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8.0/10
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Quando presi in mano per la prima volta Crimson Wolf, sfogliandolo rimasi colpito sia dai disegni che dal tratto. Inizialmente ero un po’ perplesso perché la storia non era del tutto chiara, e questo alone di “mistero” mi faceva ben sperare nella sua originalità narrativa.

Il manga, di fatti, affronta allegoricamente molte tematiche, quali ad esempio trascendenza, introspezione, moralità, paura del relazionarsi e altre ancora. Se vediamo Crimson Wolf sotto una luce diversa, citando semplicemente la trama: “Tutti gli uomini sono lupi travestiti da pecore e questo vale pure per Youchi Douchinji, un ragazzo che pensa a diverse cose ma che non riesce mai ad esprimerle a voce”, potrebbe tranquillamente essere un libro pop-up per bambini, dove l’immagine tridimensionale creata dalla nostra testa altri non è che un dibattito semplicistico tra quello che è il pensiero di Schopenhauer e quello di Kant, che induce a porsi interessanti domande sul senso della Vita.

Il manga si dipana su quattro volumi ed è autoconclusivo: ci racconta la storia dello strano incontro di Youchi con Ayame e del rapporto che si viene a creare tra i due. La trama ti coinvolge in assurdi scontri che avvengono nel mondo alternativo della Luna rossa, dove Ayame può affrontare i vari Lupi – ovvero i desideri nascosti in ognuno di noi che si manifestano in mostruose aberrazioni del subcosciente. Quello che colpisce nella storia, più che lo scontro tra il bene e il male (che in effetti è opinabile), è quello che intercorre tra i protagonisti, che alla fine rincorrono un ruolo senza accorgersi che da sempre sono sul palco in attesa dell’applauso di chi ha deciso di non nascondersi più al relazionarsi con gli altri.

La trama scorre a tratti poco fluidamente, ma questo si genera quando all’azione si aggiunge un lato psicologico e allegorico forte e occorre estrapolare da ogni immagine un significato; il che fondamentalmente a me non dispiace, ma viene a mancare fino al finale la chiave di lettura di tutto il manga che fa apprezzare veramente l’opera per quello che è: originale e sorprendente sotto molti punti di vista. La scenografia sicuramente la fa da padrona negli scontri ben sceneggiati e delineati nella storia. Yoichi, il nostro protagonista, è ben realizzato sotto molti punti di vista e funge bene nel ruolo di “pecora” della misteriosa Ayame, alla quale è legato in realtà molto più che da una catena… che sia un’ancora?

Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, senza sbavature che potrebbero risultare “antipatiche”: protagonisti e compagni ruotano intorno alla ricerca del confronto, in eterna rivalità tra il lupo interiore e la catena che li costringe al palo. Anche in questo caso non esistono veri e propri cattivi ma bensì antagonisti come in una gara dove ogni colpo è valido per arrivare al premio finale! I disegni mi sono piaciuti particolarmente, un bello stile anche nelle scene di combattimento, anche se sono solo la ciliegina sulla torta rispetto al complesso dell’opera.