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7.0/10
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Scritto e diretto da Eiji Uchida ("Sisterhood", "Gli ultimi giorni del mondo"), “Greatful Dead” è un mix di commedia dark/gore, critica sociale e solitudine estrema, con l'esordiente Kumi Takiuchi come attrice protagonista nel ruolo di una giovane donna la cui iniziale, innocua abitudine di osservare la gente di nascosto si trasforma in un incubo a occhi aperti. In una maniera che ricorda vagamente lo stile di Sion Sono, il film ha un notevole appeal da titolo di culto e ha mietuto consensi tra il pubblico festivaliero, dopo essere stato presentato al Fantastic Fest e al Raindance Festival di Londra.

Il racconto gira intorno a Nami, che all’inizio ci viene presentata come una bambina disadattata che cerca inutilmente di ottenere l'attenzione da sua madre, la quale però è piuttosto distratta ai suoi segnali ossessionata com’è dalla raccolta di fondi per i bambini poveri d'oltremare. Dopo la sua definitiva partenza come volontaria di una ONG, il padre cade in depressione, manipolato dalla sua misteriosa nuova amante, mentre sua sorella va a vivere con il fidanzato, lasciando Nami a casa, tutta sola, con la rete televisiva di Lucky Shopping come unica amica. A questo punto il film fa un salto in avanti mostrandoci Nami a vent'anni e con uno stile di vita spensierato, grazie ad una considerevole somma di denaro lasciatale in eredità da suo padre. La ragazza ora trascorre la maggior parte del suo tempo studiando e osservando di nascosto individui che lei chiama 'solitarians', persone sole inclini a comportamenti eccentrici. In particolare, mette gli occhi su Mr. Shiomi (famoso attore veterano interpretato da Takashi Sasano, già visto in "Departures"), un burbero anziano ex intrattenitore televisivo frustrato perché trascurato dalla sua famiglia e arrabbiato con il mondo in generale. Nami ama guardare la sua miserabile esistenza da lontano, finché un giorno la missionaria cristiana Su Yong (interpretata dall’attrice coreana Kim Kkobbi, "Breathless") si presenta alla sua porta determinata a portare un po’ di luce nella vita del vecchio, ma scatenando la reazione della stalker.

Il film esordisce con una voce fuori campo e con un paio di scene che dipingono un ritratto di famiglia torbido e amaro, per poi svilupparsi come una tipica commedia giapponese eccentrica, con Nami che viene inizialmente presentata come una simpatica e innocua voyeur. Ma ben presto le cose cambiano, lentamente ma inesorabilmente il film prende una piega più oscura e tetra, mentre diventa chiaro che Nami prende a cuore la vita dei suoi “solitarians”, fatta di miseria e isolamento, prima di andare completamente fuori di testa in preda alla follia. Senza fare troppi spoiler, il film potrebbe risultare scioccante per un pubblico medio. Oltre al sangue e al sadismo, con scene di tortura e abbondanti salassi, non meno perturbanti sono le sequenze di sessualità perversa, che rendono la visone abbastanza estrema, con Nami al centro del film che recita il ruolo di una bizzarra e amorale anti-eroina che continua a spiazzare lo spettatore aggiungendo solo altro disorientamento alla follia sempre crescente.

Naturalmente sarebbe fin troppo facile gettare violenza senza capo né coda estrema sullo schermo, ma qui c'è un metodo ben preciso applicato alla follia. Il film ha una sorprendente quantità di motivi di riflessione e critica sociale. Senza intenti predicatori, si concentra sul triste fenomeno dei "kodokushi" (persone che muoiono da sole nelle loro case), quindi sulle persone reiette, solitarie, ignorate ed emarginate dalla società, in particolare i giovani e gli anziani, dal punto di vista di qualcuno che di loro si “prende cura”, in maniera deviata ma con un'aria stranamente compassionevole. Inoltre i temi della religione, del perdono e dei traumi infantili vengono gettati nel mucchio con la sensazione di assistere a un film di Sion Sono, soprattutto nell'uso della musica classica, una colonna sonora a base di archi e pianoforte che dona un accompagnamento sconnesso ma efficace alle immagini.

In ultima analisi, il film sembra costruito intorno a Kumi Takiuchi che è assolutamente straordinaria nel ruolo di protagonista, con una performance coraggiosa che si ferma appena un passo prima di andare troppo sopra le righe e ruba ogni singola scena in cui appare. Anche se innegabilmente mostruosa, Nami è un assolutamente credibile e per certi versi accattivante. Nonostante i suoi eccessi rimane “simpatica” fino alla fine, riuscendo a mettere la sua impronta in una pellicola movimentata ed emotiva che si sviluppa in un crescendo fino al climax finale. Takashi Sasano è altrettanto eccellente come attore e la sfida parossistica che si sviluppa tra i due è sia divertente che coinvolgente da guardare.