Recensione
Recensione di rossocenere
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Houseki no Kuni è nient'altro che la violenza, l'eleganza di un diamante sparato nella fronte.
La serie animata del 2017, ricalcata sull'omonimo manga di Haruko Ichikawa, si fa carico di una grossa responsabilità del suo decennio: raccontare prevalentemente in CGI una storia dalle alte pretese estetiche, costituendo un esempio di come la magia dell'animazione possa passare anche per le mani di questa tecnica.
Houseki no Kuni ("Il Paese dei Gioielli") narra la storia di 28 forme di vita immortali, nonché minerali antropomorfi la cui grazia spacca lo schermo, insiunandosi come una scheggia d'oro tra le pupille. In un futuro distante millenni, queste forme di vita prive sesso biologico, ruolo e identità di genere dimorano su una fetta di costa a forma di semiluna. Nell'eterno pericolo di essere rapite e rese ornamenti dai popoli della luna si organizzano in una società gerarchica, ripartendo i ruoli a seconda delle caratteristiche di ogni minerale; a capo di queste la Scala di Mohs per valutarne la durezza.
Il protagonista è Phosphohyllite, ancora giovane nei suoi 300 anni, inetto, testardo, emotivo, un vero piantagrane screziato di un verde raro ma dalla scarsissima durezza, che gli costerà un sacco di pene.
L'imponenza dell'opera non fa gioire solo gli occhi: lo spessore della storia, col suo andamento collinare tra dramma e brio, si configura come quel prototipo che proprio non sa come stancare. A dispetto della carineria proposta dai tratti, Houseki no Kuni lancia infatti una narrazione di lunghe scene d'azione in setting affascinanti, con movimenti di macchina nuovi e un sound design studiato fino all'ultimo schiocco dei corpi dei protagonisti.
Le scene comiche permettono di affezionarsi ai personaggi quanto basta perché arrivi un dramma a spezzare la pace orizzontale, e a vivere questo ritmo sembra di ballare su un pentagramma in chiave di diamanti. Il ventaglio di personaggi, aprendosi tra zuccherosità e traumi, si riempie di colori fuori e dentro, descrivendo psicologie incisive che penetrano nella carne dello spettatore come un proiettile d'argento. I punti di forza della serie si raccolgono al di sotto di due tipi di narrazione. La prima è quella fondamentale, composta dagli eventi della trama, non particolarmente complessi; la seconda si corrobora con la prima, ed è la sinergia degli eventi con il principio estetico dell'anime.
Osservando Houseki no Kuni si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un quadro in movimento, in cui molti frame sono una scusa per piangere al miracolo dell'arte. Le vicende si susseguono incalzanti sposandosi con la bellezza, e trovano una strada genuina per caratterizzare l'abbondanza di personaggi, come percorrendo un labirinto di cui si conosce perfettamente la mappatura. L'impiego della CGI alza un nuovo alito di vento nella fotografia: la tendenza vorrebbe i movimenti di macchina principalmente laterali o di profondità, ma la regia di Houseki no Kuni si muove contemporaneamente in entrambe le direzioni, configurandosi in numerosi momenti di tridimensionalità. Ci si affaccia anche verso esplorazioni innovative in soggettiva, o impensabili momenti ricercati, tutti tremendamente efficaci. I fondali sono efficaci anch'essi, e danno una misura all'universo ricreato facendo da collante alle atmosfere.
L'utilizzo dei colori è interessante e sapiente. Per capire dove arriva l'attenzione dei produttori basta individuare il riflesso della luce di ogni personaggio, che dai capelli non smette mai di impregnare i vestiti con onde di ombre cromatiche. La rifrazione dei capelli di Diamond, fedele alle proprietà di un vero diamante, fa rimbalzare fasce di arcobaleno per dipanarsi nelle architetture dell'ambiente. La cura nelle animazioni è valida con costanza in ogni sequenza, senza cali significativi, ma al contrario ricca di vette. Quelle che nella maggior parte degli anime sarebbero utilizzate per momenti di climax sull'intera storia, nel Paese dei Gioielli sono scene esplosive all'ordine dell'episodio.
L'universo di Houseki no Kuni sembra alludere ad una scienza precisa ma inattingbile, generando commistioni immaginifiche tra l'antica pittura Raigo (来迎 ) con l'apparizione dell'Amida e i bodhisattva, astronomia, macchie solari dalla forma dei test di Rorschach e, più di ogni altra, la mineralogia.
Il mondo della mineralogia viene sondato lentamente ed indirettamente, anche grazie alla natura costitutiva dei protagonisti; nel corso degli episodi non è difficile incappare in nozioni sui minerali stessi. Questa dinamica non segue un approccio enciclopedico, ma la scienza delle pietre percorre la visione in ogni circuito, sposandosi con l'intrattenimento e giustificandosi con l'avvicendarsi della storia.
Le menzioni di lode non terminano. Flauti e violini, percussioni, trombe si abbracciano in una colonna sonora suggestiva. I moti di trionfo si scambiano con quelli delle tresche più comiche della comunità, per terminare con sequenze disturbanti. Talvolta si fa ricorso anche a suoni più esoterici, come il campionamento di una campana, che attingono alla natura misteriosa della narrazione e al proprio universo appannato. Al di là della colonna sonora, il già menzionato sound design, di splendida riuscita, copre una gamma di suoni tutti nati dallo specifico ambiente che circonda i minerali, dando allo spettatore l'impressione di trovarsi di fronte a compagni di pietra la cui esistenza non sia inverosimile.
In conclusione Houseki no Kuni attraversa i temi dell'identità, della fragilità della memoria, della dipendenza, della sopravvivenza e del quotidiano, ma anche della natura transeunte, e si specchia in un'estetica di cristallo. Brilla nella tragedia, ma ancora di più nella capacità di sapersi prendere poco sul serio. La visione del Paese dei Gioielli è viva, mesta, empatica, tenera, divertente, raffinata; in altre parole, Houseki no Kuni è un'esperienza completa. Fa venire voglia di abbracciare i suoi personaggi, e si posiziona nel petto come un rubino perfettamente lavorato, incastrato al posto del cuore.
アンターク「抵抗度から勇気を撮ったら何もない」
フォース「できることしかできないよー 」
アンターク「できることしかやらないからだ。」
フォース「できることなら精いっぱいやるよ。」
アンターク「できることしかできないままだな。」
-Abbiamo durezza bassa, se perdiamo il coraggio non ci resta nulla.
-Io posso fare solo quel che riesco a fare.
-Questo perché non provi a fare altro.
-Mi impegno al massimo in tutto quello che riesco a fare.
-Così riuscirai a fare sempre e solo le stesse cose.
Da Houseki no Kuni se ne esce vinti e segnati. Considerato quanto sopra, come farò a guardare la gioielleria dei vicini di casa con gli stessi occhi?
La serie animata del 2017, ricalcata sull'omonimo manga di Haruko Ichikawa, si fa carico di una grossa responsabilità del suo decennio: raccontare prevalentemente in CGI una storia dalle alte pretese estetiche, costituendo un esempio di come la magia dell'animazione possa passare anche per le mani di questa tecnica.
Houseki no Kuni ("Il Paese dei Gioielli") narra la storia di 28 forme di vita immortali, nonché minerali antropomorfi la cui grazia spacca lo schermo, insiunandosi come una scheggia d'oro tra le pupille. In un futuro distante millenni, queste forme di vita prive sesso biologico, ruolo e identità di genere dimorano su una fetta di costa a forma di semiluna. Nell'eterno pericolo di essere rapite e rese ornamenti dai popoli della luna si organizzano in una società gerarchica, ripartendo i ruoli a seconda delle caratteristiche di ogni minerale; a capo di queste la Scala di Mohs per valutarne la durezza.
Il protagonista è Phosphohyllite, ancora giovane nei suoi 300 anni, inetto, testardo, emotivo, un vero piantagrane screziato di un verde raro ma dalla scarsissima durezza, che gli costerà un sacco di pene.
L'imponenza dell'opera non fa gioire solo gli occhi: lo spessore della storia, col suo andamento collinare tra dramma e brio, si configura come quel prototipo che proprio non sa come stancare. A dispetto della carineria proposta dai tratti, Houseki no Kuni lancia infatti una narrazione di lunghe scene d'azione in setting affascinanti, con movimenti di macchina nuovi e un sound design studiato fino all'ultimo schiocco dei corpi dei protagonisti.
Le scene comiche permettono di affezionarsi ai personaggi quanto basta perché arrivi un dramma a spezzare la pace orizzontale, e a vivere questo ritmo sembra di ballare su un pentagramma in chiave di diamanti. Il ventaglio di personaggi, aprendosi tra zuccherosità e traumi, si riempie di colori fuori e dentro, descrivendo psicologie incisive che penetrano nella carne dello spettatore come un proiettile d'argento. I punti di forza della serie si raccolgono al di sotto di due tipi di narrazione. La prima è quella fondamentale, composta dagli eventi della trama, non particolarmente complessi; la seconda si corrobora con la prima, ed è la sinergia degli eventi con il principio estetico dell'anime.
Osservando Houseki no Kuni si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un quadro in movimento, in cui molti frame sono una scusa per piangere al miracolo dell'arte. Le vicende si susseguono incalzanti sposandosi con la bellezza, e trovano una strada genuina per caratterizzare l'abbondanza di personaggi, come percorrendo un labirinto di cui si conosce perfettamente la mappatura. L'impiego della CGI alza un nuovo alito di vento nella fotografia: la tendenza vorrebbe i movimenti di macchina principalmente laterali o di profondità, ma la regia di Houseki no Kuni si muove contemporaneamente in entrambe le direzioni, configurandosi in numerosi momenti di tridimensionalità. Ci si affaccia anche verso esplorazioni innovative in soggettiva, o impensabili momenti ricercati, tutti tremendamente efficaci. I fondali sono efficaci anch'essi, e danno una misura all'universo ricreato facendo da collante alle atmosfere.
L'utilizzo dei colori è interessante e sapiente. Per capire dove arriva l'attenzione dei produttori basta individuare il riflesso della luce di ogni personaggio, che dai capelli non smette mai di impregnare i vestiti con onde di ombre cromatiche. La rifrazione dei capelli di Diamond, fedele alle proprietà di un vero diamante, fa rimbalzare fasce di arcobaleno per dipanarsi nelle architetture dell'ambiente. La cura nelle animazioni è valida con costanza in ogni sequenza, senza cali significativi, ma al contrario ricca di vette. Quelle che nella maggior parte degli anime sarebbero utilizzate per momenti di climax sull'intera storia, nel Paese dei Gioielli sono scene esplosive all'ordine dell'episodio.
L'universo di Houseki no Kuni sembra alludere ad una scienza precisa ma inattingbile, generando commistioni immaginifiche tra l'antica pittura Raigo (来迎 ) con l'apparizione dell'Amida e i bodhisattva, astronomia, macchie solari dalla forma dei test di Rorschach e, più di ogni altra, la mineralogia.
Il mondo della mineralogia viene sondato lentamente ed indirettamente, anche grazie alla natura costitutiva dei protagonisti; nel corso degli episodi non è difficile incappare in nozioni sui minerali stessi. Questa dinamica non segue un approccio enciclopedico, ma la scienza delle pietre percorre la visione in ogni circuito, sposandosi con l'intrattenimento e giustificandosi con l'avvicendarsi della storia.
Le menzioni di lode non terminano. Flauti e violini, percussioni, trombe si abbracciano in una colonna sonora suggestiva. I moti di trionfo si scambiano con quelli delle tresche più comiche della comunità, per terminare con sequenze disturbanti. Talvolta si fa ricorso anche a suoni più esoterici, come il campionamento di una campana, che attingono alla natura misteriosa della narrazione e al proprio universo appannato. Al di là della colonna sonora, il già menzionato sound design, di splendida riuscita, copre una gamma di suoni tutti nati dallo specifico ambiente che circonda i minerali, dando allo spettatore l'impressione di trovarsi di fronte a compagni di pietra la cui esistenza non sia inverosimile.
In conclusione Houseki no Kuni attraversa i temi dell'identità, della fragilità della memoria, della dipendenza, della sopravvivenza e del quotidiano, ma anche della natura transeunte, e si specchia in un'estetica di cristallo. Brilla nella tragedia, ma ancora di più nella capacità di sapersi prendere poco sul serio. La visione del Paese dei Gioielli è viva, mesta, empatica, tenera, divertente, raffinata; in altre parole, Houseki no Kuni è un'esperienza completa. Fa venire voglia di abbracciare i suoi personaggi, e si posiziona nel petto come un rubino perfettamente lavorato, incastrato al posto del cuore.
アンターク「抵抗度から勇気を撮ったら何もない」
フォース「できることしかできないよー 」
アンターク「できることしかやらないからだ。」
フォース「できることなら精いっぱいやるよ。」
アンターク「できることしかできないままだな。」
-Abbiamo durezza bassa, se perdiamo il coraggio non ci resta nulla.
-Io posso fare solo quel che riesco a fare.
-Questo perché non provi a fare altro.
-Mi impegno al massimo in tutto quello che riesco a fare.
-Così riuscirai a fare sempre e solo le stesse cose.
Da Houseki no Kuni se ne esce vinti e segnati. Considerato quanto sopra, come farò a guardare la gioielleria dei vicini di casa con gli stessi occhi?