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9.0/10
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Due anni dopo il lancio della saga di "Ip Man" ecco che ritorna sugli schermi il maestro del "Wing Chun", interpretato sempre da Donnie Yen. Questa volta il cast è più completo e presenta più personaggi simbolici, come "Sammo Hung" che copre il ruolo di maestro di una scuola a Hong Kong. Veniamo dunque alla trama.

Dopo la fuga da Foshan, il maestro e la sua famiglia si trasferiscono a Hong Kong, dove per la prima volta il maestro Ip vuole diffondere le sue conoscenze del Wing Chun aprendo una scuola, ma anche per guadagnarsi da vivere, vista la difficile situazione economica in cui vive con la propria famiglia. Purtroppo, aprire una scuola ed espandere il proprio nome in città non è facile, infatti, secondo la legge che incombe sulle scuole di arti marziali, per aprire una scuola, un maestro deve sfidare e battere tutti gli altri maestri; da qui avrà inizio una serie di eventi che porteranno il maestro Ip a un cruento e micidiale scontro.

Il secondo film di "Ip Man" ha uno sviluppo ben diverso dal precedente, infatti il fattore sorpresa è più presente nel film, nato da un proseguimento lineare della trama che pian piano si espande sempre più fino a coinvolgere elementi terzi che porteranno una svolta nel finale. Se nel primo film il nemico era la guerra e la sua storia, in questo secondo film il nemico è l'ignoranza e la cattiva reputazione che il kung fu ha in Occidente, con la conseguenza che i più grandi maestri di arti marziali vengono ridicolizzati per mancanza di rispetto; lo scopo del maestro Ip sarà far capire agli stranieri che ogni Paese ha le proprie tradizioni e la propria storia, evitando così di arrivare a commettere cattiverie e stupide azioni che purtroppo ancora oggi incombono sulla nostra società. Il modo più veloce per far recepire il messaggio sarà un cruciale scontro che terrà tutti noi con il fiato sospeso, e in cui potremo goderci combattimenti spettacolari pieni di tecnica.

Concludo questa recensione consigliando questo film a tutti, ovviamente dopo aver visto il primo film.