Recensione
Saenai Heroine no Sodatekata
5.0/10
"Saekano" mi aveva inizialmente illuso in maniera eccezionale, poi mi ha colpito dritto al cuore con la sua banalità.
Mi spiego: prima che annunciassero la serie, iniziai a leggere il manga di "Saekano" (sì, so che è tratto dalla light novel) ed ebbi la sensazione che di base avessero provato a creare qualcosa di interessante coi personaggi. Conferma di ciò me lo danno due cose: i personaggi di Utaha, Eriri, Michiru e Tomoya, e il personaggio di Megumi. Nei primissimi capitoli del manga si capisce che l'attenzione è focalizzata sul definire e presentare dei personaggi, che non hanno affatto bisogno né di essere definiti né di essere presentati. Degli stereotipi. Abbiamo il protagonista passivo, gentile e otaku, la tsunderina, che non c'è bisogno nemmeno di farla parlare per capire che appartiene a quel tipo di stereotipo di personaggio, e la bella, sarcastica e misteriosa senpai.
Poi, un giorno, Tomoya vede su una collina tempestata dai petali di ciliegio una ragazza di una purezza e compostezza mai viste e decide di utilizzarla come sua musa d'ispirazione. Anche lei si rifarebbe allo stereotipo della ragazza anime carina, educata e pura di cuore e spirito, che tanto è amata dai Giapponesi al pari delle altre due tipologie descritte sopra. Sorpresa però nello scoprire che in realtà tale ragazza era solo un 'filmone' che il protagonista si è fatto nei pochi secondi in cui ha avuto a che fare con lei. Infatti Megumi non è affatto così. Si tratta di una ragazza normalissima, anzi che passa inosservata sia sul lato fisico che su quello della personalità. Quando il protagonista lo scopre, ne rimane deluso, poiché l'aveva idealizzata coi canoni a cui un otaku è abituato, incapace di accettare la sua normalità.
Da qui inizia un tira e molla dove i grandi stereotipi, ovvero Eriri, Utaha e Tomoya (nel manga non sono arrivato a conoscere Michiru, l'ho abbandonato prima) esaltano e portano all'estremo gli archetipi cui loro stessi fanno riferimento, criticandoli e scherzandoci sopra l'uno con l'altro (come succede pure nell'episodio 0, dove nel bel mezzo della scena iniziale, costellata di puro fanservice alle terme, parlano di come, appunto, un anime che parte e si basi su del puro fanservice e delle ragazze carine non abbia alcuna profondità). Il tutto contrastato dalla normalità di Megumi, che prova a inserirsi nel loro mondo, fatto di personalità eccezionali e marcate. Non riuscendoci, però, perché lei è una ragazza normale. Come lo spettatore. Ed è in lei che lo spettatore riesce a immedesimarsi.
Questa premessa (nel manga) mi aveva stregato. Questo continuo scontro tra stereotipo e realtà era davvero azzeccato. Riusciva a farti accettare gli odiosi comportamenti che avevano i personaggi, perché sapevi che dicevano quelle cose e facevano quelle cose per ricalcare dei comportamenti ormai troppo idealizzati e sempre uguali di un'industria che si basa per la maggior parte proprio su tutto ciò. Purtroppo, andando avanti nei capitoli, tutto questo non è mai sviluppato. Non ci sono avvenimenti degni di nota, non ci sono degli sviluppi sui personaggi, né in quelli stereotipati né in Megumi. Non si arriva mai, come credevo sarebbe prima o poi successo, al far comprendere al protagonista e alle altre che non possono cambiare Megumi in qualcosa di artificiale. In questo modo ciò che doveva servire da critica verso questo mondo e personaggi diventa l'ennesima esaltazione di essi. L'anime poi tutto questo non lo fa nemmeno intuire. Si concentra molto poco su Megumi e moltissimo sulle altre ragazze. Ciò non fa altro che approfondire dei personaggi che non possono essere approfonditi, perché dovevano inizialmente servire da simbolo di realtà idealizzata, e quindi dovevano essere superficiali.
Le premesse erano dunque ottime, ma la realizzazione di esse è stata irrimediabilmente pessima. Poi magari l'autore non ha minimamente pensato a tutto ciò, e quindi mi sono solo fatto un 'filmone' io, aggiungendo un po' di panna e una ciliegina a una scodella di m****.
Mi spiego: prima che annunciassero la serie, iniziai a leggere il manga di "Saekano" (sì, so che è tratto dalla light novel) ed ebbi la sensazione che di base avessero provato a creare qualcosa di interessante coi personaggi. Conferma di ciò me lo danno due cose: i personaggi di Utaha, Eriri, Michiru e Tomoya, e il personaggio di Megumi. Nei primissimi capitoli del manga si capisce che l'attenzione è focalizzata sul definire e presentare dei personaggi, che non hanno affatto bisogno né di essere definiti né di essere presentati. Degli stereotipi. Abbiamo il protagonista passivo, gentile e otaku, la tsunderina, che non c'è bisogno nemmeno di farla parlare per capire che appartiene a quel tipo di stereotipo di personaggio, e la bella, sarcastica e misteriosa senpai.
Poi, un giorno, Tomoya vede su una collina tempestata dai petali di ciliegio una ragazza di una purezza e compostezza mai viste e decide di utilizzarla come sua musa d'ispirazione. Anche lei si rifarebbe allo stereotipo della ragazza anime carina, educata e pura di cuore e spirito, che tanto è amata dai Giapponesi al pari delle altre due tipologie descritte sopra. Sorpresa però nello scoprire che in realtà tale ragazza era solo un 'filmone' che il protagonista si è fatto nei pochi secondi in cui ha avuto a che fare con lei. Infatti Megumi non è affatto così. Si tratta di una ragazza normalissima, anzi che passa inosservata sia sul lato fisico che su quello della personalità. Quando il protagonista lo scopre, ne rimane deluso, poiché l'aveva idealizzata coi canoni a cui un otaku è abituato, incapace di accettare la sua normalità.
Da qui inizia un tira e molla dove i grandi stereotipi, ovvero Eriri, Utaha e Tomoya (nel manga non sono arrivato a conoscere Michiru, l'ho abbandonato prima) esaltano e portano all'estremo gli archetipi cui loro stessi fanno riferimento, criticandoli e scherzandoci sopra l'uno con l'altro (come succede pure nell'episodio 0, dove nel bel mezzo della scena iniziale, costellata di puro fanservice alle terme, parlano di come, appunto, un anime che parte e si basi su del puro fanservice e delle ragazze carine non abbia alcuna profondità). Il tutto contrastato dalla normalità di Megumi, che prova a inserirsi nel loro mondo, fatto di personalità eccezionali e marcate. Non riuscendoci, però, perché lei è una ragazza normale. Come lo spettatore. Ed è in lei che lo spettatore riesce a immedesimarsi.
Questa premessa (nel manga) mi aveva stregato. Questo continuo scontro tra stereotipo e realtà era davvero azzeccato. Riusciva a farti accettare gli odiosi comportamenti che avevano i personaggi, perché sapevi che dicevano quelle cose e facevano quelle cose per ricalcare dei comportamenti ormai troppo idealizzati e sempre uguali di un'industria che si basa per la maggior parte proprio su tutto ciò. Purtroppo, andando avanti nei capitoli, tutto questo non è mai sviluppato. Non ci sono avvenimenti degni di nota, non ci sono degli sviluppi sui personaggi, né in quelli stereotipati né in Megumi. Non si arriva mai, come credevo sarebbe prima o poi successo, al far comprendere al protagonista e alle altre che non possono cambiare Megumi in qualcosa di artificiale. In questo modo ciò che doveva servire da critica verso questo mondo e personaggi diventa l'ennesima esaltazione di essi. L'anime poi tutto questo non lo fa nemmeno intuire. Si concentra molto poco su Megumi e moltissimo sulle altre ragazze. Ciò non fa altro che approfondire dei personaggi che non possono essere approfonditi, perché dovevano inizialmente servire da simbolo di realtà idealizzata, e quindi dovevano essere superficiali.
Le premesse erano dunque ottime, ma la realizzazione di esse è stata irrimediabilmente pessima. Poi magari l'autore non ha minimamente pensato a tutto ciò, e quindi mi sono solo fatto un 'filmone' io, aggiungendo un po' di panna e una ciliegina a una scodella di m****.