Recensione
Over the Garden Wall
8.5/10
Recensione di KayScarsetta
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"Over the Garden Wall", serie animata statunitense del 2014 di dieci episodi con durata di poco più di dieci minuti l'uno, racconta la storia di due fratelli, ovvero Greg, bambino paffuto con un bollitore in testa e una rana che si porta appresso dal nome mutevole e incerto, e Wirt, il maggiore dei due, che si presenta con addosso un cappello da gnomo e una mantella, che troviamo vaganti in una spettrale foresta chiamata Ignoto.
Mentre la storia inizia già in medias res, nel mezzo dell'azione, ovvero con i nostri protagonisti che si ritrovano già sperduti senza che l'incipit faccia cogliere l'antefatto, i nostri protagonisti invece vengono presentati gradualmente: dapprima le caratteristiche delle due personalità vengono colte attraverso i dialoghi fra i due, ma poi soprattutto in relazione al nuovo ambiente, o meglio in "reazione" al nuovo ambiente, dove giocoforza vi capitano e che ora dovranno affrontare, volenti o nolenti, per ritrovare la via di casa. Se Greg viene presentato come bonario, ingenuo e sconsiderato, e che vive la nuova avventura in modo allegro e spensierato, al perenne inseguimento della propria rana domestica (che, a tal proposito, regala una performance musicale degna di nota), Wirt è cauto - fin troppo -, remissivo, timoroso e sarcastico, e vive il nuovo ambiente in perenne angoscia, desideroso del conforto che rappresenta un posto che si conosce come casa propria. Insomma, due opposti, uno l'antitesi dell'altro. Caratteri che verranno pian piano elaborati, approfonditi, mentre lo smarrimento nella foresta è simbolo dell'incertezza e della paura di Wirt di affrontare eventi che verranno presentati in seguito con un flashback. E, se il perdersi rappresenta la fuga dalla "realtà" di Wirt, allora il ritrovamento cosa può rappresentare, se non un percorso di crescita, dapprima di Wirt e poi anche di Greg, dove finalmente i due poli opposti vengono avvicinati, gli angoli dei loro caratteri vengono smussati e l'eccessiva adorazione di uno che porta a una risposta contraria finalmente chiarita e poi mitigata? Ma la foresta non rappresenta solo il palcoscenico dei nostri due protagonisti, dove Wirt mette in atto le sue elucubrazioni e Greg la sua temerarietà. E' teatro di incontri, bizzarri, inquietanti, è dimensione (sospesa fra il reale e l'irreale) dove aleggia una sottile aura di perenne pericolo. Si avverte anche una notevole dilatazione temporale: dobbiamo considerare che è l'accadimento di un'unica notte, ma, se ci si immerge nella storia, sembra durare molto, ma molto di più, quasi come se assieme ai nostri protagonisti si fosse persa anche la nozione, la sistematicità del tempo a cui siamo abituati. Menzione d'onore per l'antagonista principale, la Bestia, di cui preferisco dire poco o niente, proprio perché la forza di questo personaggio sta proprio nel non essere conosciuto ma essere comunque onnipresente, laddove questa onnipresenza viene a porsi pian piano e sempre più prepotentemente, e Beatrice, uccellino azzurro indisponente e cinico, che s'unirà ai nostri protagonisti nella ricerca e fungerà inizialmente da guida (simbolica), ma ne saprà trarre giovamento anch'ella.
Per quanto riguarda il doppiaggio, consiglio caldamente di guardarlo in lingua originale: troverete un Elijah Wood (cognome che poi, ironicamente, s'addice al contesto della storia) sarcastico e timoroso, un Tim Curry inquietante tra i personaggi minori. Per quanto riguarda la Bestia, ho gradito sia in lingua originale che nel doppiaggio italiano. Ma veniamo a ciò che ha urtato sensibilmente i miei già indisposti nervi... in italiano, i due protagonisti vengono doppiati nientepopodimeno che da Sio, personaggio per cui provo una certa simpatia contornata da stizza. Se con Wirt fa un lavoro decente, con Greg risulta ridicolo, esasperando la voce per renderla infantile. Ciò urta il fascino della narrazione.
Infine si potrebbe dire che il finale sia un po' affrettato, ma ciò conta poco, essendo che il fulcro della storia è il percorso che porta a risolvere il problema, non il risolvimento in sé, quindi per me è un finale più che gradito.
Concludo consigliando la visione ai piccini e ai meno piccini... e state attenti a Sio! Ah no, scusate... volevo dire la Bestia!
Mentre la storia inizia già in medias res, nel mezzo dell'azione, ovvero con i nostri protagonisti che si ritrovano già sperduti senza che l'incipit faccia cogliere l'antefatto, i nostri protagonisti invece vengono presentati gradualmente: dapprima le caratteristiche delle due personalità vengono colte attraverso i dialoghi fra i due, ma poi soprattutto in relazione al nuovo ambiente, o meglio in "reazione" al nuovo ambiente, dove giocoforza vi capitano e che ora dovranno affrontare, volenti o nolenti, per ritrovare la via di casa. Se Greg viene presentato come bonario, ingenuo e sconsiderato, e che vive la nuova avventura in modo allegro e spensierato, al perenne inseguimento della propria rana domestica (che, a tal proposito, regala una performance musicale degna di nota), Wirt è cauto - fin troppo -, remissivo, timoroso e sarcastico, e vive il nuovo ambiente in perenne angoscia, desideroso del conforto che rappresenta un posto che si conosce come casa propria. Insomma, due opposti, uno l'antitesi dell'altro. Caratteri che verranno pian piano elaborati, approfonditi, mentre lo smarrimento nella foresta è simbolo dell'incertezza e della paura di Wirt di affrontare eventi che verranno presentati in seguito con un flashback. E, se il perdersi rappresenta la fuga dalla "realtà" di Wirt, allora il ritrovamento cosa può rappresentare, se non un percorso di crescita, dapprima di Wirt e poi anche di Greg, dove finalmente i due poli opposti vengono avvicinati, gli angoli dei loro caratteri vengono smussati e l'eccessiva adorazione di uno che porta a una risposta contraria finalmente chiarita e poi mitigata? Ma la foresta non rappresenta solo il palcoscenico dei nostri due protagonisti, dove Wirt mette in atto le sue elucubrazioni e Greg la sua temerarietà. E' teatro di incontri, bizzarri, inquietanti, è dimensione (sospesa fra il reale e l'irreale) dove aleggia una sottile aura di perenne pericolo. Si avverte anche una notevole dilatazione temporale: dobbiamo considerare che è l'accadimento di un'unica notte, ma, se ci si immerge nella storia, sembra durare molto, ma molto di più, quasi come se assieme ai nostri protagonisti si fosse persa anche la nozione, la sistematicità del tempo a cui siamo abituati. Menzione d'onore per l'antagonista principale, la Bestia, di cui preferisco dire poco o niente, proprio perché la forza di questo personaggio sta proprio nel non essere conosciuto ma essere comunque onnipresente, laddove questa onnipresenza viene a porsi pian piano e sempre più prepotentemente, e Beatrice, uccellino azzurro indisponente e cinico, che s'unirà ai nostri protagonisti nella ricerca e fungerà inizialmente da guida (simbolica), ma ne saprà trarre giovamento anch'ella.
Per quanto riguarda il doppiaggio, consiglio caldamente di guardarlo in lingua originale: troverete un Elijah Wood (cognome che poi, ironicamente, s'addice al contesto della storia) sarcastico e timoroso, un Tim Curry inquietante tra i personaggi minori. Per quanto riguarda la Bestia, ho gradito sia in lingua originale che nel doppiaggio italiano. Ma veniamo a ciò che ha urtato sensibilmente i miei già indisposti nervi... in italiano, i due protagonisti vengono doppiati nientepopodimeno che da Sio, personaggio per cui provo una certa simpatia contornata da stizza. Se con Wirt fa un lavoro decente, con Greg risulta ridicolo, esasperando la voce per renderla infantile. Ciò urta il fascino della narrazione.
Infine si potrebbe dire che il finale sia un po' affrettato, ma ciò conta poco, essendo che il fulcro della storia è il percorso che porta a risolvere il problema, non il risolvimento in sé, quindi per me è un finale più che gradito.
Concludo consigliando la visione ai piccini e ai meno piccini... e state attenti a Sio! Ah no, scusate... volevo dire la Bestia!