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E' il primo anime della nuova epoca dei "robottoni", infatti con "Gundam" nasce il concetto di Real Robot. Ed è proprio la trama e la sua storia a far sì che appaia questo nuovo nome. Innanzitutto si inizia dal protagonista, un ragazzo molto giovane che, nel classico stile giapponese, deve salvare il mondo alla guida di un robot. Già visto? Sì, ovunque, ma qui è il ragazzo ad essere particolare. Non è felice di farlo, soffre, sta male ma sa che il suo compito è quello per il bene della Base Bianca (la base dove si era ritirato con gli amici) e non di tutta la Terra, solo in seguito il suo ideale diverrà più ampio. Quindi il primo punto di attenzione è sul protagonista: Amuro Ray, personaggio che ha un suo carattere, nonostante la classica premessa. Ma poi che altro? I temi trattati: morte, odio razziale, odio personale, difficoltà di relazione tra i protagonisti, tralasciando i classici temi di mistero e doppi giochi.
La morte viene vista come una necessità, dove alcune persone sentono di essere chiamati a ciò, un fine eroico che vedrà scomparire diversi protagonisti o comprimari nel corso delle puntate.
L'odio che si vede tra i protagonisti e tra le fazioni è qualcosa di vero e profondo, un odio razziale tra i "terrestri" e quelli che sono nati e vissuti sulle isole spaziali. Un odio che si sente guardando l'anime.
Sono i temi, a mio parere, a far scegliere di vedere il prodotto più che la realizzazione tecnica.
Dal punto di vista della tecnica, si vede che è un prodotto datato (fine anni '70) ma i disegni sono ben realizzati, anche perchè c'è Tomino dietro a tutto ciò (creatore anche di "Daitarn 3"). Audio italiano buono, nessuna stranezza da segnalare.