Recensione
Steins;Gate
10.0/10
Recensione di indianpaleale
-
Attenzione: la recensione contiene spoiler
È difficile per me riuscire a stendere una recensione chiara e concisa di questo anime senza rimanere in preda alle emozioni. “Steins;Gate” è stato per me l’opera della vita. Pare esagerato letto in questa maniera, ma dire qualcosa di diverso sarebbe contraddire la mia vera opinione riguardante ciò.
Ma procediamo con ordine.
“Steins;Gate” è un adattamento anime del 2011 di una visual novel. Già questa informazione implica il fatto che si tratti di un’opera complessa, con diversi finali e scelte da compiere, ricca di dettagli, alcuni ovviamente andati persi durante la trasposizione, che rimane tuttavia eccelsa.
Cosa rende “Steins;Gate” così speciale? In poche parole, tutto.
Si potrebbe dividere la serie in due parti quasi distinte: la prima, dal primo episodio al dodicesimo, cerca di farci entrare nell’atmosfera demenziale, comica, spensierata della quotidianità di un gruppo di amici che si divertono per gioco a compiere esperimenti scientifici. Successivamente, la storia prenderà una piega inaspettata, drammatica, triste e romantica, con un finale “agrodolce”, che lascia dentro di sé una sorta di vuoto. Ogni singolo personaggio nella storia ha un ruolo fondamentale per gli eventi, e risulta inevitabile sentire la mancanza del gruppo, una volta conclusa la visione.
Rintarō Okabe, in particolare, è il miglior personaggio della serie. Autoproclamatosi scienziato pazzo, Okabe è un vero e proprio “chūnibyō”, un ragazzo che vive di fantasie proprie, infantile e a tratti quasi maleducato. Ama giocare a fare Dio, a compiere scelte azzardate senza preoccuparsi troppo delle conseguenze che possono capitare. Ma proprio questa sua superficialità lo porterà, nella seconda parte della serie, a un circolo vizioso di autodistruzione del proprio essere dovuto al fatto che, per colpa delle sue scelte, la sua amica di infanzia Mayuri sarà destinata a morire infinite volte, nonostante lui cerchi di salvarla. Questo vortice di dolore, dovuto anche al fatto che nei numerosi cambi di linea temporale sia l’unico a ricordare ogni cosa, porterà alla luce il vero essere di Okabe, maturo, generoso, coraggioso, “che ha a cuore l’amicizia più di chiunque altro”.
Menzione speciale anche all’altro personaggio fondamentale della serie, l’intelligentissima Kurisu Makise, aka Cristinah, anche lei costruita alla perfezione nel suo carattere da tsundere stereotipato ma per nulla banale.
Uno dei tratti vincenti dell’anime è proprio l’estremo realismo che ci si trova davanti: una ricostruzione perfetta del quartiere di Akihabara di Tokyo; la vita quotidiana dei personaggi che studiano, mangiano, fanno il bucato, giocano a carte e si confidano tra loro, scherzano usando terminologie popolari tipiche degli anime, come se si stesse assistendo a una specie di strambo documentario su un gruppo di otaku, nonostante il tema sia la fantascienza. Questo non fa altro che aumentare l’affetto e l’immedesimazione nei vari personaggi.
La grafica, nonostante non sia strabiliante, è perfetta per la storia, con questa atmosfera grigiastra e annebbiata che la contraddistingue da tutti gli altri anime. Anche il comparto sonoro è ottimo.
Concludendo questa lunghissima recensione, posso solo dire che “Steins;Gate” sia un’opera da vedere e rivedere anche solo per cogliere i piccoli dettagli che escono durante ogni visione. Ha davvero lasciato qualcosa in me di indistruttibile, un vortice di emozioni incomparabile. Consiglio a tutti di vederla almeno una volta. E con questo passo e chiudo. El Psy Kongroo.
È difficile per me riuscire a stendere una recensione chiara e concisa di questo anime senza rimanere in preda alle emozioni. “Steins;Gate” è stato per me l’opera della vita. Pare esagerato letto in questa maniera, ma dire qualcosa di diverso sarebbe contraddire la mia vera opinione riguardante ciò.
Ma procediamo con ordine.
“Steins;Gate” è un adattamento anime del 2011 di una visual novel. Già questa informazione implica il fatto che si tratti di un’opera complessa, con diversi finali e scelte da compiere, ricca di dettagli, alcuni ovviamente andati persi durante la trasposizione, che rimane tuttavia eccelsa.
Cosa rende “Steins;Gate” così speciale? In poche parole, tutto.
Si potrebbe dividere la serie in due parti quasi distinte: la prima, dal primo episodio al dodicesimo, cerca di farci entrare nell’atmosfera demenziale, comica, spensierata della quotidianità di un gruppo di amici che si divertono per gioco a compiere esperimenti scientifici. Successivamente, la storia prenderà una piega inaspettata, drammatica, triste e romantica, con un finale “agrodolce”, che lascia dentro di sé una sorta di vuoto. Ogni singolo personaggio nella storia ha un ruolo fondamentale per gli eventi, e risulta inevitabile sentire la mancanza del gruppo, una volta conclusa la visione.
Rintarō Okabe, in particolare, è il miglior personaggio della serie. Autoproclamatosi scienziato pazzo, Okabe è un vero e proprio “chūnibyō”, un ragazzo che vive di fantasie proprie, infantile e a tratti quasi maleducato. Ama giocare a fare Dio, a compiere scelte azzardate senza preoccuparsi troppo delle conseguenze che possono capitare. Ma proprio questa sua superficialità lo porterà, nella seconda parte della serie, a un circolo vizioso di autodistruzione del proprio essere dovuto al fatto che, per colpa delle sue scelte, la sua amica di infanzia Mayuri sarà destinata a morire infinite volte, nonostante lui cerchi di salvarla. Questo vortice di dolore, dovuto anche al fatto che nei numerosi cambi di linea temporale sia l’unico a ricordare ogni cosa, porterà alla luce il vero essere di Okabe, maturo, generoso, coraggioso, “che ha a cuore l’amicizia più di chiunque altro”.
Menzione speciale anche all’altro personaggio fondamentale della serie, l’intelligentissima Kurisu Makise, aka Cristinah, anche lei costruita alla perfezione nel suo carattere da tsundere stereotipato ma per nulla banale.
Uno dei tratti vincenti dell’anime è proprio l’estremo realismo che ci si trova davanti: una ricostruzione perfetta del quartiere di Akihabara di Tokyo; la vita quotidiana dei personaggi che studiano, mangiano, fanno il bucato, giocano a carte e si confidano tra loro, scherzano usando terminologie popolari tipiche degli anime, come se si stesse assistendo a una specie di strambo documentario su un gruppo di otaku, nonostante il tema sia la fantascienza. Questo non fa altro che aumentare l’affetto e l’immedesimazione nei vari personaggi.
La grafica, nonostante non sia strabiliante, è perfetta per la storia, con questa atmosfera grigiastra e annebbiata che la contraddistingue da tutti gli altri anime. Anche il comparto sonoro è ottimo.
Concludendo questa lunghissima recensione, posso solo dire che “Steins;Gate” sia un’opera da vedere e rivedere anche solo per cogliere i piccoli dettagli che escono durante ogni visione. Ha davvero lasciato qualcosa in me di indistruttibile, un vortice di emozioni incomparabile. Consiglio a tutti di vederla almeno una volta. E con questo passo e chiudo. El Psy Kongroo.