Recensione
Colorful (2010)
9.0/10
«Colorful» è un film del 2010 che non ha nulla a che vedere con l’omonima serie andata in onda sulle reti giapponesi alla fine degli anni ‘90. Il film, ispirato ad un romanzo di Eto Mori, ha avuto un riscontro molto positivo da parte del pubblico e considerando quanto l’ho apprezzato, sono rimasta stupita del fatto che la regia e la sceneggiatura siano stati affidati alle stesse persone che si sono recentemente occupate della realizzazione di «The Wonderland», un anime che sembra aver deluso le aspettative di molti. «Colorful», al contrario, è un opera che ho adorato e per questo non riesco ad immaginare come gli stessi autori possano aver prodotto qualcosa di deludente.
La storia si apre in una stanza silenziosa occupata da diverse file di anime che hanno appena lasciato i loro corpi. Ad uno di questi individui, però, viene data una seconda possibilità, consentendogli di reincarnarsi nel corpo di un bambino che ha recentemente perso la vita a causa di un tentato suicidio. L’obiettivo è quello di permettere all'anima di ricominciare una nuova vita, ma per averne il diritto dovrà prima comprendere le ragioni dietro al suicidio del ragazzo.
Il film ha una durata complessiva superiore alle due ore, ma nonostante questo non risulta noioso. Anche nei momenti più tranquilli, risulta sempre molto interessante e talvolta anche doloroso a causa degli argomenti trattati, primo fra tutti il suicidio. Avendo come protagonista un adolescente, i temi trattati riguardano principalmente il bullismo, i difficili rapporti familiari e la prostituzione minorile. Si tratta di argomenti molto importanti e difficili da trattare in un'unica opera, tuttavia, il risultato è stato ottimo. Tra questi, ciò che mi è rimasto più impresso è sicuramente il rapporto che il protagonista ha avuto con i genitori della vittima, in quanto, sapendo di non essere il loro vero figlio ed essendo in un’età un po’ ribelle, ha manifestato il suo carattere arrogante senza alcun freno, ignorando completamente i sentimenti altrui. Comportamenti così estremi magari non sono così frequenti (questo però non significa che non esistano), tuttavia, è doloroso vedere come gli sforzi dei genitori vengano completamente ignorati o trattati in modo sgarbato da parte dei figli viziati. Lo stesso atteggiamento riservato ai genitori, può avvenire anche nei confronti di persone esterne, sfociando nel bullismo giustificato dalla classica frase “stavamo solo scherzando”. Fortunatamente, però, per ogni persona aggressiva ne esistono anche molte altre di pazienti, la cui presenza può aiutare a riflettere e ciò può aiutare ad accettare i propri errori e quelli degli altri, senza ricorrere all'atto estremo e irreparabile. Il tema della depressione e del suicidio è stato trattato anche in alcune opere più recenti, tuttavia, tra le opere che ho visionato solo «Colorful» è riuscito a raggiungere un risultato così soddisfacente.
Come ci sia aspetta da un anime destinato alla visione cinematografica, ovviamente ci troviamo di fronte ad un film ben animato e interessante per via di alcune scelte tecniche, come per esempio quella di sfruttare alcune fotografie reali per trasformarle in dei fondali opportunamente adattati. Al di là dell’aspetto visivo, però, ho molto gradito le voci dei due protagonisti, entrambi doppiati da due bambini, il che è piuttosto raro se consideriamo che di solito le voci infantili vengono affidate a donne adulte che si sforzano di assottigliare la propria voce. Inutile dire che questa scelta ha migliorato notevolmente la resa dei dialoghi rendendo i protagonisti molto più spontanei e realistici, specialmente Purapura. Lui è sicuramente il personaggio che ho apprezzato di più. Il suo carattere è sicuramente un po’ infantile, ma è anche altrettanto simpatico e saggio, un po’ come un angelo custode.
L’ultima menzione d’onore va alle musiche, di cui ho molto apprezzato quelle tristi e riflessive basate sul suono del pianoforte.
Si tratta sicuramente di un film molto lento, ma allo stesso tempo molto interessante e riflessivo, che non può non lasciare un’impronta indelebile nel cuore dello spettatore. Alla luce di ciò, non posso fare a meno di consigliarlo a chiunque voglia vedere un film veramente interessante.
La storia si apre in una stanza silenziosa occupata da diverse file di anime che hanno appena lasciato i loro corpi. Ad uno di questi individui, però, viene data una seconda possibilità, consentendogli di reincarnarsi nel corpo di un bambino che ha recentemente perso la vita a causa di un tentato suicidio. L’obiettivo è quello di permettere all'anima di ricominciare una nuova vita, ma per averne il diritto dovrà prima comprendere le ragioni dietro al suicidio del ragazzo.
Il film ha una durata complessiva superiore alle due ore, ma nonostante questo non risulta noioso. Anche nei momenti più tranquilli, risulta sempre molto interessante e talvolta anche doloroso a causa degli argomenti trattati, primo fra tutti il suicidio. Avendo come protagonista un adolescente, i temi trattati riguardano principalmente il bullismo, i difficili rapporti familiari e la prostituzione minorile. Si tratta di argomenti molto importanti e difficili da trattare in un'unica opera, tuttavia, il risultato è stato ottimo. Tra questi, ciò che mi è rimasto più impresso è sicuramente il rapporto che il protagonista ha avuto con i genitori della vittima, in quanto, sapendo di non essere il loro vero figlio ed essendo in un’età un po’ ribelle, ha manifestato il suo carattere arrogante senza alcun freno, ignorando completamente i sentimenti altrui. Comportamenti così estremi magari non sono così frequenti (questo però non significa che non esistano), tuttavia, è doloroso vedere come gli sforzi dei genitori vengano completamente ignorati o trattati in modo sgarbato da parte dei figli viziati. Lo stesso atteggiamento riservato ai genitori, può avvenire anche nei confronti di persone esterne, sfociando nel bullismo giustificato dalla classica frase “stavamo solo scherzando”. Fortunatamente, però, per ogni persona aggressiva ne esistono anche molte altre di pazienti, la cui presenza può aiutare a riflettere e ciò può aiutare ad accettare i propri errori e quelli degli altri, senza ricorrere all'atto estremo e irreparabile. Il tema della depressione e del suicidio è stato trattato anche in alcune opere più recenti, tuttavia, tra le opere che ho visionato solo «Colorful» è riuscito a raggiungere un risultato così soddisfacente.
Come ci sia aspetta da un anime destinato alla visione cinematografica, ovviamente ci troviamo di fronte ad un film ben animato e interessante per via di alcune scelte tecniche, come per esempio quella di sfruttare alcune fotografie reali per trasformarle in dei fondali opportunamente adattati. Al di là dell’aspetto visivo, però, ho molto gradito le voci dei due protagonisti, entrambi doppiati da due bambini, il che è piuttosto raro se consideriamo che di solito le voci infantili vengono affidate a donne adulte che si sforzano di assottigliare la propria voce. Inutile dire che questa scelta ha migliorato notevolmente la resa dei dialoghi rendendo i protagonisti molto più spontanei e realistici, specialmente Purapura. Lui è sicuramente il personaggio che ho apprezzato di più. Il suo carattere è sicuramente un po’ infantile, ma è anche altrettanto simpatico e saggio, un po’ come un angelo custode.
L’ultima menzione d’onore va alle musiche, di cui ho molto apprezzato quelle tristi e riflessive basate sul suono del pianoforte.
Si tratta sicuramente di un film molto lento, ma allo stesso tempo molto interessante e riflessivo, che non può non lasciare un’impronta indelebile nel cuore dello spettatore. Alla luce di ciò, non posso fare a meno di consigliarlo a chiunque voglia vedere un film veramente interessante.