori non corrisposti, il non sapere che cosa fare nel futuro o la paura di prendere la decisione sbagliata. Per quanto la differenza di tematiche tra lei due parti sia palese, lo stile di scrittura non cambia, rendendo la lettura sempre interessante e scorrevole. Personalmente ho trovato il livello della serie costante, dal primo all'ultimo libro, senza alti o bassi, e sempre molto coinvolgente.
I personaggi che compaiono nella serie non sono troppi, ma per evitare una recensione infinita mi concentrerò solo sulla "coppia" che ha dato il nome all'opera: Taiga e Ryūji. Partendo dal protagonista maschile, ho già detto che Ryūji soffre molto per il suo aspetto. Per quanto questa caratteristica (il suo sguardo) venga utilizzata quasi esclusivamente a fini comici, è indubbio che abbia avuto pesanti ripercussioni sul suo carattere. Ad esempio, è sempre molto attento a come si comporta, appunto per non dare adito a situazioni fraintendibili. E' un ragazzo sempre pronto a tendere la mano a chi è in difficoltà, anche se troppo spesso questo desiderio di aiutare gli altri secondo il suo modo di pensare lo porterà a fare grossi errori di cui si pentirà amaramente. Anche se sembra un tipo indipendente, non lo è affatto e dipende totalmente (almeno moralmente) da sua madre. Non avendo mai avuto un padre, ha il terrore di restare da solo e proprio per questo farà fatica a scegliere il suo futuro. Ma alla fine sarà in grado di fare la scelta giusta, quella che renderà tutti felici.
Passando a Taiga, personalmente la considero il personaggio più riuscito della serie. In netto contrasto con il suo aspetto fisico minuto, è una ragazza forte, arrogante, rozza, goffa ed egoista. Una ragazza che guarda sempre avanti, andando contro tutto e tutti, per poi piangere e disperarsi solo dopo essersi assicurata che nessuno possa vederla. In netto contrasto con il suo atteggiamento, è una ragazza estremamente fragile. Abbandonata dalla sua famiglia, risponde abbandonandola a sua volta. Quando si rende conto che per lei è impossibile ottenere ciò che desidera, piuttosto che continuare a ferirsi decide di non desiderare più niente, accontentandosi di guardare da lontano. Vuole convincersi che il semplice guardare le sia sufficiente, anche se sa bene che non è vero. E' questa la cosa che forse colpisce di più, non è il classico stereotipo di personaggio ideale che si fa da parte per la felicità degli altri, ma è un personaggio molto più reale, che cerca di farsi da parte ma non riesce a reprimere i propri sentimenti, fallendo nell'obiettivo che si era prefissa.
Anche gli altri personaggi principali sono tutti ben fatti, con delle proprie caratteristiche verosimili e storie molto coinvolgenti. Tra i personaggi veramente secondari, una menzione d'onore è necessaria per Kōji Haruta, il compagno di classe idiota che non capisce mai nulla, ma per la scenata fatta in classe per distogliere l'attenzione di Koigakubo-sensei da Taiga e Ryūji nell'ultimo volume (pur non avendo idea di cosa stesse succedendo), si è guadagnato tutta la mia stima.
Passando a parlare dei difetti dell'opera, se volessi seguire la linea di pensiero di un certo Hachiman Hikigaya, secondo cui "non conta come è scritta una novel, perché tanto i disegni sono più importanti del contenuto stesso", allora avrei dovuto assegnare a Toradora! meno della metà del voto deciso. Infatti, tra i difetti rientrano, senza alcun dubbio, le tavole di Yasu-sensei (se penso ai disegni curati da Eeji Komatsu per Golden Time , opera più recente della Takemiya, mi viene da piangere). Le tavole, nella loro semplicità (e, sia chiaro, la semplicità in sé non la considero un difetto), riescono a trasmettere poco o nulla, anche nei momenti più coinvolgenti della storia. Il character design è decisamente scialbo ed insipido, e ben poco ha a che vedere con il design fantastico dell'adattamento manga di Zekkyō o con quello comunque molto accattivante di Masayoshi Tanaka. E' possibile notare un evidente miglioramento passando dal primo al decimo volume, ma il risultato finale resta comunque nettamente inferiore rispetto ai due adattamenti tratti dalla serie.
Un ulteriore difetto lo si ha al volume 10, e più precisamente sto parlando del discorso pronunciato da Taiga ai suoi amici. Il problema non è il discorso in sé, molto toccante e romantico, ma è poco verosimile che un personaggio come quello di Taiga riesca ad esprimere i propri sentimenti in maniera così chiara ed aperta, quando poco prima faceva fatica persino a respirare quando si trovava nelle vicinanze del ragazzo di cui era innamorata. Forse questo vuole sottolineare la differenza che ci può essere tra il vero amore e una semplice cotta, e in parte sicuramente ci riesce (principalmente per quanto successo nei volumetti precedenti), ma la crescita psicologica del personaggio durante la narrazione (almeno dal punto di vista dei rapporti affettivi) non è tale da rendere questo discorso naturale, per quanto, lo ripeto, non venga detto nulla di particolarmente strano.
In conclusione, Toradora! è stata una lettura totalmente coinvolgente, che è stata in grado di farmi ridere e piangere passando da una riga all'altra. L'ho letto davvero volentieri dall'inizio alla fine, senza mai trovare punti noiosi, nonostante già conoscessi (più o meno) la storia grazie all'anime. Un'opera che leggerò di sicuro altre volte, sperando di riuscire a vedere l'edizione italiana della JPOP completa prima che l'inferno congeli.
Ryūji Takasu è uno studente particolarmente frustrato per il suo aspetto. Infatti, pur essendo una persona gentile e disponibile, ha ereditato da suo padre uno sguardo truce che lo fa sembrare un sorta di delinquente e per questo è temuto da tutti. Ryūji è pieno di aspettative per l'inizio del suo secondo anno di superiori perché, finalmente, sarà nella stessa classe della ragazza di cui è innamorato, Minori Kushieda. Durante il primo giorno di scuola, mentre Ryūji si dirige in aula con il suo migliore amico Yūsaku Kitamura, si scontra con Taiga Aisaka, una ragazza che, nonostante i suoi 145 cm scarsi ed il suo aspetto da bambola francese, è considerata l'animale più pericoloso di tutta la scuola e per questo si è guadagnata l'appellativo di "Tigre Palmare". Ryūji si decide a fare di tutto per evitare altri rapporti con Taiga, ma ben presto si accorgerà di non poterne fare a meno perché, come vuole la leggenda, la Tigre ed il Dragone sono destinati ad essere compagni. La serie copre l'intero secondo anno dei protagonisti (la fine si ha durante il primo giorno del terzo anno, e non dopo il diploma come nell'anime), a cui bisogna aggiungere Ami Kawashima, modella e amica d'infanzia di Yūsaku dal carattere molto particolare.
E' possibile vedere la serie come divisa in due parti. La prima, che termina verso la fine del quarto libro (per chi ha visto l'anime, in questo volume si racconta del viaggio al mare nella villa di Ami), serve da introduzione per i cinque personaggi principali e da descrizione dei rapporti che si formeranno tra questi. Pur non mancando scene con un'atmosfera seria e toccante, per lo più la storia si presenta come una classica commedia scolastica.
La seconda parte comincia alla fine del quarto volume, momento in cui Taiga "comprende di non aver capito nulla", e la narrazione, pur presentando ancora diverse note comiche, diventa molto meno scanzonata. La Takemiya, approfondendo il passato di Taiga e Ryūji, ne approfitta per inserire temi piuttosto seri, alcuni pesanti come l'essere abbandonati da tutti o l'impossibilità di ottenere le cose che si desiderano, altri molto più comuni per studenti delle superiori, come amori non corrisposti, il non sapere che cosa fare nel futuro o la paura di prendere la decisione sbagliata. Per quanto la differenza di tematiche tra lei due parti sia palese, lo stile di scrittura non cambia, rendendo la lettura sempre interessante e scorrevole. Personalmente ho trovato il livello della serie costante, dal primo all'ultimo libro, senza alti o bassi, e sempre molto coinvolgente.
I personaggi che compaiono nella serie non sono troppi, ma per evitare una recensione infinita mi concentrerò solo sulla "coppia" che ha dato il nome all'opera: Taiga e Ryūji. Partendo dal protagonista maschile, ho già detto che Ryūji soffre molto per il suo aspetto. Per quanto questa caratteristica (il suo sguardo) venga utilizzata quasi esclusivamente a fini comici, è indubbio che abbia avuto pesanti ripercussioni sul suo carattere. Ad esempio, è sempre molto attento a come si comporta, appunto per non dare adito a situazioni fraintendibili. E' un ragazzo sempre pronto a tendere la mano a chi è in difficoltà, anche se troppo spesso questo desiderio di aiutare gli altri secondo il suo modo di pensare lo porterà a fare grossi errori di cui si pentirà amaramente. Anche se sembra un tipo indipendente, non lo è affatto e dipende totalmente (almeno moralmente) da sua madre. Non avendo mai avuto un padre, ha il terrore di restare da solo e proprio per questo farà fatica a scegliere il suo futuro. Ma alla fine sarà in grado di fare la scelta giusta, quella che renderà tutti felici.
Passando a Taiga, personalmente la considero il personaggio più riuscito della serie. In netto contrasto con il suo aspetto fisico minuto, è una ragazza forte, arrogante, rozza, goffa ed egoista. Una ragazza che guarda sempre avanti, andando contro tutto e tutti, per poi piangere e disperarsi solo dopo essersi assicurata che nessuno possa vederla. In netto contrasto con il suo atteggiamento, è una ragazza estremamente fragile. Abbandonata dalla sua famiglia, risponde abbandonandola a sua volta. Quando si rende conto che per lei è impossibile ottenere ciò che desidera, piuttosto che continuare a ferirsi decide di non desiderare più niente, accontentandosi di guardare da lontano. Vuole convincersi che il semplice guardare le sia sufficiente, anche se sa bene che non è vero. E' questa la cosa che forse colpisce di più, non è il classico stereotipo di personaggio ideale che si fa da parte per la felicità degli altri, ma è un personaggio molto più reale, che cerca di farsi da parte ma non riesce a reprimere i propri sentimenti, fallendo nell'obiettivo che si era prefissa.
Anche gli altri personaggi principali sono tutti ben fatti, con delle proprie caratteristiche verosimili e storie molto coinvolgenti. Tra i personaggi veramente secondari, una menzione d'onore è necessaria per Kōji Haruta, il compagno di classe idiota che non capisce mai nulla, ma per la scenata fatta in classe per distogliere l'attenzione di Koigakubo-sensei da Taiga e Ryūji nell'ultimo volume (pur non avendo idea di cosa stesse succedendo), si è guadagnato tutta la mia stima.
Passando a parlare dei difetti dell'opera, se volessi seguire la linea di pensiero di un certo Hachiman Hikigaya, secondo cui "non conta come è scritta una novel, perché tanto i disegni sono più importanti del contenuto stesso", allora avrei dovuto assegnare a Toradora! meno della metà del voto deciso. Infatti, tra i difetti rientrano, senza alcun dubbio, le tavole di Yasu-sensei (se penso ai disegni curati da Eeji Komatsu per Golden Time , opera più recente della Takemiya, mi viene da piangere). Le tavole, nella loro semplicità (e, sia chiaro, la semplicità in sé non la considero un difetto), riescono a trasmettere poco o nulla, anche nei momenti più coinvolgenti della storia. Il character design è decisamente scialbo ed insipido, e ben poco ha a che vedere con il design fantastico dell'adattamento manga di Zekkyō o con quello comunque molto accattivante di Masayoshi Tanaka. E' possibile notare un evidente miglioramento passando dal primo al decimo volume, ma il risultato finale resta comunque nettamente inferiore rispetto ai due adattamenti tratti dalla serie.
Un ulteriore difetto lo si ha al volume 10, e più precisamente sto parlando del discorso pronunciato da Taiga ai suoi amici. Il problema non è il discorso in sé, molto toccante e romantico, ma è poco verosimile che un personaggio come quello di Taiga riesca ad esprimere i propri sentimenti in maniera così chiara ed aperta, quando poco prima faceva fatica persino a respirare quando si trovava nelle vicinanze del ragazzo di cui era innamorata. Forse questo vuole sottolineare la differenza che ci può essere tra il vero amore e una semplice cotta, e in parte sicuramente ci riesce (principalmente per quanto successo nei volumetti precedenti), ma la crescita psicologica del personaggio durante la narrazione (almeno dal punto di vista dei rapporti affettivi) non è tale da rendere questo discorso naturale, per quanto, lo ripeto, non venga detto nulla di particolarmente strano.
In conclusione, Toradora! è stata una lettura totalmente coinvolgente, che è stata in grado di farmi ridere e piangere passando da una riga all'altra. L'ho letto davvero volentieri dall'inizio alla fine, senza mai trovare punti noiosi, nonostante già conoscessi (più o meno) la storia grazie all'anime. Un'opera che leggerò di sicuro altre volte, sperando di riuscire a vedere l'edizione italiana della JPOP completa prima che l'inferno congeli.