Recensione
Golden Kamui
7.0/10
Nella regione dell'Hokkaido un tesoro conteso tra feroci carcerati evasi, militari sbandati e una misteriosa figura “senza volto” colpevole di aver sottratto per prima il tesoro dalle mani dei legittimi proprietari (la popolazione Ainu), è il perno attorno al quale nasce e si evolve la vicenda narrata in Golden Kamui, un manga di azione coinvolgente e ricco.
Sugimoto e la giovane Ainu Ashirpa sono i nostri protagonisti e anch'essi sono alla ricerca del “succulento” oro (perché questa è la natura del tesoro), mossi entrambi da diversi obbiettivi. Insieme però costituiscono una buona coppia che interagisce con facilità, anche perché accomunati da una eguale esperienza di vita: la durezza della guerra, di cui Sugimoto è reduce, e la durezza delle fredde e ostili terre dell'Hokkaido, di cui Ashirpa è originaria. Ma ulteriori ferite hanno segnato i nostri nel corso della propria vita e ne hanno scolpito il carattere deciso: l'ostilità del popolo giapponese verso l'etnia Ainu, e l'ostilità vissuta da Sugimoto nel suo paese natale.
Temi forti, dunque, come forte e implacabile la narrazione, a tratti anche violenta, ma senza eccesso di splatter. L'autore sente l'esigenza di non mentire ai propri lettori e mostra loro con apprezzabile sincerità i momenti di caccia, violenze tra uomini, avidità, razzismo, rancore. Ma anche molti sentimenti positivi permeano l'opera: la strenua resistenza del singolo in un mondo realisticamente difficile (sia esso ambientale, animale o umano) nel quale deve lottare e sopravvivere; la forza di spirito dei protagonisti; le abilità da loro sviluppate; le bellezze di una cultura poco sconosciuta, il popolo Ainu.
Primo volume veloce, narrazione sostenuta, quasi troppi eventi e personaggi snocciolati in pochi capitoli (certo, sappiamo che il lettore di rivista giapponese deve essere “catturato” perché la serie abbia possibilità di sopravvivere oltre il quinto capitolo). Alcuni vengono inseriti forzosamente nella storia, cioè con capriole narrative o colpi di scena poco giustificati. E il filo narrazione procede proprio con questo passo sostenuto, perdendo anche qualcosa per strada: certe sequenze o tavole sembrano infatti sospese, senza una continuità coerente con quelle successive. A questo senso di incompletezza e incoerenza che percorre diversi capitoli fa da contrappeso la dinamicità dei molteplici eventi e la presenza di personaggi che riempiono bene la scena e risultano convincenti.
Tra questi spicca Sugimoto di cui siamo subito curiosi: benché identificarsi sia impossibile, non riusciamo certo a rimanerne indifferenti, colpiti da lati ambigui come la ferocia e il sentimento d'amore. Invece la giovane Ainu non è altrettanto riuscita, infatti non riesce a essere molto più che la “bandiera” del popolo Ainu (e difatti l'autore se ne serve per snocciolarci enciclopediche nozioni sul popolo e i suoi usi). I due si bilanciano nel momento in cui la giovane, che non sembra accettare uccisioni ingiustificate, frena Sugimoto dai suoi affrettati intenti violenti e anche mortali.
Quindi una certa ingenuità e facilità nelle vicende, che troverebbero una collocazione migliore all'interno di una narrazione più distesa che ne permetterebbe un'evoluzione più naturale, è compensata dallo spirale dinamico e travolgente dell'azione. Attenzione infatti a non equivocare: benché l'opera sia ad ambientazione storica e realistica, non c'è nulla di noioso. Noda è un autore moderno che usa un linguaggio moderno, dal taglio cinematografico, come moltissime sue tavole dimostrano. Basti guardare la copertina: rispecchia appieno lo spirito del linguaggio artistico.
E concludiamo proprio con l'arte dell'autore: stile nitido, pulito, ricco. Dal nero al bianco abbiamo un'ampia gamma di gradazioni, con ricorso ai retini per ogni tavola o vignetta. Le inquadrature, come si diceva, sono moderne e immediate. Quando ne risulta più complessa la lettura interviene un balloon esplicativo. Grave pecca è la mancanza di profondità: personaggi e cose, ricchissimi di dettagli, non riescono mai a presentarsi in un ambiente che li avvolga, in cui si possano muovere spazialmente. L'autore sembra usare sempre lo stesso metodo: sovrapposizioni di piani. Su di un piano arretrato si trova il paesaggio, su di un piano più ravvicinato al lettore troviamo i personaggi che interagiscono ecc. Ma non c'è una reale fusione, e lo scarto tra i due piani è sensibile.
Complice di ciò e conseguenza, è ovviamente la mancanza di tridimensionalità che caratterizza il suo stile. Noda è bravissimo nel fare emergere dalla carta gli oggetti o le persone (come la baionetta in copertina) ma vi riesce solo in virtù di un gioco di linee cinetiche e contrapposizioni tra i piani sopracitati. Poche incertezze nell'anatomia e dovizia di dettagli e particolari analitici come ogni mangaka che si rispetti.
Nei design Noda invece non sbaglia un colpo: tutti efficaci, coerenti con la storia e belli. Ultima nota: l'espressività. Pur con qualche banalità (come la gamma espressiva della giovane Ainu), o ripetizione, le espressioni sono buone, alle volte ottime. Non sempre realistiche, non sempre armoniose con quei tipici volti da manga ampi, lisci, puliti, ma, soprattutto nei momenti acme della storia, quando l'obbiettivo si concentra proprio sulle reazione emotive, lì le espressioni sanno essere comunicative e specchio del personaggio.
Consigliato? Sì. Voto: 7.5. Speriamo non deluda nel proseguimento.
Sugimoto e la giovane Ainu Ashirpa sono i nostri protagonisti e anch'essi sono alla ricerca del “succulento” oro (perché questa è la natura del tesoro), mossi entrambi da diversi obbiettivi. Insieme però costituiscono una buona coppia che interagisce con facilità, anche perché accomunati da una eguale esperienza di vita: la durezza della guerra, di cui Sugimoto è reduce, e la durezza delle fredde e ostili terre dell'Hokkaido, di cui Ashirpa è originaria. Ma ulteriori ferite hanno segnato i nostri nel corso della propria vita e ne hanno scolpito il carattere deciso: l'ostilità del popolo giapponese verso l'etnia Ainu, e l'ostilità vissuta da Sugimoto nel suo paese natale.
Temi forti, dunque, come forte e implacabile la narrazione, a tratti anche violenta, ma senza eccesso di splatter. L'autore sente l'esigenza di non mentire ai propri lettori e mostra loro con apprezzabile sincerità i momenti di caccia, violenze tra uomini, avidità, razzismo, rancore. Ma anche molti sentimenti positivi permeano l'opera: la strenua resistenza del singolo in un mondo realisticamente difficile (sia esso ambientale, animale o umano) nel quale deve lottare e sopravvivere; la forza di spirito dei protagonisti; le abilità da loro sviluppate; le bellezze di una cultura poco sconosciuta, il popolo Ainu.
Primo volume veloce, narrazione sostenuta, quasi troppi eventi e personaggi snocciolati in pochi capitoli (certo, sappiamo che il lettore di rivista giapponese deve essere “catturato” perché la serie abbia possibilità di sopravvivere oltre il quinto capitolo). Alcuni vengono inseriti forzosamente nella storia, cioè con capriole narrative o colpi di scena poco giustificati. E il filo narrazione procede proprio con questo passo sostenuto, perdendo anche qualcosa per strada: certe sequenze o tavole sembrano infatti sospese, senza una continuità coerente con quelle successive. A questo senso di incompletezza e incoerenza che percorre diversi capitoli fa da contrappeso la dinamicità dei molteplici eventi e la presenza di personaggi che riempiono bene la scena e risultano convincenti.
Tra questi spicca Sugimoto di cui siamo subito curiosi: benché identificarsi sia impossibile, non riusciamo certo a rimanerne indifferenti, colpiti da lati ambigui come la ferocia e il sentimento d'amore. Invece la giovane Ainu non è altrettanto riuscita, infatti non riesce a essere molto più che la “bandiera” del popolo Ainu (e difatti l'autore se ne serve per snocciolarci enciclopediche nozioni sul popolo e i suoi usi). I due si bilanciano nel momento in cui la giovane, che non sembra accettare uccisioni ingiustificate, frena Sugimoto dai suoi affrettati intenti violenti e anche mortali.
Quindi una certa ingenuità e facilità nelle vicende, che troverebbero una collocazione migliore all'interno di una narrazione più distesa che ne permetterebbe un'evoluzione più naturale, è compensata dallo spirale dinamico e travolgente dell'azione. Attenzione infatti a non equivocare: benché l'opera sia ad ambientazione storica e realistica, non c'è nulla di noioso. Noda è un autore moderno che usa un linguaggio moderno, dal taglio cinematografico, come moltissime sue tavole dimostrano. Basti guardare la copertina: rispecchia appieno lo spirito del linguaggio artistico.
E concludiamo proprio con l'arte dell'autore: stile nitido, pulito, ricco. Dal nero al bianco abbiamo un'ampia gamma di gradazioni, con ricorso ai retini per ogni tavola o vignetta. Le inquadrature, come si diceva, sono moderne e immediate. Quando ne risulta più complessa la lettura interviene un balloon esplicativo. Grave pecca è la mancanza di profondità: personaggi e cose, ricchissimi di dettagli, non riescono mai a presentarsi in un ambiente che li avvolga, in cui si possano muovere spazialmente. L'autore sembra usare sempre lo stesso metodo: sovrapposizioni di piani. Su di un piano arretrato si trova il paesaggio, su di un piano più ravvicinato al lettore troviamo i personaggi che interagiscono ecc. Ma non c'è una reale fusione, e lo scarto tra i due piani è sensibile.
Complice di ciò e conseguenza, è ovviamente la mancanza di tridimensionalità che caratterizza il suo stile. Noda è bravissimo nel fare emergere dalla carta gli oggetti o le persone (come la baionetta in copertina) ma vi riesce solo in virtù di un gioco di linee cinetiche e contrapposizioni tra i piani sopracitati. Poche incertezze nell'anatomia e dovizia di dettagli e particolari analitici come ogni mangaka che si rispetti.
Nei design Noda invece non sbaglia un colpo: tutti efficaci, coerenti con la storia e belli. Ultima nota: l'espressività. Pur con qualche banalità (come la gamma espressiva della giovane Ainu), o ripetizione, le espressioni sono buone, alle volte ottime. Non sempre realistiche, non sempre armoniose con quei tipici volti da manga ampi, lisci, puliti, ma, soprattutto nei momenti acme della storia, quando l'obbiettivo si concentra proprio sulle reazione emotive, lì le espressioni sanno essere comunicative e specchio del personaggio.
Consigliato? Sì. Voto: 7.5. Speriamo non deluda nel proseguimento.