Recensione
Gundam: Thunderbolt
8.5/10
Quando si entra nel mondo di "Gundam Thunderbolt", sembra di entrare in un episodio di "Cowboy Bebop" o "Sakamichi no Apollon": sarà la musica jazz a guidarci, ad accompagnarci per tutta la durata della visione e a dare il ritmo alle sfrenate scene d'azione. Il tema musicale, però, per quanto interessante e ben riuscito (è la prima volta che una serie 'gundamiana' ha una colonna sonora simile), passa presto in secondo piano, perché il punto centrale di ogni serie di "Gundam" resta sempre e solo uno: l'uomo in guerra.
La serie "Thunderbolt" gioca le carte vincenti della saga: il dramma della guerra, il tema della perdita, l'umanità (intesa nella sua fragilità), la difficoltà di scegliere se uccidere per sopravvivere o morire per non trasformarsi in assassini. E poi il classico binomio tra "buoni" e "cattivi", che in "Gundam" esiste solo relativamente, e che qui viene rappresentato dai due protagonisti: Io Fleming, il pilota del Gundam di turno, un uomo apparentemente insensibile e con un malsano gusto per la guerra; e Daryl Lorenz, un cecchino dell'esercito di Zion, tormentato dal dramma della perdita degli arti. Questa coppia di protagonisti ci mostrerà ancora una volta come in guerra non esistano buoni o cattivi, ma semplicemente fazioni diverse composte da uomini, ognuno con la sua storia, con le proprie ferite, con il proprio passato da dimenticare, con le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano. Nell'ambientazione terribile della guerra, l'uomo, al bivio tra la vita e la morte, viene spesso mosso non dalle proprie virtù, bensì dalla paura e da istinti irrazionali. E nessuno può giudicare l'altro.
A far la differenza dalle altre serie di "Gundam", però, questa volta è la crudezza delle storie raccontate: in primo luogo le menomazioni fisiche (ho trovato tristemente poetico come sia stata espressa tutta la disperazione di Daryl per la propria disabilità e come riesca a sentirsi di nuovo sé stesso soltanto attraverso le gambe di un Mobile Suit), e poi a seguire rancori, inganni, ingiustizie, droga, amore, morte. Se tutto questo ha sempre fatto parte di "Gundam", stavolta "Thunderbolt" presenta questi temi con una disinibizione che forse le precedenti serie non potevano permettersi.
"Gundam Thunderbolt" è una visione che consiglio a tutti, ne vale la pena, anche per la sua breve durata (quattro ONA da diciotto minuti), ma senza aspettative che siano diverse da questa: guardare questa serie significa entrare in un dramma, approfondire un lato oscuro dell'umanità.
Per quanto riguarda le note tecniche, la colonna sonora è una chicca per gli amanti del jazz, il chara design è unico, il mecha e le animazioni possono vantare tutti i pregi della tecnica moderna.
La serie "Thunderbolt" gioca le carte vincenti della saga: il dramma della guerra, il tema della perdita, l'umanità (intesa nella sua fragilità), la difficoltà di scegliere se uccidere per sopravvivere o morire per non trasformarsi in assassini. E poi il classico binomio tra "buoni" e "cattivi", che in "Gundam" esiste solo relativamente, e che qui viene rappresentato dai due protagonisti: Io Fleming, il pilota del Gundam di turno, un uomo apparentemente insensibile e con un malsano gusto per la guerra; e Daryl Lorenz, un cecchino dell'esercito di Zion, tormentato dal dramma della perdita degli arti. Questa coppia di protagonisti ci mostrerà ancora una volta come in guerra non esistano buoni o cattivi, ma semplicemente fazioni diverse composte da uomini, ognuno con la sua storia, con le proprie ferite, con il proprio passato da dimenticare, con le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano. Nell'ambientazione terribile della guerra, l'uomo, al bivio tra la vita e la morte, viene spesso mosso non dalle proprie virtù, bensì dalla paura e da istinti irrazionali. E nessuno può giudicare l'altro.
A far la differenza dalle altre serie di "Gundam", però, questa volta è la crudezza delle storie raccontate: in primo luogo le menomazioni fisiche (ho trovato tristemente poetico come sia stata espressa tutta la disperazione di Daryl per la propria disabilità e come riesca a sentirsi di nuovo sé stesso soltanto attraverso le gambe di un Mobile Suit), e poi a seguire rancori, inganni, ingiustizie, droga, amore, morte. Se tutto questo ha sempre fatto parte di "Gundam", stavolta "Thunderbolt" presenta questi temi con una disinibizione che forse le precedenti serie non potevano permettersi.
"Gundam Thunderbolt" è una visione che consiglio a tutti, ne vale la pena, anche per la sua breve durata (quattro ONA da diciotto minuti), ma senza aspettative che siano diverse da questa: guardare questa serie significa entrare in un dramma, approfondire un lato oscuro dell'umanità.
Per quanto riguarda le note tecniche, la colonna sonora è una chicca per gli amanti del jazz, il chara design è unico, il mecha e le animazioni possono vantare tutti i pregi della tecnica moderna.