Recensione
Kiznaiver
8.0/10
Sconsiglio vivamente di incominciare “Kiznaiver” a chiunque non piacciano i triangoli amorosi. In questa serie ce ne saranno un bel po’ e, dunque, il tasso di drammaticità (almeno sul fronte sentimentale) sarà volutamente e chiaramente marcato.
Per quanto mi riguarda, li amo e li odio allo stesso tempo. Ho sempre apprezzato quel pizzico di dinamicità in più che alle volte può anche distaccarsi dalla trama di fondo, ma che, in fin dei conti, porta (o comunque dovrebbe) condurre a una maggiore caratterizzazione dei vari personaggi. Tuttavia, mannaggia a me, ne esco sempre “sconfitto”. Perché devono sempre finire allo stesso modo?!
“Kiznaiver” è una serie della stagione estiva 2016 e, nelle sue dodici puntate, si dimostra comunque all’altezza delle aspettative. Un anime d’azione/fantascienza, che riesce in ogni caso a cogliere quel brivido di drammaticità e sentimentalismo adeguato a rendere il tutto molto più movimentato.
Un gruppo di sette ragazzi, apparentemente divisi l’uno dall’altro (salvo forse Katsuhira e la sua “amica d’infanzia” Chidori), vengono costretti da una misteriosa ragazza dai capelli celesti, Noriko Sonozaki, a partecipare a uno strano esperimento. Tutti quanti saranno collegati tra loro: proveranno e dovranno dividersi il dolore, con l’unica eccezione di Katsuhira che, chissà per quale ragione, da anni non riesce più a provarlo. Ed ecco allora che, in un modo o nell’altro, verranno messi alla prova, costretti a mostrare le loro emozioni recondite, fino a che, inevitabilmente, qualcuno non finirà per spezzarsi. Sarà Chidori, costretta a vedere il suo amato Katsuhira innamorarsi sempre di più della bella Noriko? Oppure Honoka Maki che, a quanto pare, sembra nascondere un passato piuttosto tormentato?
Chissà. Eppure una cosa è certa, l’esperimento continuerà fino alla fine. Lo scopo è quello di assicurare la “pace mondiale”; un obiettivo palesemente impossibile, che condurrà i vari protagonisti a una serie di tormenti e sofferenze senza fine. Ma, forse, in tutto ciò, nascerà pure qualcosa di bello. Un’amicizia?
Parto dai personaggi. Perché, al di là della trama, dovrebbero essere loro il punto nevralgico di tutta la storia. Dopo che viene data l’impostazione di base, con l’avvio dell’esperimento, tutta la serie giocherà proprio sui loro sentimenti e su come questi devono inevitabilmente cambiare nel corso delle puntate. Amicizia, ma ancor di più amore. Ed ecco allora che compaiono i tanto famigerati “triangoli amorosi”. Non sto qui a descrivere tutta la conformazione del “grafico amoroso” che si verrebbe a creare, ma dico solo una cosa: può essere un classico, ma fa sempre effetto.
Mari Okada, colei che ha scritto la storia, non è nuova a queste tattiche, anzi, ci ha spesso abituato a relazioni ancor più complesse. E’ una tecnica molto vecchia, che porta lacrime facili e contribuisce ad avvicinare lo spettatore a determinati soggetti. Beh, nel mio caso ci riesce sempre.
Tra tutti, ho amato Chidori, un personaggio che, a differenza degli altri, è forse il più stereotipato in assoluto. Classica amica d’infanzia che prova un certo tipo d’affetto verso il protagonista di turno, classica santarellina che si preoccupa sempre per la salute degli altri e, per finire, anche un po’ tsundere. Eppure, in tutto ciò, si può vedere una piccola nota di normalità, che negli altri sette (includo pure Noriko) non è presente per ovvi motivi di impatto scenico. So già come andrà a finire la sua storia, eppure non ho potuto che sperare, per tutte e dodici le puntate, che, almeno per una volta, le cose andassero in modo diverso.
Katsuhira, d’altra parte, è un personaggio misterioso e silenzioso; una perfetta controparte alla rossa Chidori e, invece, una bella accoppiata con l’altrettanto taciturna Noriko. Molto interessante il personaggio di Nico che, dietro un velo di apparente “svampitaggine”, mostra sempre un comportamento maturo e ben più saggio dei suoi amici. Tenga, il solito gorilla con una mezza tacca di cervello, non mi ha detto niente di particolare, mentre la coppia Yuta-Honoka, sebbene ricordi altre celebri coppie, è riuscita comunque a svolgere adeguatamente il proprio lavoro.
L’ultimo accenno è dedicato a quel masochista di Hisomu: un buon personaggio che avrebbe meritato più spazio (come la stessa Nico).
Dunque, in seguito a questa analisi generale, non posso che arrivare a due conclusioni. La prima è che quasi tutti i personaggi mostrano un frequente utilizzo di stereotipi, forse eccessivo, forse no. Più che delle persone sono dei “tipi”, riscontrabili in moltissimi anime sentimentali, ma che (e qui si giunge alla seconda conclusione) riescono sempre a coinvolgere. C’è un motivo per cui vengono utilizzati e, se sfruttati in maniera diligente, possono portare a ottimi risultati.
La grafica mi ha entusiasmato a tratti, e in alcuni momenti mi ha fatto storcere il naso non poco. Non sono proprio un grande appassionato dello studio Trigger e credo che, con uno stile diverso, l’intera storia avrebbe reso forse qualcosina di più (la P.A. Works sarebbe stata perfetta).
Molto meglio il comparto audio, con un’opening veramente molto bella e una colonna sonora capace di infiammare al massimo lo spirito degli spettatori. La regia ha svolto un buon lavoro, portando al massimo il senso di ansia e commozione riscontrabile in ogni puntata.
E allora, come giudicare “Kiznaiver”? A essere onesti, proprio non saprei. La storia di fondo non è chissà quanto articolata e alcuni sviluppi dimostrano una certa forzatura, ma sono convinto che non sia lì il fulcro dell’opera. La forza con cui ci vengono mostrati i sentimenti dei vari ragazzi e tutte le loro passioni mostrano una carica e un pathos incredibile. Come non commuoversi di fronte a determinate situazioni?
Molto belle anche le varie frasi “a effetto”. Create apposta per colpire, ovvio, ma in fin dei conti necessarie per rendere un prodotto veramente gradevole a un pubblico di massa.
Peccato che abbia odiato con tutto me stesso il finale.
Non perché sia brutto, anzi... Eppure manca di cinismo. Doveva rispecchiare la drammaticità riscontrata nel corso della serie, e invece si sceglie una svolta molto più buonista. Sul fronte sentimentale, dico solo che lo sviluppo scontato mi ha lasciato ancora una volta insoddisfatto. Forse molti apprezzeranno le mosse di Katsuhira nei confronti di Noriko, e forse sono semplicemente io ad avere gusti strani. Eppure, con una lacrima di malinconia, non posso che domandarmi: “Perché succede sempre così? Perché?”
Senza contare il “contentino” finale nei confronti di Chidori. Una mossa che avrei assolutamente evitato di fare e che odio con tutto me stesso.
Ma questa è solo frustrazione... “Kiznaiver” è un anime molto bello, che poteva essere un capolavoro, ma che, purtroppo, non è riuscito a far scoppiare la scintilla finale. Lo consiglio sicuramente a tutti, soprattutto se si è in vena di qualche piccola lacrima facile.
Voto finale: 8 meno meno
Per quanto mi riguarda, li amo e li odio allo stesso tempo. Ho sempre apprezzato quel pizzico di dinamicità in più che alle volte può anche distaccarsi dalla trama di fondo, ma che, in fin dei conti, porta (o comunque dovrebbe) condurre a una maggiore caratterizzazione dei vari personaggi. Tuttavia, mannaggia a me, ne esco sempre “sconfitto”. Perché devono sempre finire allo stesso modo?!
“Kiznaiver” è una serie della stagione estiva 2016 e, nelle sue dodici puntate, si dimostra comunque all’altezza delle aspettative. Un anime d’azione/fantascienza, che riesce in ogni caso a cogliere quel brivido di drammaticità e sentimentalismo adeguato a rendere il tutto molto più movimentato.
Un gruppo di sette ragazzi, apparentemente divisi l’uno dall’altro (salvo forse Katsuhira e la sua “amica d’infanzia” Chidori), vengono costretti da una misteriosa ragazza dai capelli celesti, Noriko Sonozaki, a partecipare a uno strano esperimento. Tutti quanti saranno collegati tra loro: proveranno e dovranno dividersi il dolore, con l’unica eccezione di Katsuhira che, chissà per quale ragione, da anni non riesce più a provarlo. Ed ecco allora che, in un modo o nell’altro, verranno messi alla prova, costretti a mostrare le loro emozioni recondite, fino a che, inevitabilmente, qualcuno non finirà per spezzarsi. Sarà Chidori, costretta a vedere il suo amato Katsuhira innamorarsi sempre di più della bella Noriko? Oppure Honoka Maki che, a quanto pare, sembra nascondere un passato piuttosto tormentato?
Chissà. Eppure una cosa è certa, l’esperimento continuerà fino alla fine. Lo scopo è quello di assicurare la “pace mondiale”; un obiettivo palesemente impossibile, che condurrà i vari protagonisti a una serie di tormenti e sofferenze senza fine. Ma, forse, in tutto ciò, nascerà pure qualcosa di bello. Un’amicizia?
Parto dai personaggi. Perché, al di là della trama, dovrebbero essere loro il punto nevralgico di tutta la storia. Dopo che viene data l’impostazione di base, con l’avvio dell’esperimento, tutta la serie giocherà proprio sui loro sentimenti e su come questi devono inevitabilmente cambiare nel corso delle puntate. Amicizia, ma ancor di più amore. Ed ecco allora che compaiono i tanto famigerati “triangoli amorosi”. Non sto qui a descrivere tutta la conformazione del “grafico amoroso” che si verrebbe a creare, ma dico solo una cosa: può essere un classico, ma fa sempre effetto.
Mari Okada, colei che ha scritto la storia, non è nuova a queste tattiche, anzi, ci ha spesso abituato a relazioni ancor più complesse. E’ una tecnica molto vecchia, che porta lacrime facili e contribuisce ad avvicinare lo spettatore a determinati soggetti. Beh, nel mio caso ci riesce sempre.
Tra tutti, ho amato Chidori, un personaggio che, a differenza degli altri, è forse il più stereotipato in assoluto. Classica amica d’infanzia che prova un certo tipo d’affetto verso il protagonista di turno, classica santarellina che si preoccupa sempre per la salute degli altri e, per finire, anche un po’ tsundere. Eppure, in tutto ciò, si può vedere una piccola nota di normalità, che negli altri sette (includo pure Noriko) non è presente per ovvi motivi di impatto scenico. So già come andrà a finire la sua storia, eppure non ho potuto che sperare, per tutte e dodici le puntate, che, almeno per una volta, le cose andassero in modo diverso.
Katsuhira, d’altra parte, è un personaggio misterioso e silenzioso; una perfetta controparte alla rossa Chidori e, invece, una bella accoppiata con l’altrettanto taciturna Noriko. Molto interessante il personaggio di Nico che, dietro un velo di apparente “svampitaggine”, mostra sempre un comportamento maturo e ben più saggio dei suoi amici. Tenga, il solito gorilla con una mezza tacca di cervello, non mi ha detto niente di particolare, mentre la coppia Yuta-Honoka, sebbene ricordi altre celebri coppie, è riuscita comunque a svolgere adeguatamente il proprio lavoro.
L’ultimo accenno è dedicato a quel masochista di Hisomu: un buon personaggio che avrebbe meritato più spazio (come la stessa Nico).
Dunque, in seguito a questa analisi generale, non posso che arrivare a due conclusioni. La prima è che quasi tutti i personaggi mostrano un frequente utilizzo di stereotipi, forse eccessivo, forse no. Più che delle persone sono dei “tipi”, riscontrabili in moltissimi anime sentimentali, ma che (e qui si giunge alla seconda conclusione) riescono sempre a coinvolgere. C’è un motivo per cui vengono utilizzati e, se sfruttati in maniera diligente, possono portare a ottimi risultati.
La grafica mi ha entusiasmato a tratti, e in alcuni momenti mi ha fatto storcere il naso non poco. Non sono proprio un grande appassionato dello studio Trigger e credo che, con uno stile diverso, l’intera storia avrebbe reso forse qualcosina di più (la P.A. Works sarebbe stata perfetta).
Molto meglio il comparto audio, con un’opening veramente molto bella e una colonna sonora capace di infiammare al massimo lo spirito degli spettatori. La regia ha svolto un buon lavoro, portando al massimo il senso di ansia e commozione riscontrabile in ogni puntata.
E allora, come giudicare “Kiznaiver”? A essere onesti, proprio non saprei. La storia di fondo non è chissà quanto articolata e alcuni sviluppi dimostrano una certa forzatura, ma sono convinto che non sia lì il fulcro dell’opera. La forza con cui ci vengono mostrati i sentimenti dei vari ragazzi e tutte le loro passioni mostrano una carica e un pathos incredibile. Come non commuoversi di fronte a determinate situazioni?
Molto belle anche le varie frasi “a effetto”. Create apposta per colpire, ovvio, ma in fin dei conti necessarie per rendere un prodotto veramente gradevole a un pubblico di massa.
Peccato che abbia odiato con tutto me stesso il finale.
Non perché sia brutto, anzi... Eppure manca di cinismo. Doveva rispecchiare la drammaticità riscontrata nel corso della serie, e invece si sceglie una svolta molto più buonista. Sul fronte sentimentale, dico solo che lo sviluppo scontato mi ha lasciato ancora una volta insoddisfatto. Forse molti apprezzeranno le mosse di Katsuhira nei confronti di Noriko, e forse sono semplicemente io ad avere gusti strani. Eppure, con una lacrima di malinconia, non posso che domandarmi: “Perché succede sempre così? Perché?”
Senza contare il “contentino” finale nei confronti di Chidori. Una mossa che avrei assolutamente evitato di fare e che odio con tutto me stesso.
Ma questa è solo frustrazione... “Kiznaiver” è un anime molto bello, che poteva essere un capolavoro, ma che, purtroppo, non è riuscito a far scoppiare la scintilla finale. Lo consiglio sicuramente a tutti, soprattutto se si è in vena di qualche piccola lacrima facile.
Voto finale: 8 meno meno