Recensione
Astra Lost in Space
7.5/10
"Kanata no Astra" è un anime di dodici episodi andato in onda da luglio a settembre del 2019.
Ambientato nell'anno 2063, quando ormai i viaggi nello spazio sono diventati ordinari, un gruppo di studenti viene selezionato per andare in gita scolastica su un pianeta, ma, nemmeno due minuti dopo essere atterrati, vengono trasportati da un buco nero nello spazio, migliaia di anni luce da casa. Dopo essere scampati a morte certa grazie a una nave spaziale abbandonata trovata proprio lì vicino, decidono di non perdersi d’animo e tornare a casa, fermandosi ogni venti giorni su un pianeta diverso, per fare rifornimento di acqua e viveri. Riusciranno i nostri eroi a tornare sani e salvi e a scovare il traditore che si nasconde fra di loro?
Inizierò dicendo che dopo i primi due episodi avevo deciso di ‘droppare’ la serie, perché, invece del seinen adulto che mi aspettavo, l’anime si era dimostrato portatore sano della malattia conosciuta come "il potere dell’amicizia", e in generale avevo trovato le vicende del secondo episodio troppo assurde e ridicole. Leggendo però i pareri positivi sul sito, in particolare riguardo ai misteri che pian piano erano stati svelati, ho deciso di proseguirla, e ammetto di essermi trovata di fronte a un anime che, sebbene non sia nulla di eccezionale, si lascia guardare, combinando alcuni colpi di scena con momenti leggeri e divertenti.
Cominciamo dai personaggi. Ecco una veloce descrizione dei nostri intraprendenti eroi: Kanata Hoshijima, il capitano, senza un minimo di buon senso e istinto di sopravvivenza, dispensa perle di saggezza su come sopravvivere, come, per esempio, "Se rimani fermo, non puoi andare avanti"; Aries Spring, il più stereotipato personaggio femminile che può venire in mente; Quitterie Raffaëlli, la regina delle urla e del drama; Funicia Raffaëlli, la sorellina adottata che parla tramite pupazzo; Zack Walker, il genio con QI 200, per non farci mancare nulla; Luca Esposito, solo il nome dice tutto (è il mio preferito); Yun-hua Lu, voglia di vivere saltami addosso; Ulgar Zweig, non mi parlare, sono scuro e tenebroso; Charce Lacroix, il principe azzurro perfetto con una passione per la biologia.
L’aspetto sicuramente positivo di questi personaggi è che, partendo dalla loro piccola scatola piena di stereotipi, riescono a crescere e a cambiare, migliorando sé stessi e quelli che li circondano, facendo pace con il loro passato e costruendo speranze per il futuro. Il lato negativo è che, essendo in molti, ed essendo solo dodici episodi, non tutti possono essere sempre protagonisti delle vicende di turno, per cui alcuni personaggi per me più interessanti hanno avuto solo pochi momenti per brillare.
Il vero problema di questa serie, però, è la trama. Ammetto che ci sono state alcune rivelazioni che non mi aspettavo e i cliffhanger a fine episodio mi hanno sempre portata a vedere immediatamente la puntata successiva, ma ci sono alcune cose che semplicemente non stanno né in cielo né in terra. Le spiegazioni pseudo-scientifiche non hanno alcun senso, e moltissime volte, per far proseguire la trama, si usano delle coincidenze che, sebbene cerchino di giustificare, si vede lontano un miglio che non sapevano come fare senza quel colpo di "fortuna" per risolvere tutti i problemi.
La comicità e leggerezza della serie, inoltre, sebbene in certi punti molto divertenti, in altri semplicemente non sono logiche: per esempio, la reazione "Mangiamo i biscottini!" alla rivelazione "C'è un killer fra noi". I membri dell’equipaggio improvvisato mantengono un senso di positività e spensieratezza anche nei momenti più difficili, rendendo la visione rilassante ma allo stesso tempo non permettendo di calarsi davvero nella situazione, o di mantenere in qualsiasi modo la tensione che viene a malapena accennata.
Sicuramente positivo è invece il finale chiuso, che permette di dare uno sguardo ai protagonisti che da liceali si trasformano in giovani adulti.
Dal punto di vista tecnico nulla da dire, soprattutto le scene nello spazio sono realizzate molto bene, così come anche le animazioni e il comparto grafico. Il chara non mi è piaciuto molto, ma questo è un mio gusto personale.
Per concludere, mi sento di consigliare questa serie a chi cerca un anime leggero, con un’ambientazione un po’ più particolare, che grazie al ritmo serrato riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, senza però essere qualcosa di memorabile.
Riassumendolo in una frase o meno: "Consiglio per la sopravvivenza numero 1: se lo iniziate a guardare senza alcuna aspettativa, non potete rimanere delusi."
Ambientato nell'anno 2063, quando ormai i viaggi nello spazio sono diventati ordinari, un gruppo di studenti viene selezionato per andare in gita scolastica su un pianeta, ma, nemmeno due minuti dopo essere atterrati, vengono trasportati da un buco nero nello spazio, migliaia di anni luce da casa. Dopo essere scampati a morte certa grazie a una nave spaziale abbandonata trovata proprio lì vicino, decidono di non perdersi d’animo e tornare a casa, fermandosi ogni venti giorni su un pianeta diverso, per fare rifornimento di acqua e viveri. Riusciranno i nostri eroi a tornare sani e salvi e a scovare il traditore che si nasconde fra di loro?
Inizierò dicendo che dopo i primi due episodi avevo deciso di ‘droppare’ la serie, perché, invece del seinen adulto che mi aspettavo, l’anime si era dimostrato portatore sano della malattia conosciuta come "il potere dell’amicizia", e in generale avevo trovato le vicende del secondo episodio troppo assurde e ridicole. Leggendo però i pareri positivi sul sito, in particolare riguardo ai misteri che pian piano erano stati svelati, ho deciso di proseguirla, e ammetto di essermi trovata di fronte a un anime che, sebbene non sia nulla di eccezionale, si lascia guardare, combinando alcuni colpi di scena con momenti leggeri e divertenti.
Cominciamo dai personaggi. Ecco una veloce descrizione dei nostri intraprendenti eroi: Kanata Hoshijima, il capitano, senza un minimo di buon senso e istinto di sopravvivenza, dispensa perle di saggezza su come sopravvivere, come, per esempio, "Se rimani fermo, non puoi andare avanti"; Aries Spring, il più stereotipato personaggio femminile che può venire in mente; Quitterie Raffaëlli, la regina delle urla e del drama; Funicia Raffaëlli, la sorellina adottata che parla tramite pupazzo; Zack Walker, il genio con QI 200, per non farci mancare nulla; Luca Esposito, solo il nome dice tutto (è il mio preferito); Yun-hua Lu, voglia di vivere saltami addosso; Ulgar Zweig, non mi parlare, sono scuro e tenebroso; Charce Lacroix, il principe azzurro perfetto con una passione per la biologia.
L’aspetto sicuramente positivo di questi personaggi è che, partendo dalla loro piccola scatola piena di stereotipi, riescono a crescere e a cambiare, migliorando sé stessi e quelli che li circondano, facendo pace con il loro passato e costruendo speranze per il futuro. Il lato negativo è che, essendo in molti, ed essendo solo dodici episodi, non tutti possono essere sempre protagonisti delle vicende di turno, per cui alcuni personaggi per me più interessanti hanno avuto solo pochi momenti per brillare.
Il vero problema di questa serie, però, è la trama. Ammetto che ci sono state alcune rivelazioni che non mi aspettavo e i cliffhanger a fine episodio mi hanno sempre portata a vedere immediatamente la puntata successiva, ma ci sono alcune cose che semplicemente non stanno né in cielo né in terra. Le spiegazioni pseudo-scientifiche non hanno alcun senso, e moltissime volte, per far proseguire la trama, si usano delle coincidenze che, sebbene cerchino di giustificare, si vede lontano un miglio che non sapevano come fare senza quel colpo di "fortuna" per risolvere tutti i problemi.
La comicità e leggerezza della serie, inoltre, sebbene in certi punti molto divertenti, in altri semplicemente non sono logiche: per esempio, la reazione "Mangiamo i biscottini!" alla rivelazione "C'è un killer fra noi". I membri dell’equipaggio improvvisato mantengono un senso di positività e spensieratezza anche nei momenti più difficili, rendendo la visione rilassante ma allo stesso tempo non permettendo di calarsi davvero nella situazione, o di mantenere in qualsiasi modo la tensione che viene a malapena accennata.
Sicuramente positivo è invece il finale chiuso, che permette di dare uno sguardo ai protagonisti che da liceali si trasformano in giovani adulti.
Dal punto di vista tecnico nulla da dire, soprattutto le scene nello spazio sono realizzate molto bene, così come anche le animazioni e il comparto grafico. Il chara non mi è piaciuto molto, ma questo è un mio gusto personale.
Per concludere, mi sento di consigliare questa serie a chi cerca un anime leggero, con un’ambientazione un po’ più particolare, che grazie al ritmo serrato riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, senza però essere qualcosa di memorabile.
Riassumendolo in una frase o meno: "Consiglio per la sopravvivenza numero 1: se lo iniziate a guardare senza alcuna aspettativa, non potete rimanere delusi."