Recensione
Aggressors of Dark Kombat
6.5/10
Dopo i due World Heroes, ADK ci riprova nel 1994 a creare un altro brand di successo, nonostante l’annata sia una delle più affollate di sempre in quanto a picchiaduro 2D.
Ma più che un picchiaduro, Aggressors of Dark Kombat (conosciuto in Giappone con il nome di Tsuukai GANGAN Koushinkyoku) si può definire un “simulatore di risse”.
Se la presentazione non ha nulla di diverso da altri esponenti del genere, una volta iniziata una partita si avverte nell’immediato qualcosa di differente: il titolo ADK sembra in tutto e per tutto una via di mezzo tra un tradizionale fighting game “vs”, e un beat em up a scorrimento, alla Final Fight per intenderci. È possibile infatti muoversi in profondità, afferrare oggetti e lanciarli esattamente come nella succitata saga Capcom e tante altre. Parrebbe bello, ma non tutto va a meraviglia.
Considerato il suddetto gameplay “tridimensionale”, i tasti direzionali su e giù sono ovviamente adibiti ai movimenti, applicando al tasto C (dopo i pugni e i calci) la funzione del salto, mentre il crouch (l’abbassarsi) è del tutto assente. In un picchiaduro a scorrimento ci può stare, ma premere un tasto per saltare in un incontro VS risulta davvero macchinoso, e la profondità rende tutto ancora più astruso, con il risultato che spesso risulta difficile capire se siamo davvero “allineati” al nostro avversario oppure no.
Come se ciò non bastasse le combinazioni per effettuare le tecniche a disposizione sono tutt’altro che intuitive, e l’avversario di certo non vi lascia il tempo di star lì a riflettere. Le prese sembrano invece funzionare, anche se necessitano di una certa pratica nelle tempistiche (e la CPU non ci cascherà molto spesso), ma allora a questo punto tanto valeva darsi ad un gioco di wrestling. Francamente nel gameplay di Aggressors of Dark Kombat non ho intravisto ne grandi parvenze di profondità, nonostante siano effettuabili alcune combo interessanti, ne tantomeno di divertimento smanettone.
Il roster è formato da appena 8 elementi, abbastanza modesto quindi per l’anno di uscita (quello di King of Fighters '94, per intenderci) e tra di loro non ci sono certo figure di grande spicco. Il ninja rosso Fuuma fa qui una sua comparsata direttamente da World Heroes, per il resto abbiamo i soliti combattenti coreani, il solito orientale Lee (basta!), il solito wrestler, ma soprattutto un certo Bobby che vince il mio premio assoluto di “faccia a culo 1994”. L’unica a salvarsi è Kirarah, che infatti sarà inserita anni dopo nella selezione di NeoGeo Battle Coliseum.
Graficamente invece “Gan Gan” si presenta molto bene, gli sprites sono realizzati con cura (bello quando un personaggio si brucia, o inizia a sudare copiosamente) e alcune location come la metropolitana o quello con la cascata sullo sfondo, sono di sicuro fascino, ma è nel complesso l’intera colorazione del gioco ad essere ben curata. Il sonoro invece è nella media del Neo Geo.
In definitiva Aggressors of Dark Kombat appare come un chiaro tentativo di distinguersi dagli altri picchiaduro, assolutamente legittimo considerata l’enorme offerta del periodo, ma non del tutto riuscita nell’applicazione e nelle rifiniture più importanti. Ci sarà sicuramente oggi qualcuno pronto a difendere il titolo ADK o a ricordarlo con un occhio meno critico, in virtù di qualche buon momento che avrà anche donato, ma obiettivamente non rimane che un abbozzo incompleto di un’epoca lontana.
Ma più che un picchiaduro, Aggressors of Dark Kombat (conosciuto in Giappone con il nome di Tsuukai GANGAN Koushinkyoku) si può definire un “simulatore di risse”.
Se la presentazione non ha nulla di diverso da altri esponenti del genere, una volta iniziata una partita si avverte nell’immediato qualcosa di differente: il titolo ADK sembra in tutto e per tutto una via di mezzo tra un tradizionale fighting game “vs”, e un beat em up a scorrimento, alla Final Fight per intenderci. È possibile infatti muoversi in profondità, afferrare oggetti e lanciarli esattamente come nella succitata saga Capcom e tante altre. Parrebbe bello, ma non tutto va a meraviglia.
Considerato il suddetto gameplay “tridimensionale”, i tasti direzionali su e giù sono ovviamente adibiti ai movimenti, applicando al tasto C (dopo i pugni e i calci) la funzione del salto, mentre il crouch (l’abbassarsi) è del tutto assente. In un picchiaduro a scorrimento ci può stare, ma premere un tasto per saltare in un incontro VS risulta davvero macchinoso, e la profondità rende tutto ancora più astruso, con il risultato che spesso risulta difficile capire se siamo davvero “allineati” al nostro avversario oppure no.
Come se ciò non bastasse le combinazioni per effettuare le tecniche a disposizione sono tutt’altro che intuitive, e l’avversario di certo non vi lascia il tempo di star lì a riflettere. Le prese sembrano invece funzionare, anche se necessitano di una certa pratica nelle tempistiche (e la CPU non ci cascherà molto spesso), ma allora a questo punto tanto valeva darsi ad un gioco di wrestling. Francamente nel gameplay di Aggressors of Dark Kombat non ho intravisto ne grandi parvenze di profondità, nonostante siano effettuabili alcune combo interessanti, ne tantomeno di divertimento smanettone.
Il roster è formato da appena 8 elementi, abbastanza modesto quindi per l’anno di uscita (quello di King of Fighters '94, per intenderci) e tra di loro non ci sono certo figure di grande spicco. Il ninja rosso Fuuma fa qui una sua comparsata direttamente da World Heroes, per il resto abbiamo i soliti combattenti coreani, il solito orientale Lee (basta!), il solito wrestler, ma soprattutto un certo Bobby che vince il mio premio assoluto di “faccia a culo 1994”. L’unica a salvarsi è Kirarah, che infatti sarà inserita anni dopo nella selezione di NeoGeo Battle Coliseum.
Graficamente invece “Gan Gan” si presenta molto bene, gli sprites sono realizzati con cura (bello quando un personaggio si brucia, o inizia a sudare copiosamente) e alcune location come la metropolitana o quello con la cascata sullo sfondo, sono di sicuro fascino, ma è nel complesso l’intera colorazione del gioco ad essere ben curata. Il sonoro invece è nella media del Neo Geo.
In definitiva Aggressors of Dark Kombat appare come un chiaro tentativo di distinguersi dagli altri picchiaduro, assolutamente legittimo considerata l’enorme offerta del periodo, ma non del tutto riuscita nell’applicazione e nelle rifiniture più importanti. Ci sarà sicuramente oggi qualcuno pronto a difendere il titolo ADK o a ricordarlo con un occhio meno critico, in virtù di qualche buon momento che avrà anche donato, ma obiettivamente non rimane che un abbozzo incompleto di un’epoca lontana.