Recensione
Bungo Stray Dogs
7.5/10
Recensione di NickyFlowers
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Avevo già fatto una recensione su quest’anime dopo aver visionato i primi dodici episodi, definendolo una serie con del potenziale ma con diversi difetti, a partire da una trama pressoché inesistente fino a dei personaggi poco caratterizzati. Per questo motivo indugiai prima di cominciare a vedere anche la seconda parte (anch’essa costituita da dodici episodi), ma alla fine sono riuscita a dare una seconda possibilità a “Bungo Stray Dogs”: fatto un rewatching di tutta la prima parte, completai la visione degli episodi mancanti. E alla fine la mia opinione su questa serie è cambiata leggermente, come è cambiato (in meglio) il mio voto.
Atsushi è un ragazzo che è stato cacciato dall'orfanotrofio in cui viveva. Abbandonato e cercando di sopravvivere in tutti i modi, un giorno si imbatte in Dazai, un aspirante suicida che si rivelerà essere un detective che lavora per un’agenzia. Tale agenzia raduna tutti gli individui che possiedono delle abilità speciali per combattere contro ogni crimine e soprattutto contro la Port Mafia, una delle più grandi organizzazioni criminali del mondo. Si scoprirà che anche lo stesso Atsushi possiede una di queste abilità. Dunque, Dazai decide di prenderlo con sé e di assumerlo nell'agenzia per cui lavora.
La divisione in due parti di “Bungo Stray Dogs” è una cosa da tenere bene a mente, dal momento che esse si svolgono in due modi completamente diversi: se nella prima parte esso è molto lento per presentare i vari personaggi, la seconda parte ha un ritmo molto più calzante, dove l’azione è ancora più dominante e la visione molto più coinvolgente. Anche i toni della storia mutano enormemente. Infatti, nei primi dodici episodi è vero che ci sono vari elementi drammatici, ma si fa fatica a prenderli sul serio a causa della forte presenza di gag comiche sì divertenti, ma a volte fuori luogo o troppo eccessive. D’altro canto, la seconda parte inizia con un flashback sul personaggio di Dazai, dove la comicità viene messa pian piano in ombra per porre al centro un tono più adulto e più serio. A partire dal flashback fino agli episodi finali, “Bungo Stray Dogs” si riscatta, dimostrando di essere molto più di quello che all'apparenza sembrava una serie leggera e poco ispirata.
Questo cambio di registro influirà anche sulla resa dei personaggi. All’inizio l’eccentricità è il tratto principale che si poteva ben notare in tutti i personaggi, dal maniacale perfezionismo di Kunikida al sadismo di Yosano fino ovviamente a Dazai, che sembra la massima espressione di tutti gli eccentrici. Ma andando più avanti i personaggi secondari vengono messi da parte per dare maggior spazio a Atsushi e Dazai, che sono gli effettivi protagonisti della storia. I loro drammi, le loro insicurezze e gli scheletri che si portano nell’armadio riaffiorano, in modo che lo spettatore riesca a prendere maggiormente sul serio il motivo per cui entrambi combattono. Dazai combatte per rispettare le volontà di un suo amico. Atsushi invece lo fa per guadagnarsi il diritto di vivere, cosa che lo renderà più vicino ai personaggi di Kyouka e di Akutagawa, sui quali non dico niente per evitare spoiler. C’è da dire che non tutti i personaggi sono stati approfonditi, ma dal momento che il finale è aperto e il manga è ancora in corso, è possibile che più avanti tutti avranno il loro momento.
Infine, il comparto tecnico è stato uno dei pochi elementi costanti di tutta la serie: sempre perfetto, mai un episodio sottotono. Lo studio Bones è una garanzia, offrendo animazioni fluide, combattimenti ben coreografati e disegni molto piacevoli, molto più curati rispetto a quelli del manga. Le colonne sonore invece sono nella media e le opening e le ending in generale sono abbastanza carine.
In conclusione, “Bungo Stray Dogs” è una serie paragonabile ad un motore diesel: è lento a partire, ma dopo essere partito procede spedito. Questo è il difetto principale della serie: aspettare che si arrivi a metà prima di vedere qualcosa di effettivamente bello è qualcosa che potrebbe allontanare molti spettatori, ma se ci si arma di santa pazienza ci sarà la ricompensa e la soddisfazione di aver visto un anime con sì dei difetti, ma anche dei pregi che saranno difficili da dimenticare.
Atsushi è un ragazzo che è stato cacciato dall'orfanotrofio in cui viveva. Abbandonato e cercando di sopravvivere in tutti i modi, un giorno si imbatte in Dazai, un aspirante suicida che si rivelerà essere un detective che lavora per un’agenzia. Tale agenzia raduna tutti gli individui che possiedono delle abilità speciali per combattere contro ogni crimine e soprattutto contro la Port Mafia, una delle più grandi organizzazioni criminali del mondo. Si scoprirà che anche lo stesso Atsushi possiede una di queste abilità. Dunque, Dazai decide di prenderlo con sé e di assumerlo nell'agenzia per cui lavora.
La divisione in due parti di “Bungo Stray Dogs” è una cosa da tenere bene a mente, dal momento che esse si svolgono in due modi completamente diversi: se nella prima parte esso è molto lento per presentare i vari personaggi, la seconda parte ha un ritmo molto più calzante, dove l’azione è ancora più dominante e la visione molto più coinvolgente. Anche i toni della storia mutano enormemente. Infatti, nei primi dodici episodi è vero che ci sono vari elementi drammatici, ma si fa fatica a prenderli sul serio a causa della forte presenza di gag comiche sì divertenti, ma a volte fuori luogo o troppo eccessive. D’altro canto, la seconda parte inizia con un flashback sul personaggio di Dazai, dove la comicità viene messa pian piano in ombra per porre al centro un tono più adulto e più serio. A partire dal flashback fino agli episodi finali, “Bungo Stray Dogs” si riscatta, dimostrando di essere molto più di quello che all'apparenza sembrava una serie leggera e poco ispirata.
Questo cambio di registro influirà anche sulla resa dei personaggi. All’inizio l’eccentricità è il tratto principale che si poteva ben notare in tutti i personaggi, dal maniacale perfezionismo di Kunikida al sadismo di Yosano fino ovviamente a Dazai, che sembra la massima espressione di tutti gli eccentrici. Ma andando più avanti i personaggi secondari vengono messi da parte per dare maggior spazio a Atsushi e Dazai, che sono gli effettivi protagonisti della storia. I loro drammi, le loro insicurezze e gli scheletri che si portano nell’armadio riaffiorano, in modo che lo spettatore riesca a prendere maggiormente sul serio il motivo per cui entrambi combattono. Dazai combatte per rispettare le volontà di un suo amico. Atsushi invece lo fa per guadagnarsi il diritto di vivere, cosa che lo renderà più vicino ai personaggi di Kyouka e di Akutagawa, sui quali non dico niente per evitare spoiler. C’è da dire che non tutti i personaggi sono stati approfonditi, ma dal momento che il finale è aperto e il manga è ancora in corso, è possibile che più avanti tutti avranno il loro momento.
Infine, il comparto tecnico è stato uno dei pochi elementi costanti di tutta la serie: sempre perfetto, mai un episodio sottotono. Lo studio Bones è una garanzia, offrendo animazioni fluide, combattimenti ben coreografati e disegni molto piacevoli, molto più curati rispetto a quelli del manga. Le colonne sonore invece sono nella media e le opening e le ending in generale sono abbastanza carine.
In conclusione, “Bungo Stray Dogs” è una serie paragonabile ad un motore diesel: è lento a partire, ma dopo essere partito procede spedito. Questo è il difetto principale della serie: aspettare che si arrivi a metà prima di vedere qualcosa di effettivamente bello è qualcosa che potrebbe allontanare molti spettatori, ma se ci si arma di santa pazienza ci sarà la ricompensa e la soddisfazione di aver visto un anime con sì dei difetti, ma anche dei pregi che saranno difficili da dimenticare.