Recensione
Video Girl Ai
10.0/10
Recensione di Shiryu of Dragon
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Anche se ho adorato questo manga fin dalla prima lettura, negli anni dell'adolescenza non ero stato in grado d'individuare pienamente per quali motivi mi colpisse in modo particolare. Travolto da emozioni per me ingestibili, non c'erano motivi razionali per esserne catturati, era come accedere a una nuova dimensione del sentire. Sembrava di esser bruscamente svegliati dal torpore di non aver mai letto una storia con un tale potere raffigurativo e al contempo, che percorre frequenze espressive così nitide e spoglie di artefatti, prive di ogni perbenismo artistico e di qualunque riserva, nel porre il lettore di fronte a personaggi che sembrano quasi uscire dai fogli, per quanto sono accuratamente caratterizzati. L'ho letto più e più volte, e ogni volta mi ha offerto qualcosa di nuovo, come quando si ammira un paesaggio da posizioni diverse. Ho approfondito la storia dietro quest'opera leggendo le parole dell'autore al riguardo. Cosa rende "Video Girl Ai" un'esperienza così incisiva? Da qualunque angolazione io provi a leggerlo, continua a meravigliarmi tuttora. A più riprese ho individuato, nei personaggi, elementi che mi hanno spinto a nuove riflessioni, e a cui non avevo mai fatto gran caso in precedenza. Al punto di chiedermi se una storia del genere resti veramente entro i canoni dello shonen, il manga per adolescenti maschi. Ma andrò con ordine. Mi appresterò ad analizzare gli elementi che ritengo essenziali, avendo cura di evitare l'inserimento di spoiler.
Il primo capitolo, che è possibile leggere come preview gratuita nel sito ufficiale della Star Comics, parte in maniera molto comica e vivace: il primissimo Yota Moteuchi, protagonista della vicenda, è un buffone che con tutto l'entusiasmo e l'energia possibili mira a ottenere i favori di Moemi Hayakawa. Compie scelte ingenue, ma è anche molto autoironico: non crede davvero di poter raggiungere una ragazza così attraente. Il tono di partenza è dunque ludico, solo con una lieve amarezza di fondo. Ma ecco che arriva una svolta inaspettata, e il gioco è finito. Una risposta semplice quanto micidiale, e qualcosa inizia a incrinarsi fra Yota, Takashi e Moemi, e non c'è più niente da divertirsi, scendono le lacrime. Di certo è sorprendente il modo in cui Katsura raffigura una persona che scoppia a piangere, definendo le contrazioni del volto e il naso che cola, non soltanto gli occhi bagnati. Proprio come succede nella realtà, quando si piange molto forte.
Il nostro protagonista, angustiato da una situazione più grande di lui, cerca rifugio in quella che sembrerebbe una videocassetta erotica. Sentendosi privo di alcun potere sugli eventi reali, Yota fugge alla ricerca di una finzione dove la sua sofferenza possa avere tregua. Ma quello che trova pare invece una realtà in carne e ossa che gli mette a soqquadro la vita. Si tratta di Ai Amano, e il primo dettaglio degno di nota è il colore dei suoi capelli. Ai è bionda: dal punto di vista di un italiano è una sciocchezza. ma in Giappone non è altrettanto irrilevante. I giapponesi sono tutti bruni, e anche se parlo di una deformazione culturale che al giorno d'oggi, con il dilagare della globalizzazione sta poco a poco sfumando, per i giapponesi una persona con i capelli biondi può rappresentare un ribelle, una persona che ostenta la propria diversità rispetto alle masse. Alle volte, nei manga e negli anime, i personaggi biondi o rossi sono dei delinquenti. E Ai Amano è un personaggio che, una volta entrato nella casa di Yota da un videoregistratore scassato, infrange come niente fosse ogni schema precostituito, poiché ella stessa è un modello distrutto. E' un maschiaccio dalle molte facce caratteriali; altro che dolce, semplice e servizievole. Ma più che un maschiaccio, è accurato dire che trasgredisce a piacimento le barriere di genere, sovverte gli stereotipi della donna delicata, posata, mite, graziosa e remissiva. Quando inibisce un proprio lato caratteriale, lo fa solo per altruismo nei confronti di qualche altro personaggio. Non prova nemmeno pudore. Non perché sia una lasciva che vuol sedurre i ragazzi, tutt'altro: per lei la nudità sembra una cosa totalmente ordinaria, quasi di nessun conto. Va a smentire pure tranquillamente che di per sè si tratti di una cosa oscena o provocante, manifestando l'idea che la nudità sia una sconcezza soltanto perché è diventata abitudine sociale nasconderla. In genere le persone, per tanti motivi, hanno sempre qualcosa da nascondere. E' facile, e anche socialmente comprensibile, che uomini e donne abbiano una loro riservatezza. Invece, la franchezza di questa ragazza è letteralmente disarmante, è sorprendente vederla schiaffare in faccia al lettore una naturalezza così disinteressata, un'estroversione senza pari.
Pressoché da subito, è proprio questa sua mancanza di grazia femminile, questo suo estraniarsi dalle tradizioni - con apparente leggerezza, ma a più riprese con una discreta maturità - che io, lettore, finisco per apprezzare. Il suo carattere è contagioso. E' facile lasciarsi coinvolgere, Ai è una ragazza con cui sembra facile instaurare un rapporto di amicizia. Il suo stesso nome è un suggerimento, perché significa affetto, e si contrappone al termine giapponese "koi" che è invece l'amore passionale. Ed è davvero affascinante come questo personaggio vada a mettere in discussione o a ironizzare aspetti culturali sessisti di cui il Giappone non è certo privo. Trovo molto intriganti quei momenti in cui ella quasi va a infrangere il quarto muro, inducendo a delle riflessioni piuttosto sovversive sulla relazione fra un ragazzo e una ragazza.
Moemi si contrappone ad Ai, in quanto sembra l'incarnazione dell'ideale ragazza giapponese, del tutto tradizionale, ma non così straordinaria come potrebbe sembrare a Yota, anzi fin troppo umana. Diversi aspetti della sua personalità sono delineati in maniera notevolmente verosimile.
Anche Takashi è interessante. Da sempre calato, forzatamente e suo malgrado, nel ruolo di sciupafemmine, fin dall'inizio fa da consulente sentimentale al suo amico Yota, ma anche lui ha i suoi scheletri nell'armadio, le sue debolezze e la sua inesperienza. Si discosta molto dallo stereotipo del playboy a cui altri manga ci hanno abituati.
Nobuko è un personaggio forse ancor più realistico di Moemi. E' l'immagine di quel tipo di ragazza più giovane che, se è interessata a te, non ha paura di fartelo notare con tutto l'entusiasmo possibile. Richiama moltissimo gli anni dell'adolescenza, e parlo per esperienza diretta. Gli aspetti tipicamente ingenui e puberali di "Video Girl Ai" sono in gran parte concentrati in questo personaggio, che pure non manca di evolvere in maniera assai notevole.
Natsumi è un simbolo di autonomia che non sempre fa piacere avere attorno, se si è una persona agli antipodi. Sgarbata fuori, gentile dentro: anch'ella possiede dei lineamenti caratteriali decisamente realistici, esistono davvero ragazze simili.
E infine Yota, da pagliaccio che è nell'incipit della vicenda, cambia radicalmente nel corso di tutta la serie. Questa sua progressiva evoluzione conferisce a "Video Girl Ai" dei tratti non dissimili da quelli di un romanzo di formazione. Fra i tanti particolari spunti, Yota porta nella storia quello sull'interpretazione dei sogni, e senza dubbio è trattato in modo assai intrigante.
Ma fino a che punto questo manga rimane un titolo sentimentale per adolescenti? Uno degli argomenti che emergono è il dilemma della durevolezza di un rapporto d'amore: da un momento all'altro, quel rapporto può sempre morire. Oppure, stare sempre insieme può inaspettatamente provocare ripercussioni malsane, e a quel punto giova di più stare lontani l'uno dall'altra. Dei temi, questi, che forse coinvolgono molto di più gli adulti che gli adolescenti, i quali sono ancora all'inizio della loro vita, e non hanno esperienza completa di questi aspetti. Gli adolescenti sono generalmente pieni di sogni per il futuro.
Il concetto di amore viene espresso con delle sfumature abbastanza singolari. A tratti, è quasi accostato alla stessa voglia di vivere, il sentirsi proiettati verso un obiettivo, una ragione che dia sapore alla vita. Può essere stare insieme alla persona che ti piace, così come può essere il mestiere a cui vuoi dedicarti all'interno della società - anche per interessi puramente personali, e in quest'ultimo caso potrebbe non essere più possibile cambiare strada, perché dovrai proseguire senza guardare in faccia nessuno.
Questo amore smisurato, questa energia che dà la forza di proseguire si contrappone a una visione che intende la vita con maggior spirito d'autoconservazione, con perfezionismo, rigidità e pragmatismo. Ma proprio per questo i portatori di tale opinione, che non riescono a liberarsi veramente della loro umanità - nonostante le avanzate conoscenze scientifiche e tecniche di cui dispongono - fuggono disperatamente dal rischio di rendere la vita un'insipida agonia, cercano degli stimoli che diano una direzione alla loro esistenza. Cercano le persone che credono ancora in quella passione che lega le persone, e sfogano la loro invidia, perché il sogno d'amore è per loro ormai infranto e irrecuperabile. Uno stadio di progresso più avanzato, ergo una consapevolezza superiore, non permette di recuperare le illusioni perdute.
D'altra parte, è evidente che anche i personaggi che credono in questo legame sentimentale convivono insieme alle loro grandi debolezze. L'amore verso una singola persona va a collidere con l'amicizia verso tante persone. I protagonisti della vicenda agiscono all'interno di un crudele e destabilizzante gioco di altruismi ed egoismi, un "triste rimpiattino". In un contesto simile non si ha più ben chiaro nemmeno quali siano i propri sentimenti, cosa si provi veramente. E anche le certezze vacillano, anche l'idea di amore finisce per essere riconsiderata, ridiscussa, dubitata a più riprese - alle volte rifiutata allo stesso cinico modo di quegli adulti che provengono dal mondo oltre lo schermo televisivo. E sul piano puramente introspettivo, le conclusioni di tutto ciò non sono affatto qualcosa che si possa definire trionfalista. Quali sono le dinamiche che possono rendere infrangibile una relazione rispetto a ogni altra? La risposta a questa domanda c'è in "Video Girl Ai", ma non è per niente quella semplicistica che ci si può aspettare in una qualunque, tradizionale storia d'amore. E' una risposta che risulta velatamente e insolitamente provocatoria, nel suo essere utopistica. Addentrarmi ulteriormente in questo aspetto chiave significherebbe fare spoiler, perciò non andrò oltre. Ma di certo, a me ha lasciato molto di che riflettere sulle inclinazioni intrinseche alla dimensione umana, e alle relazioni fra persone.
Altro argomento trattato, e a più riprese, è la violenza sulle donne, che pure interessa anche le coppie adulte - le quali non raramente arrivano a macchiarsi di efferati crimini per puri litigi amorosi - e non soltanto i ragazzi sedicenni. La linea che separa un rapporto rispettoso dalla prepotenza, alle volte è ben visibile, in altri casi è molto sottile.
E chissà quali cicatrici potrebbe lasciare sulle vittime, un tale abuso relazionale. Questa faccia della storia contribuisce ampiamente a dare al lettore, in alcuni passaggi, un tangibile senso di disagio. Molte storie sentimentali, in genere, tendono a trasmettere un certo senso di dolcezza anche nei loro momenti dolorosi. E non c'è dubbio che in prima battuta lo faccia anche Katsura nel suo "Video Girl Ai", ma ben presto quella dolcezza si rivela come una mera fragile superficie. Quando i personaggi soffrono sul serio, lo senti anche tu, lettore, il disagio dentro di te. Non è piacevole, le cose non vanno come vorresti. E senz'altro, quel senso di disagio non ti mollerà mai completamente, durante la lettura.
Prima o dopo, i personaggi sono costretti a confrontare i valori delle loro azioni e le conseguenze. Vengono chiamati a fare delle scelte determinanti per le loro stesse vite. Da questo può derivare anche uno schiacciante senso di colpa e di responsabilità.
Questa storia suggerisce talvolta anche delle contraddizioni sociali, e i relativi conflitti d'interessi. La paura di vivere senza sogni è terribile, ma dall'altro lato c'è anche il rimorso di aver lasciato qualcosa per strada. Non è questo, un conflitto che si possa relegare a discernimenti sulla sola vita puerile.
A questo punto mi chiedo: per quali motivi "Video Girl Ai" è stato pubblicato su Weekly Shonen Jump? E dopo aver ponderato, mi rispondo: è uno shonen soltanto perché i personaggi principali dovevano essere calati nel ruolo di studenti di scuola superiore. Per i contenuti no di certo, dato che sconfinano largamente oltre il target d'età, come ho illustrato poc'anzi. Questo è un manga che può parlar chiaro e forte anche a lettori adulti; i contesti adolescenziali in esso presenti sono soltanto un contorno che accompagna dei piatti assai più forti.
C'è un grande lavoro nella realizzazione dei dialoghi. I pensieri dei personaggi sono alle volte trascritti in forma poetica, e questa è una scelta stilistica gestita con molto equilibrio: non ci sono esagerazioni, né cali espressivi. Funziona decisamente molto bene.
Merita d'esser menzionato anche lo stile grafico assai curato, con un ampio e articolato utilizzo di retini che arriva a rendere magistralmente perfino i riflessi di luce sulla cornea degli occhi; e una notevole tridimensionalità, con uno studio delle proporzioni e delle prospettive che nel corso dell'opera raggiunge livelli quasi maniacali. La resa del movimento da una vignetta all'altra è eccezionale, le tavole presentano sequenze che sembrano finalizzate semplicemente alla raffigurazione di brevi cambi d'espressione facciale. Spesso e volentieri, le pose dei corpi tendono più al realismo che a fare spettacolo, talmente sono articolate e al tempo stesso, del tutto conformi alle emozioni veicolate. Le scelte raffigurative relative agli ambienti presentano alle volte dei simbolismi culturali molto interessanti. Le nudità rappresentate lasciano ogni carattere di oscenità, non percepisco in esse la volontà di indurre alla vergogna o al piacere sessuale, semmai si bada a delineare la tipica snellezza delle donne giapponesi - cosa che in un vero e proprio manga ecchi o in un hentai nessuno mai farebbe: in quei generi di fumetti gli autori esaltano notevolmente i corpi femminili. Quando vuol descrivere momenti di carattere erotico, Katsura lo fa anche senza spogliare i personaggi o mostrare parti seminude, e lo trovo un tocco di stile molto intelligente: l'eros non è nell'esibizionismo o nella nudità in sè per sè, si trova nella mente delle persone. Il piacere sessuale è innanzitutto un prodotto della mente, ed è proprio sui pensieri dei personaggi che Katsura elabora molto. In "Video Girl Ai", l'immagine di una ragazza nuda è del tutto contestualizzato e non passa messaggi erotizzanti, ma il lettore potrà trovarlo ugualmente provocante se avrà una personalità particolarmente fragile a questo tipo di disinibizione. Questo dipenderà da lui, e non dall'opera in sè. Eppure è la stessa Ai Amano a guidare fin dall'inizio il lettore verso il superamento di eventuali pensieri maligni. Certo, devo riconoscere che in questo l'edizione monografica, e in particolare quella italiana non aiuta: presenta alcune censure irragionevoli che pur non inficiando significativamente la qualità del fumetto, alterano in parte qualche dinamica espressiva voluta originariamente dall'autore, e paradossalmente rendono alcune sequenze ben più equivoche di come sarebbero senza censura. Rimane comunque ben chiaro che questo manga porta sul palco l'eros soltanto quando ne parla in chiave esplicita. Si potrebbe argomentare che questo sia comunque un aspetto molto puerile volto a raffigurare le pulsioni ormonali dei ragazzi sotto i vent'anni d'età. Ma anche in questo caso, è inutile negare che l'erotismo interessi ampiamente anche agli adulti. Inutile negare che sia uno dei desideri più presenti nella vita dell'essere umano.
Come ultimo punto, ma non per importanza, i disegni e il racconto sembrano camminare in perfetta simbiosi fra di loro. "Video Girl Ai" è una storia dove i personaggi attraversano molti cambiamenti e colpi di scena, e sorprende molto la cura con cui l'autore va a cambiare alcune lievi sfumature nelle espressioni, segnando un "prima" e un "dopo il colpo di scena". Nonostante si tratti solo di sfumature, sono sfumature che si notano al primo colpo, e quando si è immersi nella lettura tutto ciò fa una grande differenza. Quest'effetto grafico dà quasi l'illusione che i personaggi stampati sulle pagine siano più vivi che mai, che io lettore abbia fra le mani un fumetto pulsante di vita. Lo si può forse definire "vita stampata su carta"?
Fin dalla prima pubblicazione, la casa editrice Star Comics l'ha definito "cinema su carta", ma forse non è interamente accurato chiamarlo così. Il più delle volte, nemmeno il cinema riesce a immergere lo spettatore così profondamente. Il fumetto è un mezzo d'arte che ha qualche marcia in più, perché ha maggiori potenzialità rappresentative. "Video Girl Ai" non è una lettura qualunque, ma un'esperienza tridimensionale che non si limita a insinuare nel lettore le forti emozioni dei personaggi per farle provare in prima persona, ma al tempo stesso è anche una storia che sfida a passare oltre il mero coinvolgimento per scorgere lucidamente quello che veramente succede negli esseri umani di questa storia, oltre la mera esteriorità dei loro comportamenti. Katsura stesso ha orchestrato una storia piena di emozioni pur mantenendo il pensiero freddo e distaccato, e si nota: ha conferito alla sua opera una razionalità introspettiva che prescinde dalle vicende dei singoli personaggi. Pure ponendo al centro le problematiche sull'amore, vi ha impresso un sottofondo nettamente psicoevolutivo, ergo antropologico. Da questo punto di vista, l'autore lancia delle ipotesi che spaventano, ma che al tempo stesso posso soltanto condividere.
Questo manga è ben di più di quel che mi appariva anni fa, e devo riconoscere che nei suoi intenti non ha la benché minima sbavatura, è ineccepibile. Artisticamente parlando, sarebbe un'opera visionaria anche se fosse stata scritta oggi; Katsura ha fatto qualcosa che il più delle volte, altri mangaka neanche si arrischiano a fare. Già soltanto una simile composizione di elementi sentimentali e fantascientifici, messi insieme con queste dinamiche, è qualcosa che ha ispirato altri mangaka e registi a tentare strade simili, ma che di fatto non esiste da nessun'altra parte.
E alla luce dell'intera analisi sviluppata, la mia conclusione può essere solo una: non dimenticherò mai quest'opera d'arte, perché mi ha dato molto. Resterà vivida nella mia mente per tutta la vita.
Il primo capitolo, che è possibile leggere come preview gratuita nel sito ufficiale della Star Comics, parte in maniera molto comica e vivace: il primissimo Yota Moteuchi, protagonista della vicenda, è un buffone che con tutto l'entusiasmo e l'energia possibili mira a ottenere i favori di Moemi Hayakawa. Compie scelte ingenue, ma è anche molto autoironico: non crede davvero di poter raggiungere una ragazza così attraente. Il tono di partenza è dunque ludico, solo con una lieve amarezza di fondo. Ma ecco che arriva una svolta inaspettata, e il gioco è finito. Una risposta semplice quanto micidiale, e qualcosa inizia a incrinarsi fra Yota, Takashi e Moemi, e non c'è più niente da divertirsi, scendono le lacrime. Di certo è sorprendente il modo in cui Katsura raffigura una persona che scoppia a piangere, definendo le contrazioni del volto e il naso che cola, non soltanto gli occhi bagnati. Proprio come succede nella realtà, quando si piange molto forte.
Il nostro protagonista, angustiato da una situazione più grande di lui, cerca rifugio in quella che sembrerebbe una videocassetta erotica. Sentendosi privo di alcun potere sugli eventi reali, Yota fugge alla ricerca di una finzione dove la sua sofferenza possa avere tregua. Ma quello che trova pare invece una realtà in carne e ossa che gli mette a soqquadro la vita. Si tratta di Ai Amano, e il primo dettaglio degno di nota è il colore dei suoi capelli. Ai è bionda: dal punto di vista di un italiano è una sciocchezza. ma in Giappone non è altrettanto irrilevante. I giapponesi sono tutti bruni, e anche se parlo di una deformazione culturale che al giorno d'oggi, con il dilagare della globalizzazione sta poco a poco sfumando, per i giapponesi una persona con i capelli biondi può rappresentare un ribelle, una persona che ostenta la propria diversità rispetto alle masse. Alle volte, nei manga e negli anime, i personaggi biondi o rossi sono dei delinquenti. E Ai Amano è un personaggio che, una volta entrato nella casa di Yota da un videoregistratore scassato, infrange come niente fosse ogni schema precostituito, poiché ella stessa è un modello distrutto. E' un maschiaccio dalle molte facce caratteriali; altro che dolce, semplice e servizievole. Ma più che un maschiaccio, è accurato dire che trasgredisce a piacimento le barriere di genere, sovverte gli stereotipi della donna delicata, posata, mite, graziosa e remissiva. Quando inibisce un proprio lato caratteriale, lo fa solo per altruismo nei confronti di qualche altro personaggio. Non prova nemmeno pudore. Non perché sia una lasciva che vuol sedurre i ragazzi, tutt'altro: per lei la nudità sembra una cosa totalmente ordinaria, quasi di nessun conto. Va a smentire pure tranquillamente che di per sè si tratti di una cosa oscena o provocante, manifestando l'idea che la nudità sia una sconcezza soltanto perché è diventata abitudine sociale nasconderla. In genere le persone, per tanti motivi, hanno sempre qualcosa da nascondere. E' facile, e anche socialmente comprensibile, che uomini e donne abbiano una loro riservatezza. Invece, la franchezza di questa ragazza è letteralmente disarmante, è sorprendente vederla schiaffare in faccia al lettore una naturalezza così disinteressata, un'estroversione senza pari.
Pressoché da subito, è proprio questa sua mancanza di grazia femminile, questo suo estraniarsi dalle tradizioni - con apparente leggerezza, ma a più riprese con una discreta maturità - che io, lettore, finisco per apprezzare. Il suo carattere è contagioso. E' facile lasciarsi coinvolgere, Ai è una ragazza con cui sembra facile instaurare un rapporto di amicizia. Il suo stesso nome è un suggerimento, perché significa affetto, e si contrappone al termine giapponese "koi" che è invece l'amore passionale. Ed è davvero affascinante come questo personaggio vada a mettere in discussione o a ironizzare aspetti culturali sessisti di cui il Giappone non è certo privo. Trovo molto intriganti quei momenti in cui ella quasi va a infrangere il quarto muro, inducendo a delle riflessioni piuttosto sovversive sulla relazione fra un ragazzo e una ragazza.
Moemi si contrappone ad Ai, in quanto sembra l'incarnazione dell'ideale ragazza giapponese, del tutto tradizionale, ma non così straordinaria come potrebbe sembrare a Yota, anzi fin troppo umana. Diversi aspetti della sua personalità sono delineati in maniera notevolmente verosimile.
Anche Takashi è interessante. Da sempre calato, forzatamente e suo malgrado, nel ruolo di sciupafemmine, fin dall'inizio fa da consulente sentimentale al suo amico Yota, ma anche lui ha i suoi scheletri nell'armadio, le sue debolezze e la sua inesperienza. Si discosta molto dallo stereotipo del playboy a cui altri manga ci hanno abituati.
Nobuko è un personaggio forse ancor più realistico di Moemi. E' l'immagine di quel tipo di ragazza più giovane che, se è interessata a te, non ha paura di fartelo notare con tutto l'entusiasmo possibile. Richiama moltissimo gli anni dell'adolescenza, e parlo per esperienza diretta. Gli aspetti tipicamente ingenui e puberali di "Video Girl Ai" sono in gran parte concentrati in questo personaggio, che pure non manca di evolvere in maniera assai notevole.
Natsumi è un simbolo di autonomia che non sempre fa piacere avere attorno, se si è una persona agli antipodi. Sgarbata fuori, gentile dentro: anch'ella possiede dei lineamenti caratteriali decisamente realistici, esistono davvero ragazze simili.
E infine Yota, da pagliaccio che è nell'incipit della vicenda, cambia radicalmente nel corso di tutta la serie. Questa sua progressiva evoluzione conferisce a "Video Girl Ai" dei tratti non dissimili da quelli di un romanzo di formazione. Fra i tanti particolari spunti, Yota porta nella storia quello sull'interpretazione dei sogni, e senza dubbio è trattato in modo assai intrigante.
Ma fino a che punto questo manga rimane un titolo sentimentale per adolescenti? Uno degli argomenti che emergono è il dilemma della durevolezza di un rapporto d'amore: da un momento all'altro, quel rapporto può sempre morire. Oppure, stare sempre insieme può inaspettatamente provocare ripercussioni malsane, e a quel punto giova di più stare lontani l'uno dall'altra. Dei temi, questi, che forse coinvolgono molto di più gli adulti che gli adolescenti, i quali sono ancora all'inizio della loro vita, e non hanno esperienza completa di questi aspetti. Gli adolescenti sono generalmente pieni di sogni per il futuro.
Il concetto di amore viene espresso con delle sfumature abbastanza singolari. A tratti, è quasi accostato alla stessa voglia di vivere, il sentirsi proiettati verso un obiettivo, una ragione che dia sapore alla vita. Può essere stare insieme alla persona che ti piace, così come può essere il mestiere a cui vuoi dedicarti all'interno della società - anche per interessi puramente personali, e in quest'ultimo caso potrebbe non essere più possibile cambiare strada, perché dovrai proseguire senza guardare in faccia nessuno.
Questo amore smisurato, questa energia che dà la forza di proseguire si contrappone a una visione che intende la vita con maggior spirito d'autoconservazione, con perfezionismo, rigidità e pragmatismo. Ma proprio per questo i portatori di tale opinione, che non riescono a liberarsi veramente della loro umanità - nonostante le avanzate conoscenze scientifiche e tecniche di cui dispongono - fuggono disperatamente dal rischio di rendere la vita un'insipida agonia, cercano degli stimoli che diano una direzione alla loro esistenza. Cercano le persone che credono ancora in quella passione che lega le persone, e sfogano la loro invidia, perché il sogno d'amore è per loro ormai infranto e irrecuperabile. Uno stadio di progresso più avanzato, ergo una consapevolezza superiore, non permette di recuperare le illusioni perdute.
D'altra parte, è evidente che anche i personaggi che credono in questo legame sentimentale convivono insieme alle loro grandi debolezze. L'amore verso una singola persona va a collidere con l'amicizia verso tante persone. I protagonisti della vicenda agiscono all'interno di un crudele e destabilizzante gioco di altruismi ed egoismi, un "triste rimpiattino". In un contesto simile non si ha più ben chiaro nemmeno quali siano i propri sentimenti, cosa si provi veramente. E anche le certezze vacillano, anche l'idea di amore finisce per essere riconsiderata, ridiscussa, dubitata a più riprese - alle volte rifiutata allo stesso cinico modo di quegli adulti che provengono dal mondo oltre lo schermo televisivo. E sul piano puramente introspettivo, le conclusioni di tutto ciò non sono affatto qualcosa che si possa definire trionfalista. Quali sono le dinamiche che possono rendere infrangibile una relazione rispetto a ogni altra? La risposta a questa domanda c'è in "Video Girl Ai", ma non è per niente quella semplicistica che ci si può aspettare in una qualunque, tradizionale storia d'amore. E' una risposta che risulta velatamente e insolitamente provocatoria, nel suo essere utopistica. Addentrarmi ulteriormente in questo aspetto chiave significherebbe fare spoiler, perciò non andrò oltre. Ma di certo, a me ha lasciato molto di che riflettere sulle inclinazioni intrinseche alla dimensione umana, e alle relazioni fra persone.
Altro argomento trattato, e a più riprese, è la violenza sulle donne, che pure interessa anche le coppie adulte - le quali non raramente arrivano a macchiarsi di efferati crimini per puri litigi amorosi - e non soltanto i ragazzi sedicenni. La linea che separa un rapporto rispettoso dalla prepotenza, alle volte è ben visibile, in altri casi è molto sottile.
E chissà quali cicatrici potrebbe lasciare sulle vittime, un tale abuso relazionale. Questa faccia della storia contribuisce ampiamente a dare al lettore, in alcuni passaggi, un tangibile senso di disagio. Molte storie sentimentali, in genere, tendono a trasmettere un certo senso di dolcezza anche nei loro momenti dolorosi. E non c'è dubbio che in prima battuta lo faccia anche Katsura nel suo "Video Girl Ai", ma ben presto quella dolcezza si rivela come una mera fragile superficie. Quando i personaggi soffrono sul serio, lo senti anche tu, lettore, il disagio dentro di te. Non è piacevole, le cose non vanno come vorresti. E senz'altro, quel senso di disagio non ti mollerà mai completamente, durante la lettura.
Prima o dopo, i personaggi sono costretti a confrontare i valori delle loro azioni e le conseguenze. Vengono chiamati a fare delle scelte determinanti per le loro stesse vite. Da questo può derivare anche uno schiacciante senso di colpa e di responsabilità.
Questa storia suggerisce talvolta anche delle contraddizioni sociali, e i relativi conflitti d'interessi. La paura di vivere senza sogni è terribile, ma dall'altro lato c'è anche il rimorso di aver lasciato qualcosa per strada. Non è questo, un conflitto che si possa relegare a discernimenti sulla sola vita puerile.
A questo punto mi chiedo: per quali motivi "Video Girl Ai" è stato pubblicato su Weekly Shonen Jump? E dopo aver ponderato, mi rispondo: è uno shonen soltanto perché i personaggi principali dovevano essere calati nel ruolo di studenti di scuola superiore. Per i contenuti no di certo, dato che sconfinano largamente oltre il target d'età, come ho illustrato poc'anzi. Questo è un manga che può parlar chiaro e forte anche a lettori adulti; i contesti adolescenziali in esso presenti sono soltanto un contorno che accompagna dei piatti assai più forti.
C'è un grande lavoro nella realizzazione dei dialoghi. I pensieri dei personaggi sono alle volte trascritti in forma poetica, e questa è una scelta stilistica gestita con molto equilibrio: non ci sono esagerazioni, né cali espressivi. Funziona decisamente molto bene.
Merita d'esser menzionato anche lo stile grafico assai curato, con un ampio e articolato utilizzo di retini che arriva a rendere magistralmente perfino i riflessi di luce sulla cornea degli occhi; e una notevole tridimensionalità, con uno studio delle proporzioni e delle prospettive che nel corso dell'opera raggiunge livelli quasi maniacali. La resa del movimento da una vignetta all'altra è eccezionale, le tavole presentano sequenze che sembrano finalizzate semplicemente alla raffigurazione di brevi cambi d'espressione facciale. Spesso e volentieri, le pose dei corpi tendono più al realismo che a fare spettacolo, talmente sono articolate e al tempo stesso, del tutto conformi alle emozioni veicolate. Le scelte raffigurative relative agli ambienti presentano alle volte dei simbolismi culturali molto interessanti. Le nudità rappresentate lasciano ogni carattere di oscenità, non percepisco in esse la volontà di indurre alla vergogna o al piacere sessuale, semmai si bada a delineare la tipica snellezza delle donne giapponesi - cosa che in un vero e proprio manga ecchi o in un hentai nessuno mai farebbe: in quei generi di fumetti gli autori esaltano notevolmente i corpi femminili. Quando vuol descrivere momenti di carattere erotico, Katsura lo fa anche senza spogliare i personaggi o mostrare parti seminude, e lo trovo un tocco di stile molto intelligente: l'eros non è nell'esibizionismo o nella nudità in sè per sè, si trova nella mente delle persone. Il piacere sessuale è innanzitutto un prodotto della mente, ed è proprio sui pensieri dei personaggi che Katsura elabora molto. In "Video Girl Ai", l'immagine di una ragazza nuda è del tutto contestualizzato e non passa messaggi erotizzanti, ma il lettore potrà trovarlo ugualmente provocante se avrà una personalità particolarmente fragile a questo tipo di disinibizione. Questo dipenderà da lui, e non dall'opera in sè. Eppure è la stessa Ai Amano a guidare fin dall'inizio il lettore verso il superamento di eventuali pensieri maligni. Certo, devo riconoscere che in questo l'edizione monografica, e in particolare quella italiana non aiuta: presenta alcune censure irragionevoli che pur non inficiando significativamente la qualità del fumetto, alterano in parte qualche dinamica espressiva voluta originariamente dall'autore, e paradossalmente rendono alcune sequenze ben più equivoche di come sarebbero senza censura. Rimane comunque ben chiaro che questo manga porta sul palco l'eros soltanto quando ne parla in chiave esplicita. Si potrebbe argomentare che questo sia comunque un aspetto molto puerile volto a raffigurare le pulsioni ormonali dei ragazzi sotto i vent'anni d'età. Ma anche in questo caso, è inutile negare che l'erotismo interessi ampiamente anche agli adulti. Inutile negare che sia uno dei desideri più presenti nella vita dell'essere umano.
Come ultimo punto, ma non per importanza, i disegni e il racconto sembrano camminare in perfetta simbiosi fra di loro. "Video Girl Ai" è una storia dove i personaggi attraversano molti cambiamenti e colpi di scena, e sorprende molto la cura con cui l'autore va a cambiare alcune lievi sfumature nelle espressioni, segnando un "prima" e un "dopo il colpo di scena". Nonostante si tratti solo di sfumature, sono sfumature che si notano al primo colpo, e quando si è immersi nella lettura tutto ciò fa una grande differenza. Quest'effetto grafico dà quasi l'illusione che i personaggi stampati sulle pagine siano più vivi che mai, che io lettore abbia fra le mani un fumetto pulsante di vita. Lo si può forse definire "vita stampata su carta"?
Fin dalla prima pubblicazione, la casa editrice Star Comics l'ha definito "cinema su carta", ma forse non è interamente accurato chiamarlo così. Il più delle volte, nemmeno il cinema riesce a immergere lo spettatore così profondamente. Il fumetto è un mezzo d'arte che ha qualche marcia in più, perché ha maggiori potenzialità rappresentative. "Video Girl Ai" non è una lettura qualunque, ma un'esperienza tridimensionale che non si limita a insinuare nel lettore le forti emozioni dei personaggi per farle provare in prima persona, ma al tempo stesso è anche una storia che sfida a passare oltre il mero coinvolgimento per scorgere lucidamente quello che veramente succede negli esseri umani di questa storia, oltre la mera esteriorità dei loro comportamenti. Katsura stesso ha orchestrato una storia piena di emozioni pur mantenendo il pensiero freddo e distaccato, e si nota: ha conferito alla sua opera una razionalità introspettiva che prescinde dalle vicende dei singoli personaggi. Pure ponendo al centro le problematiche sull'amore, vi ha impresso un sottofondo nettamente psicoevolutivo, ergo antropologico. Da questo punto di vista, l'autore lancia delle ipotesi che spaventano, ma che al tempo stesso posso soltanto condividere.
Questo manga è ben di più di quel che mi appariva anni fa, e devo riconoscere che nei suoi intenti non ha la benché minima sbavatura, è ineccepibile. Artisticamente parlando, sarebbe un'opera visionaria anche se fosse stata scritta oggi; Katsura ha fatto qualcosa che il più delle volte, altri mangaka neanche si arrischiano a fare. Già soltanto una simile composizione di elementi sentimentali e fantascientifici, messi insieme con queste dinamiche, è qualcosa che ha ispirato altri mangaka e registi a tentare strade simili, ma che di fatto non esiste da nessun'altra parte.
E alla luce dell'intera analisi sviluppata, la mia conclusione può essere solo una: non dimenticherò mai quest'opera d'arte, perché mi ha dato molto. Resterà vivida nella mia mente per tutta la vita.