Recensione
Karakai Jozu no Takagi-san 2
9.5/10
Non ho una grandissima esperienza con anime e manga, ma mi è piaciuto talmente tanto, che non ho resistito a scrivere questa mia recensione.
Ho conosciuto le (dis)avventure di Nishikata grazie a Netflix: anche se il primo episodio d’impatto mi era sembrato infantile, proseguii giorni dopo nella visione. Ho quarantadue anni (quasi) e un figlio che ne ha dodici, quindi potrete capire come lo riveda nell’impacciato e sempre imbarazzato Nishikata e come riveda, seppur troppo smaliziata, Takagi in alcune sue compagne di classe.
Ho divorato anche la prima serie su Crunchyroll e, lato squisitamente tecnico, il doppiaggio nella nostra lingua madre l’ho trovato molto ben fatto (naturalmente riguardato anche in lingua originale).
Parlando di Takagi, credo che il chara sia dolcissimo, con quegli occhioni e le espressioni che lo studio è riuscito a darle.
Ho apprezzato molto, in questi due archi narrativi, la crescita dei personaggi, specialmente lo sfortunato Nishikata; lei è già più matura, ma è realtà, perché le bambine sono molto più avanti di noi maschi. Lui ancora non comprende quella sensazione che ha dentro che gli provoca puntualmente imbarazzo fino a poco più della metà della serie, e che non si rende conto, anche se in certi momenti involontariamente spera, di avere una cotta per lei, di metterla in imbarazzo con sue frasi che prontamente cerca di scusare, con lei ammiccante o che devia per non far trapelare imbarazzo a sua volta.
Strappa anche molti sorrisi perché chiunque può rivedere certi momenti della propria vita passata sui banchi di scuola in loro.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
La fine della dodicesima puntata della prima serie, quando Takagi trova il bigliettino nel fazzoletto, è carinissima, ma il top per me è quando lui trova il coraggio di invitarla alla festa. Lì si vede che la “primavera” della vita ha colpito anche Nishikata.
Fine parte contenente spoiler
Il mio voto non è 10 perché mi spiace sia finito, anche se lo trovo adatto all’anime, e perché mi ha fatto ricordare, con malinconia, i miei tempi tra i banchi di scuola.
Adesso scusate, ma mi vado a rivedere per l’ennesima volta le loro avventure.
Ho conosciuto le (dis)avventure di Nishikata grazie a Netflix: anche se il primo episodio d’impatto mi era sembrato infantile, proseguii giorni dopo nella visione. Ho quarantadue anni (quasi) e un figlio che ne ha dodici, quindi potrete capire come lo riveda nell’impacciato e sempre imbarazzato Nishikata e come riveda, seppur troppo smaliziata, Takagi in alcune sue compagne di classe.
Ho divorato anche la prima serie su Crunchyroll e, lato squisitamente tecnico, il doppiaggio nella nostra lingua madre l’ho trovato molto ben fatto (naturalmente riguardato anche in lingua originale).
Parlando di Takagi, credo che il chara sia dolcissimo, con quegli occhioni e le espressioni che lo studio è riuscito a darle.
Ho apprezzato molto, in questi due archi narrativi, la crescita dei personaggi, specialmente lo sfortunato Nishikata; lei è già più matura, ma è realtà, perché le bambine sono molto più avanti di noi maschi. Lui ancora non comprende quella sensazione che ha dentro che gli provoca puntualmente imbarazzo fino a poco più della metà della serie, e che non si rende conto, anche se in certi momenti involontariamente spera, di avere una cotta per lei, di metterla in imbarazzo con sue frasi che prontamente cerca di scusare, con lei ammiccante o che devia per non far trapelare imbarazzo a sua volta.
Strappa anche molti sorrisi perché chiunque può rivedere certi momenti della propria vita passata sui banchi di scuola in loro.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
La fine della dodicesima puntata della prima serie, quando Takagi trova il bigliettino nel fazzoletto, è carinissima, ma il top per me è quando lui trova il coraggio di invitarla alla festa. Lì si vede che la “primavera” della vita ha colpito anche Nishikata.
Fine parte contenente spoiler
Il mio voto non è 10 perché mi spiace sia finito, anche se lo trovo adatto all’anime, e perché mi ha fatto ricordare, con malinconia, i miei tempi tra i banchi di scuola.
Adesso scusate, ma mi vado a rivedere per l’ennesima volta le loro avventure.