Recensione
Ajin
7.5/10
Victor Hugo disse: "Morire non è nulla; non vivere è spaventoso". Ma cosa succederebbe se alcuni umani avessero trovato un modo per non morire? La possibilità di rinascere in continuazione al di là del danno inferto?
Una domanda che trova una risposta, o comunque una delle tante, in "Ajin", anime del 2016, classificabile come serie di mistero/azione, ricca di combattimenti ed elementi soprannaturali e con una buona dose di sangue. Forse considerarla horror è un po' troppo, ma splatter di sicuro lo è.
Tredici puntate per entrare in un mondo simile al nostro, ma, per altri aspetti, completamente diverso. Un mondo dove l'umanità si trova davanti a una misteriosa mutazione, che ha portato alla formazione degli Ajin, ovvero coloro che non possono morire. Esseri temuti e cacciati dalle varie organizzazioni politiche, che tentano in qualche modo di approfittarsi di tale potere.
E al centro di tutto ciò c'è Kei Nagai, un normalissimo ragazzo delle superiori, che, come tutti gli altri, studia e cerca di vivere una vita tranquilla e priva di qualsiasi forma di problemi. Possiede un carattere piuttosto particolare, che lo rende cinico in determinate situazioni, indifferente in altre, ed esuberante in altre ancora. Sarà stata la continua oppressione della madre e delle aspettative di questa a renderlo così? Chissà. Fatto sta che a Kei non dispiace studiare, anche se ciò gli costa tempo, fatica e amici.
Tutto cambia, però, quando attraversa sovrappensiero la strada, ritrovandosi travolto da un camion. Non c'è nulla da fare, la botta è stata troppo cruenta. La morte pare inevitabile...
O forse no. Di fronte allo sguardo attonito degli astanti, si rialza tranquillamente, privo di ferite. Si guarda attorno, più stupefatto lui di tutti gli altri, e solo allora incomincia a scappare, prima che qualcuno possa avvertire le forze dell'ordine.
Ecco come la sua vita è cambiata, ecco come ha scoperto di essere un Ajin.
L'inizio è bello, anzi, direi più che bello. Un esordio col botto, quasi letteralmente, che intriga e coinvolge lo spettatore. Una storia che promette molto bene, dotata fin da subito di un buon tocco di originalità e un'adrenalina che non si spegne nemmeno nei momenti più tranquilli.
Saranno le musiche, sarà il contesto generale, ma la prima puntata è volata senza che me ne accorgessi. Il protagonista non è il classico imbranato di turno, ma possiede un qualcosa di spaventoso, oltre ovviamente al fatto di essere immortale. Un carattere difficilmente inquadrabile, a essere onesti, che varia molto in funzione della situazione in cui si trova e muta in maniera considerevole. Eppure, forse proprio per questo motivo, appare molto reale. In fin dei conti, noi non ci atteniamo certo a un copione prestabilito.
Buoni anche i personaggi secondari, anche se, a mio avviso, non tutti hanno avuto la possibilità di svilupparsi in maniera definitiva. L'amico d'infanzia mostra un comportamento piuttosto stereotipato, che non chiarisce bene le intenzioni del soggetto; il signor "Cappello", soprannome di Satou, evidenzia invece un certo conformismo alla classica immagine del cattivo... Anche se, in realtà, nessuno è veramente buono e nessuno è veramente cattivo, vista la tendenza del governo ad approfittare degli Ajin con esperimenti scientifici poco ortodossi.
Tornando alla trama, invece, devo ammettere che lo stupore iniziale è andato lievemente stemperandosi con il passare degli episodi. Non che deludano, ma, semplicemente, alcuni sviluppi hanno mostrato una certa tendenza alla prevedibilità. Questi, per fortuna, sono intervallati da colpi di scena degni di nota.
L'aspetto grafico, d'altra parte, è ciò che più di tutto il resto non mi ha fatto godere appieno la visione della serie. Sarà una questione di gusti, ma trovo alquanto difficile sopportare la computer grafica, non tanto per i disegni, quanto piuttosto per i movimenti. Questi, infatti, denotano una certa farraginosità: movenze chiaramente costruite artificialmente, che non hanno nulla a che fare con la fluidità di altre serie.
Per fortuna, allora, che il comparto audio è riuscito a superare questo grande ostacolo, riempiendo le varie puntate con una colonna sonora da brividi, la quale, personalmente, è stata in grado di emozionarmi ed esaltarmi oltre ogni dire. Musiche dinamiche e adrenaliniche, che rispecchiano alla perfezione la situazione del momento.
Buono il doppiaggio e più che discreto il lavoro della regia, che è riuscita a realizzare una storia priva di falle evidenti, anche se non di piccole imperfezioni. Ogni puntata viene ammaestrata in maniera ammirevole, facendo crescere sempre di più la voglia di vedere il continuo.
Il finale è, però, un'altra piccola pecca della serie, dal momento che abbandona sul più bello lo spettatore senza concedergli il piacere di scoprire come andrà a finire la storia. Ma può essere considerato davvero un difetto? Non credo.
Il sipario si chiude, ma c'è ancora molto da dire... Forse troppo. Non si può che attendere, dunque, un nuovo anime per continuare ad ammirare quel grande mistero rappresentato dagli Ajin.
Voto finale: 7... E mezzo!
Una domanda che trova una risposta, o comunque una delle tante, in "Ajin", anime del 2016, classificabile come serie di mistero/azione, ricca di combattimenti ed elementi soprannaturali e con una buona dose di sangue. Forse considerarla horror è un po' troppo, ma splatter di sicuro lo è.
Tredici puntate per entrare in un mondo simile al nostro, ma, per altri aspetti, completamente diverso. Un mondo dove l'umanità si trova davanti a una misteriosa mutazione, che ha portato alla formazione degli Ajin, ovvero coloro che non possono morire. Esseri temuti e cacciati dalle varie organizzazioni politiche, che tentano in qualche modo di approfittarsi di tale potere.
E al centro di tutto ciò c'è Kei Nagai, un normalissimo ragazzo delle superiori, che, come tutti gli altri, studia e cerca di vivere una vita tranquilla e priva di qualsiasi forma di problemi. Possiede un carattere piuttosto particolare, che lo rende cinico in determinate situazioni, indifferente in altre, ed esuberante in altre ancora. Sarà stata la continua oppressione della madre e delle aspettative di questa a renderlo così? Chissà. Fatto sta che a Kei non dispiace studiare, anche se ciò gli costa tempo, fatica e amici.
Tutto cambia, però, quando attraversa sovrappensiero la strada, ritrovandosi travolto da un camion. Non c'è nulla da fare, la botta è stata troppo cruenta. La morte pare inevitabile...
O forse no. Di fronte allo sguardo attonito degli astanti, si rialza tranquillamente, privo di ferite. Si guarda attorno, più stupefatto lui di tutti gli altri, e solo allora incomincia a scappare, prima che qualcuno possa avvertire le forze dell'ordine.
Ecco come la sua vita è cambiata, ecco come ha scoperto di essere un Ajin.
L'inizio è bello, anzi, direi più che bello. Un esordio col botto, quasi letteralmente, che intriga e coinvolge lo spettatore. Una storia che promette molto bene, dotata fin da subito di un buon tocco di originalità e un'adrenalina che non si spegne nemmeno nei momenti più tranquilli.
Saranno le musiche, sarà il contesto generale, ma la prima puntata è volata senza che me ne accorgessi. Il protagonista non è il classico imbranato di turno, ma possiede un qualcosa di spaventoso, oltre ovviamente al fatto di essere immortale. Un carattere difficilmente inquadrabile, a essere onesti, che varia molto in funzione della situazione in cui si trova e muta in maniera considerevole. Eppure, forse proprio per questo motivo, appare molto reale. In fin dei conti, noi non ci atteniamo certo a un copione prestabilito.
Buoni anche i personaggi secondari, anche se, a mio avviso, non tutti hanno avuto la possibilità di svilupparsi in maniera definitiva. L'amico d'infanzia mostra un comportamento piuttosto stereotipato, che non chiarisce bene le intenzioni del soggetto; il signor "Cappello", soprannome di Satou, evidenzia invece un certo conformismo alla classica immagine del cattivo... Anche se, in realtà, nessuno è veramente buono e nessuno è veramente cattivo, vista la tendenza del governo ad approfittare degli Ajin con esperimenti scientifici poco ortodossi.
Tornando alla trama, invece, devo ammettere che lo stupore iniziale è andato lievemente stemperandosi con il passare degli episodi. Non che deludano, ma, semplicemente, alcuni sviluppi hanno mostrato una certa tendenza alla prevedibilità. Questi, per fortuna, sono intervallati da colpi di scena degni di nota.
L'aspetto grafico, d'altra parte, è ciò che più di tutto il resto non mi ha fatto godere appieno la visione della serie. Sarà una questione di gusti, ma trovo alquanto difficile sopportare la computer grafica, non tanto per i disegni, quanto piuttosto per i movimenti. Questi, infatti, denotano una certa farraginosità: movenze chiaramente costruite artificialmente, che non hanno nulla a che fare con la fluidità di altre serie.
Per fortuna, allora, che il comparto audio è riuscito a superare questo grande ostacolo, riempiendo le varie puntate con una colonna sonora da brividi, la quale, personalmente, è stata in grado di emozionarmi ed esaltarmi oltre ogni dire. Musiche dinamiche e adrenaliniche, che rispecchiano alla perfezione la situazione del momento.
Buono il doppiaggio e più che discreto il lavoro della regia, che è riuscita a realizzare una storia priva di falle evidenti, anche se non di piccole imperfezioni. Ogni puntata viene ammaestrata in maniera ammirevole, facendo crescere sempre di più la voglia di vedere il continuo.
Il finale è, però, un'altra piccola pecca della serie, dal momento che abbandona sul più bello lo spettatore senza concedergli il piacere di scoprire come andrà a finire la storia. Ma può essere considerato davvero un difetto? Non credo.
Il sipario si chiude, ma c'è ancora molto da dire... Forse troppo. Non si può che attendere, dunque, un nuovo anime per continuare ad ammirare quel grande mistero rappresentato dagli Ajin.
Voto finale: 7... E mezzo!