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Tratto dall'omonima serie di light novel, "Vatican Kiseki Chousakan" (o "Vatican Miracle Examiner" in inglese) ne è la trasposizione animata andata in onda nell'estate 2017. Ammetto che l'ambientazione italiana e l'atmosfera alla "Il Codice da Vinci" che si intravedevano dai trailer, nonché alcuni richiami a "Trinity Blood" (basti solo citare Thores Shibamoto, talentuosa illustratrice il cui nome le due serie di romanzi condividono), avevano stuzzicato i miei gusti e attirato la mia attenzione. Mi ci sono dunque approcciata con alte aspettative, sapevo che mi avrebbe interessata, e in effetti l'interesse non è mancato; peccato che da anime che, se le premesse fossero state sviluppate con una certa maturità, avrebbe potuto farsi prepotentemente largo tra i ranghi dei miei preferiti, l'opera si sia rivelata nulla di più del miglior guilty pleasure estivo dell'annata duemiladiciassette, fonte di perplessità e comicità involontaria come poche altre.

La storia ha per protagonisti Hiraga Josef Kou e Roberto Nicholas, due preti nonché agenti al servizio della segreteria vaticana, il cui compito è svolgere indagini per testare la supposta veridicità dei miracoli a loro denunciati: seguendo le indicazioni dell'arcivescovo Saul, i due si recheranno di volta in volta nelle località più disparate, restando coinvolti in situazioni talvolta molto rischiose.

Sin da qui, purtroppo, la serie non tarda a mostrare le proprie debolezze: i due agenti sono infatti abbastanza apatici nei loro discorsi, il loro carattere non viene approfondito, pertanto per lo spettatore risulta difficile empatizzare. Parecchie volte le loro frasi risultano meramente di circostanza, altre ancora invece sono tirate fuori dal nulla, facendoli artificiosamente progredire nelle indagini. Come se non bastasse, anche i luoghi ritratti sono estremamente stereotipati e, nei casi peggiori, totalmente inventati; avremo così un Messico presentatoci con l'abusatissima figura in sombrero, o una nazione africana a caso con i soliti riti tribali, le solite civiltà miserrime e arretrate e un surreale cielo dipinto copiando sfacciatamente lo stile di Vincent Van Gogh. Il meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista) tuttavia l'ho colto in un caso ambientato in Italia, nel non meglio precisato paesino toscano di "Monte", con un'architettura e chierici che di italiano non hanno neanche una cellula, e che pertanto, per noi connazionali, sono decisamente un pugno nell'occhio. Ma a dire il vero, è la stessa Chiesa a essere stereotipata. L'autrice delle novel difatti non pare aver ricercato più di tanto il tema, e non a caso coglie e semina nella narrazione soltanto gli aspetti più immediatamente riconoscibili (e talvolta controversi) del culto cattolico: immacolate concezioni, sette sataniche, preti pedofili e vergini piangenti, senza ovviamente tralasciare il fascino dell'uniforme dei due chierici protagonisti. A volte, sermoni sull'amore di Dio si mescolano con frequenti ammiccamenti a sfondo sentimentale tra i due, o situazioni pericolose diventano il pretesto per inserire diversi cliché e momenti di fanservice ancor meno velati. Nell'ultimo episodio si ha poi il culmine di tutto ciò, con il tòpos del collegio esclusivamente maschile (cattolico e sfacciatamente copiato da "Kaze to Ki no Uta") e ragazzi imbevuti di un supposto amore per la conoscenza (o forse per qualcun altro...), che passano interi pomeriggi a disquisire sulla letteratura, ma i cui discorsi e atteggiamenti riportano alla mente scene di clampiana memoria. Quest'episodio inoltre rimette in luce il fratello minore di Hiraga, personaggio assai secondario abbozzato nel primo episodio e dimenticato per i successivi dieci, lasciando la serie con un finale tronco e senza nemmeno spiegare i motivi del principale antagonista della serie.

Ecco le ragioni per cui "Vatican Kiseki Chousakan" intrattiene sì, ma non per i motivi che avrei sperato: se si apprezzano certe ambientazioni e certi temi (come l'Italia e i curiosi riti della religione cattolica), si spera che un'opera li tratti il più possibile con i guanti di velluto. Invece "Vatican Miracle Examiner" è un anime finto dark, che si appoggia a un esotismo assai superficiale per qualsiasi cosa sappia di "straniero" agli occhi di un giapponese. E' una serie per cui avrei probabilmente stravisto, se avessi avuto dieci anni di meno, ma che ai miei vent'anni suonati non può che far sorridere per la sua sfacciataggine e superficialità. Ed è purtroppo la triste constatazione di come molti prodotti anime, al giorno d'oggi, non siano né più né meno parte di una campagna promozionale per le loro controparti scritte (non è un caso che nello stesso periodo della messa in onda le novel dominassero gli scaffali di tutte le principali catene di negozi a tema manga e anime in Giappone).
Stando al gioco, e chiudendo non uno, ma due occhi sui suoi grossi cliché, "Vatican Miracle Examiner" sa pure coinvolgere e strappa due risate per l'assurdità delle situazioni, nonostante non avesse questo intento. A conti fatti, questo è l'unico motivo che lo può salvare da un'insufficienza netta. Tuttavia, per chi sia alla ricerca di una serie innovativa e impegnata, che abbia un capo e una coda, consiglio di resistere alla tentazione, perché questo prodotto potrebbe rivelarsi... il diavolo!