Recensione
L'impero dei cadaveri
6.5/10
Ho avuto modo di vedere i tre film della trilogia animata tratta dalle opere di "Project Itoh", in streaming su Prime Video. Attendevo da diverso tempo questa opportunità, per cercare di capire cosa non va in questo adattamento. Perché, malgrado il clamore suscitato da queste produzioni, pur tuttavia, anche a causa delle vicissitudini della produzione, non sembrano esser pienamente riusciti. Nessuno dei tre. Né "Genocidal Organ", peraltro il migliore, né questo "L'impero dei cadaveri", che ha i suoi lati interessanti, e neppure "Harmony".
Cominciamo da "L'impero dei cadaveri". Do per scontato che si conosca la trama generale del film, inutile richiamarla per l'ennesima volta: si svolge sullo sfondo di un impero inglese del pieno 1800, nel quale si è riuscita a "scoprire", anche grazie alla potentissima "Macchina Babbage", una tecnica che anima i cadaveri, facendone degli utilissimi servitori, da usare praticamente in qualunque modo, e particolarmente come Armi - un "neoschiavismo" inquietante che solleva molti problemi morali. All'inizio sembra esser davanti a un episodio "fantastico" del Grande Gioco, la sfida fra Impero Russo e Impero Inglese, per il dominio del mondo, con in palio il segreto della tecnica di rianimazione di Viktor Von Frankestein, che consentiva di rianimare dei cadaveri donando loro migliori capacità di percezione e rendendoli macchine di morte pressoché invincibili, nel quale è coinvolto John Watson, giovane studente di medicina, che cerca di portare avanti alcune ricerche avanzatisisme di un suo giovane e geniale collega, che ha, violando ogni regola, "resuscitato". La prima parte del film è ambientata in Afghanistan... ma la trama si ingarbuglia immediatamente, e Watson si troverà a dover correre per tutto l'impero inglese, finendo anche in Giappone, per cercare di fermare un complotto pericolosissimo che vuole trasformare in cadaveri viventi tutti gli uomini e le donne del mondo. Con al suo fianco la temibile Lilith Hadary e il coraggioso Frederick Barnaby (realizzato sulla base di un personaggio realmente esistito, Frederick Burnaby, colonnello dei servizi segreti inglesi, noto per il suo spericolato coraggio).
Sicuramente, l'ambientazione steampunk data al film gli dà ai miei occhi un "quid" in più. Come è stato ben citato, in alcuni momenti si pensava di essere in un adattamento animato de "La lega degli straordinari gentlemen" di Alan Moore (anzi, per inciso, sarebbe ora che qualche bravo direttore d'animazione "scopra" questa straordinaria saga, il cui adattamento live non è stato proprio il massimo, pur se ben fatto), e in altri momenti la citazione di un piccolo capolavoro di serie come "Penny Dreadful" era inevitabile. Anche in quella saga - e nel suo seguito - si mescolavano, abilmente, citazioni provenienti dai mondi letterari, e fantastici, più diversi.
Il problema delle citazioni, però, è quello di non trasformarle nel riferimento principale degli spettatori, che poi perdono di vista la trama principale. In alcuni momenti "L'impero dei cadaveri" è proprio un semplice elenco di citazioni.
Non aiutano i personaggi, che crescono solo nella seconda parte del film, né una discreta confusione nel finale. Belle le scene d'azione, caratterizzate anche qui da un discreto uso di effetti speciali che non guastano.
L'impressione, abbastanza forte, che lascia la chiusura del film, è che ad un certo punto gli autori avessero iniziato a "pensare" a una serie di film, realizzati usando questo scenario. Ma non c'è la controprova.
Giudizio finale: non è un cattivo film, le due ore trascorrono agevoli, ma non riguardabile più di tanto.
Cominciamo da "L'impero dei cadaveri". Do per scontato che si conosca la trama generale del film, inutile richiamarla per l'ennesima volta: si svolge sullo sfondo di un impero inglese del pieno 1800, nel quale si è riuscita a "scoprire", anche grazie alla potentissima "Macchina Babbage", una tecnica che anima i cadaveri, facendone degli utilissimi servitori, da usare praticamente in qualunque modo, e particolarmente come Armi - un "neoschiavismo" inquietante che solleva molti problemi morali. All'inizio sembra esser davanti a un episodio "fantastico" del Grande Gioco, la sfida fra Impero Russo e Impero Inglese, per il dominio del mondo, con in palio il segreto della tecnica di rianimazione di Viktor Von Frankestein, che consentiva di rianimare dei cadaveri donando loro migliori capacità di percezione e rendendoli macchine di morte pressoché invincibili, nel quale è coinvolto John Watson, giovane studente di medicina, che cerca di portare avanti alcune ricerche avanzatisisme di un suo giovane e geniale collega, che ha, violando ogni regola, "resuscitato". La prima parte del film è ambientata in Afghanistan... ma la trama si ingarbuglia immediatamente, e Watson si troverà a dover correre per tutto l'impero inglese, finendo anche in Giappone, per cercare di fermare un complotto pericolosissimo che vuole trasformare in cadaveri viventi tutti gli uomini e le donne del mondo. Con al suo fianco la temibile Lilith Hadary e il coraggioso Frederick Barnaby (realizzato sulla base di un personaggio realmente esistito, Frederick Burnaby, colonnello dei servizi segreti inglesi, noto per il suo spericolato coraggio).
Sicuramente, l'ambientazione steampunk data al film gli dà ai miei occhi un "quid" in più. Come è stato ben citato, in alcuni momenti si pensava di essere in un adattamento animato de "La lega degli straordinari gentlemen" di Alan Moore (anzi, per inciso, sarebbe ora che qualche bravo direttore d'animazione "scopra" questa straordinaria saga, il cui adattamento live non è stato proprio il massimo, pur se ben fatto), e in altri momenti la citazione di un piccolo capolavoro di serie come "Penny Dreadful" era inevitabile. Anche in quella saga - e nel suo seguito - si mescolavano, abilmente, citazioni provenienti dai mondi letterari, e fantastici, più diversi.
Il problema delle citazioni, però, è quello di non trasformarle nel riferimento principale degli spettatori, che poi perdono di vista la trama principale. In alcuni momenti "L'impero dei cadaveri" è proprio un semplice elenco di citazioni.
Non aiutano i personaggi, che crescono solo nella seconda parte del film, né una discreta confusione nel finale. Belle le scene d'azione, caratterizzate anche qui da un discreto uso di effetti speciali che non guastano.
L'impressione, abbastanza forte, che lascia la chiusura del film, è che ad un certo punto gli autori avessero iniziato a "pensare" a una serie di film, realizzati usando questo scenario. Ma non c'è la controprova.
Giudizio finale: non è un cattivo film, le due ore trascorrono agevoli, ma non riguardabile più di tanto.