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6.0/10
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Il connubio dei giochi con gli anime è consolidato da tempo. Sembra ieri, quando ai tempi delle medie, durante la ricreazione, i coetanei estrapolavano dallo zaino un Gameboy, un Beyblade o un mazzo di carte per divertirsi in compagnia e imitare i loro idoli di "Pokémon", "Beyblade" o "Yu-Gi-Oh". Tornei amatoriali fiorivano ovunque e sfidanti più o meno capaci approdavano alle porte delle classi avversarie, cercando di ottenere l'agognato riconoscimento di "migliore". Inutile dimenticare il ruolo predominante che gli anime di questi giochi occupavano negli spazi mattutini e pomeridiani dedicati ai cartoni: si assisteva a battaglie mirabolanti per la salvezza del mondo, a poteri unici che si cercava inutilmente di replicare a scuola e a rivalità fra protagonisti e coprotagonisti che sembravano pari a tradimenti fra Paesi alleati. Queste serie stimolavano, facevano sentire più adulti e i loro riflessi si estendevano al gioco, quasi la maturazione delle abilità nelle partite condizionasse la medesima crescita personale. Il mito nasceva e così restava nel cuore.

Non tutte le serie animate dedicate alla promozione di giochi, però, suscitavano lo stesso effetto: molte di esse finivano nel dimenticatoio, come "Medarot" o "Duel Master". Altre brillavano di una luce talmente abbagliante da oscurare la ragione per cui erano nate, come "Digimon". Sebbene nel caso dei mostri digitali il problema abbia portato alla serie tanta fortuna e stagioni successive, lo scopo principale falliva in entrambi i casi: vendere i giochi collegati all'anime.

"Luck & Logic" ripercorre i passi dei suoi predecessori, partendo quasi in simultanea con la pubblicazione del gioco: il primo episodio arriva in Giappone il 9 gennaio di quest'anno, mentre le carte si manifestano sul mercato oltre un mese dopo, il 28 febbraio. Ma la domanda più importante resta una: riesce ad eguagliare i risultati famosi del passato? E' un anime in grado di conquistare l'animo dei fanciulli per portarli a comprare il merchandising?

A cominciare dalla trama, sembrerebbe che le orme siano ricalcate per bene: Septia è il modo con cui si definisce la Terra in questo universo, in cui gli Dei della vicina Tetra Heaven si avventurano di tanto in tanto per stringere dei patti con i Logicalist, degli esseri umani con delle abilità particolari con cui possono capire la Logic degli abitanti di altri mondi. A seguito di una lunga battaglia sul pianeta delle divinità, gli sconfitti di questa guerra scendono su Septia per costringere gli esseri umani alla Trance, il procedimento con cui le due Logic si fondono, per trasformarsi in sembianze terribili dai poteri straordinari. In questo tripudio di ambientazione fantasy mista a fantascienza, Yoshichika Tsurugi (il protagonista) stringe un patto con la dea Athena per tornare ad essere un Logicalist, a seguito del ritrovamento, da parte della divinità, della carta Logic che aveva perduto in una missione avvenuta anni prima. Il suo ritorno nell'ALCA, la polizia speciale che si occupa di addestrare i Logicalist, sarà costellato di nuove conoscenze e insidie.

Un inizio standard, anche se con qualche slancio di originalità: Yoshichika ha esperienza con il tema della Trance, essendo un ex Logicalist il quale è rimasto scottato dall'utilizzo di una tecnica proibita, l'Overtrance, durante un combattimento. Il ruolo all'interno del team di Logicalist di cui entrerà a far parte, inoltre, si limiterà a quello di capo con funzioni strategiche e di protezione, lasciando la componente d'azione agli altri membri del gruppo: Chloe, la dirompente pattuente di Valkyrie, Mana, la timida compagna di Altemis, e Tamaki l'ex capo-gruppo in coppia con Venus. Nonostante il cast di comprimari sia composto da tantissime ragazze, l'anime non abbindola con la strada facile dell'harem, preferendo un percorso improntato sullo sviluppo delle amicizie e delle dinamiche di team, con qualche punta di acredine iniziale fra Tamaki e Yoshichika e una rivalità perpetua fra quest'ultimo e Olga, l'unico Logicalist ancora senza pattuente. Le puntate di partenza, infatti, verranno dedicate a turno ad ogni membro del gruppo, per analizzare le loro personalità e far crescere il rapporto di fiducia fra loro e Yoshichika, riuscendo ottimamente in questo compito con Tamaki e Mana. La prima accetterà che il ragazzo sia più esperto di lei, la seconda imparerà ad abbandonare il triste passato alle spalle per maturare come persona.

I pochi esempi positivi, tuttavia, sono sommersi dai problemi, uno su tutti il rapporto fra Yoshichika e Athena: i due paiono assolvere alla parte romantica della serie con qualche provocazione, ma la dicotomia è sempre quella del ragazzo integerrimo, facile all'imbarazzo, e della ragazza procace con un pacato interesse per l'altro. Una fantasia che mira ad accalappiare il pubblico maschile, dimostrata anche dalle rare scene di fanservice con al centro Athena. La sua personalità, molto simile a una Nadeshiko realizzata male, sfugge ai tentativi di essere inquadrata, scomparendo sotto il peso del pattuente e degli altri membri del cast.

Sono proprio le divinità a pagare lo scotto peggiore della scarsa caratterizzazione: Valkyrie, Altemis, Venus, Nemesis e successivamente Quetzalcoatl interpretano parti piatte e senza alcun tipo di approfondimento; nell'ordine rappresentano gli stereotipi della combattente maschiaccio, della taciturna riflessiva, della seduttrice espansiva, della ragazzina inquietante e della mascotte mangereccia. Inutile dire che gli dei resteranno imprigionati in queste gabbie, che si ripercuotono anche nel comparto visivo: se il character design dei Logicalist è simpatico e accattivante per quanto concerne l'aspetto quotidiano, ad eccezione di quello di Yoshichika che ripropone pedissequamente il generico protagonista di anime per ragazzi, il design delle divinità è poco ispirato e d'impatto. Non aiuta il fatto che la loro mise di tutti i giorni sia di un grigio tenue, quasi a voler accentuare la loro appartenenza allo sfondo. Il look dei costumi, purtroppo, sembra risentire della Trance con le divinità: sembra fare il verso alle majokko senza portare avanti un design coerente ed efficace; la tenuta dal pelo arancione di Chloe non solo diffonde un'aura pacchiana, ma stride con i vestiti rosa acceso da fata di Tamaki e con l'abbigliamento underground di Mana.

Altra nota dolente riguarda l'animazione dei combattimenti, creata con l'ausilio del 3D, fluida ma che stride con il resto della puntata. Strappa solo un fugace sorriso quando si realizza che potrebbe essere una scelta voluta degli animatori, per dare l'idea di una sottospecie di videogame che potesse accostarsi al tema del gioco. Questo pensiero potrebbe portare a una domanda ulteriore, di non scarsa importanza: se la serie animata è un modo per promuovere un gioco di carte, queste ultime dove sono?

A differenza di "Yu-Gi-Oh" o "Duel Master", "Luck & Logic" sfrutta un cammino insolito per le carte, preferendo non focalizzare la sua narrazione sul gioco. Una decisione che permette alla serie animata di ergersi come una visione indipendente, forse non utile a introdurre alle regole e alle varie meccaniche di una partita, ma che riesce a incuriosire per andare poi da soli a scoprire il mondo esposto nell'anime.

Ma l'opera è interessante? "Luck & Logic" appassiona e spinge i suoi spettatori a interessarsi ai prodotti di riferimento? Purtroppo è difficile soprassedere alle tante mancanze della serie: l'intreccio narrativo banale e incoerente mostra tutta la sua pochezza nello stravolgimento della personalità di Olga sul finale, per forzare a tutti i costi una battaglia conclusiva fra lui e Yoshichika. La caratterizzazione scarsa dei personaggi e delle loro relazioni, accompagnate da un comparto visivo dai colori accesi ma che vede il resto nella norma o sotto il livello della mediocrità, dovrebbe lasciar presagire una certa difficoltà nell'attrarre il pubblico e portare il successo sperato.

Eppure, quei lampi di originalità sono inaspettati e positivi: l'indipendenza dal gioco di carte, il voler portare un po' di aria fresca dando un passato diverso al classico protagonista, il non voler assecondare i gusti odierni del pubblico con un harem, ma con una normale situazione di collaborazione e amicizia fra compagni di team, riescono a toccare una corda da qualche parte. Quel tanto che basta per arrivare alla conclusione della serie e assistere all'orrendo finale.

Sei, perché un po' di speranza è d'obbligo per portare novità nel genere.