Recensione
La Crociata degli Innocenti
7.0/10
"La Crociata degli Innocenti" (インノサン少年十字軍 ) è un manga scritto e disegnato da Usamaru Furuya, autore tra l’altro de "La musica di Marie" ed "Happiness".
I venticinque capitoli che compongono l’opera furono pubblicati tra il 2007 e il 2011 dalla casa editrice Ohta Shuppan e successivamente racchiusi in tre volumi.
In Italia l’opera è edita grazie a Goen, che decise di pubblicarla suddivisa in sei volumi tra il 2014 e il 2015.
Parto col dire che di Furuya lessi alcuni anni fa "Genkaku Picasso", poi solamente questa opera, motivo per cui non posso confrontare "La Crociata degli Innocenti" con altre opere dell’autore e contestualizzarla in base alla crescita personale e artistica proprio di Furuya.
Ci terrei però a sottolineare, durante la mia recensione, i vari aspetti che più mi hanno colpito (sia in positivo che in negativo dell’opera) e in particolar modo il come viene concepito il medioevo, fenomeno esclusivamente europeo, agli occhi dei giapponesi e in questo caso agli occhi di un mangaka.
Cosa c’è di vero nel racconto? Poco, o forse poco nulla, non si può nemmeno valutarlo troppo bene siccome anche dal punto di vista storico questa fantomatica crociata avvenuta nel 1212 è riportato in modo abbastanza incerto dalle fonti, sia dell’epoca che successive.
Per “crociata dei fanciulli” o “crociata dei bambini”, gli storici intendono una serie di fenomeni, più o meno attendibili, avvenuti nel 1212 che interessarono alcuni paesi europei come le attuali Francia, Germania e Italia.
Secondo la tradizione, nel maggio del 1212 a Cloyes-sur-le-Loir, un pastorello francese di nome Étienne ricevette da Gesù l’ordine di radunare una crociata di fedeli e di dirigersi in Terra Santa.
Étienne si presentç così da Filippo II re di Francia il quale, su consiglio dei teologi francesi, decise di ordinare al ragazzo di tornare a casa.
Il fanciullo però non si diede per vinto e riuscì a radunare, grazie alle sue predicazioni alla porta della cattedrale di Saint-Denis, un gruppo di fedeli, probabilmente giovani e poveri.
In questo modo iniziò la crociata ma, una volta giunti al porto di Marsiglia, alcuni bambini, credendo che Étienne potesse compiere il miracolo di aprire il mare, se ne andarono delusi vedendo che il prodigio tardava a compiersi.
I bambini rimasti, compreso Étienne, invece, riuscirono ad avere un passaggio da due individui, che le fonti ricordano come Ugo il Ferreo e Guglielmo il Porco, motivo per cui si imbarcarono su sette navi dirette a Gerusalemme.
Due delle sette navi dirette in Terra Santa, con a bordo i bambini, affondarono a causa di una tempesta proprio nei pressi della Sardegna, vicino all’Isola dei Ratti, mentre i passeggeri delle altre cinque furono venduti come schiavi ad alcuni mercanti musulmani.
Furuya decide di prendere come spunto questo racconto in forma tradizionale e, aiutandosi anche con ricerche storico-scientifiche realizzate più recentemente, sfruttare il materiale come base per il suo racconto.
Ci terrei a precisare che di storico nel racconto c’è poco, veramente poco. Anche lo stesso Furuya ci tiene a sottolineare questo aspetto.
Egli infatti afferma nella postfazione datata primo gennaio 2012 (pubblicata nell'ultimo volume nell'edizione della Goen) che “Infine, se mi dovessero chiedere fino a che punto essa sia fedele con la realtà storica, risponderei che è in tutto e per tutto una creazione originale.” L’obbiettivo dell’autore non è infatti quello di creare un qualcosa di potenzialmente verosimile e difficilmente discutibile dal punto di vista storico.
Il problema però è che Furuya vuole comunque dare al lettore, sempre come riportato nella postfazione, delle fotografie sulle contraddizioni e le sofferenze tipiche della gente dell’epoca. A questo punto ci sarebbe da chiedersi, c’è riuscito? Beh, a parer mio, la risposta non è proprio positiva.
Purtroppo l’opera è un lungo susseguirsi di errori storici; errori estetici, come nella scelta di alcuni abiti e di alcune usanze; errori filosofici, i pensieri della massa non erano propriamente quelli che sono stati riportati da Furuya; errori dal punto di vista culturale e religioso, ogni persona con delle minime conoscenze di teologia riderebbe di alcuni errori del mangaka all’interno del racconto (e, aggiungo io, alcune note della Goen sono ridicole) e inoltre ci terrei a sottolineare i vari errori dal punto di vista architettonico, artistico e, probabilmente, anche geopolitico. Purtroppo tutte queste mancanze, tutte queste lacune e tutte queste imprecisioni di Furuya hanno fatto scendere, di tanto, il mio voto.
Anche dal punto di vista della narrazione ho riscontrato delle imperfezioni, il ritmo si fa a volte troppo lento e a volte troppo veloce, disorientando e sbilanciando il lettore. Purtroppo la velocità narrativa è stata, secondo me, dosata in pessimo modo.
Ci sono però tutta una serie di note positive, come ad esempio la decisione di proporre, in modo più o meno giusto, alcuni personaggi tipici presenti nella società del XIII secolo, cercando così di creare uno spaccato di società che può permettere al lettore di entrare ancor meglio all'interno del racconto.
Per quanto riguarda i disegni che dire? A parer mio bene, molto bene. Ma questo è ovviamente un gusto personale. Il tratto in alcuni punti si fa troppo macchinoso e rovina la narrazione, però generalmente è vario e si adatta omogeneamente al momento che rappresenta, a volte infatti possiamo notare uno stile quasi fanciullesco, molto pulito e leggero, altre volte invece ci ritroviamo immersi in ambientazioni fin troppo oscure e gotiche, in questi momenti il tratto diventa pesante ed opprimente.
La psicologia del lettore è gestita molto bene da Furuya, anche se a volte il disegno diventa quasi ripetitivo, troppo fisso e privo di attrattiva. In parallelo però gli sfondi sono il più delle volte stupendi e, spesso, i vari punti salienti della storia vengono raccontati da immagini di enorme impatto visivo.
Parlando invece dell’edizione Goen non posso non criticare la scelta di dividere un’opera di tre volumi in sei, andando così a pesare non poco sulle tasche dei lettori. Inoltre le sovraccoperte non sono di buona qualità, non aderiscono nel migliore dei modi al dorso dell’albo. Altra pecca, le note: errori, errori ed errori, ovvietà e diverse gravi imprecisioni, provate a leggere e capirete. Inoltre sono presenti alcuni errori di battitura nei dialoghi.
Beh che dire? Pagine bianchissime, è vero, ma per il resto tutto abbastanza pessimo.
In conclusione ci terrei comunque a consigliare l’opera per gli appassionati di storia, specialmente di storia medioevale, anche per valutare criticamente le varie vicende che vengono presentate all'interno del racconto.
Purtroppo nel corso del Settecento e, specialmente, durante tutto l’Ottocento il medioevo è stato visto, studiato e proposto in modo sbagliato, è stato interpretato in maniera fittizia, motivo per cui si è creata nel corso dei secoli un’idea di epoca buia, tetra, un’epoca immobile e senza inventiva.
Fortunatamente questi cliché sono stati solidamente smentiti dagli storici e dal nuovo approccio scientifico che viene dato all’indagine storica. Purtroppo però la frittata era già stata fatta, agli occhi di molte persone, anche europee, il medioevo è visto ancora in modo sbagliato, figuriamoci come può essere visto in Giappone o nei paesi che non rientrano nella realtà europea.
Gli artisti hanno spesso lucrato fin troppo su molti luoghi comuni medioevali che sono stati elaborati a partire dall’Ottocento e che, purtroppo, ancora oggi vengono riproposti costantemente per ovvi motivi commerciali e di immagine.
I venticinque capitoli che compongono l’opera furono pubblicati tra il 2007 e il 2011 dalla casa editrice Ohta Shuppan e successivamente racchiusi in tre volumi.
In Italia l’opera è edita grazie a Goen, che decise di pubblicarla suddivisa in sei volumi tra il 2014 e il 2015.
Parto col dire che di Furuya lessi alcuni anni fa "Genkaku Picasso", poi solamente questa opera, motivo per cui non posso confrontare "La Crociata degli Innocenti" con altre opere dell’autore e contestualizzarla in base alla crescita personale e artistica proprio di Furuya.
Ci terrei però a sottolineare, durante la mia recensione, i vari aspetti che più mi hanno colpito (sia in positivo che in negativo dell’opera) e in particolar modo il come viene concepito il medioevo, fenomeno esclusivamente europeo, agli occhi dei giapponesi e in questo caso agli occhi di un mangaka.
Cosa c’è di vero nel racconto? Poco, o forse poco nulla, non si può nemmeno valutarlo troppo bene siccome anche dal punto di vista storico questa fantomatica crociata avvenuta nel 1212 è riportato in modo abbastanza incerto dalle fonti, sia dell’epoca che successive.
Per “crociata dei fanciulli” o “crociata dei bambini”, gli storici intendono una serie di fenomeni, più o meno attendibili, avvenuti nel 1212 che interessarono alcuni paesi europei come le attuali Francia, Germania e Italia.
Secondo la tradizione, nel maggio del 1212 a Cloyes-sur-le-Loir, un pastorello francese di nome Étienne ricevette da Gesù l’ordine di radunare una crociata di fedeli e di dirigersi in Terra Santa.
Étienne si presentç così da Filippo II re di Francia il quale, su consiglio dei teologi francesi, decise di ordinare al ragazzo di tornare a casa.
Il fanciullo però non si diede per vinto e riuscì a radunare, grazie alle sue predicazioni alla porta della cattedrale di Saint-Denis, un gruppo di fedeli, probabilmente giovani e poveri.
In questo modo iniziò la crociata ma, una volta giunti al porto di Marsiglia, alcuni bambini, credendo che Étienne potesse compiere il miracolo di aprire il mare, se ne andarono delusi vedendo che il prodigio tardava a compiersi.
I bambini rimasti, compreso Étienne, invece, riuscirono ad avere un passaggio da due individui, che le fonti ricordano come Ugo il Ferreo e Guglielmo il Porco, motivo per cui si imbarcarono su sette navi dirette a Gerusalemme.
Due delle sette navi dirette in Terra Santa, con a bordo i bambini, affondarono a causa di una tempesta proprio nei pressi della Sardegna, vicino all’Isola dei Ratti, mentre i passeggeri delle altre cinque furono venduti come schiavi ad alcuni mercanti musulmani.
Furuya decide di prendere come spunto questo racconto in forma tradizionale e, aiutandosi anche con ricerche storico-scientifiche realizzate più recentemente, sfruttare il materiale come base per il suo racconto.
Ci terrei a precisare che di storico nel racconto c’è poco, veramente poco. Anche lo stesso Furuya ci tiene a sottolineare questo aspetto.
Egli infatti afferma nella postfazione datata primo gennaio 2012 (pubblicata nell'ultimo volume nell'edizione della Goen) che “Infine, se mi dovessero chiedere fino a che punto essa sia fedele con la realtà storica, risponderei che è in tutto e per tutto una creazione originale.” L’obbiettivo dell’autore non è infatti quello di creare un qualcosa di potenzialmente verosimile e difficilmente discutibile dal punto di vista storico.
Il problema però è che Furuya vuole comunque dare al lettore, sempre come riportato nella postfazione, delle fotografie sulle contraddizioni e le sofferenze tipiche della gente dell’epoca. A questo punto ci sarebbe da chiedersi, c’è riuscito? Beh, a parer mio, la risposta non è proprio positiva.
Purtroppo l’opera è un lungo susseguirsi di errori storici; errori estetici, come nella scelta di alcuni abiti e di alcune usanze; errori filosofici, i pensieri della massa non erano propriamente quelli che sono stati riportati da Furuya; errori dal punto di vista culturale e religioso, ogni persona con delle minime conoscenze di teologia riderebbe di alcuni errori del mangaka all’interno del racconto (e, aggiungo io, alcune note della Goen sono ridicole) e inoltre ci terrei a sottolineare i vari errori dal punto di vista architettonico, artistico e, probabilmente, anche geopolitico. Purtroppo tutte queste mancanze, tutte queste lacune e tutte queste imprecisioni di Furuya hanno fatto scendere, di tanto, il mio voto.
Anche dal punto di vista della narrazione ho riscontrato delle imperfezioni, il ritmo si fa a volte troppo lento e a volte troppo veloce, disorientando e sbilanciando il lettore. Purtroppo la velocità narrativa è stata, secondo me, dosata in pessimo modo.
Ci sono però tutta una serie di note positive, come ad esempio la decisione di proporre, in modo più o meno giusto, alcuni personaggi tipici presenti nella società del XIII secolo, cercando così di creare uno spaccato di società che può permettere al lettore di entrare ancor meglio all'interno del racconto.
Per quanto riguarda i disegni che dire? A parer mio bene, molto bene. Ma questo è ovviamente un gusto personale. Il tratto in alcuni punti si fa troppo macchinoso e rovina la narrazione, però generalmente è vario e si adatta omogeneamente al momento che rappresenta, a volte infatti possiamo notare uno stile quasi fanciullesco, molto pulito e leggero, altre volte invece ci ritroviamo immersi in ambientazioni fin troppo oscure e gotiche, in questi momenti il tratto diventa pesante ed opprimente.
La psicologia del lettore è gestita molto bene da Furuya, anche se a volte il disegno diventa quasi ripetitivo, troppo fisso e privo di attrattiva. In parallelo però gli sfondi sono il più delle volte stupendi e, spesso, i vari punti salienti della storia vengono raccontati da immagini di enorme impatto visivo.
Parlando invece dell’edizione Goen non posso non criticare la scelta di dividere un’opera di tre volumi in sei, andando così a pesare non poco sulle tasche dei lettori. Inoltre le sovraccoperte non sono di buona qualità, non aderiscono nel migliore dei modi al dorso dell’albo. Altra pecca, le note: errori, errori ed errori, ovvietà e diverse gravi imprecisioni, provate a leggere e capirete. Inoltre sono presenti alcuni errori di battitura nei dialoghi.
Beh che dire? Pagine bianchissime, è vero, ma per il resto tutto abbastanza pessimo.
In conclusione ci terrei comunque a consigliare l’opera per gli appassionati di storia, specialmente di storia medioevale, anche per valutare criticamente le varie vicende che vengono presentate all'interno del racconto.
Purtroppo nel corso del Settecento e, specialmente, durante tutto l’Ottocento il medioevo è stato visto, studiato e proposto in modo sbagliato, è stato interpretato in maniera fittizia, motivo per cui si è creata nel corso dei secoli un’idea di epoca buia, tetra, un’epoca immobile e senza inventiva.
Fortunatamente questi cliché sono stati solidamente smentiti dagli storici e dal nuovo approccio scientifico che viene dato all’indagine storica. Purtroppo però la frittata era già stata fatta, agli occhi di molte persone, anche europee, il medioevo è visto ancora in modo sbagliato, figuriamoci come può essere visto in Giappone o nei paesi che non rientrano nella realtà europea.
Gli artisti hanno spesso lucrato fin troppo su molti luoghi comuni medioevali che sono stati elaborati a partire dall’Ottocento e che, purtroppo, ancora oggi vengono riproposti costantemente per ovvi motivi commerciali e di immagine.