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5.0/10
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Opera di scarso-medio rilievo di Furuya, che incredibilmente cala di livello dopo i suoi immensi capolavori precedenti.
Pur essendo ispirato al coevo film "Jisatsu Circle" del famoso Shion Sono, della profondità di questultimo non mantiene quasi alcunché. Il film di Sono ha inciso le menti di coloro che l'han guardato per il suo parossismo nella critica alla società dei consumi che porta al distaccamento da sé. Più peculiare che oscuro, più sperimentale e thriller che horror, "Jisatsu Circle" è alla fin fine una grande metafora intermezzata da personaggi e siparietti a sé stanti. Furuya, il quale è d'altronde capace di grande profondità, pare aver completamente travisato tutto ciò, tralignando un po'.
Ha preso meramente la componente d'orrore trasformandola in modo un po' più tradizionalista. In Giappone è abbastanza solito trovare il tema dell'anima di un defunto morto in modo violento che si aggira per il mondo reale intervenendo in esso. Furuya ha sostanzialmente adoperato questo topos nipponico inserendolo in una storia d'amicizia fra una ragazza sola ed una ragazza meno sola. È un peccato, secondo me, che il primo tema, quello orrorifico, abbia completamente scavalcato lo slice of life, che ha avuto la possibilità di esplodere e scandire le proprie parole solo nel finale. Rimane il sentore di una mancanza, di un errore da parte dell'Autore, che non è riuscito, a mio modo di vedere, a trarre dall'opera di Sono tutto ciò che sarebbe potuto essere tratto per creare qualcosa di sublime. Abbastanza deludenti anche i tratti. Peccato.