Recensione
Classicaloid
7.0/10
Recensione di Haizhong_Musume
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“Piacere, il mio nome è Ludwig van Beethoven”. Come reagireste se un losco figuro, brandendo un lanciafiamme per cucinare dei gyoza (ravioli cinesi) si presentasse in questa maniera a casa vostra? Probabilmente gli dareste del pazzo (e forse non sbagliereste), salvo poi scoprire che egli è effettivamente una reincarnazione del celebre musicista, ma soprattutto scoprirete che egli non è l’unico nel suo genere, e dovrete presto prepararvi a ricevere anche i suoi celebri e altrettanto pazzi colleghi.
Queste le premesse di "Classicaloid", serie originale diretta da Yoichi Fujita (regista di "Gintama", "Osomatsu-san", "Binbogami-ga" e altri lavori) e realizzata dallo studio Sunrise, andata in onda dall’autunno 2016 in due cours rispettivamente da dodici e tredici episodi. Se avete familiarità col regista, non vi stupirà più di tanto il fatto che "Classicaloid" sia un’opera spiccatamente comico-demenziale, dove il nonsense e le parodie regnano sovrani.
Già il titolo è chiaramente una presa in giro di Vocaloid, in quanto i suoi protagonisti sono si reincarnazioni di alcuni tra i più celebri compositori di musica classica, ma allo stesso tempo sono personaggi moderni che vivono nel nostro mondo contemporaneo. Inoltre, hanno poteri misteriosi e diversi tra loro (detti “Musik”), che si accompagnano ai remix delle loro più celebri melodie. La serie si articola in una struttura ad episodi autoconclusivi, dove la “trama”, se di essa si può parlare, è relegata decisamente in secondo piano rispetto alle interazioni e alle dinamiche tra i vari personaggi.
Parliamo un po’ di questi: i primi a presentarsi a casa della protagonista umana, una ragazza di nome Kanae, sono il succitato Ludwig van Beethoven e forse il nome più noto a tutti, Wolfgang Amadeus Mozart. In entrambi convivono alcune caratteristiche tratte dagli stereotipi delle figure realmente esistite e altri tratti aggiunti totalmente ex novo: avremo così un Beethoven perennemente in lotta con il destino a lui avverso, genio tormentato e solitario, appassionato di caffè ma anche di ravioli cinesi e disposto a tutto per ottenerne la ricetta perfetta. Egli è forse la personalità più simile al classico protagonista shonen manga, brusco, ingenuo ma assolutamente determinato a raggiungere i suoi ideali, e la sua Musik, che verte sui remix di genere rock-metal, calza a pennello con il suo carattere. Mozart invece si porta dietro la fama di genio un po’ sregolato e donnaiolo, e ciò si rispecchia nel suo aspetto, nel carattere giocoso e infantile e nella sua Musik in salsa pop, dagli effetti grafici coloratissimi.
Abbiamo poi un Frédéric Chopin, hikikomori assai schivo ma molto sensibile, il cui potere è divertentissimo (ma non scenderò nei dettagli per non far troppi spoiler); il famoso e popolare pianista Liszt (per quest’occasione mutato in una bella donna in fissa con il concetto di amore); infine il povero Franz “mai-una-gioia” Schubert, una buffissima riproposta del kohai che spera di essere notato dal senpai Beethoven che tanto ammira (tuttavia, sotto un’aura di apparente superficialità, questo personaggio cela parecchio 'angst', ed è forse il personaggio dal carattere di maggior spessore che compie le riflessioni più profonde nel corso della serie).
Dall’altra parte della barricata abbiamo altri tre Classicaloid, che teoricamente sarebbero opposti al gruppetto sopra descritto, in perfetto stile "Excel Saga" (ricordate la squadra comunal-combattente schierata contro il Palazzo e le sue serve?); l’agenzia in questo caso si chiama Arkhe, e i suoi membri sono il celebre Tchaikovsky, qui mutato in un'apparentemente dolce ragazzina, la “one-hit wonder” Tekla Badarzewska, nonché il “padre della musica”, Johann Sebastian Bach, una misteriosa figura che si esprime solo in termini musicali e che sembra saperne di più degli altri sulle proprie origini e sulla missione che essi devono portare a termine nel mondo.
Altri personaggi includono la già citata Kanae, ragazza proprietaria della mansione dove si insediano i Classicaloid e sofferente per l'assenza del padre, sempre in giro per il mondo; il suo compagno di scuola Sousuke, totalmente negato nella musica nonostante le sue migliori intenzioni; infine l’irriverente Pad-kun, una sorta di tablet dotato di una propria intelligenza e in grado di parlare.
Mi sono soffermata sui personaggi principali in quanto credo che il loro apprezzamento o meno sia il cardine per apprezzare la serie stessa. In altre parole, non ci si può aspettare molta suspense o emozioni forti dalla trama, perché essa è meramente un pretesto per giustificare l’esistenza stessa dei musicisti. "Classicaloid" è difatti pura situation-comedy, che non ha molti altri scopi se non fornire qualche cenno sui principali brani di musica classica e strappare due risate allo spettatore. Ed essendo l’humor un aspetto molto personale del carattere di ognuno, la percezione soggettiva della serie potrebbe variare notevolmente. Con me, questa serie ha funzionato assai bene, facendomi ridere ad alta voce in quasi tutti gli episodi (cosa che non mi accade spesso). Personalmente, aver studiato musica e canto per diversi anni, crescendo quindi con essa, sicuramente mi ha reso ancor più apprezzabile il tutto.
I punti forti si possono dunque riassumere nelle personalità diverse e variegate dei personaggi e nei remix, a mio parere riuscitissimi, dei loro celebri pezzi di musica classica (tra i migliori la rivisitazione enka di “A Maiden’s Prayer” di Badarzewska, con tanto di sala karaoke che ne rende perfettamente il tono vintage, o la suonata “Kreutzer” di Beethoven, o ancora l’originalissima versione rap dell’ “Erlkonig” di Schubert). I brani sono davvero tanti e comprendono anche delle canzoni dedicate ai personaggi umani.
Tuttavia, pur avendo adorato questa serie, non posso esimermi da elencarne alcuni punti deboli: innanzitutto, il focus incentrato perlopiù su Beethoven e Mozart, che vede molti più episodi dedicati a loro rispetto agli altri musicisti, come se avessero una corsia preferenziale. E se altri, come Chopin e Schubert, hanno almeno un paio di episodi dedicati cadauno, per la povera Liszt o Badazerwska non abbiamo che una misera puntata a testa, davvero insufficiente a farcele conoscere ed apprezzare al meglio come gli altri. Essendo stata annunciata una seconda serie per l’autunno 2017, non smetto di sperare che vi sia un’altra occasione per riequilibrare le presenze in scena e dedicare un po’ più di spazio a quei Classicaloid che al momento sono inevitabilmente secondari rispetto a Beethoven, Mozart o Bach.
Altro difetto sono alcuni episodi, fortunatamente non in alto numero, che sono stati troncati bruscamente nonostante finissero con un cliffhanger. Se posso spiegarmi l’assenza di una trama consistente per la serie in sé, non riesco altrettanto a spiegarmi una scelta stilistica che si nota davvero pesantemente all’inizio di alcune puntate e a cui resta difficile abituarsi.
Infine, la caratterizzazione dei personaggi parte ottimamente ma, ahimè, non si evolve tanto quanto sarebbe lecito sperare. Certo, magari Beethoven diventerà un filo più sensibile e Chopin un filo meno asociale, ma non vi è nulla di rivoluzionario, nemmeno per il povero Sousuke, che viene trattato dai creatori come inetto a fronte di un gruppo di geni.
A questo proposito, "Classicaloid" non sempre è politically correct: nonostante un inevitabile lieto fine, non esita a “maltrattare” un poco i suoi stessi personaggi per raggiungere il suo scopo umoristico. E’ un humor talvolta cattivo, ma alla fine non ci si può che affezionare a questi personaggi che in fondo sono buoni e tengono a vivere la loro vita, semplicemente, senza farsi troppi crucci sulle loro origini. Un episodio in particolare è dedicato proprio a questa filosofia, trattandola in maniera schietta e diretta come da proprio stile. Quest’episodio è indubbiamente il mio preferito.
"Classicaloid" è quindi una serie che in un mare di situazioni assurde e stravolgimenti a volte anche grafici, offre anche una manciata di momenti piuttosto toccanti. Un altro punto a favore è la totale assenza di fanservice, facile magnete per una serie di tipo comico-demenziale. Al contrario, vi è un episodio dove viene esso stesso parodizzato, senza per questo scadere nel banale o rovinare la visione.
Dal punto di vista grafico, la serie è un tripudio di colori, sia nel character design che nelle ambientazioni (ad esempio nel bellissimo design della mansione di Kanae, costituita da diverse parti di strumenti musicali che sono parte della sua stessa architettura), e ovviamente nelle Musik e nei costumi dei Classicaloid trasformati. Le animazioni sono nella media delle produzioni moderne a basso-medio budget, ovvero non sono nulla di eccelso. La colonna sonora è a ragione il punto forte della serie, non solo nei brani ma anche nelle bgm, orecchiabili e riconoscibili l’una dall’altra.
In conclusione, direi che mi è difficile assegnare un voto univoco a questa serie: da una parte, per me ha raggiunto perfettamente il suo scopo principale, ossia intrattenere e far ridere, e ho amato tutti i personaggi come in poche altre serie. Tuttavia penso che ad una persona a cui non piaccia la musica e/o il tipo di personaggi così “affettuosamente idiota” questa serie non possa dire granché. In occidente la serie è passata in sordina, con pochissimo o nessun seguito, e valutata abbastanza pesantemente sui principali siti stranieri. In Giappone pare invece aver riscosso un discreto successo, infatti, come detto, ne è stato annunciato un seguito previsto per il prossimo autunno. Direi quindi che un voto come 7 può andar bene. Per me resterebbe da 8+, ma oggettivamente penso che un 7 sia un buon compromesso tra il suo humor, grintoso e irriverente, e le sue lacune di tempistica e sviluppo. Consigliata soprattutto agli amanti della musica.
Queste le premesse di "Classicaloid", serie originale diretta da Yoichi Fujita (regista di "Gintama", "Osomatsu-san", "Binbogami-ga" e altri lavori) e realizzata dallo studio Sunrise, andata in onda dall’autunno 2016 in due cours rispettivamente da dodici e tredici episodi. Se avete familiarità col regista, non vi stupirà più di tanto il fatto che "Classicaloid" sia un’opera spiccatamente comico-demenziale, dove il nonsense e le parodie regnano sovrani.
Già il titolo è chiaramente una presa in giro di Vocaloid, in quanto i suoi protagonisti sono si reincarnazioni di alcuni tra i più celebri compositori di musica classica, ma allo stesso tempo sono personaggi moderni che vivono nel nostro mondo contemporaneo. Inoltre, hanno poteri misteriosi e diversi tra loro (detti “Musik”), che si accompagnano ai remix delle loro più celebri melodie. La serie si articola in una struttura ad episodi autoconclusivi, dove la “trama”, se di essa si può parlare, è relegata decisamente in secondo piano rispetto alle interazioni e alle dinamiche tra i vari personaggi.
Parliamo un po’ di questi: i primi a presentarsi a casa della protagonista umana, una ragazza di nome Kanae, sono il succitato Ludwig van Beethoven e forse il nome più noto a tutti, Wolfgang Amadeus Mozart. In entrambi convivono alcune caratteristiche tratte dagli stereotipi delle figure realmente esistite e altri tratti aggiunti totalmente ex novo: avremo così un Beethoven perennemente in lotta con il destino a lui avverso, genio tormentato e solitario, appassionato di caffè ma anche di ravioli cinesi e disposto a tutto per ottenerne la ricetta perfetta. Egli è forse la personalità più simile al classico protagonista shonen manga, brusco, ingenuo ma assolutamente determinato a raggiungere i suoi ideali, e la sua Musik, che verte sui remix di genere rock-metal, calza a pennello con il suo carattere. Mozart invece si porta dietro la fama di genio un po’ sregolato e donnaiolo, e ciò si rispecchia nel suo aspetto, nel carattere giocoso e infantile e nella sua Musik in salsa pop, dagli effetti grafici coloratissimi.
Abbiamo poi un Frédéric Chopin, hikikomori assai schivo ma molto sensibile, il cui potere è divertentissimo (ma non scenderò nei dettagli per non far troppi spoiler); il famoso e popolare pianista Liszt (per quest’occasione mutato in una bella donna in fissa con il concetto di amore); infine il povero Franz “mai-una-gioia” Schubert, una buffissima riproposta del kohai che spera di essere notato dal senpai Beethoven che tanto ammira (tuttavia, sotto un’aura di apparente superficialità, questo personaggio cela parecchio 'angst', ed è forse il personaggio dal carattere di maggior spessore che compie le riflessioni più profonde nel corso della serie).
Dall’altra parte della barricata abbiamo altri tre Classicaloid, che teoricamente sarebbero opposti al gruppetto sopra descritto, in perfetto stile "Excel Saga" (ricordate la squadra comunal-combattente schierata contro il Palazzo e le sue serve?); l’agenzia in questo caso si chiama Arkhe, e i suoi membri sono il celebre Tchaikovsky, qui mutato in un'apparentemente dolce ragazzina, la “one-hit wonder” Tekla Badarzewska, nonché il “padre della musica”, Johann Sebastian Bach, una misteriosa figura che si esprime solo in termini musicali e che sembra saperne di più degli altri sulle proprie origini e sulla missione che essi devono portare a termine nel mondo.
Altri personaggi includono la già citata Kanae, ragazza proprietaria della mansione dove si insediano i Classicaloid e sofferente per l'assenza del padre, sempre in giro per il mondo; il suo compagno di scuola Sousuke, totalmente negato nella musica nonostante le sue migliori intenzioni; infine l’irriverente Pad-kun, una sorta di tablet dotato di una propria intelligenza e in grado di parlare.
Mi sono soffermata sui personaggi principali in quanto credo che il loro apprezzamento o meno sia il cardine per apprezzare la serie stessa. In altre parole, non ci si può aspettare molta suspense o emozioni forti dalla trama, perché essa è meramente un pretesto per giustificare l’esistenza stessa dei musicisti. "Classicaloid" è difatti pura situation-comedy, che non ha molti altri scopi se non fornire qualche cenno sui principali brani di musica classica e strappare due risate allo spettatore. Ed essendo l’humor un aspetto molto personale del carattere di ognuno, la percezione soggettiva della serie potrebbe variare notevolmente. Con me, questa serie ha funzionato assai bene, facendomi ridere ad alta voce in quasi tutti gli episodi (cosa che non mi accade spesso). Personalmente, aver studiato musica e canto per diversi anni, crescendo quindi con essa, sicuramente mi ha reso ancor più apprezzabile il tutto.
I punti forti si possono dunque riassumere nelle personalità diverse e variegate dei personaggi e nei remix, a mio parere riuscitissimi, dei loro celebri pezzi di musica classica (tra i migliori la rivisitazione enka di “A Maiden’s Prayer” di Badarzewska, con tanto di sala karaoke che ne rende perfettamente il tono vintage, o la suonata “Kreutzer” di Beethoven, o ancora l’originalissima versione rap dell’ “Erlkonig” di Schubert). I brani sono davvero tanti e comprendono anche delle canzoni dedicate ai personaggi umani.
Tuttavia, pur avendo adorato questa serie, non posso esimermi da elencarne alcuni punti deboli: innanzitutto, il focus incentrato perlopiù su Beethoven e Mozart, che vede molti più episodi dedicati a loro rispetto agli altri musicisti, come se avessero una corsia preferenziale. E se altri, come Chopin e Schubert, hanno almeno un paio di episodi dedicati cadauno, per la povera Liszt o Badazerwska non abbiamo che una misera puntata a testa, davvero insufficiente a farcele conoscere ed apprezzare al meglio come gli altri. Essendo stata annunciata una seconda serie per l’autunno 2017, non smetto di sperare che vi sia un’altra occasione per riequilibrare le presenze in scena e dedicare un po’ più di spazio a quei Classicaloid che al momento sono inevitabilmente secondari rispetto a Beethoven, Mozart o Bach.
Altro difetto sono alcuni episodi, fortunatamente non in alto numero, che sono stati troncati bruscamente nonostante finissero con un cliffhanger. Se posso spiegarmi l’assenza di una trama consistente per la serie in sé, non riesco altrettanto a spiegarmi una scelta stilistica che si nota davvero pesantemente all’inizio di alcune puntate e a cui resta difficile abituarsi.
Infine, la caratterizzazione dei personaggi parte ottimamente ma, ahimè, non si evolve tanto quanto sarebbe lecito sperare. Certo, magari Beethoven diventerà un filo più sensibile e Chopin un filo meno asociale, ma non vi è nulla di rivoluzionario, nemmeno per il povero Sousuke, che viene trattato dai creatori come inetto a fronte di un gruppo di geni.
A questo proposito, "Classicaloid" non sempre è politically correct: nonostante un inevitabile lieto fine, non esita a “maltrattare” un poco i suoi stessi personaggi per raggiungere il suo scopo umoristico. E’ un humor talvolta cattivo, ma alla fine non ci si può che affezionare a questi personaggi che in fondo sono buoni e tengono a vivere la loro vita, semplicemente, senza farsi troppi crucci sulle loro origini. Un episodio in particolare è dedicato proprio a questa filosofia, trattandola in maniera schietta e diretta come da proprio stile. Quest’episodio è indubbiamente il mio preferito.
"Classicaloid" è quindi una serie che in un mare di situazioni assurde e stravolgimenti a volte anche grafici, offre anche una manciata di momenti piuttosto toccanti. Un altro punto a favore è la totale assenza di fanservice, facile magnete per una serie di tipo comico-demenziale. Al contrario, vi è un episodio dove viene esso stesso parodizzato, senza per questo scadere nel banale o rovinare la visione.
Dal punto di vista grafico, la serie è un tripudio di colori, sia nel character design che nelle ambientazioni (ad esempio nel bellissimo design della mansione di Kanae, costituita da diverse parti di strumenti musicali che sono parte della sua stessa architettura), e ovviamente nelle Musik e nei costumi dei Classicaloid trasformati. Le animazioni sono nella media delle produzioni moderne a basso-medio budget, ovvero non sono nulla di eccelso. La colonna sonora è a ragione il punto forte della serie, non solo nei brani ma anche nelle bgm, orecchiabili e riconoscibili l’una dall’altra.
In conclusione, direi che mi è difficile assegnare un voto univoco a questa serie: da una parte, per me ha raggiunto perfettamente il suo scopo principale, ossia intrattenere e far ridere, e ho amato tutti i personaggi come in poche altre serie. Tuttavia penso che ad una persona a cui non piaccia la musica e/o il tipo di personaggi così “affettuosamente idiota” questa serie non possa dire granché. In occidente la serie è passata in sordina, con pochissimo o nessun seguito, e valutata abbastanza pesantemente sui principali siti stranieri. In Giappone pare invece aver riscosso un discreto successo, infatti, come detto, ne è stato annunciato un seguito previsto per il prossimo autunno. Direi quindi che un voto come 7 può andar bene. Per me resterebbe da 8+, ma oggettivamente penso che un 7 sia un buon compromesso tra il suo humor, grintoso e irriverente, e le sue lacune di tempistica e sviluppo. Consigliata soprattutto agli amanti della musica.