Recensione
Ninja Scroll
8.0/10
Già in "La città delle bestie incantatrici" Yoshiaki Kawajiri aveva ibridato l'horror con un altri generi cinematografici, ovvero il thriller e il noir; nel 1993 il regista ci riprova, sempre per lo studio Madhouse (studio d'animazione di cui è anche cofondatore) con un film che coniuga l'horror con le pellicole d'azione (in particolare quelle riguardanti i ninja e i samurai): "Ninja Scroll", uno dei titoli degli anni '90 che hanno contribuito a rendere celebre l'animazione giapponese nel mondo.
In "La città delle bestie incantatrici" avevo notato che Kawajiri possiede un buon occhio registico per quanto riguarda le scene d'azione, e la cosa risalta maggiormente in questo film, poiché i combattimenti non possiedono delle coreografie particolarmente complesse, ma nonostante questo risultano comunque parecchio emozionanti grazie all'abilità del regista (ne è una dimostrazione l'incipit sul ponte). Al contrario Kawajiri si dimostra un regista piuttosto anonimo quando il ritmo si abbassa, e non riesce a coprire le scene con scarse animazioni, che risultano piuttosto fastidiose alla vista.
Ma quelle che si possono definire "pecche" per quanto riguarda il suo lavoro in sede di regia vengono ampiamente coperte dalla sua grande inventiva e dal suo enorme talento come character designer. L'aspetto dei protagonisti è duro e adulto, mentre gli antagonisti possiedono tutti un aspetto inquietante e sanamente sgradevole, come è giusto che sia.
L'inventiva del regista è ben visibile e apprezzabile perché Kawajiri inventa un potere differente per ogni nemico e fa ambientare ogni scontro in una cornice differente, ambiente che in alcuni casi è utile allo svolgimento della battaglia, in altri è usato per lasciare una forte impressione nella mente dello spettatore o simboleggiare lo stato mentale di un personaggio (si veda il combattimento nel tempio abbandonato). Inoltre Kawajiri si dimostra uno dei pochi (e fra questi pochi comprendo anche registi di live-action) che riesce a ideare una scena splatter che non risulti ridicola o causi una risata involontaria, e questa non è una cosa da poco.
"La città delle bestie incantatrici" mi era abbastanza piaciuto, e con "Ninja Scroll" Yoshiaki Kawajiri ha confermato la buona impressione che mi ero fatto su di lui.
In "La città delle bestie incantatrici" avevo notato che Kawajiri possiede un buon occhio registico per quanto riguarda le scene d'azione, e la cosa risalta maggiormente in questo film, poiché i combattimenti non possiedono delle coreografie particolarmente complesse, ma nonostante questo risultano comunque parecchio emozionanti grazie all'abilità del regista (ne è una dimostrazione l'incipit sul ponte). Al contrario Kawajiri si dimostra un regista piuttosto anonimo quando il ritmo si abbassa, e non riesce a coprire le scene con scarse animazioni, che risultano piuttosto fastidiose alla vista.
Ma quelle che si possono definire "pecche" per quanto riguarda il suo lavoro in sede di regia vengono ampiamente coperte dalla sua grande inventiva e dal suo enorme talento come character designer. L'aspetto dei protagonisti è duro e adulto, mentre gli antagonisti possiedono tutti un aspetto inquietante e sanamente sgradevole, come è giusto che sia.
L'inventiva del regista è ben visibile e apprezzabile perché Kawajiri inventa un potere differente per ogni nemico e fa ambientare ogni scontro in una cornice differente, ambiente che in alcuni casi è utile allo svolgimento della battaglia, in altri è usato per lasciare una forte impressione nella mente dello spettatore o simboleggiare lo stato mentale di un personaggio (si veda il combattimento nel tempio abbandonato). Inoltre Kawajiri si dimostra uno dei pochi (e fra questi pochi comprendo anche registi di live-action) che riesce a ideare una scena splatter che non risulti ridicola o causi una risata involontaria, e questa non è una cosa da poco.
"La città delle bestie incantatrici" mi era abbastanza piaciuto, e con "Ninja Scroll" Yoshiaki Kawajiri ha confermato la buona impressione che mi ero fatto su di lui.