Recensione
Non avevo mai letto nulla di Kia Asamiya e mi son deciso a leggere questa vecchia miniserie, acquistata a pochi spicci anni fa, che avevo da tempo a prendere polvere su di uno scaffale… e poteva restarsene pure là.
Non so se forse è semplicemente invecchiata male (e pur sempre un manga del 2004), ma già l’incipit col solito neet che ottiene di colpo, fortuitamente, i mezzi per divenire un supereroe, è assai ritrito.
Ma il problema vero di Junk è che non si capisce che vuol essere, visto che mette tanta roba sul fuoco, ma non approfondisce davvero niente. Il tema del disadattato sociale, ad esempio, è reso in maniera banalissima, in maniera stereotipata, forse strizza pure l’occhio al potenziale otaku/lettore visto ‘sto protagonista che stranamente tutte si vogliono portare a letto (riuscendoci), senza tanti complimenti. Da milf a liceali, passando per super-gnocche in carriera. Ma questa è solo la componente più ridicola della storia.
Tornando al “non si sa che vuole essere”, già come semplice manga d’azione non vale granché (paragonandolo ad esempio ad uno Zetman), visto che questa è poca, spesso confusionaria e comunque fine a sé stessa. La storia trova un suo “perché” verso gli ultimi due volumi, invischiandosi però in un polpettone fanta-politico con tanto di pretenziosa morale (può ricordare molto Akumetsu) che però anche qua sfocia nel trito e ritrito.
Il disegno non mi ha fatto impazzire, persino i personaggi femminili che nella storia dovrebbero essere accattivanti, sembrano nella maggior parte delle vignette degli sgorbi con due tette spropositate appiccicate sopra: quindi è proprio questo chara design che evidentemente non fa per me.
Ma in genere il problema più grosso di questo manga è che la storia fa acqua da tutte le parti, è palesemente improvvisata man mano col procedere dei capitoli, e soprattutto le psicologie dei personaggi sono davvero pietose. L’unico “pregio” che gli riconosco è che grosso modo si lascia leggere, e qualche passaggio vagamente coinvolgente c'è; quindi questi sette volumi scorrono via abbastanza velocemente (e spero altrettanto velocemente di riuscire a dimenticarli).
In conclusione non mi sento di consigliarlo, a meno non si sia proprio dei fan sfegatati dell'autore o del genere, ma in quest'ultimo caso c'è sicuramente di meglio in giro.
Non so se forse è semplicemente invecchiata male (e pur sempre un manga del 2004), ma già l’incipit col solito neet che ottiene di colpo, fortuitamente, i mezzi per divenire un supereroe, è assai ritrito.
Ma il problema vero di Junk è che non si capisce che vuol essere, visto che mette tanta roba sul fuoco, ma non approfondisce davvero niente. Il tema del disadattato sociale, ad esempio, è reso in maniera banalissima, in maniera stereotipata, forse strizza pure l’occhio al potenziale otaku/lettore visto ‘sto protagonista che stranamente tutte si vogliono portare a letto (riuscendoci), senza tanti complimenti. Da milf a liceali, passando per super-gnocche in carriera. Ma questa è solo la componente più ridicola della storia.
Tornando al “non si sa che vuole essere”, già come semplice manga d’azione non vale granché (paragonandolo ad esempio ad uno Zetman), visto che questa è poca, spesso confusionaria e comunque fine a sé stessa. La storia trova un suo “perché” verso gli ultimi due volumi, invischiandosi però in un polpettone fanta-politico con tanto di pretenziosa morale (può ricordare molto Akumetsu) che però anche qua sfocia nel trito e ritrito.
Il disegno non mi ha fatto impazzire, persino i personaggi femminili che nella storia dovrebbero essere accattivanti, sembrano nella maggior parte delle vignette degli sgorbi con due tette spropositate appiccicate sopra: quindi è proprio questo chara design che evidentemente non fa per me.
Ma in genere il problema più grosso di questo manga è che la storia fa acqua da tutte le parti, è palesemente improvvisata man mano col procedere dei capitoli, e soprattutto le psicologie dei personaggi sono davvero pietose. L’unico “pregio” che gli riconosco è che grosso modo si lascia leggere, e qualche passaggio vagamente coinvolgente c'è; quindi questi sette volumi scorrono via abbastanza velocemente (e spero altrettanto velocemente di riuscire a dimenticarli).
In conclusione non mi sento di consigliarlo, a meno non si sia proprio dei fan sfegatati dell'autore o del genere, ma in quest'ultimo caso c'è sicuramente di meglio in giro.