Recensione
The Lost Village
5.0/10
"The Lost Village" ("Mayoiga") è un anime della stagione primaverile prodotto dallo studio Diomedéa, del quale non ho potuto apprezzare nessun'altra opera; la storia è scritta da Mari Okada.
La trama è molto d'impatto e fa ben sperare in qualcosa di epico: un gruppo di ragazzi a bordo di un autobus si dirige nel villaggio di Nanakimura, non segnalato dalle mappe e avvolto da un'aura misteriosa. I ragazzi hanno intrapreso il tour per ricominciare a vivere da zero, lasciandosi alle spalle i traumi passati e tutto ciò che fino ad allora aveva reso loro la vita impossibile.
Dopo un po' di tempo passato al villaggio si imbattono nei loro "Nanaki", ovvero i loro traumi passati che hanno preso forma: starà a loro accettarli e tornare al mondo reale o arrendersi.
Spiegato così è tutto molto bello, peccato che il risultato finale lasci a desiderare per colpa di vari punti che rendono "Mayoiga" un prodotto finale scarso.
Prima di tutto la quantità dei personaggi: sembra quasi che il risultato finale dovesse essere un anime più lungo, ma per farlo rientrare nei dodici episodi qualcuno è stato lasciato indietro. Molti di loro non vengono approfonditi, tanto che, arrivati agli episodi finali, nemmeno ci si riesce a ricordare chi siano e cosa li distingua (di alcuni nemmeno si vede il Nanaki). In più varie storie si intrecciano in maniera molto abbozzata come quella di Koharu e suo padre, e tutto va a scemare in un finale buonista in cui c'è chi accetta il proprio Nanaki e chi invece si lascia andare non trovando la forza di reagire.
Un altro fattore terribile sono i dialoghi, molti dei quali sembrano scritti da mano inesperta e non vanno a toccare nessuna corda della sensibilità umana; è davvero difficile empatizzare con questi personaggi fuori dal comune e mettersi nei loro panni. Cosa che in un anime che tratti psicologia e introspezione dovrebbe essere fondamentale, nessuno di loro può essere additato come "quello buono" o "quello cattivo". Va tutto avanti così veloce con questa accozzaglia di personaggi, concetti da immagazzinare e situazioni diverse, che si arriva alla fine della storia e tutto è stato spiegato ma nulla è stato approfondito.
Il mio voto finale è un 5 risicato, perché la trama di base era molto interessante e anche i vari spunti di riflessione sull'accettare le ferite dell'animo umano; tutto ciò però è stato sprecato in un qualcosa che poteva essere fatto molto meglio, magari prendendosi un po' più di tempo e prestando maggiore cura ai dettagli.
La trama è molto d'impatto e fa ben sperare in qualcosa di epico: un gruppo di ragazzi a bordo di un autobus si dirige nel villaggio di Nanakimura, non segnalato dalle mappe e avvolto da un'aura misteriosa. I ragazzi hanno intrapreso il tour per ricominciare a vivere da zero, lasciandosi alle spalle i traumi passati e tutto ciò che fino ad allora aveva reso loro la vita impossibile.
Dopo un po' di tempo passato al villaggio si imbattono nei loro "Nanaki", ovvero i loro traumi passati che hanno preso forma: starà a loro accettarli e tornare al mondo reale o arrendersi.
Spiegato così è tutto molto bello, peccato che il risultato finale lasci a desiderare per colpa di vari punti che rendono "Mayoiga" un prodotto finale scarso.
Prima di tutto la quantità dei personaggi: sembra quasi che il risultato finale dovesse essere un anime più lungo, ma per farlo rientrare nei dodici episodi qualcuno è stato lasciato indietro. Molti di loro non vengono approfonditi, tanto che, arrivati agli episodi finali, nemmeno ci si riesce a ricordare chi siano e cosa li distingua (di alcuni nemmeno si vede il Nanaki). In più varie storie si intrecciano in maniera molto abbozzata come quella di Koharu e suo padre, e tutto va a scemare in un finale buonista in cui c'è chi accetta il proprio Nanaki e chi invece si lascia andare non trovando la forza di reagire.
Un altro fattore terribile sono i dialoghi, molti dei quali sembrano scritti da mano inesperta e non vanno a toccare nessuna corda della sensibilità umana; è davvero difficile empatizzare con questi personaggi fuori dal comune e mettersi nei loro panni. Cosa che in un anime che tratti psicologia e introspezione dovrebbe essere fondamentale, nessuno di loro può essere additato come "quello buono" o "quello cattivo". Va tutto avanti così veloce con questa accozzaglia di personaggi, concetti da immagazzinare e situazioni diverse, che si arriva alla fine della storia e tutto è stato spiegato ma nulla è stato approfondito.
Il mio voto finale è un 5 risicato, perché la trama di base era molto interessante e anche i vari spunti di riflessione sull'accettare le ferite dell'animo umano; tutto ciò però è stato sprecato in un qualcosa che poteva essere fatto molto meglio, magari prendendosi un po' più di tempo e prestando maggiore cura ai dettagli.