Recensione
Slam Dunk
9.0/10
Si possono ricevere più di cinquanta “Mi dispiace, ti vedo solo come un amico” a soli quindici/sedici anni? Beh, il nostro Hanamichi Sakuragi può. Il rosso protagonista dall’innamoramento rapido e vivace e dalla possente statura verrà reclutato nella squadra di basket dal suo nuovo interesse amoroso, Aruko. Egli inizialmente odia tale sport, ma ne verrà velocemente conquistato, tra invidie, simpatie, rivalità unilaterali e gag infinite, in un viaggio di crescita personale, emotiva e cameratesca.
Inutile negarlo, il doppiaggio italiano ha una componente indiscussa nella comicità di questo anime, che è tra i più esilaranti nei momenti di sconforto in cui mi sia capitato d’imbattermi.
I disegni sono a tratti realistici, molto americani, e a tratti caricaturali, quasi in versione chibi. I colori sono vividi e concreti, e, tolti i litri di sudore (immancabili, mi dicono, per attrarre le fangirl, sarà!), ogni azione è uno spettacolo per gli occhi. Sono anime come questi che ti fanno andare a cercare notizie per capire meglio il gioco.
Quando c’è da essere seri, questo anime non si tira indietro (beh, quasi mai, diciamo), calcando con la giusta gravità sulle sconfitte, le perdite, i drammi e i momenti di catarsi in cui ci si rende conto dei propri limiti, fosse anche solo per mettere su la scorza dura e sforzarsi di superarli.
Va tuttavia detto che dei personaggi sappiamo davvero poco, e ciò che ci viene detto è spesso così drastico e accennato che sarebbe stato meglio evitare, perché si rischia di generare nei fan un’insana e insoddisfatta brama di saperne di più.
È uno spokon comico che tra molti alti e pochi bassi si fa vedere con semplicità e pazienza, tenendo compagnia come un amico gigante buono.
Bei ragazzi, belle azioni, tanta ironia e un sacco di risate.
Inutile negarlo, il doppiaggio italiano ha una componente indiscussa nella comicità di questo anime, che è tra i più esilaranti nei momenti di sconforto in cui mi sia capitato d’imbattermi.
I disegni sono a tratti realistici, molto americani, e a tratti caricaturali, quasi in versione chibi. I colori sono vividi e concreti, e, tolti i litri di sudore (immancabili, mi dicono, per attrarre le fangirl, sarà!), ogni azione è uno spettacolo per gli occhi. Sono anime come questi che ti fanno andare a cercare notizie per capire meglio il gioco.
Quando c’è da essere seri, questo anime non si tira indietro (beh, quasi mai, diciamo), calcando con la giusta gravità sulle sconfitte, le perdite, i drammi e i momenti di catarsi in cui ci si rende conto dei propri limiti, fosse anche solo per mettere su la scorza dura e sforzarsi di superarli.
Va tuttavia detto che dei personaggi sappiamo davvero poco, e ciò che ci viene detto è spesso così drastico e accennato che sarebbe stato meglio evitare, perché si rischia di generare nei fan un’insana e insoddisfatta brama di saperne di più.
È uno spokon comico che tra molti alti e pochi bassi si fa vedere con semplicità e pazienza, tenendo compagnia come un amico gigante buono.
Bei ragazzi, belle azioni, tanta ironia e un sacco di risate.