Recensione
Shōwa Genroku Rakugo Shinjū
9.0/10
"Shouwa Genroku Rakugo Shinjuu" è una serie decisamente particolare composta da tredici episodi di durata canonica, fatta eccezione per il primo, di durata doppia. Il primo episodio funge da preambolo per introdurre il grande flashback che occuperà le restanti dodici puntate, ma ha anche il compito di presentare in modo chiaro che tipo di intrattenimento sia il rakugo, visto che assistiamo a ben due esibizioni complete (e non saranno le uniche) di questa particolare arte. Questo episodio risulta forse pesantino da digerire, forse per la durata, forse per le esibizioni dei cantastorie, un genere di spettacolo a cui lo spettatore occidentale non è sicuramente abituato. Ma è alla fine del primo episodio che il burbero e severo anziano maestro di rakugo comincia a narrare la sua storia. Una storia che partirà da circa una decina di anni prima della guerra, quando lui era solo un bambino, scorrendo tutta la sua vita, mostrando tutta la difficoltà che una forma di intrattenimento così tradizionale e immutata ha nel farsi strada per sopravvivere ai cambiamenti della società e dei gusti del pubblico, modificati dalle difficoltà della guerra, dall'avvento di nuove forme di spettacolo come la televisione e dalle censure. Col tempo lo spettatore si abitua e affeziona al rakugo, imparando anche ad apprezzare i brani che di tanto in tanto vengono recitati.
Ma, oltre alla storia del rakugo, è importante anche il rapporto che i protagonisti hanno con esso: Shin, dallo stile sguaiato ed eccentrico, in cerca sempre del favore del pubblico, irrispettoso del rigore delle tradizioni e della forma, e Bon, rigido e meticoloso, freddo e posato. I due protagonisti hanno personalità e modi di vedere la propria arte diametralmente opposti e saranno i loro modi di vedere le cose a guidare le loro scelte e le loro vite. Un'amicizia strana con pennellate di rivalità, invidia e gelosia, eppure salda fino alla fine.
La serie si conclude tornando al presente, nell'ultima parte del tredicesimo episodio. Benché il finale fosse preannunciato dalla prima puntata, la scena finale non riesce a non essere malinconica, mostrando non più un burbero e severo anziano, ma un vecchio che si è sentito solo per tutta la vita.
Sul lato tecnico posso dire di essere rimasta piacevolmente colpita dalla scelta delle colonne sonore, che conferiscono ad alcuni momenti delle atmosfere tutte particolari.
Consigliato in particolare modo a chi vuole vedere un pezzetto della tradizione giapponese, ma anche ai sentimentali.
Ma, oltre alla storia del rakugo, è importante anche il rapporto che i protagonisti hanno con esso: Shin, dallo stile sguaiato ed eccentrico, in cerca sempre del favore del pubblico, irrispettoso del rigore delle tradizioni e della forma, e Bon, rigido e meticoloso, freddo e posato. I due protagonisti hanno personalità e modi di vedere la propria arte diametralmente opposti e saranno i loro modi di vedere le cose a guidare le loro scelte e le loro vite. Un'amicizia strana con pennellate di rivalità, invidia e gelosia, eppure salda fino alla fine.
La serie si conclude tornando al presente, nell'ultima parte del tredicesimo episodio. Benché il finale fosse preannunciato dalla prima puntata, la scena finale non riesce a non essere malinconica, mostrando non più un burbero e severo anziano, ma un vecchio che si è sentito solo per tutta la vita.
Sul lato tecnico posso dire di essere rimasta piacevolmente colpita dalla scelta delle colonne sonore, che conferiscono ad alcuni momenti delle atmosfere tutte particolari.
Consigliato in particolare modo a chi vuole vedere un pezzetto della tradizione giapponese, ma anche ai sentimentali.