Recensione
“Shoujo tachi-wa Kouya wo Mezasu” è una commedia scolastica delle più classiche in assoluto, riprende a piene mani i cliché già visti a più riprese in ogni opera del genere e sfrutta personaggi ancor più tipici. Eppure colpisce, appassiona e attira per una trama epurata da imperfezioni vistose e modellata su misura dello spettatore. E’ conscia di avere tra le mani un prodotto altamente sfruttato e cerca dunque di giocare proprio su questi fattori, rendendoli antichi e nuovi allo stesso tempo.
Le dodici puntate scorrono in maniera fluida e piacevole, in una realtà semplice ma comunque sufficiente per divertire e stupire.
Buntaro Houjou è un ragazzo polivalente, che s’impegna al massimo in tutto ciò che fa, ma, allo stesso tempo, non riesce veramente a dedicarsi al 100% a un’attività specifica. Continua a vagare da una parte all’altra, senza però trovare un luogo in cui fermarsi. E tale posto speciale glielo offrirà Sakuki Kuroda, una sua compagna di classe. Questa, dopo averlo improvvisamente invitato a un appuntamento nel fine settimana, gli propone un “gioco” da fare insieme. E con gioco non intendo alcun doppio senso, visto che il lavoro che si accingeranno a compiere sarà proprio quello di creare un videogioco. Buntaro pare leggermente sorpreso, ma, alla fine, acconsente. Gli sembra l’occasione giusta per capire veramente la strada che vorrà compiere nel suo futuro più prossimo.
La partenza è buona, bisogna ora vedere come sarà il resto della corsa. Il protagonista non mostra nulla di speciale, ma, proprio in questa sua mediocrità, risplende al massimo. E’ un normalissimo ragazzo, che non possiede abilità particolari e nemmeno pare circondato da un gran numero di ragazze infatuate di lui. Tutto ciò che realizzerà nel corso della serie sarà solo grazie alle sue forze, senza disdegnare ovviamente l’aiuto di qualche buon amico.
E, concentrandoci su questi ultimi, vediamo allora il gruppo principale della commedia: Kuroda è la coprotagonista, ma non per questo si erge più degli altri nel contesto generale della storia. Insieme a lei, compaiono altri giovani studenti che, in un modo o nell’altro, sono interessati al mondo videoludico. Tra questi non ho potuto disdegnare la presenza di Yuuka Kobayakawa, una ragazza energica e solare, che riuscirà a portare qualche raggio di sole in mezzo a quel gruppo di giovani intraprendenti. Amica d’infanzia del protagonista, è, come spesso succede, innamorata di quest’ultimo. Ma, per fortuna, non ci sarà alcun risvolto sentimentale né con lei né con la classica protagonista di turno. O meglio, un accenno c’è, ma, forse per non appesantire troppo la trama, si è saggiamente scelto di evitare un’avventura in questo campo impervio.
E allora godiamoci le fatiche dei vari ragazzi, non solo per creare il videogioco in sé, ma anche nel creare e consolidare il gruppo. Liti non mancheranno, ma in un modo o nell’altro si riesce sempre ad aggiustare la situazione. Un risvolto prevedibile, dunque? Sì e no. Se da un lato il lieto fine non sembra per nulla in discussione, dall’altro la strada per raggiungerlo è impervia e per nulla scontata.
La grafica risulta piuttosto buona, anche se non proprio eccezionale. Colori non troppo luminosi, ma neanche tetri. Un clima di rassicurante serenità, che passa spesso in mezzo a una coltre di nuvole pericolosa. Buono il gioco di luci e ombre, così come la gestione dei tempi e delle varie situazioni. Il fanservice c’è, ma con il contagocce, per una commedia che non ha bisogno di mostrare nulla di eccessivamente provocante.
Le musiche non si distinguono per vivacità, ma accompagnano in maniera diligente il corso della trama. Il doppiaggio è nella norma, e va così a concludere un comparto tecnico discreto, sebbene non sensazionale. Forse, con un leggero miglioramento di quest’ultimo, anche l’opera avrebbe avuto un effetto ancor più dirompente.
Il finale non è un addio, anzi pare più un lieto arrivederci verso giorni futuri che, ahimè, non credo vedremo mai. La vicenda principale si è conclusa, il resto non era affare nostro, e nemmeno della serie. Buntaro riuscirà a trovare la propria strada? E per quanto riguarda la compagna della propria vita?
Tutte domande più che lecite, alle quali, purtroppo, non possiamo rispondere. Da un lato rammarica non riuscire a concludere pienamente con il botto, ma, d’altro canto, ci sarebbe voluto sicuramente più tempo e uno sviluppo maggiormente elaborato. Si è scelto invece di mantenere toni più tranquilli che, tutto sommato, soddisfano e allietano.
Voto finale: 8 meno
Le dodici puntate scorrono in maniera fluida e piacevole, in una realtà semplice ma comunque sufficiente per divertire e stupire.
Buntaro Houjou è un ragazzo polivalente, che s’impegna al massimo in tutto ciò che fa, ma, allo stesso tempo, non riesce veramente a dedicarsi al 100% a un’attività specifica. Continua a vagare da una parte all’altra, senza però trovare un luogo in cui fermarsi. E tale posto speciale glielo offrirà Sakuki Kuroda, una sua compagna di classe. Questa, dopo averlo improvvisamente invitato a un appuntamento nel fine settimana, gli propone un “gioco” da fare insieme. E con gioco non intendo alcun doppio senso, visto che il lavoro che si accingeranno a compiere sarà proprio quello di creare un videogioco. Buntaro pare leggermente sorpreso, ma, alla fine, acconsente. Gli sembra l’occasione giusta per capire veramente la strada che vorrà compiere nel suo futuro più prossimo.
La partenza è buona, bisogna ora vedere come sarà il resto della corsa. Il protagonista non mostra nulla di speciale, ma, proprio in questa sua mediocrità, risplende al massimo. E’ un normalissimo ragazzo, che non possiede abilità particolari e nemmeno pare circondato da un gran numero di ragazze infatuate di lui. Tutto ciò che realizzerà nel corso della serie sarà solo grazie alle sue forze, senza disdegnare ovviamente l’aiuto di qualche buon amico.
E, concentrandoci su questi ultimi, vediamo allora il gruppo principale della commedia: Kuroda è la coprotagonista, ma non per questo si erge più degli altri nel contesto generale della storia. Insieme a lei, compaiono altri giovani studenti che, in un modo o nell’altro, sono interessati al mondo videoludico. Tra questi non ho potuto disdegnare la presenza di Yuuka Kobayakawa, una ragazza energica e solare, che riuscirà a portare qualche raggio di sole in mezzo a quel gruppo di giovani intraprendenti. Amica d’infanzia del protagonista, è, come spesso succede, innamorata di quest’ultimo. Ma, per fortuna, non ci sarà alcun risvolto sentimentale né con lei né con la classica protagonista di turno. O meglio, un accenno c’è, ma, forse per non appesantire troppo la trama, si è saggiamente scelto di evitare un’avventura in questo campo impervio.
E allora godiamoci le fatiche dei vari ragazzi, non solo per creare il videogioco in sé, ma anche nel creare e consolidare il gruppo. Liti non mancheranno, ma in un modo o nell’altro si riesce sempre ad aggiustare la situazione. Un risvolto prevedibile, dunque? Sì e no. Se da un lato il lieto fine non sembra per nulla in discussione, dall’altro la strada per raggiungerlo è impervia e per nulla scontata.
La grafica risulta piuttosto buona, anche se non proprio eccezionale. Colori non troppo luminosi, ma neanche tetri. Un clima di rassicurante serenità, che passa spesso in mezzo a una coltre di nuvole pericolosa. Buono il gioco di luci e ombre, così come la gestione dei tempi e delle varie situazioni. Il fanservice c’è, ma con il contagocce, per una commedia che non ha bisogno di mostrare nulla di eccessivamente provocante.
Le musiche non si distinguono per vivacità, ma accompagnano in maniera diligente il corso della trama. Il doppiaggio è nella norma, e va così a concludere un comparto tecnico discreto, sebbene non sensazionale. Forse, con un leggero miglioramento di quest’ultimo, anche l’opera avrebbe avuto un effetto ancor più dirompente.
Il finale non è un addio, anzi pare più un lieto arrivederci verso giorni futuri che, ahimè, non credo vedremo mai. La vicenda principale si è conclusa, il resto non era affare nostro, e nemmeno della serie. Buntaro riuscirà a trovare la propria strada? E per quanto riguarda la compagna della propria vita?
Tutte domande più che lecite, alle quali, purtroppo, non possiamo rispondere. Da un lato rammarica non riuscire a concludere pienamente con il botto, ma, d’altro canto, ci sarebbe voluto sicuramente più tempo e uno sviluppo maggiormente elaborato. Si è scelto invece di mantenere toni più tranquilli che, tutto sommato, soddisfano e allietano.
Voto finale: 8 meno