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C’è un vecchio sketch di Totò, in cui lui racconta di come un tizio abbia cominciato all’improvviso a fracassarlo di mazzate in mezzo alla strada, urlando: “Pasquale, maledetto! Ti debbo sfondare il cranio!” E lui si è preso le mazzate, senza rivelare di non essere Pasquale, perché pensava tra sé: “Voglio proprio vedere questo stupido dove vuole arrivare”. Ecco, questa sono io che guardo “serial experiments lain” (in minuscolo, se no gli autori si arrabbiano): gli episodi non erano noiosi, ma proprio stancanti fisicamente, e arrivare alla fine è stata una fatica. Ma ci sono arrivata, perché la curiosità in me era stata accesa e “volevo proprio vedere questo stupido dove voleva arrivare”.

Non sono del tutto sicura di averlo capito, dove volessero arrivare. Anzi, mi sorge forte il sospetto che non volessero arrivare a niente. Per carità, di tematiche ce ne sono fin troppe e anche belle profonde. Solo la questione dell’io e dell’identità personale, compreso il rapporto con il corpo e la memoria (cos’è che definisce l’identità? La mente o il corpo? O tutt’e due? Ma poi, esiste davvero una cosa che si possa chiamare “io”? Non è solo un’illusione, dovuta all’accumularsi dei ricordi? Se cancelliamo i ricordi, si cancella anche la nostra esistenza?), basterebbe da sola a far andare in tilt il cervello a chiunque. Il punto è che non è da sola, ma è accompagnata da altri ‘ventordicimila’ spunti differenti: il potere della tecnologia, realtà virtuale vs realtà fisica, cosa è Dio, l’incoscio collettivo, teorie del complotto, eccetera. Il tutto presentato nel modo più criptico, confuso e inquietante possibile. E, mentre ho apprezzato molto la parte inquietante, e capisco che parte dell’inquietudine deriva proprio dalla difficoltà a comprendere, non posso dire altrettanto sulla confusione e sul coacervo di temi differenti.

Non è tanto il fatto che l’anime non dia risposte a darmi fastidio. Le storie che vogliono “far pensare” spesso non danno risposte, altrimenti ci sarebbe poco da pensare. Il fatto è che gran parte del tempo lo si perde a cercare di capire di cosa si stia parlando, cosa voglia dire l’onnipresente contrasto fra luce e ombra, o i cavi sospesi, o la bambola che dice frasi ermetiche. Lo sforzo cerebrale è così proteso a cercare di decifrare i simboli e le scene criptiche, che quando li si decifra (o ci si illude di averli decifrati) si è troppo stanchi per riflettere sulle tematiche in sé stesse, che, come illustrato sopra a proposito dell’io, sono molto complesse e profonde di per sé. Peggio ancora, non si è solo stanchi: si è compiaciuti di sé stessi. Oh, ma quanto sono intelligente ad aver capito cosa voleva dire questo passaggio! Oh, ha nominato le madeleine come Proust, di sicuro sta parlando di ricordi! Ma quanto sono fico a conoscere Proust! E via discorrendo. In tutto questo, si accumulano spunti su spunti, citazioni su citazioni, e non si riflette davvero a fondo su niente. Ma non perché l’anime sia superficiale: al contrario, è talmente profondo e complesso da non lasciare il tempo e soprattutto la forza di riflettere sul serio, al di là della risoluzione (presunta) delle scene enigmatiche.

Non dico niente su un paio di buchi nella trama che mi è sembrato di scorgere, perché 1) probabilmente non sono veri buchi, ma sono io che non ci ho capito una mazza, e 2) questo è il tipo di anime in cui la trama ha un’importanza relativa, se non nulla. E questo è un altro problema, dal mio punto di vista. Un film può anche permettersi di essere simbolismo e basta, ma una serie televisiva, con la sua struttura episodica, richiede una trama. Ma vedo che a tanti non ha dato fastidio questa cosa, si vede che è solo un mio problema.

Insomma, credo che a questo punto si sia capito che quest’anime non mi è piaciuto, e il voto soggettivo sarebbe 5. Gli do 8 perché mi rendo conto che quelli che io vedo come difetti in realtà non sono dei veri e propri errori, perché gli autori volevano proprio raggiungere quest’effetto. Volevano creare un anime incomprensibile, che piacesse solo ai Giapponesi, e si sono stupiti nel vederlo apprezzato anche dagli Occidentali. Dal mio punto di vista, sono riusciti benissimo nel loro scopo, quindi non posso che dargli un 8. Non di più, però. Il voto 9 è già in odore di capolavoro e “serial experiments lain” non lo è. I veri capolavori sono, almeno potenzialmente, fruibili da tutti. Non c’è bisogno di essere un esperto d’arte per ammirare il David di Michelangelo. “serial experiments lain” è un anime <i>volutamente</i> di nicchia, scritto da gente snob per essere apprezzato da gente ancora più snob. Ho letto da qualche parte che per capirlo veramente bisogna vederlo almeno due volte, ma, sinceramente, una volta mi è bastata. Vado a riguardarmi Lupin giacca verde per disintossicarmi.