logo GamerClick.it

-

Ho deciso di leggere questo manga spinto dalla curiosità suscitatami da una delle prime puntate dell’anime e devo dire che non sono rimasto per niente dispiaciuto di averlo fatto, riscoprendo così la passione per un genere, lo shonen, che avevo ormai perso da un po’ di tempo.

La storia narra le vicende di un ragazzo di quattordici anni di nome Yusuke Urameshi che, a conti fatti, rappresenta il classico stereotipo del bullo, quantomeno all’inizio della vicenda. La sua vita, infatti, passa dal marinare la scuola a fare qualche scazzottata in giro per la città, spinto forse da una situazione famigliare che di certo non lo aiuta.
Un giorno, però, spinto da un imprevisto moto di bontà, sacrifica la sua vita per salvare un bambino che rischiava di essere investito, gettando così il mondo spirituale nel caos. Poiché la sua morte non era prevista, dopo alcune vicende e prove cui lo stesso Yusuke viene sottoposto, il ragazzo viene fatto tornare in vita ed è nominato detective del mondo spirituale. In veste di tale, suo compito sarà investigare su una serie di vicende legate a entrambi i mondi e confrontarsi con una serie di nemici e demoni sempre più forti.

Innanzitutto, si devono evidenziare due parti della serie, quella che precede la resurrezione di Yusuke e quella successiva, in quanto hanno delle tematiche e delle profondità assolutamente diverse.
La prima parte, infatti, affronta spesso temi più impegnativi e più profondi, investiga nell’animo dei vari personaggi, le loro debolezze e le loro paure, fino a mostrare il processo di superamento di esse e la maturazione dei soggetti con un’abilità che, pur rimanendo sempre legata al genere e pur inserendo spesso battute volte ad alleviare il tono del tutto, riesce a dare un senso di serietà ai primi volumi.
Nella parte seguente, invece, è come se l’autore si dimenticasse delle parti appena scritte e di quella traccia di originalità della serie, per ritornare di corsa sulla strada battuta dai suoi illustri predecessori e uniformarsi al genere shonen. Così, la trama di fondo perde buona parte del suo spessore, rimanendo comunque logica e coerente, e l’analisi introspettiva viene semplificata al massimo con toni rapidi e comportamenti eccessivi dei personaggi, comparendo solo in alcuni rari punti dell’opera in maniera più approfondita.

Proprio la caratterizzazione dei personaggi, però, è uno dei punti di forza dell’opera stessa, in quanto, sebbene parecchi seguano abbastanza le tracce del genere, in ognuno viene però inserita una traccia di originalità, una caratterizzazione extra che li rende non più modelli preimpostati, ma veri e propri personaggi a tutto tondo. Tale discorso, oltre che per il protagonista, è valido anche per i suoi compagni d’avventura, in primis Kuwabara e i demoni Hiei e Kurama, tutti caratterizzati in maniera ottima e coerente, ma anche per alcuni dei rivali meglio ideati, sebbene molti altri siano le classiche comparse messe lì solo per mettere in scena un bel combattimento e nulla più.

Una nota negativa dell’opera, invece, è il finale, se così lo si può definire. Fino al penultimo volumetto, il lettore viene sempre tenuto sulle spine, la lotta di Urameshi e compagni per la salvezza della terra mantiene sempre un tono vivo e pieno di colpi di sorpresa, specie nel rush finale della saga di Sensui. Poi, terminato il filone degli ultimi numeri dell’opera, il lettore si trova di fronte a interi capitoli che, a conti fatti, non hanno molto senso e non comunicano praticamente nulla, lasciando così un senso d’insoddisfazione nel lettore.

Da un punto di vista tecnico, i disegni sono tutto sommato buoni, talvolta è presente qualche sbavatura o alcune tavole sono un po’ superficiali, specie negli ultimi volumi, ma reggono comunque la trama narrata e rendono piacevole e scorrevole la lettura.

Tirando le somme, Yu degli spettri è certamente uno shonen degno di nota e meritevole di essere letto da qualunque amante del genere, ma potrebbe essere anche un buon punto di partenza per i neofiti del genere che, approfittando di quella prima parte di assestamento e di lontananza dal genere, potrebbe riuscire a calarsi con calma negli schemi dell’opera.