Recensione
Shintaro Kago è un autore che di primo acchito potrà sembrare malato, sadico, gratuitamente violento, disgustoso, grottesco e chissà cos’altro.
In fondo egli stesso ha ammesso che adora disegnare scene violente, è fiero d’esser descritto da sua figlia come “quello che disegna le teste che esplodono”, e concorda ironicamente sul fatto che se non avesse deciso di intraprendere la carriera di mangaka, sarebbe probabilmente diventato un perfetto serial killer.
Ma il suo è un approccio che nasce, in realtà, sotto un’ottica “comica”, intrisa di black humor. Anche se non sempre la cosa viene recepita.
E difatti il sottoscritto ha sempre evitato di avvicinarsi all’operato di quest'autore, perché non particolarmente affine a questa poetica che può essere percepita disturbante già solo guardando certe copertine dei suoi manga.
Ma ho voluto infine dargli una possibilità con la pubblicazione da parte di Star Comics del suo volume unico Super Conductive Brain: Parataxis.
Ricordiamo infatti che Shintaro Kago è stato pubblicato in Italia già in passato grazie a d/visual con L'Enciclopedia delle Kagate, e poi di recente riscoperto da Hikari che ha portato opere come Uno scontro accidentale... o Fraction.
Il contesto di Super Conductive Brain: Parataxis è un mondo futuristico apparentemente ordinario, se non fosse per la presenza dei sadra; esseri dalle fattezze di giganti antropomorfi e largamente utilizzati nella vita di tutti i giorni. Come viene narrato a inizio storia, queste creature derivano da un'antica razza che abitò il pianeta; e dai fossili rinvenuti, fu estratto il DNA in modo da avviarne la produzione in serie. Essi vengono infatti clonati, “disassemblati”, “riassemblati” e fusi con grandi macchine per essere utilizzati in agricoltura, nell’industria, nei trasporti, in ambito bellico... con risultati visivamente grotteschi: auto che hanno mani/dita giganti al posto delle ruote, scavatori che hanno vere e proprie braccia giganti ecc.
I sadra son sempre stati considerati dei gusci vuoti, ma un giorno qualcuno si accorge dell’esistenza del “fantasma nel guscio”. È ciò che avviene nel primo episodio del volume, ove si narra la fuga di un sadra da un complesso dove questi esseri vengono manipolati. Un responsabile, infatti, organizza la fuga di Maurya, un sadra che egli considera sua figlia; un gigante dall’aspetto indifeso e spaurito che sembra essere in grado di pensare, parlare e persino provare emozioni.
Questo episodio fa solo da premessa iniziale, scopriremo poi, per introdurre e delineare un particolare quadro sociale, che a sua volta è anche un pretesto per intavolare spunti di riflessione e dilemmi di tipo morale e sociale.
Si scopre subito come questo sia un filo conduttore lungo il quale si dipanano una serie di vicende solo apparentemente slegate tra loro; vari capitoli che a volte sembrano quasi una raccolta di favole crudeli.
Un capitolo è un omaggio più o meno palese a Evangelion; altri ricordano L’attacco dei giganti, soprattutto quando vi sono scene di lotta, un groviglio di arti e corpi titanici, ma ancor di più verso il finale (non scendiamo nei dettagli per non spoilerare): che Hajime Isayama si sia ispirato, alcuni anni dopo, proprio a questo manga per realizzare la sua celeberrima opera?
Ma, come accennato, il meglio viene proprio col procedere della lettura, nel momento in cui l’autore ci spiazza offendo un geniale cambio di prospettiva che permette improvvisamente di poter osservare e riconsiderare tutto questo quadro sociale in maniera inaspettata e stupefacente. La realtà è ben diversa da com’è apparsa inizialmente; così come le tematiche di fondo, che mutano e si evolvono.
Sembra quasi di venire improvvisamente illuminati da certe rivelazioni che subentrano col procedere della narrazione.
Ci sarebbe tanto da dire in merito, ma nel farlo finiremmo inevitabilmente per minare il fascino della scoperta riguardante la lettura di questo volume, che invece va gustata integralmente fino a giungere ad una conclusione che delinea una lotta per la sopravvivenza dell’umanità; un finale in un certo senso aperto, che però calza a pennello e non lascia insoddisfatti, anzi, sarebbe altrimenti risultato banale.
Volendo aprire una parentesi negativa del tutto personale, il sottoscritto ammette di aver trovato abbastanza forzato che, guarda caso, i sadra rappresentati fossero sempre di genere femminile e come vi sia una profusione di tette in questo titolo che farebbe invidia ad un manga erotico. Certo, vi è una sensibilità differente, ma ciò che sembra affiorare, durante la lettura, è un'interpretazione in chiave sadica del corpo femminile: è visto dall'autore come un oggetto da smembrare, maltrattare e deturpare in ogni modo.
Star Comics pubblica quest'opera da 190 pagine in un volume di formato medio-grande (17 x 24 centimetri) dall'ottima sfogliabilità e una sovraccoperta in pvc trasparente che presenta particolari illustrati che vanno a sovrapporsi, come un fotomontaggio, all'illustrazione della cover sottostante. Buonissima la qualità di stampa e la resa della carta, messa alla prova da neri molto profondi. L'adattamento è scorrevole e le onomatopee son completamente tradotte e adattate graficamente. Tutto ciò al prezzo di €12,00, che risulta relativamente meno impegnativo rispetto al prezzo medio dei volumi di Shintaro Kago pubblicati di recente in Italia.
Super Conductive Brain: Parataxis è una lettura intrigante, che inizialmente incuriosisce per l’atmosfera fantascientifica e le tematiche di fondo che in parte possono ricordare Katsuhiro Otomo, Yukito Kishiro o Masamune Shirow, ma con una componente più disturbante e grottesca: i sadra.
Ma non tutto è come sembra.
La società apparentemente utopistica e ben organizzata che fa da sfondo alle vicende narrate, non tarderà ad assumere dei connotati pseudo-utopici o cacotopici se non addirittura post-apocalittici... e non scendo nei particolari per lasciare al lettore il gusto della scoperta.
In fondo egli stesso ha ammesso che adora disegnare scene violente, è fiero d’esser descritto da sua figlia come “quello che disegna le teste che esplodono”, e concorda ironicamente sul fatto che se non avesse deciso di intraprendere la carriera di mangaka, sarebbe probabilmente diventato un perfetto serial killer.
Ma il suo è un approccio che nasce, in realtà, sotto un’ottica “comica”, intrisa di black humor. Anche se non sempre la cosa viene recepita.
E difatti il sottoscritto ha sempre evitato di avvicinarsi all’operato di quest'autore, perché non particolarmente affine a questa poetica che può essere percepita disturbante già solo guardando certe copertine dei suoi manga.
Ma ho voluto infine dargli una possibilità con la pubblicazione da parte di Star Comics del suo volume unico Super Conductive Brain: Parataxis.
Ricordiamo infatti che Shintaro Kago è stato pubblicato in Italia già in passato grazie a d/visual con L'Enciclopedia delle Kagate, e poi di recente riscoperto da Hikari che ha portato opere come Uno scontro accidentale... o Fraction.
Il contesto di Super Conductive Brain: Parataxis è un mondo futuristico apparentemente ordinario, se non fosse per la presenza dei sadra; esseri dalle fattezze di giganti antropomorfi e largamente utilizzati nella vita di tutti i giorni. Come viene narrato a inizio storia, queste creature derivano da un'antica razza che abitò il pianeta; e dai fossili rinvenuti, fu estratto il DNA in modo da avviarne la produzione in serie. Essi vengono infatti clonati, “disassemblati”, “riassemblati” e fusi con grandi macchine per essere utilizzati in agricoltura, nell’industria, nei trasporti, in ambito bellico... con risultati visivamente grotteschi: auto che hanno mani/dita giganti al posto delle ruote, scavatori che hanno vere e proprie braccia giganti ecc.
I sadra son sempre stati considerati dei gusci vuoti, ma un giorno qualcuno si accorge dell’esistenza del “fantasma nel guscio”. È ciò che avviene nel primo episodio del volume, ove si narra la fuga di un sadra da un complesso dove questi esseri vengono manipolati. Un responsabile, infatti, organizza la fuga di Maurya, un sadra che egli considera sua figlia; un gigante dall’aspetto indifeso e spaurito che sembra essere in grado di pensare, parlare e persino provare emozioni.
Questo episodio fa solo da premessa iniziale, scopriremo poi, per introdurre e delineare un particolare quadro sociale, che a sua volta è anche un pretesto per intavolare spunti di riflessione e dilemmi di tipo morale e sociale.
Si scopre subito come questo sia un filo conduttore lungo il quale si dipanano una serie di vicende solo apparentemente slegate tra loro; vari capitoli che a volte sembrano quasi una raccolta di favole crudeli.
Un capitolo è un omaggio più o meno palese a Evangelion; altri ricordano L’attacco dei giganti, soprattutto quando vi sono scene di lotta, un groviglio di arti e corpi titanici, ma ancor di più verso il finale (non scendiamo nei dettagli per non spoilerare): che Hajime Isayama si sia ispirato, alcuni anni dopo, proprio a questo manga per realizzare la sua celeberrima opera?
Ma, come accennato, il meglio viene proprio col procedere della lettura, nel momento in cui l’autore ci spiazza offendo un geniale cambio di prospettiva che permette improvvisamente di poter osservare e riconsiderare tutto questo quadro sociale in maniera inaspettata e stupefacente. La realtà è ben diversa da com’è apparsa inizialmente; così come le tematiche di fondo, che mutano e si evolvono.
Sembra quasi di venire improvvisamente illuminati da certe rivelazioni che subentrano col procedere della narrazione.
Ci sarebbe tanto da dire in merito, ma nel farlo finiremmo inevitabilmente per minare il fascino della scoperta riguardante la lettura di questo volume, che invece va gustata integralmente fino a giungere ad una conclusione che delinea una lotta per la sopravvivenza dell’umanità; un finale in un certo senso aperto, che però calza a pennello e non lascia insoddisfatti, anzi, sarebbe altrimenti risultato banale.
Volendo aprire una parentesi negativa del tutto personale, il sottoscritto ammette di aver trovato abbastanza forzato che, guarda caso, i sadra rappresentati fossero sempre di genere femminile e come vi sia una profusione di tette in questo titolo che farebbe invidia ad un manga erotico. Certo, vi è una sensibilità differente, ma ciò che sembra affiorare, durante la lettura, è un'interpretazione in chiave sadica del corpo femminile: è visto dall'autore come un oggetto da smembrare, maltrattare e deturpare in ogni modo.
Star Comics pubblica quest'opera da 190 pagine in un volume di formato medio-grande (17 x 24 centimetri) dall'ottima sfogliabilità e una sovraccoperta in pvc trasparente che presenta particolari illustrati che vanno a sovrapporsi, come un fotomontaggio, all'illustrazione della cover sottostante. Buonissima la qualità di stampa e la resa della carta, messa alla prova da neri molto profondi. L'adattamento è scorrevole e le onomatopee son completamente tradotte e adattate graficamente. Tutto ciò al prezzo di €12,00, che risulta relativamente meno impegnativo rispetto al prezzo medio dei volumi di Shintaro Kago pubblicati di recente in Italia.
Super Conductive Brain: Parataxis è una lettura intrigante, che inizialmente incuriosisce per l’atmosfera fantascientifica e le tematiche di fondo che in parte possono ricordare Katsuhiro Otomo, Yukito Kishiro o Masamune Shirow, ma con una componente più disturbante e grottesca: i sadra.
Ma non tutto è come sembra.
La società apparentemente utopistica e ben organizzata che fa da sfondo alle vicende narrate, non tarderà ad assumere dei connotati pseudo-utopici o cacotopici se non addirittura post-apocalittici... e non scendo nei particolari per lasciare al lettore il gusto della scoperta.