Recensione
Magi: The Kingdom of Magic
9.0/10
Recensione di AnthonySoma-sensei
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Esistono alcune modalità di valutazione e pensiero attraverso le quali gli esseri umani non solo compiono azioni poco ortodosse e prevenute, ma allo stesso tempo ledono negativamente l'esistenza dei propri simili; tali modalità possono essere identificate attraverso il Pregiudizio e lo Stereotipo. Si tratta di due mezzi sociali molto potenti di cui è necessario prima distinguere correttamente le etimologie, pur avendo entrambe una natura tutt'altro che positiva: il pregiudizio è "un atteggiamento negativo caratteristico dell'individuo basato talvolta su conoscenze errate o preconcette", mentre lo stereotipo indica "una rappresentazione sociale di tipo negativa che l'individuo si costruisce rispetto a un gruppo di specifici soggetti".
Tutte quelle spirali di odio e vendetta evidenziate gradualmente in "Magi" vengono proprio dettate da questi due particolari aspetti sociali, capaci di generare dei sentimenti così negativi e profondi in alcuni personaggi, da trasformali radicalmente rispetto a come erano in precedenza; in effetti si è assistito molteplici volte a dei clamorosi ribaltamenti negli schieramenti, sia all'interno delle forze del Bene che in quelle del Male. Però adesso sorge spontanea una domanda: com'è possibile influenzare e modificare tanto facilmente la propria natura e i propri ideali a causa di specifici eventi passati, presenti o futuri che siano? Ebbene, il discorso è che siamo esseri umani, dotati non solo del raziocinio, ma anche di emozioni e sentimenti; difatti è proprio quell'emotività, la quale, essendo alimentata per l'appunto da molteplici pregiudizi e stereotipi, ha condotto alcuni personaggi dell'anime a trasformare i propri obbiettivi e i propri ideali rispetto a quelli che erano gli standard iniziali. Il messaggio trasmesso dall'autore si focalizza sul presupposto che solitamente l'essere umano sperimenta solo una delle due forze (Bene o Male), pertanto avere una visione incompleta delle due controparti indirizza l'individuo verso l'attribuzione di giudizi parziali e altamente soggettivi agli eventi che gli si pongono di fronte. Dopo tutto, è lo stesso Aristotele ad affermare nell'Etica Nicomachea che "la verità sta nel mezzo". Tale metafora è molto importante, poiché ci consente di chiarire ulteriormente il messaggio dell'autore: l'essere umano si realizza nel momento in cui ha sperimentato sia il Bene che il Male, dunque quando si trova esattamente nel bel mezzo delle due forze. In realtà, però, l'essere umano è ancora parecchio lontano dalla sua realizzazione ideale, a causa della sua natura egoistica e discriminatoria. La discriminazione è un altro aspetto sociale fondamentale riscontrabile all'interno di "Magi", e viene identificato come la sintesi esatta tra il pregiudizio e lo stereotipo; in effetti tale fenomeno ha una portata più ampia e soprattutto un effetto enormemente più radicato e negativo rispetto ai due precedentemente citati.
Analizzando nel dettaglio questo aspetto, è utile riportare la visione del mondo che si è costruito uno dei personaggi principali della seconda stagione: il direttore del Regno di Magnostadt, Matal Mogamett. Inizialmente egli considerava la magia come lo strumento attraverso il quale guidare positivamente gli esseri umani verso un futuro migliore... tuttavia la sua visione si è completamente trasformata nel momento in cui ha acquisito consapevolezza della "vera natura" (egoistica e discriminatoria) degli esseri umani, i quali, dopo tutto, non sono poi così diversi dagli animali: il loro scopo principale è la sopravvivenza (mangiare e accoppiarsi). L'unico fattore che li differenzia sostanzialmente dagli animali è il loro desiderio di dominio e conquista. Dunque i maghi, in verità, sono la "razza superiore" dotata dell'intelletto e della razionalità, la quale deve dominare e gestire la "razza inferiore e irrazionale" degli esseri umani. Il pensiero di Matal sugli umani per certi versi non è affatto sbagliato, tuttavia la sua nuova visione è eccessivamente discriminatoria ed è stata acquisita a causa di tutto l'odio e il rancore che ha covato per gli esseri umani con il passare degli anni. Dunque possiamo finalmente chiudere il cerchio e tornare al punto di partenza: è proprio questa la dimostrazione che fenomeni a cui magari non attribuiamo troppa importanza come discriminazioni, pregiudizi o stereotipi, possano generare, in realtà, un odio così profondo nei nostri simili, da arrivare a stabilire delle concezioni spaventose e aberranti. In ogni caso, per l'autore è possibile allontanarsi da sentimenti negativi profondamente radicati, tuttavia è necessario riuscirci il prima possibile, in quanto, una volta che l'individuo è entrato nella spirale dell'odio e della discriminazione, diviene impossibile abbandonarla senza aver prima causato profonde ferite non solo a sé stesso, ma soprattutto a chi lo circonda. In effetti è stato proprio questo l'errore di Matal, fare di tutta un'erba un fascio, e non prendere in considerazione chi si prodiga ogni giorno per aiutare i propri simili e migliorare sé stesso in maniera positiva. Dunque solo così l'essere umano può avviarsi verso quello che il pedagogista Paulo Freire definisce "Umanizzazione", ovvero il processo di realizzazione e massima espressione del potenziale individuale.
Tutto questo lungo percorso appena descritto rappresenta il "viaggio" che ha intrapreso Aladdin all'interno di questa realtà fantasy in cui è ambientato "Magi", costellata dalle influenze e dagli interventi attivi sia dei personaggi principali che di quelli secondari, i quali sono stati caratterizzati in maniera adeguata e pertinente agli eventi. Anche la trama ha un ruolo fondamentale nell'opera, poiché ci consente di comprendere appieno tutte le dinamiche e le sfaccettature del viaggio intrapreso da Aladdin e la sua profonda maturazione a livello globale.
La narrazione è stata nella maggior parte degli eventi sempre veloce e coinvolgente, essendo esaltata sia dagli inaspettati capovolgimenti di fronte presenti nella trama sia dai combattimenti intensi e senza esclusione di colpi. Mi hanno colpito soprattutto gli scontri della seconda stagione, ove il potenziale sia degli esseri umani che dei maghi è stato espresso nel miglior modo possibile.
Il comparto grafico ha sicuramente aiutato l'esaltazione di combattimenti precisi e dettagliati; ho trovato interessanti anche le particolari trasformazioni dei personaggi dovute ai loro straordinari poteri: la fusione con i propri Djinn (Masou) e i contrasti cromatici scaturiti risaltano perfettamente all'occhio dello spettatore. Il character design, in generale, invece non mi ha stupito particolarmente, con fisionomie dei personaggi semplici e neanche tanto particolareggiate. Il doppiaggio e le OST non mi sono dispiaciute.
Nel complesso "Magi" è sicuramente un capolavoro che va letto tra le righe, i messaggi dell'autore sono svariati e ci consentono non solo di riflettere criticamente su quella che è la natura deviante dell'essere umano, ma soprattutto ci avverte di non farci dominare dall'odio nei confronti di noi stessi e di chi ci circonda, poiché l'odio rappresenta lo strumento principe che condurrà l'essere umano alla sua definitiva estinzione. Un altro elemento che ho apprezzato sono le ambientazioni: l'idea di provare a coadiuvare la cultura orientale con quella occidentale attraverso i chiari riferimenti a strutture architettoniche giappo-persiane e alle tradizioni di alcuni popoli come quello romano.
Non posso far altro che consigliare la visione di "Magi" e sperare nell'uscita di una terza stagione!
Il mio voto finale è 9.
Tutte quelle spirali di odio e vendetta evidenziate gradualmente in "Magi" vengono proprio dettate da questi due particolari aspetti sociali, capaci di generare dei sentimenti così negativi e profondi in alcuni personaggi, da trasformali radicalmente rispetto a come erano in precedenza; in effetti si è assistito molteplici volte a dei clamorosi ribaltamenti negli schieramenti, sia all'interno delle forze del Bene che in quelle del Male. Però adesso sorge spontanea una domanda: com'è possibile influenzare e modificare tanto facilmente la propria natura e i propri ideali a causa di specifici eventi passati, presenti o futuri che siano? Ebbene, il discorso è che siamo esseri umani, dotati non solo del raziocinio, ma anche di emozioni e sentimenti; difatti è proprio quell'emotività, la quale, essendo alimentata per l'appunto da molteplici pregiudizi e stereotipi, ha condotto alcuni personaggi dell'anime a trasformare i propri obbiettivi e i propri ideali rispetto a quelli che erano gli standard iniziali. Il messaggio trasmesso dall'autore si focalizza sul presupposto che solitamente l'essere umano sperimenta solo una delle due forze (Bene o Male), pertanto avere una visione incompleta delle due controparti indirizza l'individuo verso l'attribuzione di giudizi parziali e altamente soggettivi agli eventi che gli si pongono di fronte. Dopo tutto, è lo stesso Aristotele ad affermare nell'Etica Nicomachea che "la verità sta nel mezzo". Tale metafora è molto importante, poiché ci consente di chiarire ulteriormente il messaggio dell'autore: l'essere umano si realizza nel momento in cui ha sperimentato sia il Bene che il Male, dunque quando si trova esattamente nel bel mezzo delle due forze. In realtà, però, l'essere umano è ancora parecchio lontano dalla sua realizzazione ideale, a causa della sua natura egoistica e discriminatoria. La discriminazione è un altro aspetto sociale fondamentale riscontrabile all'interno di "Magi", e viene identificato come la sintesi esatta tra il pregiudizio e lo stereotipo; in effetti tale fenomeno ha una portata più ampia e soprattutto un effetto enormemente più radicato e negativo rispetto ai due precedentemente citati.
Analizzando nel dettaglio questo aspetto, è utile riportare la visione del mondo che si è costruito uno dei personaggi principali della seconda stagione: il direttore del Regno di Magnostadt, Matal Mogamett. Inizialmente egli considerava la magia come lo strumento attraverso il quale guidare positivamente gli esseri umani verso un futuro migliore... tuttavia la sua visione si è completamente trasformata nel momento in cui ha acquisito consapevolezza della "vera natura" (egoistica e discriminatoria) degli esseri umani, i quali, dopo tutto, non sono poi così diversi dagli animali: il loro scopo principale è la sopravvivenza (mangiare e accoppiarsi). L'unico fattore che li differenzia sostanzialmente dagli animali è il loro desiderio di dominio e conquista. Dunque i maghi, in verità, sono la "razza superiore" dotata dell'intelletto e della razionalità, la quale deve dominare e gestire la "razza inferiore e irrazionale" degli esseri umani. Il pensiero di Matal sugli umani per certi versi non è affatto sbagliato, tuttavia la sua nuova visione è eccessivamente discriminatoria ed è stata acquisita a causa di tutto l'odio e il rancore che ha covato per gli esseri umani con il passare degli anni. Dunque possiamo finalmente chiudere il cerchio e tornare al punto di partenza: è proprio questa la dimostrazione che fenomeni a cui magari non attribuiamo troppa importanza come discriminazioni, pregiudizi o stereotipi, possano generare, in realtà, un odio così profondo nei nostri simili, da arrivare a stabilire delle concezioni spaventose e aberranti. In ogni caso, per l'autore è possibile allontanarsi da sentimenti negativi profondamente radicati, tuttavia è necessario riuscirci il prima possibile, in quanto, una volta che l'individuo è entrato nella spirale dell'odio e della discriminazione, diviene impossibile abbandonarla senza aver prima causato profonde ferite non solo a sé stesso, ma soprattutto a chi lo circonda. In effetti è stato proprio questo l'errore di Matal, fare di tutta un'erba un fascio, e non prendere in considerazione chi si prodiga ogni giorno per aiutare i propri simili e migliorare sé stesso in maniera positiva. Dunque solo così l'essere umano può avviarsi verso quello che il pedagogista Paulo Freire definisce "Umanizzazione", ovvero il processo di realizzazione e massima espressione del potenziale individuale.
Tutto questo lungo percorso appena descritto rappresenta il "viaggio" che ha intrapreso Aladdin all'interno di questa realtà fantasy in cui è ambientato "Magi", costellata dalle influenze e dagli interventi attivi sia dei personaggi principali che di quelli secondari, i quali sono stati caratterizzati in maniera adeguata e pertinente agli eventi. Anche la trama ha un ruolo fondamentale nell'opera, poiché ci consente di comprendere appieno tutte le dinamiche e le sfaccettature del viaggio intrapreso da Aladdin e la sua profonda maturazione a livello globale.
La narrazione è stata nella maggior parte degli eventi sempre veloce e coinvolgente, essendo esaltata sia dagli inaspettati capovolgimenti di fronte presenti nella trama sia dai combattimenti intensi e senza esclusione di colpi. Mi hanno colpito soprattutto gli scontri della seconda stagione, ove il potenziale sia degli esseri umani che dei maghi è stato espresso nel miglior modo possibile.
Il comparto grafico ha sicuramente aiutato l'esaltazione di combattimenti precisi e dettagliati; ho trovato interessanti anche le particolari trasformazioni dei personaggi dovute ai loro straordinari poteri: la fusione con i propri Djinn (Masou) e i contrasti cromatici scaturiti risaltano perfettamente all'occhio dello spettatore. Il character design, in generale, invece non mi ha stupito particolarmente, con fisionomie dei personaggi semplici e neanche tanto particolareggiate. Il doppiaggio e le OST non mi sono dispiaciute.
Nel complesso "Magi" è sicuramente un capolavoro che va letto tra le righe, i messaggi dell'autore sono svariati e ci consentono non solo di riflettere criticamente su quella che è la natura deviante dell'essere umano, ma soprattutto ci avverte di non farci dominare dall'odio nei confronti di noi stessi e di chi ci circonda, poiché l'odio rappresenta lo strumento principe che condurrà l'essere umano alla sua definitiva estinzione. Un altro elemento che ho apprezzato sono le ambientazioni: l'idea di provare a coadiuvare la cultura orientale con quella occidentale attraverso i chiari riferimenti a strutture architettoniche giappo-persiane e alle tradizioni di alcuni popoli come quello romano.
Non posso far altro che consigliare la visione di "Magi" e sperare nell'uscita di una terza stagione!
Il mio voto finale è 9.